09/04/2015
Gianmario Fragomeli
Causi, Marchi, Fregolent, Marco Di Maio, Marantelli, Garofani, Amato, Antezza, Bergonzi, Borghi, Bruno Bossio, Capozzolo, Carloni, Casati, Cominelli, D'Incecco, Donati, Fabbri, Fanucci, Cinzia Maria Fontana, Fossati, Gadda, Galperti, Gasparini, Giulietti, Lodolini, Magorno, Manfredi, Montroni, Moretto, Patriarca, Petrini, Piazzoni, Preziosi, Rampi, Romanini, Sgambato, Verini
2-00922

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che: 
in materia di finanza locale, negli ultimi anni, numerosi interventi normativi sono stati principalmente rivolti al contenimento della spesa e alla riduzione dell'indebitamento da parte degli enti locali, a tal fine prevedendo una progressiva diminuzione del tetto dell'indebitamento; 
gli enti locali che attivano le procedure per l'estinzione anticipata dei mutui assunti presso la Cassa depositi e prestiti devono corrispondere oltre al capitale residuo anche un indennizzo calcolato ai sensi del decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 20 giugno 2003; 
l'entità dei suddetti indennizzi supera spesso, per i mutui a tasso fisso, il 10 per cento del capitale da rimborsare, configurandosi come una sorta di «penalità» per gli enti locali; 
il rimborso anticipato del mutuo consente all'ente di ridurre l'indebitamento pubblico e di spendere l'avanzo di amministrazione altrimenti non utilizzabile visti i limiti imposti dal patto di stabilità; 
secondo Cassa depositi e prestiti spa l'indennizzo previsto per l'estinzione anticipata dei prestiti ordinari concessi dalla medesima in favore degli enti locali, e regolati a tasso fisso, ha la finalità di recuperare i costi connessi al disallineamento tra i tassi dell'originaria provvista necessaria ai fini della concessione del finanziamento ed i tassi di mercato vigenti al momento del rimborso anticipato; 
pertanto a fronte di una riduzione dell'indennizzo per estinzione anticipata da parte degli enti locali – associata a una elevata richiesta di rimborso di prestiti – potrebbero verificarsi significative conseguenze per la società in termini di redditività ed equilibrio economico-patrimoniale; 
Cassa depositi e prestiti ha inoltre precisato che, per quanto concerne i prestiti che presentano quale modalità di calcolo dell'indennizzo quello previsto dal decreto Ministero dell'economia e finanze 20 giugno 2003, una eventuale revisione dello stesso – che comporti la corresponsione di indennizzi inferiori a quelli attualmente previsti – determinerebbe la necessità di reintegrare la società per i minori introiti che si verrebbero a creare in conseguenza della revisione stessa; 
appare necessario agli interpellanti approfondire queste considerazioni poiché, in un contesto di grande criticità della finanza locale, sarebbe importante consentire agli enti territoriali di estinguere i mutui e destinare maggiori risorse agli investimenti e alla crescita –: 
quali siano i dati disaggregati relativi ai mutui accesi dagli enti territoriali (con particolare riferimento alle seguenti classi demografiche: da 0 a 5000 abitanti, da 5000 a 15.000 e oltre i 15.000) quale ne sia l'ammontare medio per comparto e quali siano il tasso di interesse medio applicato e l'entità media dell'indennizzo; 
se il Ministro interpellato non ritenga necessario operare una puntuale ricognizione dei dati a disposizione per verificare la possibilità di cambiare la disciplina in materia di estinzione anticipata dei mutui al fine di contenere l'entità dell'indennizzo nella misura massima del 5 per cento del capitale da rimborsare. 

 

Seduta del 17 aprile 2015

Illustra e replica Gian Mario Fragomeli, risponde Enrico Zanetti, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze

Illustrazione

Signor Presidente, onorevole sottosegretario, questo è la terza richiesta di chiarimenti che rivolgo negli ultimi due anni. Segue a un question-time in Commissione finanze del 2013, ad un'interrogazione in Commissione bilancio nel 2014 e oggi un'interpellanza urgente in Aula. Faccio questa premessa perché voglio essere molto franco e spero che la risposta, in qualche modo, non sia una risposta di semplice natura tecnicistica, anche se in parte lo richiede lo stessa interpellanza, ma che possa approfondire più compiutamente il tema della chiusura dei debiti degli enti locali presso la Cassa depositi e prestiti. 
Più volte ho rimarcato il fatto che le riforme che si sono susseguite nel tempo, a partire dal «decreto Bersani» del 2006, in una notte ridussero allo 0,5 per cento le penalità per tutti coloro che avevano acceso un mutuo presso una banca privata. Questa cosa non la ritroviamo minimamente, invece, quando parliamo del pubblico, quando parliamo di un ente locale e del suo rapporto con la Cassa depositi e prestiti. 
In passato, mi è stato risposto più volte del fattore del disallineamento tra i tassi nel momento in cui sono stati accesi, e quindi il costo della provvista finanziaria per l'accensione dei mutui da parte degli enti locali, e poi lo stato attuale di chiusura, appunto, di questi mutui. Arriviamo, però, a delle penalizzazioni che ormai raggiungono il 16-18 per cento, creando una sorta di infattibilità, nel senso che, come voi ben sapete, gli enti locali non possono caricarsi un onere così elevato, che potrebbe addirittura sconfinare, di fronte alla Corte dei conti, come un danno erariale, perché di questo stiamo parlando. 
Dall'altra parte, non permettiamo di fare un'azione di sistema, perché mi rendo conto che il debito degli enti locali cuba relativamente poco rispetto a quello che è l'ammontare del debito pubblico complessivo, di pochi punti percentuali, però abbiamo comuni che hanno le risorse per poter chiudere i loro debiti e, complessivamente, quindi, chiudere parte dello stockdel debito pubblico nazionale, che lo vorrebbero fare con percentuali più consone, più misurate rispetto a quelle, oggettivamente impossibili, quasi a doppia cifra. 
Allora, mi chiedo: ma non fa bene al sistema Italia incentivare, in qualche modo, che gli enti locali li chiudano e che il debito pubblico sia inferiore ? Proprio in questi giorni continuiamo a discutere, a livello, certo, molto più macro, molto più importante, del tema della rideterminazione del debito da parte uno Stato sovrano con l'Europa. Allora, mi chiedo: perché, all'interno, non incentiviamo, non rinegoziamo, non facciamo in modo che questi enti locali possano fare la loro parte ? Invece no, parliamo solo con il linguaggio dei tagli: è questo che continuo a non capire. Sappiamo tutti che, poi, vi è un risvolto anche positivo per gli stessi enti, perché chiudere lo stock del debito vuole dire respirare dal punto di vista della spesa corrente, vuole dire non pagare gli interessi passivi, vuole dire, quindi, conseguentemente, avere margini, una minima manovrabilità di bilancio, che oggi è fortemente stressata dai continui tagli che siamo costretti, noi, da queste Aule, ad applicare agli enti locali. 
Quindi, questo è il mio invito, che, in qualche modo, si possa valutare appieno quello che chiede questa interpellanza, che non è altro che mettere un tetto: non prevedere che le penalizzazioni siano così elevate, non prevedere – perché questo lo dovremmo sapere –, nel momento in cui l'ente delibera l'accoglimento della chiusura del mutuo alle condizioni date dalla Cassa depositi e prestiti, che, quando si arriva alla fase successiva, quindi quella della chiusura effettiva, magari la Cassa depositi e prestiti abbia già rivisto le penalizzazioni. 
Quindi, vi è anche una fase temporale che non può reggere, perché sapete bene che un ente locale non può continuamente ritornare a deliberare perché passano poche settimane o un mese o due mesi e la Cassa depositi e prestiti ha rivisto anche le condizioni. Quindi, l'interpellanza è molto semplice: chiede, innanzitutto, di fare chiarezza, perché, nelle precedenti interrogazioni, mi si rispondeva a livello generale su questo disallineamento. 
Io oggi vorrei capire quanto questo disallineamento sia legato, poi, agli effettivi fruitori di questi mutui, e quindi, in una forma disaggregata, ai comuni sotto i 5 mila abitanti, ai comuni da 5 mila a 15 mila abitanti e ai comuni sopra i 15 mila abitanti, perché l'unico modo per riuscire a capire quanto effettivo sia questo onere, questa impossibilità, da parte della Cassa depositi e prestiti, di rivedere queste penalizzazioni, è studiare puntualmente i tassi medi applicati alle effettive fasce di comuni, perché, altrimenti, rimaniamo nel calderone dei mutui aperti dagli enti e mi sembra che questo non sia corretto.

Risposta del governo

Grazie, Presidente. Con l'interpellanza urgente, l'onorevole Gian Mario Fragomeli ed altri pongono quesiti in ordine all'estinzione anticipata dei mutui accesi dagli enti locali presso Cassa depositi e prestiti. Al riguardo, sentita la società, si fa presente quanto segue. 
L'indennizzo previsto per l'estinzione anticipata dei prestiti ordinari regolati a tasso fisso, concessi da Cassa depositi e prestiti agli enti locali, ha la finalità di recuperare i costi connessi al disallineamento tra i tassi dell'originaria provvista necessaria ai fini della concessione del finanziamento e i tassi di mercato vigenti al momento del rimborso anticipato. 
Pertanto, a fronte di una riduzione dell'indennizzo per estinzione anticipata dei prestiti concessi, potrebbero verificarsi significative conseguenze per Cassa depositi e prestiti in termini di redditività ed equilibrio economico-patrimoniale. In particolare, Cassa depositi e prestiti, nell'ambito dell'attività in separazione organizzativa e contabile, ai sensi dell'articolo 8 del decreto ministeriale 5 dicembre 2003 del Ministro dell'economia e delle finanze, nonché dell'articolo 15 del decreto ministeriale 6 ottobre 2004, sempre del Ministro dell'economia e delle finanze, deve assicurare anche il proprio equilibrio economico.  Infatti, l'articolo 10, comma 1, lettera a), del decreto ministeriale 5 dicembre 2003, del Ministro dell'economia e delle finanze prevede che: «nel caso in cui in forza di una disposizione di legge, regolamento o decreto occorra procedere a una variazione delle condizioni economiche delle attività o delle passività soggette a rendicontazione separata, ai sensi dell'articolo 5, Cassa depositi e prestiti è tenuta indenne dalla eventuale conseguente riduzione dei flussi previsti alla data di trasformazione in società per azioni». 
Inoltre, i rapporti di finanziamento successivi alla data di trasformazione in società per azioni di Cassa depositi e prestiti sono regolati da contratti di diritto privato che stabiliscono gli indennizzi dovuti in caso di estinzione anticipata dei prestiti in favore degli enti locali. Pertanto, l'eventuale modifica ex post della misura di tali indennizzi, ferme restando le precedenti considerazioni, inciderebbe retroattivamente su rapporti pregressi, con conseguenti profili di incostituzionalità, nonché con possibili rischi di riclassificazione di Cassa depositi e prestiti nell'ambito del bilancio pubblico consolidato. 
Con riferimento alle specifiche richieste avanzate nell'interpellanza, la società ha effettuato alcune preliminari valutazioni sulla base di un portafoglio di prestiti composto da circa 180.000 prestiti regolati a tasso fisso (con coincidenza tra beneficiario e pagatore), per un debito residuo complessivo al 1o luglio 2015 di circa 28 miliardi di euro. Tale campione rappresenta approssimativamente il 90 per cento dei prestiti attualmente censiti, in relazione a prodotti con tali caratteristiche. Dalle simulazioni effettuate mediante calcoli appositamente predisposti per l'occorrenza e sulla base delle attuali condizioni dei mercati finanziari, Cassa depositi e prestiti ha stimato un indennizzo, in caso di estinzione anticipata dei suddetti prestiti alla data del 1o luglio 2015, pari, in media, a circa il 26 per cento del debito residuo, dato sostanzialmente uniforme per le diverse fasce di popolazione indicate nell'interpellanza. II tasso di interesse medio del suddetto portafoglio è pari a circa il 4,7 per cento, senza differenze significative per le diverse fasce di popolazione. Tale tasso medio deriva, in ogni caso, dall'applicazione da parte di Cassa depositi e prestiti, al momento della concessione dei prestiti, di condizioni finanziarie tempo per tempo in linea con i rendimenti dei BTP, ed anche inferiori a tali rendimenti, in particolare durante il periodo 2008-2012. 
La società Cassa depositi e prestiti ha, infine, evidenziato che, stante il limitato tempo a disposizione, la verifica sulla congruità delle simulazioni effettuate per quanto riguarda il calcolo dell'indennizzo con quelle fornite dal sistema aziendale in uso a Cassa depositi e prestiti è stata possibile esclusivamente per un limitato campione del portafoglio considerato (circa 200 finanziamenti). Pertanto, sebbene sia stata usata una ragionevole cura nel raccogliere e presentare i dati sopra riportati, nessun affidamento può essere considerato in ordine alla loro completezza ed utilità per impieghi diversi da quelli originariamente specificati.

Replica

Signor Presidente, chiaramente non posso ritenermi soddisfatto della risposta del sottosegretario Zanetti, mi aspettavo che almeno da un punto di vista tecnico la risposta fosse più esaustiva e la questione dei tempi fosse meglio ponderata, perché mi pare che il campione – io non sono in grado chiaramente di valutarlo – non so quanto sia veramente rappresentativo. Mi vengono forniti dei dati senza quella forma di disaggregazione che chiedevo puntualmente, perché sono sempre più convinto che, da questo punto di vista, ci sia una forte discriminazione nei tassi applicati dalla Cassa depositi e prestiti rispetto alle diverse forme di enti pubblici. 
A questo punto, rinnoverò ancora l'interpellanza e chiederò anche una distinzione più netta tra quelli che sono i tassi e la mole dei mutui che la Cassa depositi e prestiti eroga ai Ministeri e agli enti statali rispetto agli enti locali, anche rispetto a ciò voglio capire quanto questo disallineamento e quanto questa remuneratività sia anche allineata nei confronti dei diversi livelli istituzionali. 
Continuerò, quindi, da questo punto di vista. Non sono neanche soddisfatto perché penso di aver capito che non è stata compresa neanche quella che era la finalità di sistema, fondamentale, del comparto dell'ente pubblico che chiedeva uno sforzo, ed ho chiesto anche di misurarlo questo sforzo da parte della Cassa depositi e prestiti di fronte ad un recupero di manovrabilità dei bilanci degli enti locali. Però, vedo che anche questa seconda parte non è stata seguita. Siccome, però, si parla di debito pubblico, a questo punto, oltre a rivolgere, in questa sede, altre richieste, magari chiederò a qualche collega europarlamentare di intervenire, perché forse l'unico modo per riuscire a ottenere un risultato è quello di rivolgersi direttamente a Bruxelles; chiedere un'interrogazione degli europarlamentari a Bruxelles, per capire come viene utilizzato questo stock del debito, la chiusura di questo stock del debito, i criteri che devono essere applicati da parte della Cassa depositi e prestiti, e, se, a livello europeo, c’è la possibilità di dare delle direttive maggiori. 
Queste risposte sono completamente inadeguate rispetto alle richieste che vengono poste da 40 parlamentari del Partito Democratico. Quindi, annuncio in questa sede che cercherò chiaramente una sponda con dei colleghi europarlamentari, perché questo, del debito pubblico, è un tema che fa strettamente riferimento all'Europa, a quello che è il rapporto tra Stati sovrani e l'UE. Quindi, da questo punto di vista, anche se si tratta di soli 28 miliardi di euro – mi rendo conto che non sono molti –, forse solo lì si potrà ottenere una risposta seria da parte della Cassa depositi e prestiti.