18/11/2014
Cristina Bargero
Tullo, Basso, Carocci, Giacobbe, Fiorio, Borghi, Bratti, Mariani, Taricco, Carnevali, Manciulli, Garofani, Pierdomenico Martino, Bini, Bonavitacola, D'Ottavio, Baruffi, Gribaudo, Casellato, Losacco, Damiano, Benamati, Giorgio Piccolo, Peluffo, Portas, Tino Iannuzzi, Mognato, Guerra, Marchetti, Giulietti, Ginato, Causi, Boccadutri, Giampaolo Galli, Bazoli, Bruno Bossio, Massa, Carra, Colaninno, Senaldi, Patriarca, Fioroni, Coccia, Impegno, Cani, Marco Di Maio
2-00750

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che: 
davanti al ripetersi delle recenti drammatiche alluvioni, il Piemonte, la Liguria la Toscana il Lazio e l'Umbria sono i territori nei quali continuano a registrarsi gravi eventi di frana che hanno causato vittime e ingenti danni a centri abitati e a infrastrutture di comunicazione e continuano a verificarsi allagamenti e danni incalcolabili al patrimonio abitativo e alle attività produttive; 
i dati dell'Ispra fotografano una situazione di grave pericolo: la popolazione esposta a frane in Italia supera il milione e quella esposta ad alluvioni supera i 6 milioni, in un territorio che ha un suolo fragile dal punto di vista geologico e idrografico, la cui struttura orografica è per il 75 per cento collinare-montana; dai dati risultanti dal progetto IFFI-Inventario dei fenomeni franosi in Italia, emerge un quadro di dettaglio del dissesto da frane, che ammonta a quasi 500 mila frane, per un'area interessata di oltre 21 mila chilometri quadrati, pari al 7 per cento dell'intero territorio nazionale; ogni anno avvengono tra le 1000 e le 2000 frane, con il 10 per cento di queste «pericolose» che possono causare vittime, feriti e danni a edifici e infrastrutture; 
secondo i dati forniti dalla Coldiretti si stima in almeno 10 milioni di euro i danni subiti in questi ultimi giorni nelle aree agricole delle regioni settentrionali, le quali subiscono ingenti danni che richiedono urgenti misure di sostegno per il comparto agricolo; 
nella giornata del 13 ottobre 2014 decine di comuni della provincia di Alessandria sono stati messi in ginocchio da una precipitazione violentissima che ha provocato l'esondazione del sistema idrico minore, provocando danni stimati per 50 milioni di euro e pregiudicando il sistema viario; in alcune valli del tortonese, oltre a danni a strutture private e produttive, sono pregiudicati anche i raccolti agricoli; a Gavi si registrano diversi sfollati a causa di una frana che minaccia il paese; le ultime piogge hanno messo a dura prova anche il sistema idraulico del casalese, risultando pertanto assolutamente necessario dichiarare lo stato di emergenza e predisporre risorse immediate per mettere in sicurezza il sistema viario ed idraulico della provincia di Alessandria; 
resta alta l'allerta sulla piena del Po, mentre in Lombardia i livelli dei laghi continuano ad essere elevati, con esondazioni dei laghi Maggiore, di Como, di Pusiano e di Varese, mentre restano elevati timori ancora per il Seveso e il Lambro; 
nella provincia di Savona è stata colpita tutta la costa e l'immediato entroterra, producendo danni significativi all'economia agricola nella piana di Albenga, oltre ai danni, comuni alle altre zone, alle attività commerciali ed artigianali in tutte le situazioni di esondazione o allagamenti per la pioggia; 
tra il 9 e il 10 ottobre 2014 la città di Genova è stata colpita da violente precipitazioni che hanno causato l'esondazione di corsi d'acqua quali il Bisagno, il Fereggiano, lo Sturla e lo Scrivia, causando danni enormi alla collettività e una vittima; mentre appena tre anni fa lo stesso fenomeno aveva causato sei vittime, altro che danni gravissimi per le infrastrutture, gli edifici e le attività produttive e commerciali; 
la regione Piemonte ha già chiesto al Governo la dichiarazione dello stato di emergenza e ad oggi, secondo le fonti della protezione civile di Alessandria, ci sono ancora 54 sfollati; 
sicuramente nelle situazioni in cui si sono realizzate per tempo le opere di pulizia e allargamento dell'alveo dei fiumi, è stata possibile una significativa riduzione del danno, i comuni hanno pertanto la necessità inderogabile di procedere alla riqualificazione e manutenzione del reticolo idrografico principale e secondario, mentre ai consorzi di bonifica è affidato il compito del mantenimento in esercizio degli impianti, di pulizia e manutenzione di canali di scolo e irrigui; 
è ormai consolidata l'idea che ci siano più fattori correlati a queste tragedie: il cambiamento del clima, la predisposizione del territorio, la pianificazione territoriale carente, la mancanza della cultura della prevenzione del rischio, ma sicuramente tra i più rilevanti sono la progressiva impermeabilizzazione del suolo e la costruzione di edifici in zone a rischio; le conseguenze di tale complessità sono un punto prioritario dell'agenda politica del Governo sin dal suo insediamento, avendo dichiarato che la messa in sicurezza del territorio è la prima grande opera pubblica da realizzare; 
dall'inventario dei fenomeni franosi in Italia, risulta che i dati sulle frane sono da aggiornare; tale inventario è di fondamentale importanza per la programmazione di interventi di difesa del suolo, per la progettazione delle reti infrastrutturali e per la gestione delle emergenze e per la pianificazione territoriale; 
la «Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche», istituita il 25 maggio 2014 presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, ha il compito specifico di imprimere un'accelerazione all'attuazione degli interventi di messa in sicurezza del territorio e di supportare la nuova programmazione delle risorse per il ciclo 2014-2020; 
il decreto-legge n. 91 del 201, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 116 del 2014, ha reso ordinaria l'attribuzione ai presidenti di regione di funzioni per gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico e, contemporaneamente, ha avviato un procedimento di ricognizione dello stato di attuazione di tutti gli interventi finanziati anche in data antecedente al 2009 per procedere alla revoca delle risorse economiche non ancora utilizzate con l'obiettivo di canalizzare le stesse su interventi altrettanto urgenti ma immediatamente cantierabili; 
il piano per la mitigazione del rischio alluvioni, redatto dalla struttura di missione per 14 aree metropolitane, prevede investimenti per oltre 1 miliardo di euro e mediante l'attività di ricognizione e riprogrammazione svolta dalla stessa struttura di missione è stato già possibile sbloccare un residuo di risorse provenienti dalla programmazione 2007-2013 dei fondi strutturali pari a 110 milioni di euro –: 
se si intendano assumere iniziative affinché le spese sostenute dai comuni, dalle province e dalle regioni nei territori per i quali sia stata dichiarato lo stato di emergenza, per gli interventi di ripristino delle infrastrutture, delle attività produttive e commerciali e del patrimonio residenziale, nonché le opere di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico, sia di tipo strutturale che per la riqualificazione e la manutenzione, siano escluse dal patto di stabilità interno; 
se si intendano definire, tramite un'apposita iniziativa normativa, tempi certi e modalità per semplificare le procedure amministrative e per la concessione di finanziamenti urgenti, sia a soggetti pubblici che privati (famiglie, imprese, associazioni e altro), per il risarcimento dei danni effettivamente subiti e per l'erogazione dei contributi per il ripristino e la riparazione dei luoghi, al fine di riprendere le normali condizioni di vita e dell'attività economica e produttiva, per tutte le situazioni per le quali sia intervenuta la dichiarazione dello stato di emergenza; 
se si intendano assumere tutte le più idonee iniziative per consentire l'aggiornamento dell'IFFI-Inventario dei fenomeni franosi in Italia quale strumento di supporto per la pianificazione della prevenzione e di programmazione territoriale. 

Seduta del 20 novembre 2014

Illustrazione di Cristina Bargero, risposta del governo di Graziano Delrio, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, replica di Mario Tullo, cofirmatario.

Illustrazione

Signor Presidente e sottosegretario Delrio, mi lasci innanzitutto ringraziare il sottosegretario Delrio, che è stato presente nei nostri territori, sia a Genova che in provincia di Alessandria, in occasione degli eventi calamitosi ed ha dimostrato la vicinanza del Governo a queste zone drammaticamente colpite. 
  Purtroppo nelle ultime settimane, a partire dalla prima settimana di ottobre, si sono ripetuti in Piemonte, nella zona del basso Piemonte, soprattutto per quanto riguarda la provincia di Alessandria, a Genova ed in tutta la Liguria, eventi alluvionali di portata eccezionale, che hanno pregiudicato sia la struttura viaria che la struttura idraulica del sistema idrografico della provincia di Alessandria e soprattutto del genovese. 
  Ma questi eventi alluvionali non si sono solo susseguiti in Piemonte e nella provincia di Alessandria o nelle zone del genovese, del savonese, della riviera del Levante ligure, ma hanno anche interessato il Lago Maggiore, Biella, hanno interessato il bacino del Seveso e questo è il segno di un territorio fragile. 
  Il nostro purtroppo è un territorio fragile. I dati dell'ISPRA, infatti, ci fotografano una situazione che è di grave pericolo: noi abbiamo circa un milione di persone che sono esposte al rischio frane; 6 milioni esposte al rischio alluvioni; ogni anno si verificano tra le mille e duemila frane, con un pericolo per il 10 per cento della popolazione residente in queste zone. Noi abbiamo il 7 per cento del territorio nazionale che è esposto a frane e gli eventi alluvionali hanno causato danni anche al sistema idraulico; e gli eventi alluvionali, voglio sottolinearlo, sono legati al sistema idrico minore, non sono stati legati ad esondazioni dei grandi corsi d'acqua, perché laddove sono state fatte opere di messa in sicurezza degli alvei dei fiumi o dei letti dei fiumi, i danni sono stati più contenuti. 
  Ma purtroppo i fenomeni calamitosi delle scorse settimane, oltre a pregiudicare le infrastrutture pubbliche, hanno anche messo in ginocchio il sistema produttivo. Coldiretti stima circa 10 milioni di danni, la provincia di Alessandria 50 milioni di danni, con diversi sfollati che, secondo i dati della protezione civile, stanno rientrando in questi giorni nelle loro case. Si è evitata la tragedia, in termini di vittime umane, e, laddove ci sono state, è stata ridotta grazie all'intervento dei volontari della Protezione civile e dei nostri sindaci che, come ha detto anche Erasmo D'Angelis, si sono messi gli stivali di gomma e li hanno tenuti fino alla fine dell'emergenza. C’è stata una grande mobilitazione, sia da parte dei sindaci, che di tutti i volontari della Protezione civile. Resta il fatto, però, che noi abbiamo un territorio estremamente fragile, legato a una pianificazione territoriale non sempre adatta, legato anche al cambiamento climatico, legato a una predisposizione del territorio. 
  Ed è necessario, come anche il sottosegretario Delrio ha detto e come il nostro Presidente del Consiglio ha ribadito negli scorsi giorni, che si esca dalla melma della burocrazia. Per uscire dalla melma purtroppo fisica del fango che più volte in questo mese ha colpito diverse zone del nostro Paese, è necessario che il Governo intervenga immediatamente, come ha dichiarato sin dall'inizio, e come anche attraverso la struttura di missione contro il dissesto idrogeologico si sta facendo, con il recupero di grandi cifre, sia dei fondi europei, sia anche delle risorse non spese nel corso degli anni. Sono necessari, però, alcuni interventi puntuali immediatamente. 
  £er prima cosa, come appunto il sottosegretario Delrio l'altro giorno ha detto in conferenza stampa a Genova e ad Alessandria, è necessario che vengano escluse dal Patto di stabilità tutte le opere di ripristino delle infrastrutture idrauliche, ma anche quelle opere di messa in sicurezza che non sono solo di ripristino, perché altrimenti i nostri comuni non ce la fanno. Questa è una cosa necessaria. 
  Seconda cosa, è necessario che vengano sveltite tutte le pratiche burocratiche. Noi dobbiamo garantire ai comuni la possibilità di spendere e, al contempo, anche per i privati ci vuole un risarcimento immediato dei danni perché sono state messe in ginocchio molte attività produttive private che hanno il diritto di ripartire. 
  Un'ultima cosa: è necessario anche che l'inventario delle frane e l'inventario di tutte le zone a rischio del nostro Paese siano aggiornati perché i dati ormai risalgono al 2008. 

Risposta del Governo

Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Bargero per questa interpellanza. Come lei ha ricordato efficacemente, i drammatici eventi calamitosi che hanno colpito molte zone del territorio nazionale impongono al Governo e alle istituzioni territoriali di accelerare il contrasto alla fragilità geologica ed idrografica di un territorio la cui fu struttura orografica è per il 75 per cento collinare e montana. Come evidenziato nell'interpellanza, i fenomeni franosi in Italia hanno interessato un territorio di oltre 21 mila chilometri quadrati e gli effetti di frane e alluvioni sono spesso anche il risultato di una mancata manutenzione del territorio, di uno scorretto uso del territorio stesso, di uno sconsiderato abusivismo edilizio, anche se dobbiamo dire che vi è una quota notevole di responsabilità nell'intensità delle precipitazioni che sono avvenute in questi ultimi tempi, che rappresentano, come dimostrano i grafici della Protezione civile, da dieci a quindici volte le precipitazioni delle medie annuali degli anni scorsi. Siamo di fronte, quindi, a fenomeni che anche in Inghilterra, in Germania e in Olanda determinano gravi eventi alluvionali. È chiaro che dobbiamo lavorare sulle cose che sono di nostra responsabilità, poi si farà carico il sistema di protezione civile delle emergenze non altrimenti prevedibili. 
  Abbiamo, come Governo, fin da nostro primo giorno di attività, quindi ancora prima che succedessero questi avvenimenti, come lei ha ricordato, messo come priorità il tema della scuola e del dissesto idrogeologico. 250 milioni di euro sono stati stanziati per gli interventi che riteneva urgente il sistema delle autonomie locali e il sistema dei sindaci per interventi di messa in sicurezza della scuola che, quindi, sono stati esclusi dal Patto di stabilità. 
  Lo stesso impegno confermiamo sul dissesto idrogeologico, sapendo che nella nuova legge di stabilità, come proposta dal Governo, vi è uno sconto del Patto di stabilità da 4,3 miliardi a un miliardo di euro, quindi 70 per cento di riduzione di obiettivi di Patto e che, comunque, dentro a questo miliardo di euro che si spalma complessivamente su tutto il sistema delle autonomie locali, noi daremo priorità agli interventi, che quindi sono completamente esclusi, del dissesto e della scuola. Confermo, quindi, questo impegno del Governo e credo che questa sia una battaglia che il Parlamento ha condotto per tanti anni e che nel 2015 troverà finalmente risposta. 
  La seconda questione è che, come lei ha sottolineato, c’è bisogno di un'accelerazione. Abbiamo visto che vi erano 2 miliardi e qualche centinaio di milioni ancora dimenticati di impegni di accordi di programma che non venivano realizzati dal 1998 ad oggi. Abbiamo riprogrammato questi interventi e li abbiamo fatti ripartire. Oggi sono partiti circa 700 cantieri in corso per 930 milioni di euro e altri 750 cantieri per il restante ammontare partiranno entro il 2015. Stiamo cercando di correre per recuperare il tempo perduto. 
  Ma soprattutto mi preme dire che stiamo affrontando anche oggi – poco fa ho terminato una riunione con le città metropolitane e le regioni – mi preme dire che stiamo cercando di avere un piano organico di riassetto, di riuso del territorio e di messa in sicurezza del territorio. Lo stiamo pensando anche sul settennato dei fondi europei per 2014-2020. Entro il 4 dicembre aspettiamo dalle regioni le nuove proposte di accordi di programma così come definite dalle autorità di bacino e dalle regioni. Credo che possiamo rispondere alla sua richiesta di maggiore celerità non solo con le cose che abbiamo già fatto, cioè rendere i presidenti di regione commissari, provvedimento che ha accelerato moltissimo e ha dato unificazione alle procedure; non solo stabilendo che per le opere urgenti non c’è sospensiva che tenga, come lei ha visto nello «sblocca Italia» abbiamo già fatto anche questa cosa; ma anche con i vari decreti di semplificazione che sono in corso e che sono già stati approvati dal punto di vista burocratico. Questo piano-programma di sette anni coinvolgerà circa 9 miliardi di risorse complessive in cui rientrano una parte dei fondi di sviluppo e coesione e una parte dei fondi europei sugli obiettivi tematici 4 e 6. E quindi credo che alla fine di questo lavoro, veramente potremo consegnare un Paese non immune dalle alluvioni ma certamente in cui la responsabilità della inerzia amministrativa è minore. Da questo punto di vista anche oggi, come ho già fatto durante la mia visita a Milano, garantiamo che gli interventi pronti per partire – penso alle cinque vasche di laminazione del Seveso, ad esempio – sono assolutamente finanziate e potranno partire con i tempi che ci siamo dati con le autorità locali. 
  Per quanto riguarda le agevolazioni degli oneri fiscali, come ha già risposto ieri il Ministro Padoan, con il decreto del 20 ottobre è stata disposta la sospensione dei termini dei versamenti tributari nei territori colpiti dalle attività atmosferiche e per quanto riguarda il rimborso alle famiglie e alle imprese su questo punto dobbiamo fare un ragionamento molto serio. La fase 1, come lei sa, è la fase emergenziale di rimborso parziale degli interventi di prima necessità. La fase 2 è la fase più organica che, una volta consolidato l'assestamento dei veri danni, tende a risarcire parzialmente e a ripristinare parzialmente o totalmente le opere pubbliche in oggetto. 
  Ovviamente ciò di cui abbiamo molto bisogno è una legge quadro che disciplini questa seconda fase cioè la quantità di risorse che comunque vengono garantite ai territori per evitare che vi sia una disparità di trattamento appunto tra i vari territori. Questo è uno degli elementi su cui stiamo lavorando. Ma certamente nel cronoprogramma degli interventi del piano di dissesto idrogeologico, delle infrastrutture e dei piani che noi mettiamo in conto vi è questa tensione a fare in modo che i territori colpiti da eventi calamitosi come questi siano trattati con priorità assoluta. Quindi nel piano investimenti questo potrà essere fatto anche – come dirò più tardi rispetto alla regione Sardegna – come è stato programmato di fare per la regione Sardegna che, come sa, è stata colpita da eventi molto gravi. 
  Quindi grazie della vostra collaborazione e per la sollecitazione. Credo che siamo sulla strada giusta, ancora molto è da fare, è da verificare però credo che una prima risposta sia stata data, una prima assicurazione ai sindaci e alle autorità locali di un piano vero che possa impedirci di dover rincorrere sempre le emergenze e di piangere i nostri morti.

Replica

Signor Presidente, voglio dire che sono soddisfatto della risposta del sottosegretario Delrio e il fatto che il sottosegretario abbia scelto, il Governo abbia scelto, di venire a dare la risposta in quest'Aula ne è la prima testimonianza. 
  Io ho sentito le sue parole a Genova; poi, la collega Bargero ha raccontato che lei si è subito confrontato anche con altre realtà, quando si è rivolto ai sindaci – lei è stato sindaco –, dicendo: c’è bisogno di asciugare le lacrime, c’è bisogno di rimboccarci le maniche. 
  È chiaro che ci sono alcuni elementi che ci fanno confrontare con questa drammatica realtà che arrivano da lontano, da un uso distorto del territorio, sicuramente incidono anche i mutamenti climatici. Qui ci sono scelte locali, nazionali, direi mondiali – non è parlare di altro, no ? –, e, talvolta, giustamente, quando qualcuno ci tirava per la giacchetta invitandoci a ragionare sui mutamenti climatici e sulle conseguenze, forse, avremmo dovuto ascoltare di più. 
  Ci sono realtà in cui non vi è ombra di dubbio che vi sia stato un non intervento su un fiume o che si sia costruito o cementificato troppo, ma vi sono aree o zone – penso ad un paesino che nessuno conosce, Montoggio, l'ultima casa fu fatta 300 anni fa – in cui è chiaro che, quando piovono 300 millimetri d'acqua in due ore, è difficile. 
  Giustamente, noi abbiamo ottenuto oggi l'attenzione – e l'ha fatto lei molto bene – sul piano complessivo del Paese. Il 9 ottobre, il 10, quando io intervenni per ricordare purtroppo, ahimè, la vittima di Genova nell'ultima recente alluvione, feci un appello a quest'Aula: provo a rinnovarlo qui, perché è difficile parlare a fine lavori. Negli ultimi vent'anni – partiamo da questi – dieci anni, più o meno, ha governato il centrosinistra e dieci anni il centrodestra: ora è arrivato il momento della responsabilità. Qualcuno non c'era e io lo inviterei a partecipare: non a dirci «meno grandi opere», ma a partecipare. 
  Con lo «sblocca Italia» noi abbiamo in emergenza affrontato alcune questioni: una norma l'aveva inserita il Governo, un'altra la rivendichiamo noi parlamentari. Siamo intervenuti sul codice degli appalti, perché quando ci sono i soldi e non si possono spendere perché c’è un ricorso è assurdo: non è colpa della politica, è colpa di una sbagliata burocrazia. 
  Io credo che noi dobbiamo recuperare in fretta, sapendo che vorremmo non contare più vittime: da questo punto di vista, bisogna anche convivere con questo nuovo mutamento climatico e, quindi, con un sistema di Protezione civile che ci metta in condizione di poter subire meno danni possibili, sapendo che abbiamo a che fare, a commentare una vera e propria strage. 
  Tra il 2002 e il 2014, in questo Paese, ci sono stati oltre 300 morti a causa delle alluvioni; per non parlare del fatto che si tratta di 3 miliardi e mezzo di danni annui, di miliardi di danni annui. E sappiamo che gli stanziamenti ordinari, dal 2008 al 2014, sono poi passati, ahimè, da 551 a 159 milioni, in questo caso. C’è un tema, appunto, che riguarda la burocrazia: bisogna fare in fretta e bisogna spendere talvolta quello che c’è da spendere. 
  Il fabbisogno – lei lo sa meglio di me – sarebbe di circa di 8 miliardi, come viene stimato e oggi non ci sono: 2 miliardi ci sono, poi c’è la copartecipazione di altri soggetti, come la comunità europea, il patto di coesione sociale, e quello che si potrà fare. 
  Io credo questo: oggi so di questo incontro con tutte le realtà interessate, la struttura di missione sta lavorando da alcuni mesi e sta dando l'idea che si possa intervenire in sette anni (ci si è dati quell'obiettivo per intervenire). Sono interventi, giustamente, da definire nel lungo termine, ma sono anche a breve termine, se sapremo rispettare i sette anni. 
  C’è il problema di quello che facciamo oggi: innanzitutto – non è una cosa né scontata né banale – sentire il Governo vicino è stato molto utile per quegli amministratori per reagire, però ci sono alcune questioni, a partire dalla legge di stabilità, per cui bisogna fare uno sforzo, con le condizioni economiche che ci sono, per dare un segnale concreto. 
  Con riferimento al Patto di stabilità sono: evitare che i comuni, quelli più piccoli, colpiti dall'alluvione, partecipino al fondo di solidarietà per un periodo; la sospensione reale delle tasse, perché spesso c’è un corto circuito tra quello che si afferma a Roma con il decreto ministeriale e quanto accade realmente, poi, nelle realtà, perché non è bastato quel decreto ministeriale per sospendere la tassazione a Genova. Quindi, vi chiederemo, vi chiediamo anche un impegno costante su tutti gli organi che, poi, intervengono. Ancora: potenziare il fondo della Protezione civile, perché – il sindaco di Genova l'ha detto in maniera sobria e altri sindaci avrebbero potuto farlo – 12 milioni e mezzo sono pochi, ma sono tanti per Gabrielli se ne ha 50. Allora, aumentare il fondo della Protezione civile, il fondo unico per le calamità, che è quello che garantisce le somme urgenze, è da fare nelle prossime ore. Nei prossimi giorni, saremo in Commissione bilancio per verificare questo. 
  Infine, appunto, occorre – l'ha detto giustamente lei – una legge quadro che ci faccia un po’ ripensare al sistema; anche qui riconosco al mondo ambientalista alcune battaglie che forse non sono state ascoltate, però, poi, quando occorre dragare un fiume e ci sono alcuni vincoli che sono dettati da una volontà ambientalista, ma che in realtà poi riscontrano difficoltà concrete, forse ragionarci nuovamente in maniera molto più laica sarebbe necessario. 
  Per quanto riguarda gli interventi sui privati credo che in queste ore, in queste giornate drammatiche per tante realtà del Paese, la solidarietà delle persone – gli angeli del fango, ma non solo – lo straordinario volontariato che si è messo in moto è un aiuto per noi a dire: fate meglio. Però, ecco, se non ci sarà questa risposta immediata, anche di partecipazione umana che per me conta moltissimo, se non ci saranno atti concreti, c’è il rischio che quel distacco tra noi, i comuni e soprattutto i cittadini sia fortissimo.