11/05/2020
Laura Boldrini
Bruno Bossio, Frate, Cenni, De Lorenzo, Muroni, Casa, Giannone, Benedetti, Lorenzin, Mura, Elisa Tripodi, Bologna, Gribaudo, Serracchiani, Berlinghieri, Schirò, Noja, Pezzopane, Spadoni, Annibali, Ascari, Carnevali, Carla Cantone, Nardi, Di Giorgi, Ehm, Giordano, Sarli, D'Arrando, Ciampi, Occhionero, Emanuela Rossini, Braga, La Marca, Prestipino, Villani, Papiro, Quartapelle Procopio, Martinciglio, Bonomo, Rotta, Madia»
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I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   la condizione femminile nel nostro Paese continua a destare viva preoccupazione, lontani come siamo dal raggiungimento del quinto dei diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Onu che l'Italia deve centrare entro il 2030: quello della parità di genere e dell'empowerment di donne e ragazze;

   la violenza e i femminicidi rimangono una piaga sociale diffusa, così come resta problematico il tema della salute sessuale e riproduttiva: i servizi per assicurare l'interruzione volontaria di gravidanza, prevista dalla legge n. 194 del 1978, sono carenti per via dell'alto numero di obiettori di coscienza tra il personale medico e paramedico. In Italia, poi, lavora solo il 50 per cento delle donne, contro una media europea del 62, percentuale che scende drammaticamente fino al 29 per cento al Sud. Inoltre, a parità di mansioni, spesso le donne guadagnano meno degli uomini;

   il 2 marzo 2020 una delegazione di deputate dell'Intergruppo per le donne, i diritti e le pari opportunità ha incontrato, alla presenza della Ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per spronare il Governo a mettere in atto politiche capaci di sostenere l'evoluzione sociale di questo Paese – che passa attraverso il peso dato alle donne – e per confrontarsi su un'azione integrata che dia nuovo slancio alla lotta contro ogni forma di discriminazione di genere;

   durante l'incontro è stato posto il problema della sottorappresentazione delle donne nei ruoli di vertice. Se la presenza femminile nei consigli di amministrazione delle società quotate è garantita dalla legge «Golfo-Mosca», non si può dire altrettanto per le posizioni di amministratore delegato di nomina governativa, che continuano a essere appannaggio esclusivo degli uomini e dunque non sono rappresentative dell'intera platea professionale di cui le donne fanno parte a pieno titolo; alla luce di quanto emerso sulle nomine per le aziende partecipate – così come sulle composizioni delle varie task force, cabine di regia e gruppi di esperti per l'emergenza Covid – si prende atto di una realtà che, nonostante le sollecitazioni di parlamentari e di tanta parte della società, continua a sottovalutare gravemente le competenze delle donne. Figure femminili di valore sono state indicate come presidenti e componenti di consigli di amministrazione, ma i nomi proposti per i ruoli di amministratore delegato sono soltanto di uomini, il che ha fatto parlare della riproposizione del classico pinkwashing, una pratica purtroppo diffusa che serve a mantenere indisturbati gli assetti di potere declinati esclusivamente al maschile;

   la stessa situazione si è riproposta nella composizione del Comitato di esperti per la «Fase 2», nel quale vi sono solo 4 donne su 17 componenti; nonché del Comitato tecnico-scientifico della Protezione civile, che è composto da 20 uomini su 20;

   è dunque evidente che, malgrado quanto sollecitato dall'Intergruppo per le donne, i diritti e le pari opportunità, oltre che dalla società civile, e nonostante quanto prescritto dalla Costituzione agli articoli 3 e 51, si continua a privilegiare la promozione pressoché assoluta degli uomini in ogni campo della società e in generale in tutti quei luoghi dove si prendono decisioni, come se non ci fossero donne competenti e preparate. Sottovalutare questa realtà, da parte delle istituzioni e delle forze politiche, reca un danno all'intero Paese –:

   quali impegni intenda assumere per integrare con la presenza di figure femminili esperte nei vari ambiti la composizione degli organismi di consulenza già costituiti nel contrasto al Covid-19 e per valorizzare, nelle prossime decisioni che sarà chiamato a prendere in tema di nomine per le aziende partecipate e per altri incarichi di responsabilità, i talenti e le competenze di cui le donne italiane sono portatrici.

Seduta del 15 maggio 2020

Illustrazione di Laura Boldrini, risposta del governo di Elena Bonetti, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia, replica di Stefania Ascari (M%S)

Illustrazione

Signora Presidente, signora Ministra, signora sottosegretaria, mi fa piacere questa mattina tutte le donne in quest'Aula, ecco, l'interpellanza che mi avvio a presentare, che ho depositato insieme a 42 deputati di vari schieramenti politici, segue l'interrogazione da noi stessa già presentata lo scorso 29 aprile in cui si chiedeva al Governo quali impegni intendesse assumere per integrare con la presenza di figure femminili esperte nei vari ambiti la composizione degli organismi di consulenza costituiti per il contrasto al COVID-19 e, seconda cosa, anche per valorizzare nelle nomine per le aziende partecipate e per altri incarichi di responsabilità i talenti e le competenze di cui le donne italiane sono portatrici. Questo nel rispetto, signora Presidente, dei principi di parità e di uguaglianza presenti nella nostra Costituzione.

Nel frattempo qualcosa è accaduto: abbiamo molto apprezzato l'impegno preso nei giorni scorsi dal Presidente del Consiglio, a cui è seguita l'indicazione di cinque donne per integrare la task force coordinata da Vittorio Colao e altre sei per integrare quella della Protezione civile. Un gesto concreto, che ha posto rimedio a un'evidente mancanza commessa al momento della formazione delle squadre dedicate ad affrontare l'emergenza COVID, che vedevano una scarsa, se non addirittura nulla, presenza femminile. È peraltro sotto gli occhi di tutti che nella crisi del Coronavirus sono state fin da subito le donne ad agire in prima linea nei laboratori di ricerca, nelle corsie degli ospedali, nell'insegnamento a distanza, nelle farmacie, nelle case di riposo, quindi nell'assistenza agli anziani, nei supermercati, nelle famiglie. Un ruolo primario, svolto con determinazione, che ha notevolmente contribuito alla tenuta del sistema e che tuttavia, tuttavia, non ha ottenuto il dovuto riconoscimento sociale, perché quando poi si devono mettere insieme figure autorevoli per fronteggiare le sfide che avremo davanti nei prossimi tempi le donne non ci sono oppure sono pochissime.

Il gesto concreto del Presidente del Consiglio è stato sollecitato da appelli di comitati, appelli di sindacati, di donne parlamentari, noi stesse, signora Presidente, e donne anche impegnate nel sociale, che hanno richiesto ad alta voce una rappresentanza paritaria; altre associazioni hanno organizzato campagne di sensibilizzazione, altre hanno lanciato petizioni. Quattrocento donne si sono rivolte direttamente al Presidente della Repubblica, così come scienziate, accademiche e ricercatrici hanno firmato una lettera per chiedere adeguata rappresentanza nelle commissioni nominate dal Governo. Il fatto che l'integrazione della task force, anzi delle varie task force con figure femminili sia giunta solo a seguito di una tale mobilitazione, anziché essere attuata a monte come un fatto ovvio e naturale, dimostra purtroppo una lacuna culturale che è ancora presente nel nostro Paese. Un ritardo che deve essere colmato in modo strutturale e non di volta in volta e su sollecitazione. A febbraio, signora Presidente, 40 deputati dell'Intergruppo per le donne, i diritti e le pari opportunità di questa Camera hanno scritto una lettera al Presidente del Consiglio, presentandogli varie istanze sulla condizione femminile. Il 2 marzo una delegazione dell'Intergruppo lo ha incontrato a Palazzo Chigi, anche alla sua presenza, signora Ministra Bonetti, lo ricorderà, per spronare il Governo a mettere in atto in ogni ambito politiche straordinarie capaci di sostenere l'evoluzione sociale di questo Paese, che passa necessariamente attraverso una maggiore centralità della donna nella società, nel mondo del lavoro, nella politica, nell'economia e in ogni altro ambito. Durante l'incontro che è stato tenuto a Palazzo Chigi è stato posto al Presidente del Consiglio il problema della sottorappresentazione e della sottorappresentanza delle donne nei ruoli di vertice. Nonostante esse siano, noi siamo, il 51 per cento della popolazione, le donne hanno scarso accesso alle stanze dei bottoni.

Se la presenza delle donne nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa è garantita dalla “legge Golfo-Mosca”, non si può affermare altrettanto per le posizioni di amministratore delegato, di nomina governativa appunto, che continuano infatti a essere appannaggio esclusivo degli uomini, e dunque non sono rappresentative dell'intera platea professionale di cui le donne fanno parte a pieno titolo.

Figure femminili di valore sono state recentemente indicate come presidenti e come componenti di consigli di amministrazione, appunto perché c'è la legge, ma i nomi proposti per il ruolo di amministratore delegato sono stati esclusivamente di uomini, il che spinge a parlare della riproposizione del classico pinkwashing, cioè quella pratica piuttosto diffusa che serve a mantenere indisturbati gli assetti di potere, declinati esclusivamente al maschile.

Ecco, signora Presidente, il perché di questa interpellanza: vogliamo sapere dal Governo come intenda procedere per rispettare quanto previsto dalla Costituzione - lo dicevo prima - agli articoli 3 e 51, e per desistere dal privilegiare la promozione pressoché assoluta degli uomini in ogni campo, dalla politica alla scienza, dai ruoli apicali alla composizione di commissioni di esperti, e in tutti quei luoghi dove si prendono decisioni come se, in ognuno di questi ambiti, non ci fossero donne competenti e preparate. È vero invece il contrario: è vero che le donne competenti e preparate esistono, e che sono tante.

Così, mentre esprimiamo soddisfazione per la risposta data al primo quesito di questa interpellanza, quello relativo appunto all'integrazione dei comitati di esperti, ribadiamo la richiesta contenuta nel secondo punto, cioè se, nelle successive nomine che il Governo farà per le aziende partecipate, si intenderà ricorrere, anche per i ruoli di amministratore delegato, alle indubbie e numerose competenze che esistono fra le donne italiane.

Signora Presidente, signora Ministra, le donne italiane non sono più disposte a sobbarcarsi i problemi senza veder riconosciuti i propri sacrifici; non sono più disposte a essere ricacciate indietro nel momento in cui si tratta di decidere; non sono più disposte a tollerare di vedersi passare avanti uomini che vantano maggiori meriti che spesso però non hanno; non sono più disposte, insomma, a essere dei fantasmi in un Paese che si ostina a non volerle vedere come protagoniste a pieno titolo del presente e del futuro.

La loro esclusione non è democratica e fa dell'Italia un Paese non giusto, un Paese che ha ancora bisogno di leggi anti-discriminatorie per non escludere le donne. Lo dimostra quanto è accaduto appena pochi giorni fa in Molise, la cui nuova giunta non prevede neanche una donna! Signora Ministra, la esorto a prendere atto di questa situazione, totalmente anomala! È inaccettabile nel nostro Paese!

L'Italia non può continuare a essere un club per soli uomini. Non possiamo permetterci passi indietro sulla strada della parità di genere, perché, fra l'altro, vale diversi punti di PIL. Siamo tutte e tutti chiamati adesso, oggi, a scelte lungimiranti, e ad assumerci le nostre responsabilità, passando dalle parole ai fatti, per dare alle donne ciò che è delle donne. Grazie, signora Presidente.

Risposta del governo

Grazie, Presidente, e grazie davvero all'onorevole interpellante per questa richiesta d'intervento e per la sollecitazione su temi che mi sono a cuore e che sono a cuore profondamente all'intero Governo, soprattutto alla luce dell'esperienza che abbiamo appena vissuto, come è stato ben richiamato nell'interpellanza.

È evidente, mi permetto di dire, che questa emergenza sanitaria, che ha invaso il nostro Paese, abbia avuto un elemento caratterizzante di fondo: ha sconvolto completamente un paradigma sociale, ormai consolidato nel nostro Paese, che differenziava le dimensioni di vita delle persone, che differenziava il tema economico, quello sociale, l'approccio familiare, l'approccio alla carriera, alla formazione e all'educazione. Ha rimescolato tutto, un virus ha completamente fatto saltare ogni certezza in tutti i settori che ho appena citato, e per ricostruire un paradigma nuovo dal quale ripartire è evidente che siamo chiamati oggi ad un approccio nuovo: non possiamo mettere in campo strumenti vecchi per sfide nuove.

In particolare, le donne sono state penalizzate in questi anni da questa dimensione di astrazione e di divisione degli ambiti dell'identità personale, perché una donna è persona unica, che va considerata nella sua unità, ecco perché il tema, per esempio, della violenza maschile contro le donne, che è un atto che va ad alterare completamente la dignità personale fisica delle donne, non è sconnesso dall'autonomia finanziaria delle donne.

Le donne vivono la fragilità di un sistema sociale che ci ha diviso a pezzi, perché le donne, nella loro dimensione, nel loro divenire di vita, ancora più che del mondo maschile, sono davvero un'armonia di persone. Allora, se la sfida è quell'umanesimo della concretezza al quale ci dobbiamo ricondurre, quest'umanesimo della concretezza da cui ripartire ha il volto femminile, ha quel volto di quella capacità di unione multidimensionale che l'ambito femminile sa portare. Ne è stata l'evidenza, come è stato detto, la presenza delle donne in questo momento di grande difficoltà. La resistenza, ancora prima che la resilienza, dell'Italia è stata donna. È stata donna con il 70 per cento delle donne impiegate nei servizi sociosanitari. Anche in quest'Aula abbiamo più volte applaudito a quegli eroi, ma quegli eroi erano per lo più eroine. Non l'abbiamo detto, ma quegli eroi erano per lo più eroine, dagli ospedali, ai supermercati, alle farmacie, l'onorevole li ha ampiamente citati.

Ecco perché ho voluto, io per prima, far ripartire una nuova progettualità, anche nell'ambito delle mie competenze, per la delega per le pari opportunità che mi è stata affidata, dalla consultazione, dall'istituzione di un gruppo di donne, che ho chiamato “Donne per un nuovo Rinascimento”, in riferimento a questa dimensione davvero di nuovo paradigma che siamo chiamati ad impostare.

Purtroppo, forse non è stata così sottolineata questa presenza di dodici donne, non a rappresentanza di ambiti di vita, ma dodici donne capaci di portare se stesse, la loro vita, la loro esperienza; donne di alto profilo in ambito scientifico, culturale, accademico, ma anche una giovane ricercatrice che è esattamente all'inizio della sua carriera e che si sta avviando su un percorso anche di investimento per la collettività.

Ecco, questo gruppo di “Donne per un nuovo Rinascimento”, che è stato un po' taciuto, in realtà ha finito sostanzialmente il suo lavoro - perché poi c'è questa capacità che le donne hanno di concretezza e di fattività - e nelle prossime ore farò proposte puntuali, e mi assumerò l'impegno poi di portarle nell'ambito del Governo e nella proposta che faremo anche al Parlamento, in tanti ambiti: la promozione delle donne nel mondo del lavoro; il superamento di quelle barriere che ancora oggi, come è stato detto, impediscono l'avanzamento nei percorsi di carriera, che è un dovere: dobbiamo rimuovere quegli ostacoli che di fatto - di fatto! - impediscono anche la progressione delle donne nell'empowerment femminile; contro ogni stereotipo di genere; la possibilità di esercitare una leadership; la possibilità di iniziare ad entrare in quel mondo, che è il mondo che ci attende nei prossimi anni, che è quello delle STEM, degli ambiti formativi e lavorativi degli STEM.

In realtà, abbiamo degli appuntamenti importanti che ci vengono richiesti anche dall'Unione europea, che ha promosso e fatto uscire, il 5 marzo, una nuova strategia per la parità di genere, di cui tutti i Paesi si devono fare carico, un documento che è un'unione dell'uguaglianza alla strategia per la parità di genere per i prossimi cinque anni. Siamo invitati, e noi questo intendiamo fare, alla creazione e all'istituzione nel nostro Paese di un primo piano strategico per la parità di genere, che deve vedere la luce entro il 2020, e che intendo collocare anche come uno dei primi atti che deve fare un osservatorio per la parità di genere che verrà e vorrei fosse istituito presso il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio.

Questa strategia dovrà andare esattamente nell'indicare le linee per il superamento del divario di genere, per la promozione dell'imprenditoria femminile e della presenza femminile nel lavoro; un capitolo, in particolare, sul divario di genere nelle materie STEM e sul divario di genere nell'accesso ai luoghi decisionali e di responsabilità.

Ovviamente, la lotta contro la violenza maschile contro le donne non ci deve vedere arretrare, quindi dobbiamo già da ora iniziare alla progettazione di un piano strategico, del nuovo piano nazionale sulla violenza maschile contro le donne, che dovrà e iniziare nel 2021 (il 2020 è l'ultimo anno di effettiva valenza del precedente).

Anche questo deve diventare non una prassi, ma una scelta istituzionalmente definita per norma anche nel nostro Paese.

È stato richiamato che il Presidente del Consiglio, come è stato già ricordato, ha integrato le task force di sua nomina: in particolare, il comitato di esperti a guida di Vittorio Colao è stato integrato con la figura di Enrica Amaturo, professoressa di sociologia nell'università di Napoli, Marina Calloni, professoressa di filosofia e politica sociale all'Università degli studi di Milano-Bicocca; abbiamo poi la figura di Linda Laura Sabbadini, che è dirigente ISTAT, Donatella Bianchi, che è presidente del WWF italiano, e Maurizia Iachino che è dirigente di azienda.

In analogo intendimento si è poi sollecitato il capo della Protezione civile Borrelli, che ha integrato il comitato tecnico scientifico con altre sei personalità di scienziate competenti in vari settori.

Da un punto di vista, bisogna dirlo, del Governo, credo sia stato importante il rinnovo della legge cosiddetta Golfo-Mosca, che è stato rinnovata ma che nella fase del rinnovo ha portato la percentuale delle donne richieste come presenza nei board delle società quotate partecipate al 40 per cento. Dobbiamo dire che quella legge è stata la legge che ha permesso al nostro Paese di fare un vero e proprio balzo in avanti nella valutazione del cosiddetto Gender Equality Index a livello europeo, perché l'Italia grazie alla rappresentanza delle donne negli organismi decisionali ha fatto effettivamente un balzo in avanti.

Sono d'accordo, è stato un atto necessario ma non sufficiente, e siamo quindi oggi chiamati a promuovere un'ulteriore presenza anche rispetto al riconoscimento nei luoghi istituzionali. È mia intenzione proporre da questo punto di vista anche un'introduzione, sempre nell'ambito di questo osservatorio, di strumenti che valutino ex ante, e non solo ex post, l'impatto di genere delle politiche messe in atto, ma anche dei processi decisionali, perché si tratti di processi decisionali e di nomina che possano andare a garantire la presenza paritaria (e quando dico “paritaria” intendo “paritaria”, cioè al 50 per cento di donne e uomini): consapevole che questo però non è semplicemente un fatto di rappresentanza di una minoranza del nostro Paese, ma semplicemente del dovere che abbiamo di poter costruire tutte le condizioni perché la cittadinanza del nostro Paese, che è quella femminile, sia presente. Le donne non sono una minoranza da tutelare: credo che l'approccio culturale di chi ci vede una quota limitata a rappresentanza di un mondo non abbia compreso invece la portata effettiva e il valore effettivo che le donne possono dare, come hanno dimostrato di dare, al nostro Paese. Credo sia superfluo ricordare, ma lo faccio perché è importante, ed oggi è stato menzionato nel dibattito in Aula e anche in questi mesi, che ad una donna noi dobbiamo gli strumenti oggi per combattere questa epidemia: questa donna aveva il nome di Tina Anselmi; come a tante donne dobbiamo oggi il Paese che siamo, anche nella tutela dei diritti di tutti.

C'è un tema anche però non solo nell'ambito delle società partecipate, mi permetto di dirlo, un tema sul quale dobbiamo continuare a lavorare, che è la presenza delle donne nell'ambito delle istituzioni. Dobbiamo riconoscere, come è stato detto, che ci sono state numerose leggi in questi ultimi anni: cito la legge n. 115 del 2012 per le elezioni comunali, la legge n. 56 del 2014 per le elezioni di secondo grado dei consigli metropolitani e provinciali, la legge n. 20 del 2016 per le elezioni dei consigli regionali, fino ad arrivare alla n. 165 del 2017 per le elezioni del Parlamento. È chiaro che queste leggi, che promuovono una presenza femminile a livello di elezioni, devono poi essere seguite per esempio anche da meccanismi decisionali che permettano fattivamente nei consigli a tutti i livelli una parità di genere, che consentano alle giunte competenti di avere una presenza anche femminile. Su questo io credo che il Governo insieme al Parlamento debba continuare a lavorare, per norme che non siano la finalità ma che attivino processi positivi. Va riconosciuto per esempio che con la legge n. 165 del 2017, che ha promosso una parità di genere a livello di liste, in qualche modo forse non abbiamo ottenuto l'ottimo del risultato, ma siamo arrivati ad una presenza del 35 per cento di donne che siedono in questo Parlamento, a fronte tra l'altro di una media europea del 29,4: guardiamo quindi con soddisfazione un dato finalmente positivo per la presenza di genere femminile nell'ambito delle istituzioni rispetto alla media europea.

Cogliamola insieme, Governo e Parlamento: io mi assumo personalmente un impegno in questo senso, a far sì che questo dica che abbiamo una responsabilità ulteriore, perché è vero che una donna che oggi riesce, riesce per tutte le altre. Questo 35 per cento quindi di donne presenti in questo Parlamento credo che, insieme al Governo, possa avere un ruolo fondamentale, che magari in qualche modo aiuterà la storia a cambiare direzione.

Ricordo infine anche un protocollo importante, che è stato firmato tra il Dipartimento per le pari opportunità e la Consob e Banca d'Italia nel 2018, per l'istituzione anche di un Osservatorio interistituzionale sulla partecipazione femminile negli organi di amministrazione e di controllo delle società italiane. Questo organo ha poi promosso l'istituzione di un comitato tecnico, che ha iniziato a lavorare: è evidente che questo tipo di lavoro oggi deve essere inserito in un ambito strategico istituzionalmente riconosciuto e ulteriormente promosso, eventualmente anche per procedere, come è stato indicato, a scelte che vadano nella direzione auspicata. Questo organismo però è un organismo di controllo e di trasparenza, quindi è chiaro che qualsiasi scelta che compiremo, anche nell'ambito delle nomine, avrà poi una valutazione della quale ovviamente ci assumeremo pienamente la responsabilità; e che quindi questo processo di responsabilizzazione delle istituzioni dal mio punto di vista penso possa portare e debba portare a quella auspicata presenza adeguata del protagonismo femminile, che non solo va permessa, va promossa.

Replica

Presidente, ringrazio la Ministra Bonetti: mi dichiaro soddisfatta.

Durante questi mesi di emergenza sanitaria molte volte abbiamo sentito dire che le donne sono state in prima fila nel contrastare il virus: lo abbiamo sentito talmente tante volte in TV, nei discorsi in Aula, che è diventata quasi una formula vuota di significato. E invece no: le donne sono state davvero protagoniste insostituibili di questa crisi. Penso alle dottoresse, alle infermiere, alle operatrici sociosanitarie impegnate nei reparti COVID-19, che hanno lottato corpo a corpo contro l'espandersi del virus; ma anche alle farmaciste, alle commesse dei supermercati, alle donne impegnate nella grande distribuzione alimentare, che con il loro lavoro quotidiano hanno consentito a milioni di italiani di fare la spesa. Penso alle insegnanti, che hanno raccolto con entusiasmo, pur nella fatica, la sfida della didattica a distanza, garantendo così il diritto alla continuità dell'istruzione per milioni di studenti in Italia. Insomma, c'è tutto un mondo del lavoro femminile che con questa emergenza non si è mai fermato.

Eppure quando diciamo che le donne sono in prima linea in qualche modo diciamo una bugia, perché le donne in Italia restano ancora, nonostante gli sforzi e le battaglie collettive e personali, sempre in seconda fila. Eh sì, perché se le donne hanno retto sulle loro spalle tutto il peso del welfare familiare in questi mesi, conciliandolo con il lavoro svolto da casa, dobbiamo però rilevare che la presenza delle donne nelle cariche apicali in Italia è ancora una sconfortante rarità. Nonostante le leggi che pure vi sono state sulle quote di genere, leggi che rivendichiamo con orgoglio, ancora purtroppo non rileviamo un'adeguata rappresentanza femminile ai vertici delle aziende.

Così come, spiace dirlo, non l'abbiamo rilevata nella composizione del comitato di esperti diretto dal manager Vittorio Colao, che ha il delicato compito di organizzare la ripartenza del Paese, e nel comitato tecnico scientifico che lo coadiuva. E ovviamente ringraziamo sentitamente il Premier Conte per l'immediata disponibilità a mettere mano a questa stortura, a rimediare a questa iniqua disparità.

Tre giorni fa infatti sono state integrate in questi due comitati undici donne, professioniste di altissimo profilo, che sono certa rappresentano un importante valore aggiunto nella risposta nazionale all'emergenza COVID-19.

Ci auguriamo, però, che nel futuro non servano appelli, petizioni o interpellanze per veder coinvolte le donne che - lo ricordiamo, qualora ve ne fosse bisogno - rappresentano più della metà della popolazione italiana. La strada che le donne devono percorrere per poter arrivare nei ruoli apicali, quelli nei quali gli uomini si accomodano senza problemi né remore, è ancora tortuosa e in salita; più che un soffitto di cristallo, è un soffitto di cemento, c'è e si vede benissimo e fatichiamo ogni giorno per abbatterlo.

Per questo, oggi, in questa occasione, mi fa piacere ricordare la storia di Rosa Oliva che, proprio sessant'anni fa, a quel soffitto ha dato una grossa picconata; Rosa, nel 1958, era una giovane di 24 anni che decise di presentarsi al concorso per la carriera prefettizia, pur sapendo già di non avere i requisiti, non perché le mancassero i titoli di studio, ma perché donna. E quando un mortificato maresciallo le disse che la domanda era stata respinta, lei chiese di metterlo per iscritto e portò quel biglietto al suo insegnante, il professor Costantino Mortati. Fu lui che le scrisse il ricorso; Rosa, infatti, era determinata a difendere il diritto alla parità, sancito in Costituzione e la sua tenacia generò una valanga. Il 13 maggio 1960, la Corte, con una sentenza storica, emanata da una corte di soli uomini, riconobbe il diritto suo e di tutte le donne a partecipare ai concorsi pubblici, che fino a mezzo secolo fa erano riservati solo ai maschi. A Rosa e a tutte le donne che nel nostro Paese lottano, affinché la Carta costituzionale metta radici nella vita di ogni giorno, traducendo quegli splendidi principi in opportunità reali, a tutte loro, noi dobbiamo dire: grazie!

I numerosi passi fatti da quel 1960 sono il risultato di battaglie collettive e fatiche personali e ci hanno portato, oggi, in quest'Aula, ad avere il Parlamento più femminile di sempre. Ma non basta, Presidente, perché noi chiediamo che le donne possano esserci proprio dove si prendono le decisioni, lì, dove si scrive la storia del Paese e la loro partecipazione non è solo un diritto, ma anche un vantaggio per tutta la collettività, per tutta la cittadinanza, dal momento che le donne hanno livelli di istruzione elevati e posseggono competenze e abilità, quali quelle riguardanti le relazioni interpersonali e la comunicazione che, nel mondo del lavoro di oggi, sono cruciali. Non sono mie queste ultime parole, ma del Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, le ha pronunciate lo scorso dicembre. E, allora, non usufruire di queste competenze oggi, signor Presidente, sarebbe miope, oltre che dannoso per tutti.

Per questo, in conclusione, ci tengo a ringraziare ancora una volta il Presidente del Consiglio che, raccogliendo anche l'appello dell'Intergruppo per le donne, i diritti e le pari opportunità, di cui io mi onoro di far parte, nonché l'appello trasversale di 30 colleghe senatrici, ha fatto in modo che queste opportunità di cui tanto parliamo fossero pari davvero. Alle undici donne che si sono aggiunte alle task force nazionali formulo il mio più sincero augurio di buon lavoro. Abbiamo aperto una breccia nella speranza che diventi una strada comune, che ci porti a camminare insieme verso un futuro più sostenibile, ma anche più equo e più giusto per noi donne.