05/05/2014
Marco Causi
Ferro, Tidei, Miccoli, Argentin, Marroni, Orfini, Marco Di Stefano, Mazzoli, Mariastella Bianchi, Coscia, Bray, Chaouki, Petrini, Pierdomenico Martino, Taranto, Morassut, Gentiloni Silveri, Bonaccorsi, Gutgeld, Fioroni, Roberta Agostini, Villecco Calipari, Stumpo, Carella, Piccoli Nardelli, Realacci, Lodolini, Melilli, Zoggia, Campana, Giachetti, Fassina
2-00523

 I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   ai sensi dell'articolo 115, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, lo Stato adotta d'intesa con la Conferenza unificata, il piano sanitario nazionale, i piani di settore aventi rilievo ed applicazione nazionali e stabilisce il riparto delle relative risorse alle regioni, previa intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;
   l'articolo 1, comma 34 delle legge 23 dicembre 1996, n. 662 prevede che – in sede di ripartizione del Fondo sanitario nazionale – il Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE), su proposta del Ministro della sanità, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni stabilisce i pesi da attribuire a ciascuna regione in base ad una serie di criteri e può vincolarne alcune quote alla realizzazione di specifici obiettivi del Piano sanitario nazionale;
   secondo l'articolo 34-bis della legge 23 dicembre 1996, n. 662 per il perseguimento degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale indicati nel Piano sanitario nazionale, le regioni elaborano specifici progetti. Al fine di agevolarne l'attuazione, si provvede ad erogare, a titolo di acconto, il 70 per cento dell'importo complessivo annuo spettante a ciascuna regione, mentre l'erogazione del restante 30 per cento è subordinata all'approvazione da parte della Conferenza Stato-regioni su proposta del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, dei progetti presentati dalle regioni, comprensivi di una relazione illustrativa dei risultati raggiunti nell'anno precedente. A decorrere dall'anno 2013, racconto del 70 per cento è erogato a seguito dell'intervenuta intesa, in sede di Conferenza Stato-regioni, sulla ripartizione delle predette quote vincolate;
   inoltre, secondo l'articolo 26, comma 1, del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68, sempre a decorrere dall'anno 2013 il fabbisogno sanitario nazionale standard è determinato, in coerenza con il quadro macroeconomico complessivo e nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica e degli obblighi assunti dall'Italia in sede comunitaria, tramite intesa, coerentemente con il fabbisogno derivante dalla determinazione dei livelli essenziali di assistenza (LEA) erogati in condizioni di efficienza ed appropriatezza. In sede di determinazione, sono distinte la quota destinata complessivamente alle regioni a statuto ordinario, comprensiva delle risorse per la realizzazione degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale ai sensi dell'articolo 1, commi 34 e 34-bis, della legge n. 662 del 1996, e le quote destinate ad enti diversi dalle regioni;
   in attuazione dei predetti articoli, il Ministero della salute ha trasmesso alla Conferenza Stato-regioni la proposta di riparto delle disponibilità finanziarie per il Servizio sanitario nazionale nell'anno 2013 sulla quale, il 19 dicembre 2013, si è raggiunta l'intesa;
   il fabbisogno standard delle singole regioni a statuto ordinario cumulativamente pari al livello di fabbisogno sanitario nazionale standard è stato determinato utilizzando per tutte le regioni i valori di costo rilevati nelle c.d. «regioni di riferimento» (quelle scelte per l'anno 2013 sono state Umbria, Emilia Romagna e Veneto);
   l'importo da ripartire è risultato pari a 104,082 miliardi, inferiore di 1,249 miliardi di euro rispetto a quello del 2012 (105,331 miliardi);
   sempre nell'anno 2013, ai fini del riparto tra le regioni, oltre all'impiego del meccanismo dei costi standard, è stato utilizzato il valore legale della popolazione residente nella determinazione del valore della popolazione pesata per classi di età con riferimento alle singole regioni. Il valore della popolazione legale utilizzato è quello risultante dalle operazioni del censimento dell'anno 2011;
   al 9 ottobre 2011, data di riferimento del 15o Censimento generale della popolazione e delle abitazioni, la popolazione residente nella regione Lazio è risultata pari a 5.502.886, mentre la popolazione ISTAT pre-censimento al 1o gennaio 2011 era pari a 5.728,688 unità. Si è rilevata, pertanto, una anomala e penalizzante riduzione della popolazione censita pari a 225.802 abitanti (il 3,94 per cento) posto che il valore della riduzione a livello nazionale della popolazione censita è stato, invece, pari all'1,97 per cento;
   l'utilizzo del dato della popolazione censuaria ha determinato la ridefinizione della quota di accesso al riparto del Fondo per la regione Lazio, dal 9,40 per cento dell'anno 2012 al 9,30 per cento dell'anno 2013. Su questa rideterminazione non influisce assolutamente il meccanismo dei costi standard, e questo è evidente dalla stessa proposta di riparto formulata dal Ministero della salute, nella quale è riportata la tabella della popolazione «pesata» per classi di età. Il peso relativo della popolazione pesata della regione Lazio (come per tutte le altre regioni) sul valore complessivo della popolazione «pesata» Italia è proprio pari a 9,30 per cento – stessa percentuale identificata successivamente nel provvedimento, all'interno delle tabelle di assegnazione, come quote di accesso al finanziamento. La riduzione di quest'ultima dipende pertanto esclusivamente dal dato di popolazione legale utilizzato (che a sua volta influisce sul dato di popolazione pesata);
   un valore assoluto così significativo di riduzione della popolazione – che può solo essere imputabile ad errori materiali nella compilazione del censimento – rischia di determinare un gravissimo pregiudizio in termini di erogazione di servizi nella regione Lazio posto che, la scelta di utilizzare il dato della popolazione post censimento 2011, ha sottratto 104 milioni di euro al territorio;
   se a questa cifra si aggiunge anche la riduzione del finanziamento determinata dalle minori risorse complessive stanziate per il fondo nel 2013, la differenza della quota di accesso al riparto del Fondo rispetto al 2012 ammonta a 221 milioni di euro;
   anche in considerazione della situazione determinatasi a seguito dell'utilizzo della popolazione post censimento 2011, le disposizioni di cui all'articolo 1, comma 234, della legge di stabilità hanno innalzato dallo 0,25 allo 0,30 la quota premiale del finanziamento del servizio sanitario nazionale e stabilito, che esse fossero assegnate in via transitoria per gli anni 2012 e 2013 tenendo conto dei criteri di riequilibrio indicati dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome;
   nonostante raccordo intervenuto in sede di Conferenza abbia portato all'assegnazione di 99 milioni di euro alla regione Lazio il livello complessivo del finanziamento risulta ancora gravemente insufficiente –:
   se il Ministro abbia contezza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda intraprendere per sanare l'inaccettabile pregiudizio arrecato ai cittadini della regione Lazio.

 

Seduta dell'8 maggio 2014

Illustra e replica Marco Causi, risponde il Sottosegretario di Stato per la Salute Vito De Filippo

Illustrazione

Marco Causi: Signor Presidente, mi scuso subito con lei, con il sottosegretario De Filippo e con i colleghi presenti in Aula perché, rispetto alla precedente discussione, la mia interpellanza determina un netto calo di livello della discussione di quest'Aula, passando da alti temi etici e filosofici, su cui mi piacerebbe molto interloquire con la collega Binetti, ad altro. Dato che qualche centinaio di anni fa avevamo in Europa una vita media che era pari alla metà di quella che abbiamo adesso, già noi, in questa generazione abbiamo, usando le sue parole, rubato il doppio della vita ai nostri figli. Naturalmente l'istinto di conservazione della specie e la voglia anch'essa tutta umana di preservare la specie e di preservare noi stessi ci ha fatto godere di avanzamenti medicali, scientifici e tecnologici che hanno sempre più portato avanti la vita anche prima dell'arrivo delle nuove tecnologie, che oggi tanto ci fanno riflettere. 
  Io costringo quest'Aula a cambiare totalmente il terreno di discussione e a passare ad una discussione molto più volgare. È meramente statistico – come il sottosegretario sa – il parametro fondamentale per il riparto dei fondi nazionali dedicati alla sanità, del Fondo sanitario nazionale. Il parametro fondamentale – dicevamo – è quello della popolazione, in particolare della popolazione pesata per classi di età. L'arrivo dei dati del censimento del 2011 ha però provocato un'interruzione nella regolarità delle serie storiche utilizzate quando, nei decenni intercensuari, si usano i dati della popolazione anagrafica. Avendo il Ministero, in sede di riparto, adottato la popolazione legale censita al 2011, questa decisione ha provocato delle rotture nella continuità delle serie anagrafiche, rotture che sono particolarmente rilevanti per la regione Lazio, perché nella regione Lazio la popolazione legale, censita nel 2011, dista dalla popolazione anagrafica diverse centinaia di migliaia di unità. 
  Anche guardando in termini dinamici, la riduzione che sarebbe avvenuta della popolazione legale censuaria del Lazio fra il 2011 e il 2001 è il doppio della media nazionale, che ci dice che qualcosa non ha funzionato nelle modalità di rilevazione della popolazione censuaria del Lazio nel 2011, in particolare nella grande area metropolitana di Roma. 
  Questo disallineamento fra popolazione censuaria e popolazione anagrafica potrà essere risolto – è già successo anche in passato che questi disallineamenti venissero risolti – operando quello che in gergo statistico si chiama riallineamento della popolazione anagrafica alla popolazione censuaria. Tuttavia, avendo il Ministero effettuato i più recenti riparti utilizzando come base la popolazione censuaria del 2011, che sappiamo essere nel Lazio sottostimata per errori di rilevazione censuaria rispetto all'anagrafica, ciò ha determinato un riparto che ha penalizzato la popolazione effettiva, quella vera invece del Lazio, per più di 100 milioni di euro. Quindi, 100 milioni di euro in meno di riparto dovuti soltanto a un errore di rilevazione statistica, che è già in corso di correzione perché già l'ISTAT ha comunicato che sta per fare il riallineamento e che sta quindi per riportare l'effettivo dato della popolazione in continuità con le serie storiche. 
  E quindi le domande che si fanno al Ministro sono molto semplici: prima di tutto, nel caso specifico del Lazio, quanto tempo il Ministro ritiene necessario per adeguare i dati effettivi di riparto al riallineamento della popolazione anagrafica; in secondo luogo, se il Ministro non ritenga in via generale di proporre, affinché anche in futuro non si riproducano questi problemi, che si sono già peraltro prodotti in passato, e se non sia molto più sensato effettuare un riparto sempre sui dati anagrafici, senza considerare le interruzioni di serie dovute ai dati censuari e sempre ovviamente in attesa poi che gli stessi dati anagrafici siano allineati a quelli censuari. Un riparto che venga effettuato sempre sui dati anagrafici non produrrebbe più questi problemi. Per il Lazio in particolare e per Roma è importante poi sapere quando questo riallineamento verrà effettuato e se questo riallineamento produrrà qualche effetto anche sulle decisioni del passato, che hanno penalizzato profondamente questa regione.

Risposta del Governo

Sottosegretario di Stato per la Salute: Signor Presidente, onorevoli, la questione che è stata descritta dall'onorevole Causi è stata anche sottoposta all'attenzione degli organi competenti dallo stesso presidente della regione Lazio. In particolare, nel merito occorre precisare che, in sede di predisposizione della proposta di riparto 2013 delle risorse destinate al finanziamento del Servizio sanitario nazionale, il Ministero della salute ha utilizzato i dati relativi alla popolazione rilevati al 1o gennaio 2012 in quanto tali dati, oltre ad essere i più aggiornati al momento disponibili, inglobando anche gli effetti del quindicesimo censimento generale dell'ISTAT, sono divenuti, come è abbastanza noto, il riferimento legale per il nostro Paese fino alla successiva rilevazione censuaria. 
  La popolazione così censita è perciò definita popolazione legale, salvo che non intervengano modifiche dipendenti da eventuali variazioni territoriali nella circoscrizione comunale, posteriori alla data del 9 ottobre 2011, data della rilevazione censuaria appunto. Non si poteva purtroppo in tale sede, secondo la ricostruzione che noi facciamo, procedere in maniera differente da come si è proceduto. 
  Nelle more della definizione di un processo invece di revisione postcensuaria, già avviato e condotto dall'ISTAT, tra le iniziative possibili per evitare che la regione Lazio possa subire un eventuale pregiudizio, può essere valutata – ed è questa l'ipotesi sulla quale si sta lavorando – l'ipotesi di prevedere, unicamente all'interno della proposta di deliberazione del CIPE di riparto delle risorse destinate al finanziamento del Servizio sanitario nazionale per l'anno 2014 – ritornare indietro è un po’ complicato –, nella quale non si potrà che prendere a riferimento gli attuali dati di popolazione legale al 1o gennaio 2013 ufficializzati ancora una volta dall'ISTAT, una quota di finanziamento da accantonare e ripartire solo successivamente alla conclusione della citata revisione anagrafica, sulla base delle risultanze che emergeranno dal processo di allineamento dei dati del censimento della popolazione con le anagrafiche comunali, allo scopo così di armonizzare i saldi di ciascuna regione alla popolazione come definitivamente ricalcolata. 
  In merito, quindi, alla problematica in esame, la regione Lazio ha espresso più volte in sede istituzionale la necessità di un riparto delle risorse, sia per l'anno 2013 che per l'anno 2014, tra le amministrazioni regionali, in quanto concretamente aderente alle prescrizioni normative, alla reale consistenza della popolazione residente e al perseguimento di obiettivi di equità delle politiche sanitarie in tutto il territorio nazionale. A questo riguardo, la regione Lazio ha segnalato che, in sede di incontri istituzionali con i rappresentanti dell'ISTAT, l'Istituto si è impegnato a garantire, entro il mese di giugno 2014, il perfezionamento della revisione anagrafica dei dati sulla popolazione del Lazio, che potrà, quindi, consentire all'ISTAT di allineare i propri dati censuari alle risultanze anagrafiche dei comuni. 
  Infatti, entro il mese di ottobre 2014, l'ISTAT dovrà provvedere alla certificazione dei risultati dei controlli attivati per validare le risultanze anagrafiche, così come revisionate, e dovrà, quindi, aggiornare contestualmente la popolazione legale. Al di là di questo lungo – non tanto, diciamo – percorso descritto nella mia risposta, nella sostanza, un'operazione possibile ad oggi e valutabile dal Ministero della salute è quella di evitare queste difficoltà per il riparto 2014 con quel meccanismo dell'accantonamento nella proposta di delibera CIPE che è alla base della formulazione di riparto del Fondo sanitario nazionale, che, come è abbastanza noto all'onorevole Causi, è oggetto anche di una valutazione e di un'approvazione nella Conferenza delle regioni.

Replica

Marco Causi: Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto della risposta del sottosegretario. Capisco che non è compito del Ministero della salute domandarsi come mai il censimento del 2011 non abbia funzionato proprio a Roma, che, peraltro, 2 mila anni fa, fu la città che inventò i censimenti in tutta l'area mediterranea; però, questo dovremmo domandarcelo tutti noi per quanto riguarda una certa decadenza delle capacità amministrative, da esercitare anche in occasione della rilevazione censuaria. 
  Mi pare di capire che il meccanismo che è stato individuato è quello di accantonare una quota in attesa del riallineamento. Mi raccomando, naturalmente, con il sottosegretario che questa quota sia sufficiente a evitare che, ripeto, un errore burocratico e un errore derivante dalla cattiva gestione amministrativa del procedimento censuario ricada, poi, sulle spalle dei cittadini di Roma e del Lazio tramite minori finanziamenti al Fondo sanitario nazionale di una regione che, come il sottosegretario sa, è anche una regione che è sottoposta a un piano di rientro. 
  Quindi, questa spesa sanitaria sta comunque scendendo rispetto al trend storico. Farla scendere oltre il dovuto, naturalmente, implicherebbe uno stress delle strutture sanitarie e dell'offerta sanitaria, e quindi uno stress per i cittadini, che davvero non è dovuto. La strada individuata mi sembra coerente: invito a praticarla con una piena coscienza del fatto che l'allineamento dell'analogo censimento è un'operazione molto urgente e indispensabile per evitare elementi di disuguaglianza e di iniquità nel riparto del Fondo sanitario nazionale.