23/10/2014
Anna Giacobbe
Giacobbe, Basso, Carocci, Giuseppe Guerini, Mariani, Pastorino, Giorgio Piccolo, Tullo, Vazio, De Maria
2-00728

  I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che: 
   la centrale termoelettrica di Vado Ligure-Quiliano (SV) è di proprietà della Tirreno Power spa, uno dei principali produttori di energia elettrica, con impianti in diversi siti, a livello nazionale; 
   la centrale di Vado Ligure-Quiliano è costituita da un'unità a ciclo combinato (VL5-1 e VL5-2) in esercizio dal 2007 e realizzata sostituendo due vecchie unità alimentate a carbone ed olio combustibile, e da due unità da 330 megawatt cadauna (VL3 e VL4), alimentate a carbone (e a gasolio e olio combustibile nelle fasi di accensione) entrate in esercizio nel 1971. Con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 14 dicembre 2012, n. 227 è stata rilasciata una autorizzazione integrata ambientale per l'esercizio della centrale, che faceva seguito all'intesa tra regione Liguria e azienda; obiettivo dell'intesa, da parte pubblica, era stato quello di realizzare il massimo di riduzione dell'impatto ambientale dei gruppi, attraverso interventi che avrebbero anche prodotto un aumento dell'efficienza degli impianti. La vetustà degli impianti stessi, insieme alle condizioni di esercizio, costituiscono ormai da tempo un fattore riconosciuto di grande criticità; 
   l'11 marzo 2014 il giudice per le indagini preliminari di Savona, su richiesta della procura della Repubblica ha disposto il sequestro cautelativo dei gruppi VL3 e VL4 della centrale termoelettrica Tirreno Power di Vado-Quiliano, e l'interruzione dell'esercizio; 
   il provvedimento del giudice per le indagini preliminari contestava il mancato adeguamento alle prescrizioni dell'autorizzazione integrata ambientale e si era basato, tra l'altro, sulle risultanze di una perizia della procura sugli effetti ambientali e sanitari dell'attività della centrale Tirreno Power sulla popolazione locale; 
   secondo tale perizia le emissioni della centrale a carbone di Vado avrebbero causato oltre 400 morti tra il 2000 e il 2007. Ci sarebbero stati anche «tra i 1700 e i 2000 ricoveri di adulti per malattie respiratorie e cardiovascolari e 450 bambini ricoverati per patologie respiratorie e attacchi d'asma tra il 2005 e il 2012». I consulenti della procura hanno mappato una «zona di ricaduta delle emissioni» della centrale ed hanno escluso come causa delle patologie il traffico automobilistico, altre aziende della zona e i fumi delle navi in porto. Il perimetro della mappa riguarda 23 comuni per un totale di circa 150000 abitanti; 
   per quanto successivamente alla data del sequestro, il 14 marzo e il 17 marzo 2014 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha inviato all'azienda due distinte diffide per inadempienze rispetto all'autorizzazione integrata ambientale in vigore; 
   nel mese di luglio 2014 si è tenuto un incontro tra i Ministeri dello sviluppo economico e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, istituzioni locali, organizzazioni sindacali e azienda, alla presenza dei Ministri Guidi e Galletti, con l'obiettivo di definire un percorso in grado di consentire la continuità produttiva ed occupazionale del sito, rendendo questa produzione pienamente compatibile con l'ambiente circostante. In tale incontro era stato affrontato anche il tema del rapporto tra le scelte per il sito di Vado e Quiliano e la strategia energetica nazionale. Ulteriore incontro avrebbe dovuto tenersi nel mese di settembre per verificare lo stato di avanzamento della situazione, ma non è stato convocato; 
   la società, dopo il sequestro, aveva presentato istanza di rinnovo anticipato dell'autorizzazione integrata ambientale limitatamente ad interventi sui due gruppi esistenti alimentati a carbone, con un'adeguamento degli impianti in due fasi di intervento; 
   gli enti locali e la regione Liguria, impegnati nello sforzo di garantire il raggiungimento di limiti alle emissioni stringenti e riferibili alle MTD, senza compromettere la continuità produttiva e dell'occupazione, hanno assunto le proprie delibere seguendo questo criterio ed assumendo sino in fondo le proprie responsabilità; 
   il gruppo istruttore dell'autorizzazione integrata ambientale, a quanto risulta agli interpellanti con parere non unanime, ha prodotto un documento tecnico nel quale vengono indicati limiti di emissione per i loro valori e le tempistiche di adeguamento stringenti; 
   alcune fonti definiscono tali vincoli non omogenei rispetto a quelli imposti ad impianti analoghi sul territorio nazionale; 
   l'azienda ha dichiarato di non essere in grado di garantire, nei termini di tempo indicati, il rispetto dei limiti imposti, definendoli inapplicabili, e ha comunicato alle organizzazioni sindacali che, se verranno confermate quelle condizioni, non sarà in grado di far ripartite i due gruppi in questione; 
   le conseguenze sull'occupazione e sul complesso dell'economia locale sarebbero gravissime; 
   nei mesi scorsi l'azienda aveva riferito che nel caso i due gruppi a carbone non fossero stati in grado di riprendere la produzione, si presenterebbe un rischio significativo per la continuità dell'azienda stessa nel suo complesso e non solo per l'impianto di Vado-Quiliano; 
   l'Arpa Liguria ha prodotto una «Elaborazione preliminare dei dati della qualità dell'aria in relazione al fermo del marzo 2014 dei gruppi a carbone della centrale termoelettrica Tirreno Power di Vado Ligure» dalla quale risulta che: 
    relativamente ai quattro mesi di chiusura degli impianti, «l'analisi dei dati rispetto ad analoghi periodi degli anni passati, è ancora poco significativa», e tuttavia alcune prime considerazioni sono possibili: TP è, nell'area di indagine e per gli inquinanti considerati, la principale fronte di biossido di zolfo, che quindi rappresenta il parametro più significativo per l'osservazione di eventuali variazioni di qualità dell'aria imputabili alla centrale. L'andamento di questo parametro nel periodo di chiusura sembrerebbe evidenziare la tendenza a una leggera diminuzione: la concentrazione media (microgrammi/m3) da 5,4 nel 2013, a fronte di 954 tonnellate di SO2 emesse nel periodo interessato, passa nel 2014, con i gruppi a carbone fermi, a 4,4; si ricorda che il limite previsto dalla normativa come media giornaliera sia di 125 microgrammi/m3, mentre l'OMS ha individuato 20 quale valore guida; 
   l'Istituto superiore di sanità, su richiesta del Ministero della salute ha provveduto ad analizzare i dati di «mortalità per causa» rilasciato dall'Istat nel periodo 2003-2010, analisi condotta con la metodologia «Sentieri», dalla quale risulta che la mortalità generale della popolazione residente nel comune di Vado l. non si discosta da quella della popolazione della Liguria; 
   in ogni caso, permane il fatto che i contenuti della perizia della procura preoccupano e condizionano evidentemente le valutazioni sull'impatto dell'impianto di Vado Quiliano rispetto ad altri siti; 
   la perizia ambientale ed epidemiologica disposta dalla procura era stata acquisita riservatamente dal precedente Governo, tramite Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, e trasmessa al Ministero della salute; 
   il quadro programmatico in materia di produzione di energia è stato delineato dalla cosiddetta SEN, la Strategia energetica nazionale, che ha previsto, ferma restando la politica di diffusione delle fonti rinnovabili, il mantenimento dell'attuale quota di produzione a carbone, nel rispetto ovviamente delle norme in materia ambientale e tutela della salute; 
   come risulta evidente, si intrecciano fortemente le questioni relative ai temi produttivi ed occupazionali, la necessità di un chiarimento sulle reali condizioni di salute della popolazione, e conseguentemente sui livelli, di emissioni tollerabili –: 
   se, alla luce della complessità della vicenda, si ritenga che essa debba essere assunta dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, come richiesto anche dalle istituzioni e forze sociali del territorio; 
   se i Ministri interrogati o gli Istituti preposti abbiano realizzato proprie perizie, valutazioni e verifiche, ed eventualmente con quali risultati, e se si intendano realizzare iniziative, ulteriori rispetto a quelle già citate, per dare certezze sulla condizione sanitaria in quel territorio; 
   se corrisponda al vero che i limiti per le emissioni e le tempistiche indicate per l'adeguamento a tali limiti nel sito di Vado Ligure-Quiliano siano non omogenei rispetto a quelli imposti ad impianti analoghi sul territorio nazionale, ed in questo caso quali ne siano le motivazioni; 
   come, alla luce delle scelte sulle combinazioni delle fonti per la produzione di energia, si intenda gestire la prosecuzione dell'utilizzo del carbone e tempi e modi per l'eventuale superamento di tale utilizzo. 

Seduta del 20 novembre 2014

Illustrazione e replica di Anna Giacobbe, risposta del governo di Silvia Velo, Sottosegretario di Stato per l'ambiente

Illustrazione

Signor Presidente, onorevole sottosegretaria Velo, con questa interpellanza urgente abbiamo deciso di rivolgerci alla Presidenza del Consiglio dei ministri per chiedere se non ritenga di assumere tra le questioni rilevanti sul piano economico e sociale, come richiesto anche dalle istituzioni e dalle forze sociali del territorio, la vicenda che interessa la centrale termoelettrica di Vado Ligure-Quiliano, nella provincia di Savona, e di farsi carico dell'individuazione di un percorso capace di portare ad una soluzione positiva. Infatti, nella vicenda che riguarda quell'impianto, due gruppi del quale sono stati posti sotto sequestro l'11 marzo scorso, si intrecciano fortemente sia le questioni relative ai temi produttivi ed occupazionali, sia la necessità di un chiarimento sulle reali condizioni di salute della popolazione, e conseguentemente sui livelli di emissioni intollerabili, sia le scelte strategiche e sull'impiego di carbone per la produzione di energia nel nostro Paese. Inoltre, le decisioni che competono agli organismi di governo a livello locale e nazionale avvengono in una fase nella quale le indagini della magistratura sono ancora in corso. 
  Nel mese di luglio si è tenuto un incontro tra i Ministeri dello sviluppo economico e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, istituzioni locali, organizzazioni sindacali e azienda, alla presenza dei Ministri Guidi e Galletti, con l'obiettivo di definire un percorso in grado di consentire la continuità produttiva ed occupazionale del sito, rendendo questa produzione pienamente compatibile con l'ambiente circostante. 
  In tale incontro era stato affrontato anche il tema del rapporto tra le scelte per il sito di Vado Ligure-Quiliano e la strategia energetica nazionale. Ulteriore incontro avrebbe dovuto tenersi nel mese di settembre per verificare lo stato di avanzamento della situazione, ma non è stato convocato. Le difficoltà che sembrerebbero esserci nel coordinamento tra le diverse competenze ministeriali e la rilevante delicatezza della vicenda inducono a sollecitare un intervento della Presidenza del Consiglio. 
  Ricordo che la centrale termoelettrica di Vado Ligure-Quiliano è di proprietà della Tirreno Power, uno dei principali produttori di energia elettrica, con impianti in diversi siti a livello nazionale. Nel sito di Vado Ligure operano circa 700 lavoratori e lavoratrici, tra diretti e dipendenti delle aziende dell'indotto, e ruota una quota consistente dell'economia locale. L'11 marzo 2014 il GIP di Savona, su richiesta della procura della Repubblica, ha disposto il sequestro cautelativo dei gruppi VL3 e VL4 della centrale e l'interruzione dell'esercizio, che dura, quindi, da oltre otto mesi. Il provvedimento del GIP contestava il mancato adeguamento alle prescrizioni dell'AIA, ma, soprattutto, si era basato, tra le altre cose, sulle risultanze di una perizia della procura sugli effetti ambientali e sanitari dell'attività della centrale sulla popolazione locale. Secondo tale perizia, le emissioni della centrale a carbone di Vado Ligure avrebbero causato oltre 400 morti tra il 2000 e il 2007. Ci sarebbero stati anche «tra i 1.700 e i 2 mila ricoveri di adulti per malattie respiratorie e cardiovascolari e 450 bambini ricoverati per patologie respiratorie e attacchi d'asma tra il 2005 e il 2012». 
  I consulenti della procura hanno mappato una «zona di ricaduta delle emissioni» ed hanno escluso come causa o concausa delle patologie il traffico automobilistico, altre aziende della zona e i fumi delle navi in porto, quindi affermando una diretta correlazione fra quelle patologie e quei decessi e l'attività della centrale. La società, dopo il sequestro, aveva presentato istanza di rinnovo anticipato dell'AIA limitatamente ad interventi sui due gruppi esistenti alimentati a carbone, con un adeguamento degli impianti in due fasi di intervento. 
  Gli enti locali e la regione Liguria, impegnati nello sforzo di garantire il raggiungimento di limiti alle emissioni stringenti e riferibili alle migliori tecnologie disponibili, senza compromettere la continuità produttiva e dell'occupazione, hanno assunto le proprie delibere, seguendo questo criterio ed assumendo sino in fondo le proprie responsabilità. La conferenza dei servizi, già convocata per il giorno 18 novembre scorso e rinviata a causa dell'impossibilità delle amministrazioni locali di essere presenti per la grave situazione determinata dall'alluvione che ha colpito quelle zone, è fissata per il prossimo 25 novembre. 
  Il gruppo istruttore dell'AIA, con parere non unanime, ha prodotto un documento tecnico nel quale vengono indicati limiti di emissione per i loro valori e per le tempistiche di adeguamento molto stringenti. Alcune fonti definiscono tali vincoli non omogenei rispetto a quelli imposti ad impianti analoghi sul territorio nazionale. Si chiede in questa sede se corrisponda al vero che i limiti per le emissioni e le tempistiche indicate per l'adeguamento a tali limiti nel sito di Vado Ligure-Quiliano siano non omogenei rispetto a quelli imposti ad altri impianti analoghi e, in questo caso, quali ne siano le motivazioni.  L'azienda ha indicato di non essere in grado di garantire, nei termini di tempo indicati, il rispetto dei limiti imposti, definendoli inapplicabili, soprattutto in assenza di una fase transitoria nella quale si realizzino gli interventi sulle strutture dei gruppi, e ha comunicato che, se verranno confermate quelle condizioni, non sarà in grado di far ripartire i due gruppi in questione, con ripercussioni certe per la continuità dell'azienda stessa, e non solo per l'impianto di Vado Ligure-Quiliano. 
  Le conseguenze sull'occupazione e sul complesso dell'economia locale sarebbero, come è evidente, gravissime. Questa preoccupazione non è disgiunta, per noi, da quella sulle condizioni sanitarie della popolazione. Anche su questo è urgente che si realizzi un chiarimento sulla reale situazione, che, evidentemente, condiziona l'insieme delle scelte su quel sito, alla luce di alcuni elementi che voglio richiamare. 
  L'Arpa Liguria ha prodotto un'elaborazione preliminare dei dati della qualità dell'aria in relazione al fermo del marzo 2014 dei gruppi a carbone della centrale. Da questo risulta che, relativamente ai quattro mesi di chiusura, l'analisi dei dati è ancora poco significativa e, tuttavia, alcune prime considerazioni sono considerate possibili: Tirreno Power è, nell'area di indagine, la principale fonte di biossido di zolfo, che quindi rappresenta il parametro più significativo per l'osservazione di eventuali variazioni di qualità dell'aria imputabili alla centrale. L'andamento di questo parametro nel periodo di chiusura sembrerebbe evidenziare la tendenza a una leggera diminuzione: la concentrazione media (microgrammi/metro cubo) da 5,4 nel 2013, a fronte di 954 tonnellate di SO2, anidride solforosa, emesse nel periodo interessato, passa nel 2014, con i gruppi a carbone fermi, a 4,4; si ricorda che il limite previsto dalla normativa come media giornaliera sia di 125 microgrammi/metro cubo, mentre l'Organizzazione mondiale della sanità ha individuato 20 quale valore guida. 
  Seconda questione, l'Istituto superiore di sanità, su richiesta del Ministero della salute, ha provveduto ad analizzare i dati di mortalità per causa periodo 2003-2010, con la metodologia «Sentieri», dalla quale risulta che la mortalità generale della popolazione residente nel comune di Vado Ligure non si discosta da quella della popolazione della Liguria. La perizia ambientale ed epidemiologica disposta dalla Procura era stata acquisita riservatamente dal precedente Governo, tramite il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, e trasmessa al Ministero della salute. Non sono state rese note eventuali valutazioni dei ministeri o di istituti pubblici nazionali sui risultati e sulle metodiche. L'Azienda sanitaria locale 2 del savonese ha commissionato ed acquisito rapporti di studi, condotti dall'IST di Genova, l'Istituto Tumori, sulla mortalità nel territorio, dai quali non emergerebbe una situazione sanitaria di rilievo correlabile alle emissioni prodotte dall'impianto di produzione di energia di Vado Ligure-Quiliano. 
  E ancora, per quello che può valere naturalmente, su Il Sole 24 Ore, di oggi, un articolo a firma Jacopo Giliberto, fa riferimento, oltre che alle ricerche dell'IST, ad una lettera riservata dell'Istituto superiore di sanità. Permane il fatto che i contenuti della perizia della Procura preoccupano vivamente e condizionano, inevitabilmente, le valutazioni sull'impatto dell'impianto di Vado Ligure. Si chiede, quindi, in questa sede, se il Governo, i ministeri competenti, o gli istituti preposti, abbiano realizzato proprie perizie, valutazioni, o verifiche, su studi di altri soggetti, ed eventualmente, con quale risultati, e se intendano realizzare iniziative ulteriori rispetto a quelle citate per dare certezza sulla condizione sanitaria di quel territorio e consentire, quindi, di compiere le scelte più opportune circa le condizioni da imporre all'impianto per consentirne, o meno, la continuità produttiva. 
  Infine, il quadro programmatorio in materia di produzione di energia è stato delineato dalla SEN, la strategia energetica nazionale, che ha previsto, ferma restando la politica di diffusione delle fonti rinnovabili, il mantenimento dell'attuale quota di produzione a carbone nel rispetto, ovviamente, delle norme in materia ambientale e di tutela della salute. Si chiede, in questa sede, di conoscere come, alla luce delle scelte sul mix delle fonti per la produzione di energia, il Governo intenda gestire la prosecuzione dell'utilizzo del carbone, e i tempi, e i modi, per l'eventuale superamento di tale utilizzo.

Risposta del Governo 

Signor Presidente, colleghi, la centrale termoelettrica, ubicata nel territorio dei comuni di Vado Ligure e Quiliano, della Società Tirreno Power è attualmente costituita, come sapete, da due sezioni tradizionali, VL3 e VL4, da 330 megawatt, alimentate a carbone, alle quali si aggiunge una sezione a ciclo combinato, VL5, da 760 megawatt elettrici, alimentata a metano. 
  Con provvedimento n. 55 del 5 marzo 2012, la competente direzione generale del Ministero dello sviluppo economico ha autorizzato la realizzazione di una nuova sezione alimentata a carbone, denominata VL6, caratterizzata da una potenza elettrica di 460 megawatt. Il provvedimento riguarda la sola autorizzazione alla costruzione. 
  Il Ministero dell'ambiente, dal canto suo, con provvedimento di autorizzazione integrata ambientale (AIA), n. 227 del 14 dicembre 2012, ha disciplinato l'esercizio della centrale di Vado Ligure. 
  È di dominio pubblico la notizia che la magistratura competente, in data 11 marzo 2014, ha disposto il sequestro preventivo delle due sezioni a carbone, VL3 e VL4, per motivi sanitari e, pertanto, le stesse risultano spente a partire da tale data.  Successivamente è intervenuto l'atto di sospensione dell'efficacia del provvedimento AIA da parte del Ministero dell'ambiente, limitatamente all'esercizio delle due sezioni termoelettriche di cui sopra. Ad oggi, ovviamente è consentito l'esercizio solo dell'unità VL5, alimentata a gas naturale. 
  Le recenti vicende giudiziarie, che hanno investito il polo energetico di Vado Ligure, in aggiunta alla situazione di crisi della domanda, che sta investendo il settore termoelettrico in generale, hanno dato luogo alla crisi occupazionale che investe la centrale e il relativo indotto. La vertenza coinvolge certamente più amministrazioni che, in modo coordinato, affrontano la problematica, ciascuna secondo i profili di rispettiva competenza, cercando di dare le indispensabili garanzie sanitarie ed ambientali al fine di consentire la prosecuzione delle attività produttive. Naturalmente, qualora si ravviseranno posizioni diametralmente opposte tra le amministrazioni interessate, che allo stato, però, sono escluse, si valuterà il necessario coinvolgimento della Presidenza del Consiglio dei ministri. 
  Si rappresenta, inoltre, che l'Istituto superiore di sanità ha provveduto ad analizzare i dati di mortalità per causa, rilasciati dall'ISTAT nel periodo 2003-2010 (con esclusione dei dati relativi al biennio 2004-2005), riguardanti gli uomini e le donne di tutte le età residenti nel comune di Vado Ligure. Le analisi dei dati, condotte con la metodologia dello studio «Sentieri», hanno evidenziato che la mortalità generale della popolazione residente non si discosta, per entrambi i generi, da quella della restante popolazione della regione Liguria. 
  Tuttavia, nell'ottobre del 2012, la regione Liguria ha istituito un Osservatorio regionale salute ambientale, con lo scopo di valutare l'impatto sanitario della centrale di Vado Ligure Quiliano. All'Osservatorio partecipano l'Istituto superiore di sanità, l'ISPRA, l'assessorato alla sanità della regione Liguria, i comuni di Quiliano e Vado Ligure, la competente azienda sanitaria locale nonché l'ARPA Liguria. 
  Per quanto concerne poi i limiti delle emissioni imposti alla centrale di Vado e la tempistica per l'adeguamento degli stessi, non è possibile operare un raffronto con i limiti imposti ad impianti analoghi sul territorio nazionale. Infatti, tale questione trova interpretazione nella normativa di cui al titolo III-bis, della parte seconda, del decreto legislativo n. 152 del 2006, che si riporta ai principi di prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento, stabilendo criteri autorizzativi determinati a valle delle analisi effettuate, caso per caso, e volte ad individuare le migliori tecniche disponibili, con le prestazioni connesse in ogni specifico contesto. 
  Alla luce di ciò, le condizioni fissate per l'impianto in questione si pongono all'interno (e non ai margini) di tale campo di variabilità e, verosimilmente, diverranno condizioni definitive nel provvedimento di rinnovo anticipato richiesto dal gestore. Su tale base, pertanto, non è possibile rilevare alcuna disomogeneità di trattamento per l'impianto, con altri simili, presenti sul territorio nazionale. 
  Si ricorda che la centrale di Vado Ligure è già dotata di autorizzazione integrata ambientale volta a disciplinare l'esercizio della stessa attraverso una serie di esercizi transitori. Il gestore, tuttavia, non ha effettuato gli interventi migliorativi che aveva proposto in sede di istanza di autorizzazione e, di conseguenza, il Ministero dell'ambiente, previa diffida, ha dovuto procedere a sospendere la validità dell'autorizzazione. Quest'ultimo provvedimento si distingue da quello assunto dalla magistratura, perché volto a impedire la reiterazione presunta di reati, connessi all'effetto dell'esercizio dell'impianto, sulla salute della popolazione. 
  La società Tirreno Power, quindi, ha chiesto il rinnovo anticipato dell'autorizzazione, prospettando una diversa articolazione degli esercizi provvisori, dell'assetto finale a regime che non prevede più la realizzazione del nuovo gruppo VL6, e delle prestazioni da traguardare. Tale richiesta, poiché dal punto di vista ambientale prevede sostanziali variazioni rispetto al quadro prestazionale ed emissivo già autorizzato, è tuttora oggetto di una approfondita istruttoria tecnica, che il 25 novembre prossimo sarà discussa in seno alla conferenza di servizi. 
  Non si esclude la fissazione di condizioni autorizzative particolarmente rigorose, stante la temuta criticità sanitaria e il particolare assetto impiantistico. 
  Inoltre, si conferma il quadro programmatico in materia di produzione di energia già delineato nella Strategia Energetica Nazionale che, ad oggi, ha previsto il mantenimento dell'attuale quota di produzione a carbone, nell'ovvio rispetto delle norme ambientali e di tutela della salute, ferma restando la politica di diffusione dell'utilizzo delle fonti rinnovabili. 
  Per il perseguimento di tale scopo, si mira all'adozione di tecnologie avanzate per i nuovi impianti e all'adeguamento ottimale degli impianti esistenti, condizioni indispensabili per un consolidamento della quota di produzione a carbone, la cui permanenza nel mix energetico è rilevante per la stabilità dei prezzi e per la riduzione del rischio di approvvigionamento. 
  In sintesi, il procedimento di rinnovo dell'AIA mira a delineare le condizioni di un adeguamento ottimale della centrale di Vado Ligure.

Replica

Signor Presidente, io ringrazio la sottosegretaria Velo. Rispetto ai diversi punti su cui si è incentrata l'interpellanza e le risposte ricevute, faccio queste considerazioni. 
  Primo: il coinvolgimento della Presidenza del Consiglio si conferma come essenziale. Lo esige la complessità della vicenda, da un lato, l'assenza di riposte per quanto attiene al più delicato e controverso dei temi in campo, quello della valenza delle condizioni sanitarie in sé e per il complesso della vicenda, dei suoi sviluppi e delle conseguenze; dall'altro lato, le condizioni di rischio per il lavoro di centinaia e centinaia di lavoratori, la maggior parte dei quali senza reddito da molti mesi. 
  Ricordo che le unità alimentate a carbone sono ferme da oltre otto mesi e sono quelle che impiegano non solo il maggior numero di addetti diretti, ma soprattutto di dipendenti delle ditte dell'indotto, non coperte da ammortizzatori sociali, se non in deroga, la cui erogazione è molto incerta nei tempi e nelle coperture. 
  L'emergenza in atto non consente, con i tempi ministeriali – mi si consenta di usare questo termine – di prendere atto del verificarsi di posizioni diametralmente opposte tra i Ministeri per un intervento urgente della Presidenza del Consiglio, che la risposta della sottosegretaria Velo, appunto, mi conferma come necessario. 
  Secondo: il fatto che i limiti di emissione imposti in ciascun sito siano determinati da un complesso di valutazioni è convincente, è ovvio. Meno ovvio è che lo Stato paia non presidiare la verifica delle effettive condizioni al contorno di ciascuna situazione, in modo da garantire, da un lato, a tutti i cittadini italiani, nelle diverse realtà territoriali, pari garanzie e, dall'altro lato, alle imprese ed agli investitori stranieri, come in questo caso, certezza di regole, procedure e tempi. 
  Terzo: nessuna risposta è stata data alla richiesta di conoscere se il Governo, i Ministeri o gli istituti pubblici abbiano realizzato perizie o valutazioni o verifiche su studi di altri soggetti ed eventualmente con quali risultati, tranne che per lo studio «Sentieri», che conoscevamo. 
  Come abbiamo visto, le lettere riservate sono a disposizione della stampa e non si risponde anche alla richiesta di sapere se si intendano realizzare iniziative ulteriori da questo punto di vista. 
  Le persone che abitano in quelle zone, alle quali mi onoro di appartenere, hanno il diritto di sapere con certezza quali siano le conseguenze e le cause relative alla condizione di salute propria, dei propri figli e dei propri genitori anziani. 
  Quarto: anche le intenzioni del Governo rispetto alla prosecuzione dell'utilizzo del carbone, salvo confermare appunto che l'intenzione è quella di mantenere il mix perché c’è un problema di sostenibilità economica e strategica rispetto alla produzione di energia, non sono state dal mio punto di vista sufficientemente chiarite. Allora, se dicessi che mi dichiaro parzialmente soddisfatta, userei una formula di cortesia politica, cortesia che mi fa piacere riservare alla sottosegretaria Velo e al suo lavoro, ma che non corrisponde alla valutazione che io do secondo la quale le risposte sono parziali e certamente non sufficienti.