13/01/2015
Simona Flavia Malpezzi
Martella, Coscia, Ghizzoni, Rotta, De Menech, Sbrollini, Narduolo, Naccarato, Camani, Rubinato, D'Arienzo, Ginato, Zoggia, Mognato, Zardini, Zan, Dal Moro, Crimì, Moretto, Miotto, Crivellari, Murer, Casellato, Cinzia Maria Fontana
2-00808

  I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che: 
l'8 gennaio 2015, in seguito al terribile attacco terroristico alla redazione del settimanale Charlie Hebdo a Parigi, l'assessore regionale all'istruzione della regione Veneto Elena Donazzan ha inviato una circolare (prot. N. 6175/C. 100. 06. 3. B. 2) a tutti i dirigenti scolastici richiedendo loro di adoperarsi perché i genitori dei «tanti alunni stranieri nelle nostre scuole» prendano apertamente posizione condannando la strage; 
«deve essere un fronte comune e impenetrabile – scrive la Donazzan – quello della condanna a quanto accaduto a Parigi. È stata colpita una capitale dell'Europa in uno dei simboli della nostra civiltà: la libertà di stampa e di espressione. Libertà sconosciute in altri paesi del mondo, certamente impedite in quegli Stati a matrice islamica così distanti culturalmente da noi, ma così pericolosamente vicini sia geograficamente che nelle comunicazioni sulla rete»; 
«non può più essere un alibi per non affrontare il problema – aggiunge la Donazzan – se non si può dire che tutti gli islamici sono terroristi, è evidente che tutti i terroristi sono islamici e che molta violenza viene giustificata in nome di una appartenenza religiosa e culturale»; 
«nessuna giustificazione, nessuna tolleranza può essere richiamata per fatti simili e l'Europa civile, libera e laica, che spesso dimentica di essere tale perché cristiana, deve ritrovare la forza di indignarsi e reagire – si legge ancora nella circolare ai Dirigenti scolastici – una condanna morale che deve scaturire dal profondo di una coscienza comune e che dobbiamo sviluppare nel luogo della educazione collettiva che è la scuola»; 
«è infatti una esigenza necessaria anche alla luce della presenza di stranieri a scuola e nelle nostre comunità – scrive ancora l'assessore all'istruzione della giunta Zaia – soprattutto a loro dobbiamo chiedere una condanna di questi atti, perché se hanno deciso di venire a vivere in Europa, in Italia, in Veneto è giusto che sappiano adeguarsi alle regole e alle consuetudini del nostro popolo e della nostra civiltà, quella che li sta accogliendo con il massimo della pienezza dei diritti, ma che ha anche dei doveri da rispettare»; 
«abbiamo visto in queste ore fallire il modello di integrazione finora adottato in Europa, nella Francia della terza generazione come in Italia della prima generazione e dobbiamo affermare che va rivisto con chiarezza di obiettivi e di modalità. Il primo cambio di rotta – conclude Elena Donazzan – è una ferma condanna senza alcun distinguo tra italiani, francesi o islamici, se questi ultimi vogliono veramente essere considerati diversi dai terroristi che agiscono gridando Allah è grande»; 
tali parole appaiono agli interpellanti non solo sconfortanti ma anche inadeguate a comprendere e gestire una fase tanto complessa e delicata: la tragedia di Parigi richiede ad avviso degli interpellanti una forte risposta di coesione e unità tra le varie culture che compongono la nostra società e le nostre scuole; 
richiede, altresì, da parte del Ministero l'ulteriore promozione di politiche scolastiche per l'integrazione degli alunni con cittadinanza non italiana e la verifica della loro attuazione (anche tramite monitoraggi), incoraggiare accordi interistituzionali e favorire la sperimentazione e l'innovazione metodologica didattica e disciplinare; 
inoltre, sarebbe auspicabile intervenire per il potenziamento degli organi istituiti presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca con l'obiettivo di monitorare e potenziare l'attività di integrazione nelle scuole: lo scopo è quello di individuare un modello italiano che evidenzi le specificità delle condizioni individuando i punti di forza e facendoli diventare sistema, introducendo nuove pratiche e risorse aggiuntive e dando visibilità ai progetti che funzionano e alle nuove progettualità; 
per queste ragioni, in un momento come questo le strumentalizzazioni politiche fatte sulla pelle degli studenti e delle loro famiglie non sono solo gravi ma anche irresponsabili e vanno condannate; 
è inaccettabile che si considerino i ragazzi stranieri e le loro famiglie complici, se non addirittura colpevoli, fino a quando non rinnegheranno ciò che è accaduto; 
questa rappresenta la risposta peggiore, soprattutto se compiuta nelle scuole dove non dovrebbe mai prevalere l'intolleranza dettata dalla paura e dall'ignoranza ma il senso di responsabilità e di comunanza coinvolgendo i ragazzi in discussioni e iniziative che insegnino loro gli ideali di pace e fratellanza, a prescindere dalla propria confessione religiosa; 
è, inoltre, estremamente grave la colpevolizzazione senza ragioni di giovani ragazzi che sono certamente scossi emotivamente dalla drammaticità di questi fatti e che potrebbero vivere con angoscia, preoccupazione e dolore la richiesta fatta alle loro famiglie di scusarsi e condannare atti da loro non commessi e nemmeno condivisi; 
sono quegli stessi ragazzi che a Padova, Treviso, Verona, Rovigo e Venezia come in tantissime altre piazze hanno dato vita nei giorni scorsi a flash mob di solidarietà per tutte le vittime della strage di Parigi: erano ragazzi di ogni nazionalità, cultura, lingua e religioni e si sono tutti uniti sotto l'insegna «Je suis Charlie»; 
invece di promuovere iniziative come quella dell'assessore Donazzan occorrerebbe impegnarsi per costruire una via italiana alla scuola interculturale e all'integrazione anche degli alunni stranieri; 
nel nostro Paese, infatti, fin dalla prime presenze di studenti con cittadinanza non italiana, dirigenti e docenti hanno lavorato per costruire un dialogo continuo e questo nonostante le difficoltà di bilancio in cui versano molte delle scuole italiane, soprattutto per quel che concerne la realizzazione di tutti i progetti per il miglioramento dell'offerta formativa; 
nella regione Veneto si realizzano molti progetti a sostegno dell'integrazione e dell'inclusione scolastica degli alunni stranieri molti dei quali ottengono ottimi risultati nonostante la scarsità delle risorse messe a disposizione; 
sarebbe opportuno informarsi sull'attività realizzata nelle scuole prima di procedere a suggerire ai dirigenti come affrontare certi argomenti; 
cultura, educazione, integrazione e inclusione sociale sono strumenti fondamentali per non imbarbarirsi, per imparare a stare insieme in una comunità, a riconoscere l'altro e a rispettarlo: l'identità europea non è inconciliabile con l'integrazione e questo è un processo che comincia proprio dalle scuole –: 
se sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e quali iniziative di competenza intenda promuovere per impedire che si verifichino nuovamente interferenze di questa gravità connotate da un forte approccio ideologico e non culturale che nuoce agli studenti e al lavoro svolto da dirigenti e insegnanti.

Seduta del 16 gennaio 2015

Illustrazione di Alessia Rotta, risposta di Silvia Velo (PD), Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, replica di Simona Flavia Malpezzi

Illustrazione

Grazie, signora Presidente. Colleghi, brevemente le ragioni di questa interpellanza urgente al Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca, a seguito delle dichiarazioni, o meglio della circolare partita dall'assessorato all'istruzione del Veneto, in particolare a firma di Elena Donazzan, all'indirizzo di tutti i dirigenti scolastici del Veneto, per chiedere loro di adoperarsi affinché i genitori dei bambini musulmani prendessero apertamente posizione, condannando la strage di Parigi. Riteniamo che questo fatto sia particolarmente grave, perché lesivo dell'autonomia didattica dei dirigenti delle scuole nel Veneto, come di tutta Italia, ed in particolare sia una presa di posizione decisamente fuori ruolo rispetto alle competenze dell'assessore, che peraltro intende – a nostro avviso – in questa occasione fare campagna elettorale inadeguatamente, in particolare in una sede non opportuna quale quella della scuola. È per questo che ci siamo rivolti al Ministero per chiedere chiarimento e ulteriore promozione di politiche scolastiche per l'integrazione, ruolo che però spetta – crediamo – al Ministero e non all'assessore all'istruzione.

Risposta del governo

La delicatezza delle questioni oggetto dell'interpellanza richiede una risposta che, in primo luogo, prenda in considerazione i rapporti tra gli uffici scolastici regionali, la Regione con il suo assessorato, i dirigenti scolastici e quindi il Miur. Infatti, la delicatezza dei contenuti della lettera dell'assessore regionale all'istruzione della Regione Veneto appare frutto di una chiara prevaricazione delle funzioni proprie. Se è vero che l'assessorato regionale, a mente dei principi costituzionali, ha voce e competenza per la definizione delle reti di scuola e dell'offerta formativa, è pur vero che le direttive e gli indirizzi che riguardano la didattica esorbitano dalle competenze dell'assessorato, facendo capo alle scuole, agli uffici scolastici regionali e, quindi, a questo Ministero. Tanto si evidenzia in premessa, proprio perché è importante chiarire anche formalmente come l'invito dell'assessore ai dirigenti scolastici della Regione Veneto non può che essere valutato come un'esternazione personale e non attinente ai compiti che istituzionalmente riguardano i rapporti tra scuola e regioni. A conferma di tanto, si evidenzia che la trasmissione della lettera a firma dell'assessore è avvenuta attraverso una casella di posta elettronica della Regione stessa, con propria mailing list. A quello che risulta al Ministero, infatti, non è stato informato né coinvolto l'ufficio scolastico regionale del Veneto. Ciò posto, si condivide in linea generale quanto oggetto dell'interpellanza, considerata la fase complessa e delicata che vive il Paese e l'intera Europa dopo la tragedia di Parigi, a fronte della quale l'impatto sulle scuole è determinante. Proprio in considerazione dell'importanza nella formazione degli studenti di tutte quelle attività finalizzate all'integrazione degli alunni con cittadinanza non italiana, questo Ministero, già da tempo, attua politiche di accoglienza e di inclusione. Nel 2006, il Ministero ha emanato le «Linee guida per l'accoglienza e l'integrazione degli alunni stranieri». Tali Linee guida sono state aggiornate lo scorso anno per riconsiderare la realtà del mondo dei migranti, nella società odierna profondamente cambiata, nell'ottica di una via interculturale all'integrazione, offrendo alle scuole strumenti metodologici più appropriati per un reale inserimento e per attivare politiche di peer education. 

A tal proposito, sarà avviata un'azione di peer education in contesti multiculturali che coinvolgerà studenti stranieri di seconda generazione come tutor di studenti appena giunti nel nostro Paese. Inoltre, con il recente decreto ministeriale n. 718 del settembre 2014 è stato costituito l'Osservatorio nazionale per l'integrazione degli alunni stranieri e l'educazione interculturale. Esso si propone: il monitoraggio dei processi di integrazione; la formulazione di proposte e la diffusione delle migliori pratiche al riguardo. 
Lo scorso 18 dicembre sono state trasmesse le «Linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati» per fornire conoscenze e linee di indirizzo teorico-metodologiche. Lo strumento prescelto mira anche ad aiutare i bambini e i ragazzi giunti in Italia tramite l'adozione internazionale, le loro famiglie e le istituzioni scolastiche che li accolgono. 
Il prossimo 17 febbraio inoltre sarà presentato il nuovo rapporto nazionale sugli alunni con cittadinanza non italiana. Infine, sono tutt'ora in corso iniziative per la formazione dedicata ai dirigenti scolastici che operano in contesti multiculturali di grande complessità. 
Per quanto riguarda il Veneto, si sottolinea che questo territorio è, dopo la Lombardia, la regione che registra il più alto numero di studenti con cittadinanza non italiana (lo scorso anno scolastico oltre 90 mila). Ad oggi la percentuale degli alunni non italiani si attesta intorno al 12,7 per cento. A testimonianza delle politiche di integrazione e inclusione, intraprese da tempo nel sistema scolastico anche in Veneto, i dati confermano l'equità complessiva degli esiti degli scrutini e dei risultati negli apprendimenti degli studenti veneti. 
I risultati degli alunni di seconda generazione, soprattutto a partire dalla scuola secondaria di primo grado, tendono a discostarsi meno col progredire degli anni, segno di una politica scolastica relativa all'integrazione costante, diffusa e di qualità. In particolare, al fine di utilizzare nel modo più efficace tutte le risorse umane e finanziarie disponibili presenti e le collaborazioni offerte nel territorio da enti locali ed associazioni, le scuole venete hanno operato, sotto l'egida dell'Ufficio scolastico regionale, con una «logica sistemica» nella realizzazione delle azioni, con la diffusione ed il mantenimento di ben quarantotto reti di scuole autonome per l'integrazione, distribuite su tutto il territorio, nonché di «patti educativi territoriali». 
L'Ufficio scolastico regionale attesta che, nel Veneto, sono stati approvati e realizzati 613 progetti di integrazione; gli alunni con cittadinanza non italiana coinvolti nelle azioni sono stati pari a 79.650; 359 sono i docenti formati e/o esperti anche nell'insegnamento di L2. 
In conclusione, così come sancito dall'articolo 3 della nostra Costituzione, questo Ministero è costantemente impegnato a garantire che, ad ogni alunno, sia assicurata la possibilità di ottenere i più elevati livelli di apprendimento indipendentemente dalle sue condizioni di partenza e di origine, nella piena convinzione che solo un politica educativa basata sull'integrazione e l'inclusione sociale possa concorrere al progresso di una comunità pacifica.

Replica

Grazie, Presidente. Sono soddisfatta e siamo soddisfatti perché, nella risposta del Ministero, c’è quello che noi ci aspettavamo e che già conoscevamo, ma che evidentemente l'assessore Donazzan ha dimostrato ancora una volta di non conoscere. La sua interferenza è stata grave, dal nostro punto di vista, per ben tre motivi. Il primo è perché, assolutamente, l'assessore non era a conoscenza di quello che è il proprio ambito di competenza e, quindi, si è andata a invischiare in un meccanismo che non le compete, l'approccio didattico che non è appunto tipico di chi si occupa di istruzione a livello regionale. 

Il secondo motivo, dal nostro punto di vista, è altrettanto grave perché l'assessore all'istruzione della regione Veneto dimostra di non conoscere le scuole del Veneto, dimostra di non conoscere i progetti che sono presenti in queste scuole, dimostra di non conoscere gli insegnanti di queste scuole, che, da anni, portano avanti dei progetti di integrazione. Lo abbiamo sentito dalla risposta che ci giunge dalla sottosegretaria, da anni il Veneto è all'avanguardia ed è addirittura la seconda regione con il numero più alto di alunni stranieri che, però, appunto, sono già stati inclusi, grazie al buon lavoro degli insegnanti. 
Il terzo motivo per cui, per noi, l'interferenza dell'assessore era assolutamente grave e abbiamo deciso di intervenire in questo modo è che il modello, o presunto tale, di integrazione che l'assessore proporrebbe con la sua circolare è, invece, quel modello fallimentare che mira soprattutto all'esclusione, che punta a sottolineare le diversità, le disuguaglianze, le diverse appartenenze, e non mira, piuttosto, a quello che è l'obiettivo che il Ministero sta portando avanti, da anni, con i progetti che ci sono stati segnalati e che noi ci aspettiamo che possano essere ulteriormente potenziati. Anche all'interno della «buono scuola» e della legge delega, noi stiamo spingendo affinché anche la multicultura, l'integrazione e l'intercultura possano avere un peso notevole. Quello che noi proponiamo è un processo di integrazione che vada per aggiunta e non per esclusione.