04/04/2016
Anna Ascani
Albanella, Antezza, Amato, Arlotti, Beni, Paola Boldrini, Bonomo, Berlinghieri, Braga, Camani, Carloni, Censore, Marco Di Maio, Di Salvo, Donati, Gadda, Ghizzoni, Gribaudo, Gnecchi, Lattuca, Mauri, Mazzoli, Patrizia Maestri, Manzi, Minnucci, Narduolo, Salvatore Piccolo, Prina, Rampi, Rigoni, Rostellato, Sbrollini, Scuvera, Terrosi, Taricco, Tentori, Ventricelli
2-01326

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che: 
in attuazione della raccomandazione del Consiglio dell'Unione europea del 22 aprile 2013, il Governo ha approvato il piano nazionale «Garanzia Giovani» (di seguito: piano); l'iniziativa, che ha preso avvio il 1o maggio 2014 si pone l'obiettivo di fornire ai giovani dai 15 ai 29 anni, disoccupati o ai così detti Neet (not in education, employment or training), un'offerta qualitativamente valida di lavoro, un proseguimento degli studi, un apprendistato, un tirocinio, un inserimento nel servizio civile o altra misura di formazione; 
secondo i dati offerti dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali (risposta scritta pubblicata il 16 dicembre 2015 nell'allegato B della seduta n. 537), ad oggi sono oltre 807 mila i giovani che si sono registrati, dei quali, al netto delle cancellazioni avvenute, 704 mila restano all'interno del programma e di questi circa 485 mila sono stati presi in carico dai centri per l'impiego e dai privati accreditati; 
tuttavia, nonostante l'operatività del piano, secondo i dati riportati dall'approfondimento de Il Sole 24 Ore del 2 marzo 2016, la quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi (occupati e disoccupati) è pari al 39,3 per cento, in crescita di 0,7 punti percentuali. Questa performancesembrerebbe tra le peggiori dei Paesi dell'Unione europea: secondo i dati riportati dall'approfondimento de il Sole 24 Ore del 1 marzo 2016, infatti, a gennaio 2016 sarebbero 4,434 milioni i giovani di età inferiore a 25 anni senza lavoro, rispetto ai 3,037 milioni nella zona euro. Una percentuale superiore a quella italiana si riscontrerebbe unicamente in Grecia (48 per cento a novembre), in Spagna (45 per cento) e in Croazia (44,1 per cento nel quarto trimestre); 
a queste criticità che, se confermate rafforzerebbero le opinioni di chi ribadisce la sostanziale inutilità del piano, si aggiungono le perplessità già manifestate nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-10746 a prima firma Ascani, presentata il 15 ottobre 2015, nel corso della seduta n. 503. Infatti, nonostante i chiarimenti resi dal Governo sembrerebbero ancora irrisolte le questioni a suo tempo manifestate circa i mancati o i ritardati pagamenti dei giovani impegnati nel piano; 
in tal senso, la circolare 32 del 2016 dell'Inps non ha fornito particolari indicazioni, concentrandosi piuttosto sulla disciplina del bonus occupazionale (a seguito delle novità disposte dal decreto direttoriale n. 385 del 24 novembre 2015). Un «super bonus per la trasformazione di tirocini», rivolto a quei datori di lavoro che assumono con un contratto a tempo indeterminato un giovane dai 16 ai 29 anni che abbia svolto, o stia svolgendo, un tirocinio extracurriculare nell'ambito della Garanzia. Contestualmente sono stati pubblicati anche i nuovi bandi regionali per la selezione di volontari da impiegare nei progetti di servizio civile nazionale per l'attuazione del programma «Garanzia Giovani»; 
in definitiva, seppur nella fumosità del quadro occupazionale, tale da mettere in discussione la stessa efficacia del Piano, e nonostante le questioni ancora aperte sui mancati corrispettivi ai giovani lavoratori, sembra chiara la scelta del Ministero del lavoro e delle politiche sociali di dare avvio alla fase II del piano. Invero, sembra condivisibile l'opinione per cui l'avvio di tale fase, maggiormente orientata al risultato occupazionale, e che dovrebbe comportare anche una revisione della disciplina delle indennità di tirocinio e della misura «Orientamento specialistico», intervenga in un quadro di minore incertezza. Per tale motivo sarebbe auspicabile un chiarimento, non solo sull'incidenza dei risultati del piano rispetto ai dati occupazionali, ma anche sui meccanismi di funzionamento attuali e futuri del piano medesimo –: 
se il Ministro interpellato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali siano le iniziative che intende adottare per porvi rimedio.

Seduta 8 aprile 2016

Illustrazione

Grazie Presidente, in realtà sarò un po’ più breve. Il programma «Garanzia Giovani» è un programma che nasce nel 2014 in Italia e, tra l'altro, vede l'Italia tra i Paesi più virtuosi, perché è tra i primi Paesi destinatari di questo programma per i giovani che non studiano e non lavorano, i cosiddetti Neet, un programma europeo che, appunto, viene attuato, primo fra tutti, dall'Italia. Questo è sicuramente un punto di merito del nostro Paese, dopodiché inizia un lungo percorso, anche di rapporto con le regioni, che porta ad un'attuazione non sempre semplicissima. 
Ad oggi, i dati aggiornati ci dicono che i giovani iscritti al Piano «Garanzia Giovani», che hanno fatto richiesta di poter accedere a tirocini, corsi di formazione, servizio civile, cioè alle diverse parti del Piano, sono circa un milione e questo sicuramente è un dato molto importante, perché, se giovani che non studiano e non lavorano continuano a trovare o ricominciano a trovare nello Stato un punto di riferimento per poter avere delle risposte, questa non può che essere per noi una buona notizia. 
Peraltro, si tratta di un Piano virtuoso, perché mette insieme l'Unione Europea, quindi fondi comunitari, fondi statali e fondi regionali; la società a 360 gradi che si fa carico della fascia più debole, cioè di quei giovani, che a volte sono anche laureati, che però non hanno trovato uno sbocco occupazionale e che, quindi, non studiano o non studiano più, e non lavorano.  In Italia, purtroppo, abbiamo un triste primato in questo e, quindi, evidentemente, questo è un programma che ha una duplice importanza. Come dicevo, vi sono un milione di giovani registrati, di questi – ed è merito del Ministero aver voluto un sito con un report settimanale che fa chiarezza, cioè permette a tutti di vedere come sta andando questo programma ed è cosa piuttosto rara – 600 mila sono stati presi in carico e a circa 300 mila è stata offerta una delle occasioni del Piano. Già qui, sui numeri, ci sarebbe qualcosa da dire, cioè bisogna forse capire meglio perché il 35 per cento di questi giovani arriva, poi, alla fine del Piano «Garanzia Giovani», cioè arriva ad essere destinatario di un'offerta, al netto di quelli che si cancellano, perché magari hanno trovato un lavoro, perché magari hanno deciso di iniziare un percorso di studio o perché non credono più nel programma, però il 35 per cento non è un numero evidentemente sufficiente rispetto alle ambizioni del Piano «Garanzia Giovani». 
C’è poi un altro problema che ci viene sollecitato in diverse regioni, quindi non è un caso unico, cioè quello che riguarda i pagamenti dei ragazzi una volta effettuato un tirocinio. E questo è molto grave, perché, se ad un ragazzo si dà l'occasione di credere di nuovo nello Stato, cioè lo si fa registrare in un portale pubblico, gli si dà la possibilità di accedere ad un'opportunità e, poi, in questo percorso, non lo si paga, abbiamo deluso due volte un ragazzo e, quindi, rischiamo davvero di perderlo. Io già ad ottobre avevo presentato una interrogazione al Ministero per ricevere risposte; evidentemente, c’è un difetto di comunicazione tra l'INPS e le regioni, di fatto però io vorrei che il Ministero del lavoro si facesse pieno carico della totale risoluzione di questa problematica, perché, se anche un solo giovane che partecipa al Piano, poi non viene neppure pagato, al netto del fatto che i fondi ci sono, perché sono appunto fondi riservati a questo Piano, abbiamo sbagliato qualche cosa e abbiamo sbagliato nei confronti della fascia più debole in assoluto, cioè quella dei cosiddettiNeet. 
A maggior ragione, bisogna risolvere le criticità adesso che parte la fase 2, cioè quella del super bonus per trasformare i tirocini in contratti di lavoro, e che parte una nuova fase del Servizio civile nazionale. In tutto questo, quindi, forse è il momento di fare una verifica e di capire cosa non ha funzionato, per fare in modo che tutti coloro che, d'ora in avanti, si registreranno al portale «Garanzia Giovani» siano assolutamente certi che non c’è nessuna fregatura dietro quel Piano, ma che è l'opportunità che lo Stato vuol dare a ragazzi, che, altrimenti, rischiamo di dover ascrivere a quella che qualcuno in questi giorni ha chiamato jobless generation, ma che rischia di essere una generazione perduta. 
Per questa ragione, insieme a tanti altri colleghi, abbiamo presentato al Ministero questa interpellanza e ci chiediamo quali siano le azioni che il Ministero vuole intraprendere per far sì che questo Programma si trasformi dall'essere un'occasione perduta all'essere, invece, l'occasione che questi ragazzi aspettavano.

Risposta del governo

Grazie, Presidente. Con riferimento all'atto parlamentare degli onorevoli Ascani ed altri, concernente il Piano nazionale «Garanzia Giovani», passo a illustrare quanto segue. Come è noto, il Piano nazionale «Garanzia Giovani» ha introdotto significativi elementi di novità nel panorama delle politiche attive del mercato del lavoro in Italia, come lei ha appena sottolineato, spesso, in precedenza, con alcune lodevoli eccezioni, inefficaci soprattutto però verso il target dei più giovani. 
Anche per questo, i risultati sin qui raggiunti dal Piano nazionale possono considerarsi complessivamente soddisfacenti. Il Piano, infatti, ha motivato e attivato oltre un milione di giovani. Al 1o aprile di quest'anno, 665 mila degli 875 mila giovani iscritti al Piano nazionale, al netto delle cancellazioni, risultano presi in carico dai servizi competenti e 307 mila hanno ricevuto una delle offerte previste dal Piano. 
Proprio per la sua natura innovativa, il Ministero del lavoro ha posto particolare attenzione all'attività di monitoraggio e all'implementazione del Piano nazionale «Garanzia Giovani», sia in termini quantitativi che di processo. Tale monitoraggio ha suggerito, però, alcuni correttivi, volti ad accrescere l'efficacia del Piano attraverso il perfezionamento di alcune misure. In particolare, nell'ambito del cosiddetto ’super bonus – trasformazione tirocini’ si è operata una precisa scelta volta a sostenere le assunzioni di lavoro con contratto a tempo indeterminato e a favorire la trasformazione dei tirocini in forma di lavoro stabile. 
Nello specifico, qualsiasi datore di lavoro che assume con un contratto di lavoro a tempo indeterminato un giovane che abbia svolto, ovvero che stia svolgendo, un tirocinio extracurriculare si vedrà riconosciuto un incentivo di importo pari al doppio di quello attualmente previsto, sulla base del profiling, fino ad un massimo pari a 12 mila euro. 
Preciso inoltre che, in relazione ai soli tirocini avviati del 31 gennaio 2016, il superbonus«trasformazione tirocini» potrà essere fruito da quei datori di lavoro che attiveranno un contratto di lavoro a decorrere dal 1o marzo fino al 31 dicembre 2016. 
Per quanto concerne, invece, la misura cosiddetta tirocini, i correttivi introdotti mirano ad evitare un utilizzo improprio della stessa da parte di imprese ospitanti. Si è, infatti, intervenuti sull'indennità di tirocinio, ora costituita da un importo fisso a valere sul Programma operativo nazionale «Occupazione giovani» pari a 300 euro. 
Infine, con riferimento alla misura «Orientamento specialistico», l'intervento correttivo ha comportato una riduzione della durata massima della misura da otto a quattro ore. Va, comunque, osservato che non è corretto valutare le ricadute occupazionali del Programma solo su una base al dato dei bonus occupazionali finora attivati, che rappresento, però, solo una quota dei giovani registrati che hanno, poi, trovato occupazione. Questo perché non tutti i rapporti di lavoro attivati possono godere del bonus occupazionale e perché l'entità degli stanziamenti per questa specifica misura è stata decisa in maniera diversa da ogni singola regione. Si darà pieno conto di questo fatto nel report che sarà prodotto nel mese di maggio per fare il punto sul biennio di attuazione del Programma, che, come è noto, è stato avviato il 1o maggio 2014. 
Al fine di una più ampia risposta alla questione sollevata, va sottolineato, peraltro, come il Piano nazionale «Garanzia giovani» rappresenti solo una parte, seppur rilevante, della strategia messa in atto dal Governo per affrontare il tema della disoccupazione giovanile. Questa strategia, peraltro, è in perfetta sintonia con l'iniziativa europea «Youth Guarantee», che non è circoscritta esclusivamente alle iniziative intraprese nell'ambito del Fondo «Youth employment initiative», che sta a base della «Garanzia giovani» italiana. 
A tal proposito, un ruolo rilevante viene svolto dalla decontribuzione per i nuovi contratti a tempo indeterminato istituiti a partire dal 2015. Su un totale di un milione e mezzo tra nuove attivazioni e trasformazioni di precedenti contratti, 415 mila di esse hanno riguardato giovani sotto i trent'anni. Ciò a riprova del fatto che questa misura ha un impatto particolarmente favorevole sull'occupazione dei più giovani. 
Meritano, altresì, attenzione le misure normative, le iniziative volte a rilanciare nel nostro Paese l'apprendistato e l'alternanza scuola-lavoro, al fine di avvicinare il mondo della scuola e quello del lavoro e facilitare le transizioni e la collaborazione, comunque, tra i due sistemi. 
Per quanto attiene alle preoccupazioni espresse dagli interpellanti in ordine ai pagamenti dei giovani impegnati nel piano e, in particolare, di quelli inseriti in esperienze di tirocinio, si è ritenuto necessario compiere i dovuti accertamenti nella consapevolezza del disagio che tale fenomeno può ingenerare tra i giovani. Sono, infatti, diciassette le regioni che si avvalgono dell'INPS per effettuare le erogazioni ai tirocinanti. Nell'esito di tali accertamenti è emerso che, nel 75 per cento dei casi, i tempi relativi alle trasmissioni dalle regioni all'INPS dei dati dei tirocinanti si esauriscono in meno di sessanta giorni; i tempi di liquidazioni delle competenze da parte dell'Istituto, invece, si esauriscono entro trenta giorni nel 93 per cento dei casi e, comunque, entro i sessanta giorni nel 98 per cento dei casi. Comunque, l'attenzione è molto alta su quello che lei ha sottolineato, onorevole Ascani, sui pagamenti e, quindi, continueremo a monitorare questa situazione e a risolvere le criticità.

Replica

Grazie, Presidente. Mi dichiaro parzialmente soddisfatta, soprattutto per l'impegno che il Ministero ha voluto sottolineare nel continuare il controllo. Evidentemente, un tempo che arriva fino a quattro mesi per il pagamento mi sembra essere non breve, soprattutto, quando si tratta di ragazzi che considerano questa l'opportunità per uscire dal tunnel del non lavoro e del non studio.  Quindi, credo che vadano sollecitate, da un lato, le regioni a fare più in fretta il lavoro di trasmissione e, dall'altro lato, l'INPS che, evidentemente, dei due, pare essere, da quanto ci ha detto la sottosegretaria, l'ente più virtuoso, però, a fare ancora più in fretta questo lavoro, perché, ricordiamoci, dall'altra parte stanno i soggetti oggi più deboli del nostro Paese, cioè giovani, che sono senza lavoro e senza prospettive di studio. Quindi, ripeto, mi dichiaro parzialmente soddisfatta.