11/11/2014
Eleonora Cimbro
Laforgia, Carnevali, Fava, Terrosi, Prina, Monaco, Cominelli, Civati, Chaouki, Casellato, Quaranta, Piras, Ricciatti, Daniele Farina, Melilla, Duranti, Taricco, Arlotti, Cuperlo, Becattini, Minnucci, Francesco Sanna, Simoni, Ginoble, Giovanna Sanna, Morassut, Fauttilli, Gigli, Porta, Fitzgerald Nissoli, Buttiglione, Cera, Caruso, De Mita, Sberna, Binetti, D'Agostino, Rabino
2-00746

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che: 
E-Care, società di 2300 dipendenti, sei sedi in Italia (Cesano Boscone, Torino, L'Aquila, Modugno, Roma Tor Spaccata e Tor Pagnotta) e una a Belgrado, e un giro d'affari di 63 milioni per quel che riguarda il 2013, fornisce servizi di call center; 
la società è controllata da gruppi economici importanti e politicamente influenti: il 48 per cento, è detenuto da Astrim spa, che a sua volta è controllata da Unicredit, il 15 per cento dal gruppo Caltagirone Editore; 
nella sola sede di Milano, E-care gestisce servizi per Intesa San Paolo Vita e Intesa San Paolo Assicura, Centro Diagnostico Italiano, Giuffré Editore, ATM e, prima della recente rinuncia a servirsi dei servizi dell'azienda, Fastweb; 
a partire dal 2010 la situazione congiunturale di crisi del settore ha portato a un ridimensionamento dell'occupazione sulla sede di Cesano Boscone che a ottobre 2012 era certificata in 670 unità circa. Il 2013 ha visto una situazione di relativa stabilità arrivando a ottobre 2013 con circa 600 lavoratori impiegati; 
nell'estate 2013 si è aperta la questione Fastweb, maggiore committente della sede, che ha comunicato l'intenzione di rivolgersi altrove per i servizi di outsourcing. Dopo la convocazione di un tavolo triangolare grazie all'articolo 53 del contratto collettivo nazionale di lavoro si è ottenuto l'impegno di Fastweb a garantire il lavoro per l'occupazione di 100 FTE sino al 30 settembre 2014; 
sulla base di queste premesse a ottobre 2013 il tavolo di trattativa tra azienda e organizzazioni sindacali ha affrontato la questione partendo dai seguenti punti di riferimento: dichiarazione dell'azienda di 118 esuberi; necessità di mettere in sicurezza il sito anche in caso della perdita della commessa Fastweb, e dell'eventuale mancato rinnovo della commessa Banca Intesa, previsto all'epoca per fine 2013; impegno dell'azienda al reperimento di nuove commesse da inserire nella sede di Cesano Boscone; 
il risultato del tavolo di lavoro congiunto ha portato alla firma di un accordo di solidarietà che, fissando i tetti di applicazione per le varie commesse, coprendo uno spazio temporale sino al 30 settembre 2015, dovrebbe rispondere alle esigenze di cui sopra. Va aggiunto che l'accordo prevedeva anche una revisione eventualmente al ribasso delle percentuali di solidarietà a fronte di una serie di uscite volontarie incentivate. Le uscite volontarie sono state 47 a cui possono essere aggiunti almeno altri 10 lavoratori dimissionari per motivi personali e al di fuori dell'accordo; 
nel mese di marzo E-Care ha cominciato a manifestare dubbi sulla tenuta occupazionale motivando la situazione con il mancato rispetto degli accordi da parte di Fastweb in termini di volumi e di un sistema contrattuale rivisto che avrebbe penalizzato E-Care di circa 1 milione di euro in sei mesi; 
contemporaneamente a queste perplessità, dichiarate ai lavoratori ma mai direttamente alle organizzazioni sindacali in sede di confronto, E-Care si è proposta in Calabria come garante per la salvaguardia del perimetro occupazionale della società in procedura fallimentare Infocontact a Lamezia Terme; 
il 18 giugno 2014 in occasione del tavolo triangolare tra organizzazioni sindacali, E-Care, e Fastweb, quest'ultima ha dichiarato in maniera irrevocabile l'intenzione di cessare le attività presso E-Care spa per quanto riguarda i settori pre e post. E-Care da parte sua ha dichiarato che l'impatto di tale decisione avrebbe messo a rischio la tenuta della sede di Milano e il posto di lavoro di 140 lavoratori; 
il mese di luglio 2014 è stato caratterizzato da una serie di incontri tra azienda e organizzazioni sindacali in sedi istituzionali (UIR prima e Ministero poi), conclusisi il 1o agosto 2014, durante i quali si è discusso prima di 152 esuberi sulla sede di Milano e poi di una richiesta, non concretizzata, di cassa integrazione in deroga per 189 figure di staff e coordinamento dislocate in tutte le sedi italiane di E-Care; 
dopo il nulla di fatto degli incontri di luglio e agosto l'azienda è stata convocata per un'audizione presso la IV commissione della regione Lombardia in data 4 settembre, a cui sono seguiti altri incontri tra regione e E-Care durante i quali è stata prospettata l'opportunità, per l'azienda, di ricorrere alle agevolazioni previste dalla legge regionale n. 11 sulla competitività; 
l'azienda ha successivamente comunicato alle organizzazioni sindacali di non ritenere idonea la legge n. 11 alle proprie necessità contingenti; 
in data 10 ottobre l'azienda ha comunicato l'aggiudicazione della commessa ACEA sulla sede di Roma; 
in data 15 ottobre 2014 le organizzazioni sindacali sono state convocate in Assolombarda. Durante l'incontro l'azienda ha comunicato la decisione di aprire le procedure di licenziamento collettivo per 489 dipendenti su 509 (503 dei quali a tempo indeterminato) motivandola come strategica per la ricapitalizzazione da parte dei soci a seguito di una effettiva ristrutturazione aziendale atta al recupero di competitività sul mercato; 
alla perdita della grossa commessa di Fastweb, si aggiunge il precipitare degli eventi degli ultimi giorni che addirittura prevede la chiusura dell'intera sede cesanese; 
su tali avvenimenti sembrano incidere scelte aziendali volte all'abbattimento delle tariffe, all'ottimizzazione dei profitti e a delocalizzazioni in Italia e all'estero mirate all'ottenimento di sovvenzioni e lavoro a basso costo; 
il caso, inoltre, appare essere, ancora una volta, diretta conseguenza della normativa sugli appalti che, in contrasto con le indicazioni dell'Unione europea, consente libertà di licenziare ad ogni cambio di appalto; 
il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali non hanno mai convocato le parti nonostante il 14 luglio 2014 fosse stato richiesto un incontro unitariamente alle organizzazioni sindacali che avevano già paventato la situazione che purtroppo si è concretizzata; 
E-Care nella procedura di licenziamento per chiusura della sede ha dichiarato che tra le ragioni che hanno condotto a tale decisione vi è l'alto costo del lavoro del sito, tralasciando che i lavoratori avevano già subito notevoli decurtazioni alle retribuzioni –: 
se il Governo intenda assumere iniziative strutturali ed urgenti al fine di tutelare il lavoro dei 489 lavoratori licenziati da E-care e di tutti i lavoratori del settore; 
se il Governo non reputi opportuno assumere con urgenza iniziative normative per regolamentare la tutela dei lavoratori nei casi di cambi d'appalto.

Seduta del 14 novembre 2014

Illustra Eleonora Cimbro, risponde  Il Viceministro dello sviluppo economico, Claudio De Vincenti, replica Francesco La Forgia

Illustrazione

Signor Presidente, signor Viceministro, E-Care, società di 2.300 dipendenti, sei sedi in Italia (Cesano Boscone, Torino, L'Aquila, Modugno, Roma Tor Spaccata e Tor Pagnotta) e una a Belgrado, e un giro d'affari di 63 milioni di euro per quel che riguarda il 2013, fornisce servizi di call center. La società è controllata da gruppi economici importanti e politicamente influenti: il 48 per cento è detenuto da Astrim Spa, che a sua volta è controllata da Unicredit, il 15 per cento dal gruppo Caltagirone Editore. Nella sola sede di Milano, E-Care gestisce servizi per Intesa San Paolo Vita e Intesa San Paolo Assicura, Centro Diagnostico Italiano, Giuffré Editore, ATM e, prima della recente rinuncia a servirsi dei servizi dell'azienda, Fastweb.  A partire dal 2010 la situazione congiunturale di crisi del settore ha portato a un ridimensionamento dell'occupazione sulla sede di Cesano Boscone che, a ottobre 2012, era certificata in 670 unità circa. Il 2013 ha visto una situazione di relativa stabilità, arrivando a ottobre 2013 con circa 600 lavoratori impiegati. 

Nell'estate 2013 si è aperta la questione Fastweb, maggiore committente della sede, che ha comunicato l'intenzione di rivolgersi altrove per i servizi di outsourcing. Dopo la convocazione di un tavolo triangolare grazie all'articolo 53 del contratto collettivo nazionale di lavoro, si è ottenuto l'impegno di Fastweb a garantire il lavoro per l'occupazione di 100 unità sino al 30 settembre 2014. 
Sulla base di queste premesse, a ottobre 2013 il tavolo di trattativa tra azienda e organizzazioni sindacali ha affrontato la questione partendo dai seguenti punti di riferimento: dichiarazione dell'azienda di 118 esuberi; necessità di mettere in sicurezza il sito anche in caso della perdita della commessa Fastweb e dell'eventuale mancato rinnovo della commessa Banca Intesa, previsto all'epoca per fine 2013; impegno dell'azienda al reperimento di nuove commesse da inserire nella sede di Cesano Boscone. Il risultato del tavolo di lavoro congiunto ha portato alla firma di un accordo di solidarietà che, fissando i tetti di applicazione per le varie commesse, coprendo uno spazio temporale sino al 30 settembre 2015, dovrebbe rispondere alle esigenze di cui sopra, appunto. Va aggiunto che l'accordo prevedeva anche una revisione, eventualmente al ribasso, delle percentuali di solidarietà a fronte di una serie di uscite volontarie incentivate. Le uscite volontarie sono state 47, a cui possono essere aggiunti almeno altri 10 lavoratori dimissionari per motivi personali e al di fuori dell'accordo. 
Nel mese di marzo E-Care ha cominciato a manifestare dubbi sulla tenuta occupazionale, motivando la situazione con il mancato rispetto degli accordi da parte di Fastweb in termini di volumi e di un sistema contrattuale rivisto che avrebbe penalizzato E-Care di circa 1 milione di euro in sei mesi. Contemporaneamente a queste perplessità, dichiarate ai lavoratori ma mai direttamente alle organizzazioni sindacali in sede di confronto, E-Care si è proposta in Calabria come garante per la salvaguardia del perimetro occupazionale della società in procedura fallimentare Infocontact a Lamezia Terme. 
Il 18 giugno 2014, in occasione del tavolo triangolare tra organizzazioni sindacali, E-Care e Fastweb, quest'ultima ha dichiarato in maniera irrevocabile l'intenzione di cessare l'attività presso E-Care Spa per quanto riguarda i settori pre e post. 
E-Care, da parte sua, ha dichiarato che l'impatto di tale decisione avrebbe messo a rischio la tenuta della sede di Milano e il posto di lavoro di 140 lavoratori. Il mese di luglio 2014 è stato caratterizzato da una serie di incontri tra azienda e organizzazioni sindacali in sedi istituzionali, conclusisi il 10 agosto 2014, durante i quali si è discusso prima di 152 esuberi sulla sede di Milano e poi di una richiesta, non concretizzata, di cassa integrazione in deroga per 189 figure di staff e coordinamento dislocate in tutte le sedi italiane di E-Care. 
Dopo il nulla di fatto degli incontri di luglio e agosto, l'azienda è stata convocata per un'audizione presso la IV Commissione della regione Lombardia in data 4 settembre 2014, a cui sono seguiti altri incontri tra regione e E-Care, durante i quali è stata prospettata l'opportunità, per l'azienda, di ricorrere alle agevolazioni previste dalla legge regionale n. 11 del 2014 sulla competitività. 
L'azienda ha successivamente comunicato alle organizzazioni sindacali di non ritenere idonea la legge n. 11 alle proprie necessità contingenti. In data 10 ottobre l'azienda ha comunicato l'aggiudicazione della commessa Acea sulla sede di Roma. In data 15 ottobre 2014 le organizzazioni sindacali sono state convocate in Assolombarda. Durante l'incontro l'azienda ha comunicato la decisione di aprire le procedure di licenziamento collettivo per 489 dipendenti su 509 (503 dei quali a tempo indeterminato), motivandola come strategica per la ricapitalizzazione da parte dei soci a seguito di un'effettiva ristrutturazione aziendale atta al recupero di competitività sul mercato. 
Alla perdita della grossa commessa di Fastweb si aggiunge il precipitare degli eventi degli ultimi giorni, che addirittura prevede la chiusura dell'intera sede di Cesano Boscone, in provincia di Milano. Su tali avvenimenti sembrano incidere scelte aziendali volte all'abbattimento delle tariffe, all'ottimizzazione dei profitti e a delocalizzazioni in Italia e all'estero mirate all'ottenimento di sovvenzioni e lavoro a basso costo. 
Il caso, inoltre, appare essere, ancora una volta, diretta conseguenza della normativa sugli appalti che, in contrasto con le indicazioni dell'Unione europea, consente libertà di licenziare ad ogni cambio di appalto. E su questo preannunciamo, insieme al collega La forgia, che sta seguendo da vicino questa questione ormai da mesi, che chiederemo anche una verifica alla Commissione europea attraverso una interrogazione. 
Il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali non hanno mai convocato le parti, nonostante il 14 luglio 2014 fosse stato richiesto un incontro unitariamente alle organizzazioni sindacali che avevano già paventato la situazione che, purtroppo, si è concretizzata. 
E-Care nella procedura di licenziamento per chiusura della sede ha dichiarato che tra le ragioni che hanno condotto a tale decisione vi è l'alto costo del lavoro del sito, tralasciando che i lavoratori avevano già subito notevoli decurtazioni alle retribuzioni. 
Per tutte queste ragioni, chiediamo se il Governo intenda assumere iniziative strutturali e urgenti al fine di tutelare il lavoro dei 489 lavoratori licenziati da E-care e di tutti i lavoratori del settore e, inoltre, se il Governo non reputi opportuno assumere con urgenza iniziative normative per regolamentare la tutela dei lavoratori nei casi di cambi d'appalto.

Risposta del governo

Viceministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, l'interpellanza è rivolta al Ministro del lavoro e quindi qui intervengo a nome del Ministro del lavoro. 
L'atto parlamentare degli onorevoli Cimbro ed altri, riguarda – come appena esposto dall'onorevole Cimbro – la situazione produttiva ed occupazionale dell'impresa E-Care Spa., operante nel settore dei call center in outsourcing, con sede legale in Roma e unità produttive dislocate in varie parti del territorio nazionale, con particolare riferimento a quella di Cesano Boscone. 
Preliminarmente, è opportuno ricordare che lo scorso 6 febbraio, presso i competenti uffici del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, si è tenuto un incontro tra le rappresentanze sindacali aziendali e quelle dei lavoratori per l'esame congiunto, previsto dall'articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica n. 218 del 2000, della situazione occupazionale della E-Care Spa e prodromico alla concessione del trattamento di CIG in deroga, ai sensi dell'articolo 2, comma 64, della legge n. 92 del 2012. All'esito dell'incontro, le parti hanno sottoscritto un verbale di accordo che prevede la fruizione, da parte della società, del trattamento di integrazione salariale in deroga per un massimo di 157 unità lavorative, per il periodo 1o gennaio – 31 marzo 2014. 
Informo, al riguardo, che il decreto di concessione del trattamento è stato sottoscritto dal Ministro del lavoro e trasmesso al Ministro dell'economia e delle finanze per la controfirma di competenza. 
Il successivo 23 luglio, la società ha presentato istanza per la concessione di un ulteriore periodo di CIG in deroga dal 1osettembre al 31dicembre 2014, per un numero massimo di 185 unità lavorative dislocate nelle varie sedi. Ne sono conseguiti due incontri presso il Ministero del lavoro – il 29 luglio e il 1o agosto – all'esito dei quali le parti, nonostante un ampio e approfondito confronto, non hanno raggiunto un accordo complessivo e condiviso. 
Con specifico riferimento alla sede di Cesano Boscone, occorre precisare che la E-Care ha sottoscritto – nel settembre 2013 – un contratto di solidarietà difensiva, per il periodo dal 4 novembre 2013 al 31 ottobre 2015. Tuttavia, a decorrere dal mese di aprile del corrente anno, la sede di Cesano Boscone è stata interessata da una crisi determinata principalmente dalla perdita della commessa Fastweb e dalla mancanza di redditività delle commesse presenti. Conseguentemente, la società ha deciso di anticipare al 31 dicembre 2014 la conclusione del predetto contratto di solidarietà. In siffatto contesto, lo scorso 15 ottobre, la società ha avviato una procedura di licenziamento collettivo per cessazione di attività nei confronti di 489 unità lavorative su un totale di 509 in forza presso la sede di Cesano Boscone. 
La regione Lombardia ha reso noto che lo scorso 31 ottobre presso l'Azienda regionale istruzione, formazione e lavoro si è tenuto un incontro tra le parti sociali al fine di limitare il forte impatto sociale conseguente alla chiusura della sede di Cesano Boscone. Nel corso di tale incontro, in particolare, la società non ha ritenuto idoneo alla propria situazione il ricorso allo strumento di competitività e attrattività, attraverso azioni di fiscalità di vantaggio e altri opportuni interventi, previsto dalla legge regionale n. 11 del 2014, nonostante la piena disponibilità manifestata in tal senso dalla regione. 
Per quanto concerne poi l'aggiudicazione della commessa ACEA da parte della sede di Roma, la società ha rappresentato che non si tratta di acquisizione di nuova commessa, bensì della prosecuzione di un appalto iniziato nel 2006, nel quale operano circa 250 unità. Tale circostanza non consentirebbe perciò di occupare il personale interessato dalla procedura di licenziamento collettivo. 
Con riferimento al quesito concernente le iniziative normative da adottare al fine di tutelare i lavoratori in caso di cambi di appalto, voglio ricordare che la questione è all'attenzione del Parlamento che, com’è noto, ha recentemente svolto presso la Commissione XI della Camera dei deputati un lungo ciclo di audizioni sulla materia dei call center e sui conseguenti strumenti di tutela da adottare per i lavoratori in tale settore impiegati. Nell'ambito di tali audizioni un importante contributo è stato fornito dal Governo, rappresentato dal sottosegretario al lavoro Teresa Bellanova, che peraltro ha manifestato in altre occasioni il proprio interesse alla questione. 
Infine, faccio presente che presso il Ministero dello sviluppo economico è stato attivato il tavolo di settore sui call center, nell'ambito del quale sono allo studio possibili misure volte a determinare un contesto di mercato più ordinato e stabile per le attività del settore. 
Da ultimo, il Ministero del lavoro, nel far presente che la questione evidenziata con il presente atto parlamentare è all'attenzione dei propri uffici, ha manifestato piena disponibilità a valutare, qualora richiesto, ogni possibile soluzione volta a salvaguardare la posizione dei lavoratori di Cesano Boscone e delle loro famiglie, tenuto anche conto degli istituti di tutela finora attivati e di quelli in corso di attivazione.

Replica

Signor Presidente, io voglio ringraziare il Governo per la risposta alla nostra interpellanza. 
Penso che noi abbiamo innanzitutto un dovere, una responsabilità, che è quella di percorrere ogni strada possibile per trovare una soluzione positiva alla vicenda di E-Care e dei suoi 489 lavoratori, che oggi vivono una condizione di estrema precarietà rispetto al futuro che aspetta loro e che in questo momento si trovano in una situazione molto drammatica. 
Io penso che noi siamo di fronte ad una situazione nella quale 489 lavoratori hanno previsto per tempo il rischio di un epilogo drammatico, quello nel quale oggi si trovano, e proprio per questo si sono attrezzati ad esempio con la società per accettare un contratto di solidarietà cui il Viceministro faceva riferimento, che ha comportato anche dei sacrifici per i lavoratori, in termini salariali e in termini di orario di lavoro. 
Ora, io penso che noi dobbiamo, a fronte di questo senso di responsabilità da parte dei lavoratori, aspettarci altrettanto senso di responsabilità da parte delle imprese coinvolte. Da questo punto di vista, noi auspichiamo che il Governo si rifaccia parte attiva in questa vicenda. Le convocazioni a cui si faceva riferimento sono importanti, ma oggi siamo in una situazione nella quale quel contratto di solidarietà, che doveva mettere al riparo i lavoratori dal rischio di essere espulsi dal mercato del lavoro anche in mancanza della commessa fastweb a cui si faceva riferimento, quello sforzo non è servito a salvare la sostenibilità economica aziendale della società E-Care. 
Allora, noi dobbiamo fare qualche passo in più, dobbiamo farci parte attiva, il Governo si deve fare parte attiva in questa vicenda. Noi siamo a fianco dei lavoratori. Lunedì ci sarà un consiglio comunale aperto a Cesano Boscone, nella sede dell'azienda e con i lavoratori. Noi saremo lì, dimostrando ancora una volta la nostra prossimità e la nostra vicinanza ai lavoratori, però, Presidente, mi consenta, questa vicinanza, se non si traduce in atti concreti, serve a poco. Quindi, noi speriamo che si facciano dei passi in avanti. Stiamo parlando di 500 lavoratori che poi, al fondo, vuol dire 500 famiglie, che aspettano di capire come proseguire, come andare avanti e come materialmente sostenersi. 
Aggiungo – e chiudo, perché naturalmente la discussione richiede un tempo più ampio che qui non abbiamo, ma soprattutto una riflessione molto più ampia e molto più di lungo respiro – che noi, al fondo, stiamo ragionando di un tema che ha che fare con una questione che dobbiamo porci e cioè che tipo di capitalismo vogliamo costruire per questo Paese, che tipo di sistema produttivo ci aspettiamo e che tipo di etica della responsabilità noi vogliamo sia in capo alle imprese. 
Infatti, quando parliamo di processi di delocalizzazione – e oggi siamo di fronte a un'ondata di processi di questo genere –, stiamo parlando forse di un sistema che non ci convince fine in fondo e stiamo parlando forse della necessità di assumere un'iniziativa legislativa forse un po’ più coraggiosa di quella che abbiamo assunto fino ad oggi. I riferimenti che lei richiamava prima sulle proposte che ci sono in Commissione lavoro – io sono il primo firmatario di alcune di queste proposte – credo servano per andare in quella direzione, per assumere più coraggio e per far sì, ad esempio, a proposito del sistema produttivo che abbiamo in testa e di etica della responsabilità da parte delle imprese – che, nella vicenda dei cambi d'appalto, le imprese possano appunto assumere un senso di responsabilità maggiore e, per far questo, ci vogliono delle regole per far sì che i cambi d'appalto siano in qualche modo assimilati alla tipologia della cessione di rami di azienda. 
Le delocalizzazioni non possiamo fermarle con dei sacchetti di sabbia, però dobbiamo mettere qualche regola in più e dobbiamo far sì che gli investimenti preziosi che le imprese mettono in campo si coniughino anche con la responsabilità di immaginare un investimento sul capitale umano che hanno a disposizione le imprese, cioè sui lavoratori su cui effettivamente poi le imprese investono. 
La vicenda di E-Care ha a che fare con questo tema, per cui ci auguriamo e ci aspettiamo anche che, accanto alla soluzione concreta ed efficace della vicenda specifica di E-Care, rispetto alla quale ci auguriamo il Governo riprenda un ruolo attivo, contemporaneamente ci sia una riflessione più approfondita rispetto ad alcuni paletti che noi dobbiamo mettere sul tema dei cambi d'appalto. 
Se andremo in quella direzione, da questa parte non ci saranno soltanto dei tifosi sugli spalti a tifare per l'iniziativa del Governo, ma troverete parlamentari attivamente impegnati ad andare in quella direzione. Se facciamo questo, faremo il bene di molti lavoratori di questo Paese e del nostro Paese.