02/04/2014
Paolo Cova
Marrocu, Oliverio, Monaco, Galperti, Nicoletti, Burtone, Gasparini, Cassano, Luciano Agostini, Lodolini, Zanin, Bindi, Ferrari, Amato, Miotto, Fiorio, Preziosi, Salvatore Piccolo, Miccoli, Mognato, Fontanelli, Carra, Anzaldi, Marco Di Stefano, Verini, Borghi, Peluffo, Gullo, Giorgio Piccolo, Francesco Sanna, Battaglia, Gianni Farina, Zardini, Pes, Magorno
2/00490

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che: 
nella interpellanza urgente del 9 gennaio 2014 n. 2-00360, presentata dal sottoscritto interpellante, si segnalava che: «l'annotazione di Polizia giudiziaria n. 169/75-12-2009 del 21 febbraio 2009 svolta dal Comando dei Carabinieri delle politiche agricole e alimentari su delega di indagini della Procura della Repubblica di Roma rileva che dai dati forniti da AGEA, risultano 1593 aziende che, pur essendo assegnatari di quote di circa 354.661,00 quintali, hanno presentato una dichiarazione di produzione uguale a 0,00Kg nei modelli L1»; 
si è ricevuta risposta alle domande poste nell'interpellanza che riguardavano i contributi relativi alla politica agricola comune o titoli per contributi politica agricola comune acquistati da queste aziende ed eventuali casi di affitto o vendita di titoli «quote latte» di queste 1539 aziende; 
nella risposta il sottosegretario pro tempore onorevole Giuseppe Castiglione nella seduta n. 154 del 17 gennaio 2014 indicava in 1.697.050 e 1.662.246 i capi bovini da latte presenti nelle annate 2007-2008 e 2008-2009 in Italia e una produzione di 11.106 tonnellate nel 2007-2008, mentre la compagna 2008-2009 si è attestata a 10.896 tonnellate; 
le vacche presenti nelle aziende italiane non partoriscono ogni anno essendoci un periodo di interparto mediamente di 420 giorni, dovuto ad un ritardo del concepimento degli animali, rispetto agli ipotetici 365 giorni. Le bovine da latte in piena produzione annualmente sono circa l'82 per cento del patrimonio, mentre il restante 18 per cento circa ha produzioni inferiori rispetto alla media nazionale –: 
se le 1.539 aziende da latte bovine rilevate dal comando carabinieri con dichiarazione di produzione uguale a 0,00, come attestato dai modelli L1, abbiano preso contributi politica agricola comune sulla produzione latte fino alla campagna lattiero casearia 2004-2005 e se abbiano acquisito titoli per contributi politica agricola comune nel premio unico aziendale a partire dal 2005-2006; 
se tali aziende abbiano avuto accesso a contributi comunitari previsti nei piani di sviluppo rurale o dall'organizzazione comune di mercato; 
se tali 1.539 aziende abbiano affittato o venduto titoli «quote latte» negli anni interessati e per quali motivi AGEA non abbia provveduto a revocare tali quote come dichiarato da circolari della stessa AGEA; 
quale sia il numero dei parti e delle vitelle/i nati da bovine da latte negli anni 2007-2008-2009. 

Seduta del 19 giugno 2014

Illustrazione e replica di Paolo Cova, risposta del governo di Andrea Olivero, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali.

Illustrazione

Signor Presidente, onorevole Viceministro e onorevoli colleghi, mi trovo ad affrontare ancora una volta il tema delle quote latte. In particolare, la relazione della Commissione europea consegnata in questi giorni sullo stato dei pagamenti delle multe per gli esuberi del latte chiede proprio all'Italia di spiegare le motivazioni dei ritardi dei pagamenti delle multe. Da questa relazione risulta estremamente chiaro come una mancata riscossione delle multe sia ancora legata ai diversi contenziosi aperti. 
  Dubbi ne restano ancora tanti e credo che solo con una sentenza di un giudice si possa arrivare veramente a fare chiarezza su questa vicenda. Infatti, certamente non può bastare un interesse nazionale o un bene superiore dello Stato per evitarci una brutta figura con gli altri Stati europei per arrivare a risolvere questa vicenda. Deve essere realmente affrontata e verificata. Mi permetto anche di osservare come la stampa abbia riportato nei mesi scorsi l'intervento di un ex Ministro dell'agricoltura – e mi riferisco all'ex Ministro Alemanno –, il quale a Bari ha dichiarato: la questione delle quote latte è stato un errore dello Stato italiano, che ha sbagliato il calcolo delle quote. Ripartendo in maniera sbagliata il carico di produzione ha fatto sì che gli allevatori italiani producessero di più di quanto richiesto. Un errore dello Stato che stanno pagando i cittadini. Pertanto, egli stesso, che ha avuto questa gestione e che ha emanato la famosa legge n. 119 del 2003, pone dei dubbi su questa vicenda. 
  Entro nel merito invece di questa interpellanza, che è rivolta in particolare a 1.593 aziende che hanno presentato un modello L1, cioè la dichiarazione di produzione di latte annuale, che era uguale a zero, il che voleva dire aziende che non avevano prodotto un litro di latte in tutto l'anno. Queste aziende sono state però nel contempo assegnatarie di quote latte. La legge, proprio la n. 119 del 2003 di Alemanno, dice che chi non produce il latte o produce meno del 70 per cento si vede revocare la propria quota. L'esempio di queste 1.593 aziende è un'occasione per cercare di capire che cosa è avvenuto in parte e in piccolo nella vicenda delle quote latte. 
  Mi permetto di fare la prima osservazione di questa interpellanza: quello che mi stupisce è proprio il ritardo nella risposta che ho avuto. Io mi scuso con il Viceministro, ma avevo fatto una richiesta su questa vicenda a gennaio e non avevo ricevuto nessuna risposta. Ho dovuto ripresentare un'altra interpellanza ad aprile e solo ora ho questa risposta. È vero, e devo metterlo agli atti, che nelle ultime due settimane c’è stato un problema anche personale che ha ritardato la risposta. Siamo a giugno, però, e noi stiamo parlando di una vicenda di gennaio. 
  Perché faccio questa osservazione ? Non tanto per il ritardo, ma perché chi aveva il compito di controllare avrebbe dovuto rispondere immediatamente su questa vicenda. AGEA, che aveva questa responsabilità e questa funzione, avrebbe dovuto sapere immediatamente qual era la situazione di queste aziende. Perché faccio anche questa osservazione ? 
  Io sto parlando di 1.593 aziende che non hanno prodotto latte nel 2003-2004. Questa è una vicenda che va indietro di dieci anni. Allora, chi è deputato al controllo non può non avere un'immediata risposta su questa vicenda e aspettare ancora mesi perché deve andare a verificare. Mi permetto di fare questa osservazione perché, se vado a vedere il decreto ministeriale attuativo della legge n. 119 del 2003, all'articolo 16, si dice espressamente che, entro il 30 settembre successivo al termine di ciascun periodo, l'AGEA, sulla base dell'analisi del rischio di cui al predetto articolo 12, comma 1, del regolamento CE, individua le aziende da sottoporre a controllo e determina le modalità operative per la rendicontazione dei controlli stessi, in accordo con le regioni. Stiamo parlando del 30 giugno, e doveva essere fatto nel 2004: per cui questa vicenda doveva essere ben nota e ben chiara da allora. Mi stupisce allora perché, presentando questa interpellanza urgente, abbia dovuto aspettare così tanti mesi. Chi aveva questi compiti doveva verificare. 
  Inoltre, per quanto riguarda il vigilare e il controllare, è importante soprattutto capire anche chi aveva la responsabilità di revocare poi queste quote. L'ho detto in precedenza: AGEA aveva la responsabilità di segnalare alle regioni questa mancanza, queste difficoltà e questo problema; le regioni dovevano verificare ma doveva esserci una segnalazione, poi segnalava alle regioni quanto fare. La stessa AGEA in una circolare che avevo già citato anche nell'interpellanza del 14 giugno 2004, che è protocollo n. DPAU/4507, dice: «Per l'individuazione delle aziende interessate ed il calcolo del quantitativo non utilizzato questa Agenzia ha messo a disposizione il supporto delle procedure del SIAN come previsto dall'articolo 4». Per cui c'era tutto un sistema di controllo che mi sembra vada con estrema lentezza e non riesca poi a dare delle risposte. 
  Inoltre, sempre sul problema dei controlli, e questo riguarda anche queste aziende e tutto il sistema – su questo ho presentato anche un'altra interrogazione alla quale non ho avuto alcuna risposta –, esiste una tracciabilità di chi è entrato nel sistema informatico, di chi ha assegnato queste quote, di chi ha fatto queste variazioni, di chi ha segnalato quanto latte è stato prodotto e di tutto quello che è avvenuto. Questo non avviene. Per quello che ho potuto capire io, da quello che ho potuto leggere, non c’è una certificazione o una tracciabilità di quali sono le persone che hanno fatto tutti questi movimenti. Perché faccio questa affermazione ? Perché, nel dispositivo della dottoressa Proto che rinvia al pm le indagini, si dice espressamente che sono stati falsati dei dati, che sono stati fatti dei falsi; allora, automaticamente, chi ha gestito tutta questa situazione ? Abbiamo una certezza di questi dati ? Per cui i controlli sono stati lenti, la risposta è arrivata in ritardo: vuol dire che probabilmente non si conosceva, perché altrimenti immediatamente avreste dovuto rispondermi. 
  Perché faccio anche questo esempio delle 1.593 aziende ? Perché sono un aspetto importante ? Perché queste aziende potrebbero – e io mi aspetto anche una risposta – o hanno ricevuto i contributi PAC. Perché a chi ha prodotto un L1, anche zero, ma non gli è stata revocata la quota, come viene segnalato dal comando dei Carabinieri nella relazione presentata al pm, non è stata revocata questa quota, e dobbiamo anche fare la segnalazione di questa quota non revocata nel 2003-2004 ed entra a fare il titolo e i titoli di ogni singola azienda, a partire dal 2006. 
  A gennaio del 2006, Agea mandava questa lettera a tutte le organizzazioni sindacali, al Ministero, dicendo chiaramente che, per l'anno 2006, anche il pagamento supplementare sarebbe stato commisurato al quantitativo individuale di riferimento disponibile al 31 marzo 2006 e non al quantitativo effettivamente prodotto. Allora, vuol dire che potrebbero essere stati pagati dei contributi PAC a delle aziende che non avevano prodotto latte, ma che avevano solo il titolo. 
  E se queste 1.593 aziende non avevano il titolo perché non avevano quota, noi a questo punto abbiamo pagato dei contributi PAC a gente che non aveva titolo, oltre al danno che queste quote sono state conteggiate nel bacino nazionale. Questo ha creato effettivamente un problema. Questo è un meccanismo di truffa ai danni dello Stato italiano, ma anche ai danni di tutta la comunità europea e ai danni degli allevatori italiani. 
  Mi sembrava importante – è quello che chiedo nell'interpellanza – proprio arrivare a capire se effettivamente queste aziende hanno ricevuto dei contributi PAC. Io credo che, in qualche caso – e lo abbiamo visto in altre indagini –, gli stessi allevatori non sapevano di questa situazione, non erano a conoscenza, ignoravano questa situazione, eppure sono stati dati contributi, sono stati fatti cadere dei titoli su queste aziende, su alcune aziende. Allora, è importante capire se hanno ricevuto un premio PAC. 
  Inoltre, l'altro aspetto – quello che danneggia ancora di più tutto il mercato del latte – è se queste aziende hanno venduto o affittato delle quote che non avevano mai prodotto. Questo è l'altro grosso problema: cioè, se aziende che non avevano diritto a mantenere la propria quota, negli anni successivi – vuol dire dopo il 2006 –, avendo messo nel proprio titolo PAC questi contributi, si sono anche potute permettere di vendere queste quote, danneggiando ancora di più tutti gli allevatori italiani. 
  Infine, mi ero soffermato anche sul numero dei parti che sono avvenuti in Italia in quegli anni, 2007, 2008, 2009: questa non è una domanda malsana o strana, anche perché sul numero della presenza delle vacche in Italia noi andiamo a quantificare il numero della quota di latte prodotto. Nell'interpellanza che avevo fatto a gennaio era stata data un'indicazione, ma ci sono delle discrepanze fra la media produttiva delle vacche e il numero della presenza delle vacche. 
  Allora, è importante capire quanti sono stati i parti in quegli anni, perché bisogna andare anche a capire se effettivamente tutte le vacche sono presenti. Al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole e al Ministro della salute ho presentato anche un'interrogazione, perché in Italia ogni anno spariscono 30 mila vacche in quattro regioni italiane. Trentamila vacche, con una produzione media, come mi è stato detto l'altra volta, di 6 tonnellate o di 60 quintali, che diciamo è proprio ridicola, vuol dire un quantitativo eccessivo di latte. Trentamila vacche, fate voi il conto. Queste vacche fanno parte, poi, del bacino nazionale. Questo ogni anno, regioni estremamente più produttive non riescono a raggiungere lo stesso quantitativo di vacche sparite, disperse, rubate. Allora, è importante arrivare anche a capire quale sia il numero di queste vacche.

Risposta del governo

Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto, come premessa, voglio sottolineare quanto le osservazioni testé fatte dal collega siano attinenti a questioni nella prima parte di carattere generale e di natura prettamente politica. 
  Le valutazioni fatte dal Ministro Alemanno rispetto all'annosa e drammatica vicenda delle quote latte, la sua gestione del nostro Paese, credo che siano questioni assolutamente pertinenti alle valutazioni in quest'Aula, ma credo che debba risponderne politicamente e per gli atti compiuti, appunto, il Ministro che ha svolto queste funzioni. 
  Naturalmente, sono meritevoli le affermazioni, che lei ha riportato, di una attenta disamina da parte delle forze politiche e credo, anche, di una ulteriore valutazione da parte del nostro Ministero e pertanto naturalmente le stiamo valutando, ma, appunto, con quella valutazione e con quella precisa responsabilità che è in carico a chi ha assunto le responsabilità, a chi ha svolto determinati atti in una determinata fase, assumendo l'incarico apicale. 
  Mi preme, in secondo luogo, ribadire che certamente sarà personalmente anche mia grande cura evitare che si accumulino ritardi, come quelli che il collega ha evidenziato, nella risposta a interpellanze ed interrogazioni. Naturalmente il periodo non è stato un periodo di attività normale, come voi ben sapete, sia per il cambio di Governo sia anche per la grande attività che è stata svolta e si sta svolgendo all'interno del nostro Ministero, in quanto siamo nella fase di partenza e di attuazione della nuova PAC, quindi, con conseguente sovraffaticamento delle nostre strutture interne. Tuttavia stiamo provvedendo affinché ulteriormente non si vadano a generare ritardi rispetto ad interpellanze come quella che è in oggetto oggi, che ha naturalmente rilevanza per gli interessi comuni. 
  Andando allo specifico dell'interpellanza, vorrei innanzitutto far presente che in considerazione del fatto che le informazioni richieste dagli interpellanti sul percepimento dei contributi PAC da parte di 1.593 aziende da latte bovino non sono supportate da corrispettivo elenco atto ad identificarle, è stato necessario chiedere al Comando carabinieri politiche agricole e alimentari di rendere disponibile l'allegato 11 all'annotazione di Polizia giudiziaria n. 169/75-12-2009 del 21 febbraio, svolta, su delega di indagini della procura della Repubblica di Roma, dal predetto Comando sulla base dei dati forniti da Agea. 
  Da tale documento sono state estratte le posizioni di interesse, che appunto sono risultate 1.597, ed individuata quale campagna da esaminare quella relativa agli anni 2003-2004. Pertanto, sulla base di questi elementi sono state reperite le informazioni richieste, per quanto disponibili nelle banche dati dell'Agea. 
  Dall'analisi eseguita è emerso che, tra i soggetti sopra individuati, due risultano privi di quota già a fine della campagna 2003-2004, mentre in capo ai restanti 1.595, a fine campagna 2003-2004, risulta la disponibilità di una quota e nessuna produzione commercializzata. Di queste aziende, 79 hanno un giustificativo di mancata produzione iscritto nel registro pubblico; sei hanno ricevuto il riconoscimento di un piano di sviluppo regionale iscritto nel registro pubblico – pertanto, in linea con quanto previsto dalla legge n. 119 del 2003, non hanno subito la revoca della quota – e per 132 aziende è registrata una revoca della quota consegne, con decorrenza di legge dal 1o aprile 2005. Risultano, inoltre, registrate, e successivamente annullate dalla competente amministrazione regionale, revoche della quota consegne per altri nove casi. Per altri dodici casi, invece, si è rilevata un'attività esclusiva delle competenti amministrazioni regionali, cui compete, pertanto, l'eventuale approfondimento. 
  Per le restanti 1.357 aziende, la revoca non è stata applicata per intervenuta indisponibilità della quota consegne in quanto, alla decorrenza della revoca, cioè il 1o aprile del 2005, ne sono risultate già prive. In particolare, per 688 casi, la cessazione dell'attività, almeno per le consegne, è avvenuta già nel corso della campagna 2003-2004, e all'apertura della campagna 2004-2005 non erano più titolari di quota; negli altri 669 casi, invece, la cessazione dell'attività, almeno per le consegne, è avvenuta nella campagna 2004-2005. 
  Tra queste ultime 669 aziende, 658 hanno venduto la quota per un quantitativo di 20.406 tonnellate. 
  Segnalo, inoltre, che l'attività di commercializzazione in consegne, per alcune aziende, non risulta mai neanche avviata; si tratta, in effetti, di quote assegnate dalla regione, o acquisite in altro modo, la cui disponibilità iniziale era sì per le consegne, ma subito trasferite per la commercializzazione in vendite dirette. 
  Per quanto concerne l'erogazione dei premi-latte, preciso che la campagna 2004 ha coinvolto 38 aziende, con l'erogazione di 35.752,48 euro, in quanto aziende con una commercializzazione in vendite dirette oppure con un giustificativo di mancata produzione; mentre la campagna 2005 ha interessato 39 aziende con un importo erogato di 57.037,93 euro, 19 delle quali con una commercializzazione in consegne per la campagna 2004-2005. 
  Nella campagna 2006, con il disaccoppiamento del premio, risultano assegnatari di titoli per la produzione di latte, per un importo di 228.730,04 euro, 112 soggetti. Tra questi, 74 hanno presentato domanda di fissazione e, quindi, di pagamento per un importo di 187.563,58 euro, che rappresentano pertanto il totale dei titoli assegnati ai produttori di interesse. 
  Per quanto riguarda, infine, il numero di parti e di vitelli nati negli anni 2007, 2008 e 2009 evidenzio – ho sentito che il collega ne aveva esatta cognizione – che la competenza gestionale di tali dati è del Ministero della salute quale detentore della pertinente banca dati nazionale situata a Teramo. 

Replica

 Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario e ribadisco anch'io che ci troviamo qui ed ora in questa situazione: non eravamo presenti negli anni passati per cui non possiamo rispondere di quello che è avvenuto e di chi ha fatto il resto. 
  Ringrazio anche per aver specificato i vari casi. In questo, però, non mi è chiaro dalla risposta che fine hanno fatto le quote delle 650 aziende e delle 669 che hanno cessato o interrotto l'attività. Cioè, il tema è: le quote di queste aziende vendute prima del 2004 ormai sono state vendute, ma per le successive, visto che, se non sbaglio, da quello che è stato segnalato, 669 erano ancora in capo, queste quote sono andate a fare titolo effettivamente per l'azienda ? Questo è il problema che rimane, secondo me, e che andrebbe approfondito proprio perché potrebbero essere delle aziende che hanno effettivamente smesso o interrotto di produrre, ma questi titoli comunque sono stati mantenuti sulla stessa azienda o trasferiti su altre aziende in modo fraudolento.