12/02/2020
Gian Mario Fragomeli
Ubaldo Pagano, Pagani, Buratti, Morgoni, Zardini, Prestipino, De Menech, Gavino Manca, Navarra, Nardi, Enrico Borghi, Carnevali
2-00642

 I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

l'Associazione «La Nostra Famiglia», fondata nel 1946, si dedica alla cura e alla riabilitazione delle persone con disabilità, soprattutto in età evolutiva ed è presente in 6 regioni italiane, nello specifico 12 sedi in Lombardia, 8 sedi in Veneto, due sedi in Friuli Venezia Giulia, una sede in Liguria, una sede in Campania e quattro sedi in Puglia per un totale di 28 sedi in cui vi lavorano 2460 operatori e 624 volontari;

in particolare l'associazione che si prende cura di bambini e ragazzi, sia con quadri patologici di estrema gravità, sia con situazioni meno gravi, a rischio psicopatologico o di svantaggio sociale si occupa nello specifico: di ricerca scientifica e studio delle problematiche mediche, psicologiche e psicoeducative delle varie disabilità, attraverso l'attività dell'Istituto scientifico «Eugenio Medea», riconosciuto come Irccs; di accoglienza di bambini con grave disagio familiare in attesa di affido o adozione, bambini e adolescenti soli o con disagio socio-ambientale in piccole comunità o in nuclei di tipo familiare; di gestione di centri diurni e residenziali per persone adulte con disabilità; di formazione professionale e universitaria di operatori dei servizi alle persone; di sensibilizzazione e promozione della cultura dell'inclusione sociale;

come risulta da lettera inviata dall'Associazione in data 27 gennaio 2020 alle organizzazioni sindacati, questa ha deciso di applicare a decorrere dal 1° febbraio 2020, al personale del comparto non medico, addetto a tutte le sedi, il contratto collettivo nazionale di lavoro per il personale dipendente da residenze sanitarie assistenziali e centri di riabilitazione sottoscritto il 5 dicembre 2012 a livello nazionale da Aris – Associazione religiosa istituti socio-sanitari e Cisl Fp, Uil Fpl e Ugl;

quindi, per tutti i lavoratori a tempo indeterminato in forza alla data del 1° febbraio 2020 la retribuzione rimane invariata, anche se si chiede di lavorare due ore in più a settimana, passando dalle attuali 36 ore settimanali a 38 ore settimanali;

come dichiara la stessa «Associazione», tale scelta deriva dalla «volontà di non rinunciare, anche per il futuro, all'identità e alla Missione che le sono proprie... Ciò significa operare in un comparto della sanità oneroso dal punto di vista delle risorse impegnate ma non adeguatamente valorizzate sul piano dei trasferimenti pubblici che da tempo non vengono incrementati. Fedele alla sua scelta e nonostante i risultati negativi dei bilanci di questi ultimi anni l'Associazione ha sempre garantito i livelli occupazionali, ha agito sulla riduzione dei costi dei servizi ottimizzando la gestione non sottraendosi a nuovi investimenti»;

a sua volta, il personale con una lettera aperta ribadisce che non solo si è interrotta la trattativa per il rinnovo di un contratto ormai scaduto da 13 anni, ma che l'applicazione del contratto sottoscritto nel 2012 comporta sia una perdita economica che una perdita delle attuali tutele normative;

il comportamento della dirigenza dell’«Associazione», con tale decisione di non riconoscere la dignità degli operatori che garantiscono quei livelli di eccellenza di cui poi l'Associazione si fregia sul territorio, determina il venir meno di quei principi religiosi su cui si fonda e dimentica quelle persone che quotidianamente rendono tale Associazione un'eccellenza su tutto il territorio nazionale –:

se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e non ritengano doveroso adottare, per quanto di competenza, iniziative sul piano economico e normativo, previo coinvolgimento delle regioni, volte a riconoscere l'importanza del lavoro svolto dal personale dell'Associazione «La nostra famiglia», garantendo nel contempo il buon andamento, l'efficienza e l'efficacia dell'azione svolta dalla stessa Associazione.

Seduta del 5 marzo 2020

Illustrazione e replica di Gian Mario Fragomeli, risposta del sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti Roberto Traversi

GIAN MARIO FRAGOMELI: Presidente, sottosegretario, un tema complicato quello della disabilità, un tema che sappiamo essere di forte competenza regionale, per il quale il Ministero ha chiaramente la possibilità di raccordarsi, di dare delle indicazioni, degli indirizzi. Però parto da questo presupposto: in legge di bilancio quest'anno abbiamo aumentato i fondi per la sanità pubblica, comunque i fondi alle regioni, proprio nel merito e nella prospettiva che anche si potessero rivedere e aggiornare gli stipendi dei lavoratori del comparto della sanità privata. La Lombardia, sappiamo tutti, è una regione dove la sanità privata è forte, presente, vive di accreditamenti pubblici, quindi ha un grande ruolo, quello che però è accaduto a “La Nostra Famiglia”, che, torno a dire, è una realtà importante - stiamo parlando di 2.500 lavoratori presenti in sei regioni italiane, fortemente radicata -, non può essere ascrivibile solo a una questione normativa. Vengo al dunque della questione: dei lavoratori, per tredici anni, per lunghi tredici anni, non hanno mai avuto un aggiornamento contrattuale, quindi queste persone prendono uno stipendio che è fermo al 2007; si occupano di disabilità, sono medici, sono personale non medico, logopedisti, infermieri, sono figure fondamentali come educatori, c'è di tutto, c'è tutto il mondo socio-assistenziale e sanitario in quella realtà. Ebbene, queste persone, per tredici anni, non hanno ricevuto nessun aumento contrattuale. Quest'anno doveva avvenire quell'aumento contrattuale, ma la risposta della proprietà è stata: noi cambiamo il contratto, cioè passiamo da un contratto sanitario a un contratto socio-assistenziale delle residenze sanitarie.

“La Nostra Famiglia” non è una residenza sanitaria, primo perché è un istituto che ha presente anche un istituto di ricerca, quindi ci sono anche dei ricercatori, che non possono essere ascrivibili nei profili chiaramente di socio-assistenziali, ed è un luogo dove la disabilità viene affrontata a 360 gradi, perché c'è la cura, c'è l'accompagnamento, ma c'è anche lo studio.

Ci sono progetti in itinere sulla lotta all'autismo che sono di eccellenza. La Lombardia spesso si fregia di questo grande merito, io dico merito, di avere una sanità di eccellenza, di avere grandi progetti di eccellenza. L'eccellenza non si può fare sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici, non si può pensare che una struttura così faccia economia sullo stipendio dei lavoratori. E allora non vorrei che oltre al danno ci fosse la beffa, e quindi armonizzare un contratto in un contratto inferiore con stipendi più bassi dopo che per tredici anni non c'è stato mai un aggiornamento. Quindi noi adeguiamo uno stipendio a 13 anni fa al ribasso.

È qualcosa che cozza fortemente con la storia de La Nostra Famiglia. La Nostra Famiglia, in un territorio non solo lombardo, dove di quei 2.600 sono quasi oltre mille i lavoratori, ha avuto sempre una grande caratteristica: non solo il nome La Nostra Famiglia dava l'idea che era un insieme di operatori, di utenti, di dirigenti, di sistema sociale. C'è tutto ne La Nostra Famiglia. Il grande ruolo che ha avuto La Nostra Famiglia, oltre a quello della cura, è di dare una speranza in più alle famiglie fragili che hanno presenti all'interno della loro famiglia un disabile, è quello che non ci si ferma mai a La Nostra Famiglia, la ricerca è continua. Una disabilità che dieci anni fa, quindici anni fa, era affrontata in un certo modo, oggi lo è fatta in modo molto più evoluto. È stato il primo ente di ricerca che ha avuto il riconoscimento dello Stato, il primo in assoluto per i pazienti in età evolutiva.

Quindi il lavoro che è stato fatto è fondamentale, e questo lo si è fatto anche grazie agli operatori, a chi quel sorriso non lo ha mai fatto mancare tutti i giorni. Il grado di soddisfazione dell'utenza rispetto agli operatori di questo centro è elevatissimo, ma, ancor più, non solo questo: hanno cambiato la prospettiva e quella che una volta si diceva la percezione sociale dell'istituto nell'ambiente esterno. Per noi tutti, coloro che vivono in Brianza, che vivono in Lombardia, La Nostra Famiglia è più di un centro di cura e di assistenza. È qualcosa che non si ferma mai, come dicevo prima, qualcosa che evolve; è qualcosa che dà una speranza alle famiglie, che devono innanzitutto accettare la disabilità e poi capire che dalla disabilità si cresce, si migliora e si sviluppa quell'autonomia che negli anni è doverosa, perché la si investe in ricerca, perché la disabilità è qualcosa che non si può fermare, ma si deve contrastare nel senso buono del termine, per rendere sempre più autonomi i ragazzi e le ragazze che vivono la disabilità, sia essa grave o meno grave.

E quindi oggi vedere sul piatto questo discorso di una riduzione degli stipendi e un'armonizzazione datata 13 anni fa male a tutti; ma non fa male solo agli operatori, fa male al sistema lombardo, che si fregia, appunto, di questa eccellenza, e a tariffari delle prestazioni che sono fermi a otto anni fa. Cioè, noi in Lombardia, nella famosa e importante sanità lombarda, abbiamo delle prestazioni che sono pagate ancora con tariffe di più di otto anni fa. Allora è venuto il momento che il Ministero, in una situazione difficile come questa, dove riconosciamo che il raccordo tra le regioni è fondamentale in tema sanitario e in tema di diritti anche alla disabilità, dica la sua e dica che non è corretto che una regione tenga fermi questi tariffari, e renda quindi più difficile fare bilanci, e, allo stesso tempo, faccia capire a questa Associazione che gestisce La Nostra Famiglia che non è più il tempo di fare questo, perché la qualità di quel servizio che erogano quotidianamente non è solo basato sulle strutture, non è solo basato sui grandi investimenti e sulla grande progettualità che - bisogna dargliene atto - hanno svolto in questi anni, ma anche su quei tanti operatori che non hanno mai fatto mancare il loro sorriso e hanno aumentato lo sviluppo e il miglioramento dell'autonomia dei ragazzi e delle ragazze disabili.

 

ROBERTO TRAVERSI, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. Passo a illustrare l'atto concernente il contratto dipendenti non sanitari dell'Associazione La Nostra Famiglia. Preliminarmente è opportuno evidenziare che nel nostro ordinamento giuridico, a causa della mancata attuazione dell'articolo 39 della Costituzione, la giurisprudenza è pervenuta all'affermazione del principio volontaristico, in base al quale il datore di lavoro è obbligato esclusivamente all'applicazione del contratto collettivo stipulato dall'organizzazione datoriale alla quale sia affiliato. Nel caso in cui il datore di lavoro non sia iscritto a un'associazione sindacale può comunque decidere di applicare un determinato CCNL, aderendovi esplicitamente oppure implicitamente, attraverso l'applicazione costante, in linea di fatto, delle relative clausole negoziali.

Anche in tali ipotesi si è pervenuti a ritenere che il datore di lavoro sia obbligato a continuare ad osservare detto contratto. In ogni caso, resta fermo il principio per cui il datore di lavoro è sempre tenuto a garantire ai propri dipendenti una retribuzione sufficiente e proporzionata alla qualità e quantità del lavoro svolto, secondo quanto disposto dall'articolo 36 della Costituzione. La giurisprudenza interpreta questo precetto costituzionale nel senso che la retribuzione considerata costituzionalmente adeguata, proporzionata e sufficiente è quella stabilita nei contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative della categoria economica di appartenenza del datore di lavoro. Ciò premesso, con specifico riferimento a quanto evidenziato dall'onorevole interpellante in ordine all'operato dell'Associazione La Nostra Famiglia, che avrebbe deciso di applicare a tutto il personale non medico dei propri centri di cura e riabilitazione un diverso contratto collettivo rispetto a quello precedentemente applicato, mi preme innanzitutto sottolineare che sotto il profilo della correttezza nei rapporti negoziali si rileva l'anomalia della condotta dell'Associazione, che, in base a quanto riportato nell'interpellanza, avrebbe interrotto le trattative sindacali per il rinnovo del contratto, ormai in fase avanzata, decidendo unilateralmente di applicare un diverso CCNL, con conseguenti ricadute anche sul CCNL ARIS per la riabilitazione.

Dalla ricostruzione dei fatti fornita dall'interpellante sembra palesarsi una possibile violazione dei principi di proporzionalità e sufficienza della retribuzione, sanciti dall'articolo 36 della Costituzione, e una non corretta applicazione dei contratti ed accordi collettivi di lavoro, che, una volta accertata, comporterebbe per il datore di lavoro, e quindi, in questo caso, per l'Associazione, la perdita dei benefici normativi e contributivi. Ugualmente sanzionabili appaiono le omissioni contributive che discendono dall'applicazione di un contratto collettivo che non ha i caratteri della maggiore rappresentatività comparativa di settore. Nel concludere sottolineando la rilevanza della questione segnalata e auspicando che l'Associazione possa tornare indietro sui suoi passi, posso sin d'ora assicurare che il Ministero che rappresento manterrà l'attenzione alta, anche interessando direttamente l'Ispettorato nazionale del lavoro sulla questione, affinché siano garantiti i diritti e le condizioni spettanti ai lavoratori. Naturalmente ho letto per il collega.

GIAN MARIO FRAGOMELI: Grazie, sottosegretario, sono soddisfatto della risposta. Seppure in termini tecnici, lei oggi ha sancito qualcosa di importante a nome del Governo italiano: ha detto in parole chiare che ci deve essere una proporzionalità, nel rispetto della nostra Carta costituzionale, nell'erogazione dello stipendio, ma, ancor più, che non si può scappare nelle maglie normative e sfuggire dal principio che deve garantire i lavoratori e le lavoratrici italiane. Quindi, da questo punto di vista, sono soddisfatto, e penso che il fatto che il Ministero abbia già dichiarato la disponibilità ad attivare l'Ispettorato, perché questa procedura oggi è sospesa, ma sappiamo essere sospesa temporaneamente, e quindi non dà nessuna garanzia ai lavoratori e agli operatori di questa azienda, per me è una garanzia, e continuerò chiaramente a sollecitarlo, convinto che però oggi si scrive una pagina importante.

La disabilità non può essere l'ultima, con i lavoratori della disabilità che percepiscono meno di 1.300 euro al mese in media, dove ci sono molti lavoratori part- time che percepiscono la metà dello stipendio. Badi che si prende uno stipendio che è più basso di quello del reddito di cittadinanza per i lavoratori part-time, persone che si occupano di disabilità, e quindi il fatto che ci sia un faro, un'attenzione del Ministero per me è importante. Confido che questo faro porti la proprietà a cambiare, a tornare indietro, e qualsiasi cambio, comunque, o modifica o integrazione del contratto avvenga comunque dopo avere dato il diritto a 13 anni di mancati aumenti salariali, perché questa è la cosa più grave, pensare di cambiare e di scappare dalle responsabilità contrattuali senza avere neanche aggiornato lo stipendio ad oggi. Questa è la cosa più grave che si è paventata in queste settimane. Quindi la ringrazio, continuerò a sollecitare, ma confido molto che da questa risposta ci sia una presa d'atto importante e forte da parte del Ministero.