12/05/2017
Giorgio Zanin
Senaldi, Salvatore Piccolo, Paolo Rossi, Nicoletti, Prina, Piccione, Falcone, Paola Boldrini, Bergonzi, Terrosi, Venittelli, Pinna, Tinagli, Patriarca, Gitti, Pelillo, Moretto, Impegno, Cova, Becattini, Brandolin, Taranto, Bazoli, Ferrari, Di Lello, Fusilli, Mariani, Fragomeli, Dallai, Berlinghieri, Antezza
2-01799

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   il comune di Cinto Caomaggiore (Ve) possiede da tempo tutti i requisiti prescritti dalla legge come richiesto dall'articolo 132, secondo comma, della Costituzione e dall'articolo 46, terzo comma, della legge n. 352 del 1970 per il passaggio di regione, tra i quali:
    1. il doppio quorum favorevole richiesto e raggiunto con il referendum popolare del 26-27 marzo 2006, avete quale quesito «Volete che il territorio del comune di Cinto Caomaggiore sia separato dalla regione Veneto per entrare a far parte integrante della regione Friuli-Venezia Giulia ?»; tale consultazione ebbe un evidente risultato, con 1.956 elettori su 2.994 aventi diritto (pari al 65,3 per cento) e con 1.790 «sì», pari al 91,5 per cento dei votanti;
    2. il parere favorevole delle regioni interessate per il distacco di Cinto Caomaggiore e per la sua aggregazione ad altra regione. In particolare, il Friuli-Venezia Giulia ha ribadito negli ordini del giorno n. 34 del 18 dicembre 2014 e n. 33 del 17 dicembre 2015 il parere favorevole già espresso nel 2006, mentre il Veneto ha approvato con delibera n. 91 del 28 giugno 2012 una risoluzione finalizzata all'attivazione del consiglio regionale presso il Parlamento per procedere al passaggio di Cinto Caomaggiore alla provincia di Pordenone;
    3. altri benestare accessori sono stati espressi dalle province di Pordenone, Venezia e Udine; si segnala inoltre che con deliberazione del consiglio comunale in carica è stata rinnovata la volontà per il passaggio al Friuli attraverso la non adesione alla città metropolitana di Venezia;
   la comunicazione del risultato referendario venne data nella Gazzetta Ufficiale n. 93 del 21 aprile 2006, da cui iniziavano a decorrere i sessanta giorni – ex articolo 45, quarto comma, legge n. 352 del 1970 – entro cui il Ministro dell'interno, come «atto dovuto», avrebbe dovuto presentare al Parlamento il disegno di legge ordinario contenente la modifica dei confini delle regioni coinvolte;
   sono trascorsi undici anni da tale espressione popolare non «ratificata» come dovuto da Governo e Parlamento, nonostante la storia degli atti parlamentari volti al passaggio amministrativo di Cinto Caomaggiore sia nutrita come dimostra il seguente elenco:
    AS n. 1145/2006 a firma del senatore Saro «Distacco del comune di Cinto Caomaggiore dalla regione Veneto e relativa aggregazione alla regione Friuli-Venezia Giulia»;
    proposta di legge costituzionale n. 2526 presentata alla Camera dei deputati dall'allora Ministro dell'interno Amato il 17 aprile 2007;
    AS n. 758/2008 a firma del senatore Saro, il cui esame in Commissione affari costituzionali al Senato è iniziato a luglio 2012;
    AC 2331 presentato il 29 aprile 2014 a firma Zanin-Moretto «Distacco del comune di Cinto Caomaggiore dalla regione Veneto e sua aggregazione alla regione Friuli Venezia Giulia, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione»;
    AS 2278 a firma del senatore Pegorer, presentato in data 9 marzo 2016;
   è perciò evidente, tra l'alto, la volontà del Governo e del Parlamento di dare corso ai diritti dei cittadini come previsto dalle leggi, come avvenuto nella sedicesima legislatura con la legge n. 117 del 2009 relativa al passaggio di regione dalle Marche all'Emilia Romagna dei sette comuni della Valmarecchia, e come attestato anche nel corso della diciassettesima legislatura dall'esame in corso della proposta di legge n. 1202 e abbinata – Distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione: è dunque sottesa in tali atti, oltre all'importante ritardo, la possibile discriminazione dei cittadini italiani di Cinto Caomaggiore che hanno conseguito in precedenza tale diritto;
   la disciplina per i passaggi di regione prevede la sola legge ordinaria, dal momento che l'articolo 132, secondo comma, della Costituzione, utilizzando le parole «legge della Repubblica», non distingue le regioni ordinarie da quelle speciali, ma detta una comune disciplina come ribadito nella sentenza costituzionale n. 66/2007, in cui si afferma l'applicabilità a tutte le autonomie regionali sia ordinarie che differenziate. Inoltre, nella sentenza Costituzionale 246/2010, la Consulta ha asserito che «La norma costituzionale infatti, l'unica che possa porre dei vincoli di carattere procedimentale all'operato degli organi legislativi, non prescrive che, esauritasi la prima delle due fasi in cui si articola lo speciale procedimento di cui all'articolo 132, secondo comma, della Costituzione (cioè quella avente ad oggetto la consultazione referendaria e la espressione del parere dei Consigli regionali interessati), la seconda fase (quella cioè che ha inizio con la presentazione del disegno di legge) si svolga secondo forme sostanzialmente diverse rispetto a quelle legislative ordinarie.» –:
   se non si ritenga necessario, per quanto di competenza, dare corso con urgenza a tutte le procedure per il completamento del passaggio amministrativo del comune di Cinto Caomaggiore dalla regione Veneto alla regione Friuli Venezia Giulia, nel rispetto della volontà popolare dei cittadini espressa chiaramente con il referendum del 26-27 marzo 2006.
 

Seduta del 19 maggio 2017

Illustrazione e replica di Giorgio Zanin, risposta del governo di Domenico Manzione, Sottosegretario di Stato per l'Interno

Illustrazione

Grazie, Presidente. L'interpellanza si riferisce al comune di Cinto Caomaggiore, per essere puntuali anche nella definizione, perché questo, poi, è un tema di misura, di puntualità che poi avremo modo di discutere con lei, signor sottosegretario, e la ringrazio per la sua presenza in Aula, ed è evidente che dobbiamo ripercorrere un po' la strada che ci ha portato sin qui, anche ammettendo che si tratta, in effetti, di un atto che in qualche misura non rappresenta in effetti un'urgenza, se non la rappresentiamo in quanto una necessità dovuta ad un ritardo. Il comune di Cinto Caomaggiore, che si trova in provincia di Venezia, possiede, infatti, da tempo i requisiti prescritti dalla legge, come richiesto dall'articolo 132 della Costituzione, per effettuare il passaggio di regione.

Infatti, i cittadini di Cinto Caomaggiore, nel 2006 - dunque parliamo di undici anni fa, un dato che deve suonare in qualche misura come un tema alle nostre orecchie che si incrocia con il tema dell'interpellanza urgente di stamattina - hanno realizzato, come prescrive la legge, un referendum popolare, con un risultato che ha conseguito il famoso doppio quorum necessario per i passaggi di regione. Lo ricordo, con risultati che sono anche lì abbastanza evidenti: il 65 per cento della popolazione di Cinto Caomaggiore partecipò al referendum, dunque una maggioranza che oggi definiremmo ampia con la crisi di partecipazione al voto che registriamo, e con una presenza al referendum di risposte da parte del “sì” pari al 91,5 per cento.

Dunque, una volontà popolare sostanzialmente unanime, ribadita nel corso, peraltro, di questi undici anni, come vedremo tra poco. Questo processo di distacco, dopo il referendum del 2006, ha avuto tutti gli accessori conseguenti, e cioè il parere favorevole delle regioni interessate a questo distacco, cioè precisamente la regione Friuli Venezia Giulia e la regione Veneto, e, ulteriormente, anche altri benestare accessori, come quelli espressi in particolare dalla provincia di Pordenone interessata al congiungimento e la provincia di Venezia, e, addirittura, anche la manifestazione esplicita da parte di una provincia non contermine, non interessata direttamente, come quella di Udine, con espressione delle rispettive assemblee pubbliche, dunque i rispettivi consigli provinciali, ancor prima avevo citato le regioni.

È evidente che si tratta di pronunciamenti espliciti sia del consiglio regionale del Veneto sia del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia; inoltre, è evidente che questa materia andava trattata per legge direttamente con un'azione che trovasse da parte del suo Ministero, da quello che lei attualmente rappresenta, cioè il Ministero dell'interno. Parliamo del 2006, lei non sedeva ancora, onorevole sottosegretario, nel ruolo che ha oggi, e dunque si trattava di un atto dovuto, undici anni fa, da parte del Governo e del Parlamento, che ha trovato nel corso degli anni, quasi come un rosario, contrassegnato da alcune scadenze, anche delle proposte legislative precise e puntuali. Ricordo, per esempio, la n. 1145 del 2006, a firma del senatore Saro, “Distacco del comune di Cinto Caomaggiore dalla regione Veneto e relativa aggregazione alla regione Friuli Venezia Giulia”, la proposta di legge costituzionale n. 2526, presentata alla Camera dei deputati dall'allora Ministro dell'interno Giuliano Amato il 17 aprile 2007, l'Atto Senato n. 758 del 2008, sempre a firma del senatore Saro, il cui esame in Commissione affari costituzionali al Senato è iniziato a luglio 2012, dunque siamo alla fine di quella legislatura, la XVI; infine, l'Atto Camera n. 2331 presentato il 29 aprile 2014 dal sottoscritto, a cui ha fatto seguito peraltro un atto gemello anche al Senato, il n. 2278 a firma del senatore Pegorer.

È perciò evidente, da questo che ho definito, con un po' di ironia, un rosario di provvedimenti, che giacciono in questa Camera e al Senato e nella memoria degli archivi, che sia il Governo che il Parlamento hanno manifestato la volontà di dare corso ai diritti dei cittadini, come previsto dalla legge e come è avvenuto per altri comuni che avevano gli stessi elementi di qualità pregiudiziale conseguiti dal comune di Cinto Caomaggiore. Cito, tra gli altri, la legge n. 117 del 2009 relativa al passaggio di regione, dalle Marche all'Emilia-Romagna, dei sette comuni della Valmarecchia. Un atto che, come dire, non ha trovato soltanto quella fattispecie, ma addirittura anche in questa stessa legislatura, la XVII - ed è, di fatto, l'atto che ha scatenato, da parte mia, la volontà di sottoporre al Governo questa istanza - abbiamo iscritto una nuova proposta di legge, la n. 1202 e abbinata, cioè il distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio sempre dalla regione Marche e la loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini.

Dunque ci troviamo in presenza di una ripetuta richiesta da parte dei rappresentanti del popolo, da parte del Governo, che, pur facendo seguito alla richiesta dei cittadini di Cinto Caomaggiore, ancora non trova uno spazio.

Io credo che questo sia evidentemente un problema e credo anche che dobbiamo chiarire una volta per tutte la disciplina per i passaggi di regione, perché nel sottotraccia c'è anche questo aspetto, poiché le regioni interessate non sarebbero, come nei casi precedenti, le Marche e l'Emilia Romagna, ma il Veneto e la regione Friuli Venezia Giulia, che, come tutti sanno, è collegata alla presenza di uno statuto di autonomia speciale. Credo che dobbiamo sgombrare subito il campo e io mi auguro che nella sua risposta, sottosegretario, non vi sia traccia di questo elemento, perché il pregresso lo dice in maniera chiara: la disciplina per i passaggi di regione prevede la sola legge ordinaria, dal momento che l'articolo 132, secondo comma, della Costituzione, utilizzando le parole “legge della Repubblica”, non distingue le regioni ordinarie da quelle speciali, ma detta una comune disciplina, come ribadito - non lo dice l'onorevole Zanin - dalla sentenza della Corte costituzionale n. 66 del 2007, in cui si afferma l'applicabilità a tutte le autonomie regionali, sia ordinarie che differenziate.

Inoltre, nella sentenza n. 246 del 2010, sempre la Corte costituzionale ha asserito che la norma costituzionale, l'unica che possa porre dei vincoli di carattere procedimentale all'operato degli organi legislativi, non prescrive che, esauritasi la prima delle due fasi in cui si articola lo speciale procedimento di cui all'articolo 132, secondo comma, della Costituzione - cioè quella avente ad oggetto la consultazione referendaria e l'espressione del parere dei consigli regionali interessati -, la seconda fase, quella che ha inizio con la presentazione del disegno di legge, si svolga secondo forme sostanzialmente diverse rispetto a quelle legislative ordinarie.

Ecco perché sono a chiederle se non si ritenga necessario, per quanto di competenza, dare corso con urgenza - siamo quasi al termine della legislatura - a tutte le procedure per il completamento del passaggio amministrativo del comune di Cinto Caomaggiore dalla regione Veneto alla regione Friuli Venezia Giulia, nel rispetto della volontà popolare dei cittadini, espressa chiaramente con il referendum del 26 e 27 marzo 2006, e della legge.

Risposta del governo

Grazie, Presidente. Con l'interpellanza all'ordine del giorno, l'onorevole Zanin, unitamente a molti altri deputati per la verità, richiama l'attenzione sulle lungaggini - credo che così si possano definire - che starebbero caratterizzando il procedimento per il distacco del comune di Cinto Caomaggiore dalla regione Veneto e la sua conseguente aggregazione alla regione Friuli Venezia Giulia.

Al riguardo chiede che il Ministro dell'Interno dia corso con urgenza agli adempimenti di propria competenza volti a consentire detta variazione territoriale, anche al fine di evitare possibili discriminazioni dei cittadini del comune in questione rispetto ad altre comunità locali - sono quelle che venivano dianzi rammentate -, per le quali la variazione territoriale richiesta è già intervenuta o si trova in fase di discussione parlamentare.

Come evidenziano gli onorevoli interpellanti, il procedimento di variazione territoriale degli enti locali è particolarmente complesso ed articolato e si conclude con l'approvazione di una legge avente come contenuto la volontà manifestata attraverso un apposito referendum delle popolazioni interessate, legge ordinaria, sulla scorta delle osservazioni che già faceva l'interpellante. L'avvio della fase legislativa può aver luogo sia per iniziativa del Ministero dell'interno che per iniziativa parlamentare. Ovviamente, ciò che è essenziale è che il Parlamento svolga la propria valutazione di carattere politico sull'ipotesi di distacco-aggregazione contemperando i principi di unitarietà e di coesione economico-sociale con quello di autodeterminazione.

Tanto premesso, è appena il caso di rilevare che, visto l'esito del referendum, la volontà dei cittadini di Cinto Caomaggiore di aggregarsi al Friuli Venezia Giulia è stata espressa in maniera chiara e inequivocabile. Questo è assolutamente incontestabile. Essa, quindi, va considerata con il massimo rispetto, tanto più che è sostenuta anche dalle istituzioni provinciali e regionali che sono interessate al distacco.

Per dare seguito parlamentare all'istanza della comunità cintese sono stati presentati, nelle passate legislature, sia un disegno di legge costituzionale di iniziativa governativa sia disegni di legge di iniziativa parlamentare, che per vari motivi non sono stati approvati dalle Camere. Anche in questa legislatura - anche questo veniva rammentato - risultano depositate delle proposte di legge di iniziativa parlamentare aventi a oggetto l'aggregazione del comune veneto al Friuli Venezia Giulia. Mi riferisco all'Atto Camera n. 2331, d'iniziativa dello stesso onorevole Zanin, e l'Atto Senato n. 2278 del senatore Pegorer, entrambi citati nell'interpellanza. Le due proposte appaiono, in questa fase finale della legislatura, il veicolo più idoneo per recepire in legge la variazione territoriale richiesta dai cittadini di Cinto Caomaggiore.

Replica

 Sì, signor sottosegretario, la ringrazio, perché la sua risposta è certamente una risposta che conferma tutto quanto abbiamo cercato di manifestare. A questo punto – è evidente - c'è un passaggio molto delicato che lei ha espresso, che riguarda le competenze esclusivamente parlamentari. Io mi permetto di sottolineare che certamente, a partire dalla presenza di veicoli già sul tavolo, è chiaro che un'azione di sollecito intervento da parte del suo Ministero potrebbe chiaramente, fortemente incoraggiare la posta in palio, cioè quella di costruire, dentro il percorso dell'agenda parlamentare, una risposta concreta.

Io penso che dentro questa vicenda ci siano in gioco valori, al di là del fatto che, come sempre poi in queste pagine, in queste situazioni, ci si trova a discuterne alla Camera in forma assolutamente ridotta. È normale, è uno standard; siamo accusati spesso dai mezzi di comunicazione, che forse usano e abusano delle loro possibilità di esternare profili e atteggiamenti che non ci riguardano.

Siamo in pochi - anzi io e lei e basta - in quest'Aula, sostanzialmente, non abbiamo più nemmeno le classi, oltre alla Presidenza ben si intende, e, tuttavia, credo che questa vicenda che noi stiamo discutendo sia, ovviamente, non soltanto una sollecitazione di carattere retorico, tant'è che lei, nella sua risposta, ha confermato l'istanza dell'interpellanza, dicendo che è bene, è opportuno, è corretto dare corso a questa vicenda. Perché? Perché è evidente che dobbiamo far rispettare la legge, la legge, nient'altro che la legge!

E dunque, lei fa riferimento ad una volontà politica che deve risolversi e decidere se vuole o meno dare corso alla legge. Io ritengo che questo esame e questa risposta dovrebbero anche creare le condizioni perché, negli ambiti delle Commissioni parlamentari, ci sia uno svolgimento rapido. E le dico questo elemento perché il tema non può essere risolto anche in chiave politica con una risposta di ambiguità - purtroppo, per undici anni e da undici anni, i cittadini cintesi attendono, come dire, una risposta - e dico ambiguità perché il rinvio, questo rinvio costante, attiene alla fattispecie che poi genera lo sconcerto e anche la mancanza di fiducia nelle istituzioni. I cittadini si sono espressi e attendono una risposta chiara dalle istituzioni.

E dunque dentro questa risposta, ancorché ne discutiamo soltanto in pochi, è incistata la natura stessa democratica del nostro Paese. È ovvio che si tratta di una natura che porta in campo anche la natura provvisoria dei confini amministrativi, peraltro nel corso di questa legislatura ne abbiamo a lungo parlato, abbiamo realizzato riforme che, in qualche misura, per esempio, tolgono e modificano l'assetto delle province, abbiamo cercato anche con la riforma costituzionale di modificare questi assetti e, dunque, non vi è ragione alcuna per cui l'elemento dei confini venga considerato una proprietà indiscussa delle fattispecie superiori, ma dobbiamo radicarla: lei ha citato e ha detto di “contemperare” - mi pare il verbo più appropriato - le dovute esigenze.

Dunque, nel concludere con soddisfazione il fatto che il Ministero dell'Interno, per suo tramite, riconosca questa istanza, ribadisco il punto: io penso che, al di là del restituire alla comunità di Cinto Caomaggiore il dovuto, qui in gioco ci siano valori più grandi ed è per questo che ritengo che un intervento esplicito, da parte anche del Governo, sulla questione parlamentare sia dovuto in questa fase e mi auguro che lei saprà cogliere quest'occasione per aiutare questo processo, così come giustamente nella sua risposta ha teso a sottolineare.