24/11/2015
Piergiorgio Carrescia
D'Incecco, Morani, Bazoli, Borghi, Manzi, Benamati, Casati, Preziosi, Iori, Patriarca, Vezzali, Oliverio,Berretta, Carloni, De Menech, Realacci, Zan, Fedi, Capone, Narduolo, Zardini, Senaldi, Carella, Donati, Giovanna Sanna,Capozzolo, Martella, Cinzia Maria Fontana
2-01173

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della salute, per sapere – premesso che: 
la legge 24 giugno 2010, n. 107, ha provveduto, sulla base degli indirizzi contenuti nella dichiarazione scritta del Parlamento europeo del 12 aprile 2004, a riconoscere i diritti delle persone sordocieche, prevedendo la possibilità di definire misure specifiche di integrazione sociale e di assistenza individuale. In particolare, secondo quanto disposto dall'articolo 2 della legge, le persone sordocieche percepiscono in forma unificata le indennità previste dalla legislazione vigente in materia di sordità, e cecità civile, oltre ad eventuali ulteriori prestazioni erogate dall'Istituto nazionale di previdenza sociale (INPS); 
malgrado l'articolo 1o della legge riconosca la sordocecità come «disabilità specifica unica», l'articolo 2 definisce come sordocieche le persone «cui siano distintamente riconosciute entrambe le minorazioni, sulla base della legislazione vigente, in materia di sordità civile e cecità civile», marcando un'evidente discrasia con le finalità della legge. Il riconoscimento della sordocecità come la sommatoria di due distinte minorazioni ha inoltre escluso dal regime di tutela stabilito dalla legge una parte della platea di persone che ne sono affette. Infatti, la legge 26 maggio 1970, n. 381, e successive modificazioni, considera sorde esclusivamente le persone con una minorazione congenita o acquisita durante l'età evolutiva tale da aver compromesso il normale apprendimento del linguaggio parlato. Alla luce di questa definizione, non sono considerate sordocieche le persone che, pur essendo non vedenti, siano diventate sorde dopo il dodicesimo anno d'età; 
l'accertamento della sordocecità è demandato alla commissione medica dell'azienda sanitaria locale competente territorialmente, che nel corso di un'unica visita verifica la compresenza dei requisiti necessari al riconoscimento di entrambe le minorazioni. Sebbene con messaggio n. 21724 del 25 agosto 2010 l'INPS abbia reso noto che erano in corso le necessarie modifiche alla procedura telematica, al fine di consentire alle persone sordocieche la presentazione on-line delle domande di accertamento dello stato invalidante, allo stato gli interpellanti riscontrano la mancata predisposizione della modulistica necessaria, con chiare implicazioni per le persone sordocieche e le rispettive famiglie; 
negli ultimi anni alcuni enti specializzati hanno istituito centri di eccellenza nei trattamenti sanitari, residenziali e sociosanitari in favore delle persone sordocieche. Gli utenti e le famiglie che intendono usufruirne sperimentano, tuttavia, difficoltà crescenti qualora si renda necessario accedere ai servizi erogati da un altro servizio sanitario regionale. Da una parte, si riscontrano, anche nel caso di pazienti di minore età, resistenze da parte delle aziende sanitarie locali nel rilascio delle impegnative di ricovero in centri situati in regioni diverse da quella di residenza. Dall'altra, le regioni fanno spesso leva sulla propria normativa per corrispondere le rette previste per prestazioni non sempre assimilabili ai trattamenti specifici erogati in centri di eccellenza in regime di mobilità; è necessario garantire, in ottemperanza all'articolo 32 della Costituzione e della giurisprudenza consolidata della Corte costituzionale, l'accesso da parte delle persone sordocieche a trattamenti sanitari che assicurino standard qualitativi appropriati –: 
se i Ministri interpellati siano a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali iniziative il Governo intenda assumere per garantire, anche attraverso le opportune iniziative normative, il riconoscimento dello status di sordocieco a tutte le persone che presentino contemporaneamente entrambe le minorazioni, estendendo quindi il regime di tutela a quanti sono stati finora esclusi dalla definizione di sordocecità; 
se i Ministri interpellati ritengano necessario avviare un'interlocuzione con l'INPS, al fine di garantire la predisposizione della modulistica per la presentazione della domanda di accertamento dello stato invalidante da parte delle persone sordocieche; 
come il Governo intenda garantire il diritto delle persone sordocieche a ricevere trattamenti appropriati, anche se erogati in regime di mobilità sanitaria interregionale; 
quali strumenti il Governo intenda predisporre, anche di concerto con le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, affinché le persone sordocieche possano accedere a misure di sostegno e di integrazione sociale adattate ai loro bisogni. 
 

Seduta del 27 novembre 2015

Illustra e replica Piergiorgio Carrescia, risponde De Filippo Vito, Sottosegretario di Stato per la salute

Illustrazione

Grazie Presidente, l'interpellanza vuole porre all'attenzione e comprendere gli intendimenti del Governo in merito alle criticità e alle difficoltà che incontrano coloro che sono affetti da una minorazione visiva ed uditiva totale o parziale, la sordocecità. È una minorazione che non consente alle persone di svolgere a pieno le normali funzioni della vita quotidiana. È una di quelle più devastanti e di ostacolo alla partecipazione della persona alla vita civile. Proprio in ragione di questa peculiarità, il Parlamento europeo approvò, il 1o aprile del 2004, la Dichiarazione scritta sui diritti delle persone sordocieche, poi recepita in vari Paesi comunitari, nella quale sono stati affermati alcuni principi che trovano riscontro anche nella nostra Carta costituzionale. 
Il Parlamento europeo ha riconosciuto la sordocecità quale disabilità distinta, che comporta difficoltà nell'accesso all'informazione, alla comunicazione e alla mobilità e ha previsto la necessità di riconoscere alle persone sordocieche il sostegno da parte di persone provviste di conoscenze specialistiche. Sulla base di queste considerazioni, il Parlamento ha invitato gli Stati membri a riconoscere specifici diritti e tutele alle persone sordocieche attraverso l'approvazione di un'adeguata legislazione che comprendesse il diritto di partecipare alla vita democratica, il diritto di lavorare e di avere accesso alla formazione, il diritto di accedere a un'assistenza sanitaria e sociale incentrata sulla persona, il diritto alla formazione permanente, il diritto a ricevere un sostegno personalizzato. In Italia questo riconoscimento si è concretizzato con la legge del 2010, la n. 107, che ha cambiato la vita di migliaia di persone che fino a quel momento avevano vissuto in una condizione di disabilità, in una specie di limbo. Il riconoscimento della sordocecità ha contribuito a fare uscire dall'isolamento tante persone colpite da questa grave disabilità. Il riconoscimento è stato una tappa importante per poter definire servizi specifici per i bisogni particolari delle persone sordocieche, che sono diversi – e sottolineo sono diversi – da quelli di coloro che sono solamente sordi o solamente ciechi. 
Il riconoscimento legale della sordocecità è stato l'esito di una lunga battaglia, di una storia che iniziò nel 1997 con una risoluzione dell'onorevole Luigi Giacco che impegnava il Governo a occuparsi dei diritti delle persone sordocieche. Nel 2001, dopo la III Conferenza nazionale delle persone sordocieche, è stato modificato il Codice della strada con il riconoscimento del bastone bianco e bastone rosso come ausilio che distingue una persona sordocieca. Un primo passo. Un passo che poi troverà compimento successivamente nella legge del 2010. Ma vi sono stati altri passaggi intermedi: nel 2006, alla Camera dei deputati, la Lega del Filo d'Oro, la più importante ONLUS che si occupa a livello nazionale dei disabili sordociechi, ha presentato una proposta di legge di iniziativa popolare che, però, non arrivò a conclusione. Successivamente, venne ripresa nella legislatura successiva e tradotta nella legge del 2010. In particolare – e qui sorgono i problemi –, secondo quanto disposto dall'articolo 2 della legge, le persone sordocieche percepiscono in forma unificata le indennità previste dalla legislazione vigente in materia di sordità e cecità civile, oltre a eventuali prestazioni erogate dall'Istituto nazionale di previdenza sociale. Però, malgrado che l'articolo 1 della legge riconosca la sordocecità come disabilità specifica unica, l'articolo 2, appunto, definisce come sordocieche solo le persone alle quali siano distintamente riconosciute entrambe le minorazioni sulla base della legislazione vigente in materia di sordità e cecità civile, marcando un'evidente discrasia con le finalità della legge. Il riconoscimento della sordocecità come la sommatoria di due distinte minorazioni ha, infatti, escluso dal regime di tutela stabilito dalla legge una parte della platea delle persone che ne sono colpite. La legge n. 381 del 1970 considera sorde esclusivamente le persone con una minorazione congenita o acquisita durante l'età evolutiva tale da aver compromesso il normale apprendimento del linguaggio parlato. Cosa significa ? Significa che, alla luce di questa definizione, non sono considerate sordocieche le persone che, pur essendo non vedenti, diventano sorde dopo il dodicesimo anno di età. Quindi, l'accertamento è demandato a una commissione medica dell'azienda sanitaria locale che verifica la compresenza di entrambi i requisiti. Ebbene, nonostante che nel 2010 l'INPS abbia reso noto che erano in corso le necessarie modifiche alla procedura telematica per consentire alle persone sordocieche la presentazione online delle domande di accertamento dello stato invalidante, allo stato attuale, al momento della presentazione di questa interpellanza, dopo oltre cinque anni da quella nota dell'INPS, si deve purtroppo riscontrare la mancata predisposizione della modulistica necessaria con chiare implicazioni per le persone sordocieche e per le rispettive famiglie. Le difficoltà, purtroppo, non finiscono qua. Negli ultimi anni alcuni enti specializzati hanno istituito centri di eccellenza, ubicati in diverse regioni, nei trattamenti sanitari residenziali e sociosanitari in favore delle persone sordocieche. Gli utenti e le famiglie che intendono usufruirne sperimentano, purtroppo e tuttavia, difficoltà crescenti, trattamenti e situazioni diverse qualora si renda necessario accedere ai servizi erogati dal servizio sanitario di una regione diversa da quella di residenza. 
In questo quadro diventa quindi quanto mai essenziale fare chiarezza sull'applicazione della legge n. 107 e promuovere un coordinamento più efficace fra il livello centrale e le regioni per superare le troppe discrasie operative talora imputabili a meri ritardi burocratici che non sono accettabili in un Paese civile. Ecco allora il motivo di questo atto ispettivo, con il quale si chiede se i Ministri interpellati siano a conoscenza dei fatti riportati; quali iniziative il Governo intenda assumere per garantire il riconoscimento dello status di sordo-cieco a tutte le persone che presentino contemporaneamente entrambe le minorazioni, estendendo quindi il regime di tutela a quanti sono stati finora esclusi dalla definizione di sordocecità; se i Ministri interpellati ritengono necessario avviare un'interlocuzione con l'INPS al fine di garantire la predisposizione della modulistica che si sta attendendo danni e in che modo il Governo intenda garantire alle persone sordocieche il diritto a ricevere trattamenti appropriati, anche se erogati in regime di mobilità sanitaria interregionale.

Risposta del governo

Signor Presidente, passo ad illustrare l'atto parlamentare dell'onorevole Carrescia ed altri con il quale si pongono all'attenzione del Governo talune criticità relative al riconoscimento dei diritti delle persone sordocieche. Preliminarmente, nel ribadire il grande interesse che il tema della disabilità riveste per il Ministero che rappresento, ricordo che nell'ambito dei compiti attribuiti all'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, ricostituito proprio su impulso del Ministro Poletti a luglio 2014, è stato adottato il Programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità. Il Programma, che si articola in sette linee di intervento, è finalizzato alla promozione di una piena inclusione delle persone con disabilità in tutti gli ambiti della vita sociale e prevede, nella linea di intervento n. 1, la revisione del sistema di accesso e di riconoscimento della certificazione della condizione di disabilità e del modello di intervento socio-sanitario. A questo fine l'Osservatorio ha previsto la costituzione di uno specifico gruppo di lavoro denominato «riconoscimento della condizione di disabilità e valutazione multidimensionale finalizzata a sostenere il sistema di accesso e di progettazione personalizzata», coordinato dal Ministero della salute, dalle regioni e dai rappresentanti delle federazioni e delle associazioni delle persone con disabilità. Nell'ambito dei lavori di questo gruppo, pertanto, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali potrà stimolare l'Osservatorio ai fini di una maggiore attenzione verso i diritti delle persone sordocieche, anche al fine di un'uniforme applicazione delle misure di sostegno e di integrazione sociale ad esse riconosciute. Per quanto concerne l'aggiornamento della modulistica per la presentazione della domanda di accertamento dello stato invalidante delle persone sordocieche, l'INPS ha rappresentato – prontamente sollecitata – di aver definito un'apposita implementazione delle procedure per la gestione dell'accertamento dell'invalidità civile nei confronti delle persone sordocieche che consentirà al medico certificatore di indicare direttamente nel certificato medico introduttivo la presenza della doppia minorazione e cioè la sordità e la cecità. Attraverso la valorizzazione di un apposito campo infatti le procedure renderanno possibile per la Commissione medico-legale assicurare un'unica convocazione, garantendo la contestuale presenza dei due specialisti e la conseguente stesura di un verbale ad hoc. L'INPS ha assicurato che entro la fine dell'anno questa procedura sarà operativa. Per quanto concerne le prestazioni garantite dal Servizio sanitario nazionale nell'ambito dei livelli essenziali di assistenza, il Ministero della salute ha precisato che il servizio pubblico garantisce l'assistenza sanitaria ai cittadini iscritti presso le aziende sanitarie di residenza e che l'assistito ha comunque diritto ad ottenere cure appropriate anche in un luogo diverso da quello di residenza, la cosiddetta «mobilità sanitaria». Il criterio della composizione dei costi relativi alla mobilità sanitaria tuttavia non si applica ai trattamenti resi in regime semiresidenziale e residenziale, né alle prestazioni di assistenza protesica per i quali risulta necessaria l'autorizzazione dell'azienda sanitaria di residenza, che ne sostiene il costo dietro presentazione di fattura.  Al riguardo il Ministero della salute ha precisato che in questa circostanza in taluni casi può determinare difficoltà o ritardare l'accesso alle prestazioni ma non risulta che si siano verificati casi di rifiuto nell'autorizzazione delle cure da parte delle aziende sanitarie nel nostro Paese. Da ultimo posso assicurare la massima attenzione da parte del Ministero salute e del Ministero del lavoro e delle politiche sociali in ordine al monitoraggio sullo stato di avanzamento delle iniziative che sono state illustrate nel presente atto, al fine di garantire la costante tutela verso i diritti delle persone che hanno questo tipo di minorazione.

Replica

Signor Presidente, grazie sottosegretario per la risposta, mi ritengo soddisfatto. Apprezzo che sia stata colta l'attenzione che l'atto ispettivo intendeva porre sulle criticità riguardanti una disabilità specifica e quanto mai penalizzante come la sordo-cecità, ci sono strutture – cito la Lega del Filo d'Oro di Osimo, appunto la maggiore onlus in questo settore – che stanno sopperendo a una cronica mancanza di risorse finanziarie nella gestione di questa patologia e che è nostro dovere mettere nelle condizioni di operare al meglio. Questo sotto tutti i profili, da quello sanitario a quello assistenziale. Sono soddisfatto della risposta perché apre non soltanto una speranza ma, come lei ci ha detto, la certezza che almeno il problema burocratico che era stato segnalato relativo all'INPS entro l'anno verrà risolto. È un impegno che consentirà di dare delle risposte positive a una realtà che purtroppo è in espansione. Resta il problema della revisione della legge n. 107 per estendere il regime di tutela a quanti ne sono stati finora esclusi e prendo atto con soddisfazione che quanto lei ci ha illustrato, con le sette linee di intervento tra le quali rientra anche questa intenzione, è positiva e denota un'attenzione del Governo che era nello spirito della interpellanza mia e dei colleghi, che cercheremo, per dare anche un contributo, di trasformare in una proposta di legge di iniziativa parlamentare che possa dare degli spunti, dei suggerimenti, delle idee al tavolo che sta lavorando su questa proposta. Segnalo che i casi di sordo-cecità sono molto più diffusi di quello che si pensi e che nella maggior parte dei casi la mancanza di vista e udito è accompagnata anche da disabilità intellettive e motorie, quindi c’è necessità di una grande attenzione per questa realtà e occorrono interventi mirati, interventi strutturati, interventi in tempi brevi. Ho citato la Lega del Filo d'Oro non a caso, perché è noto a tutti per le toccanti anche significative campagne di informazione e sensibilizzazione per la ricerca di fondi per autosostenersi che sta promuovendo da decenni e che stiamo vedendo in questi giorni sui media, la richiamo perché questa campagna ha due testimonial importanti, di eccezione, Renzo Arbore e Neri Marcorè, e ruota soprattutto intorno ad un imperativo: raddoppiamo l'impegno. Ecco, sottosegretario, questo era anche il senso dell'interpellanza e con piacere vedo che è stato colto, è un sollecito al Governo a raddoppiare il proprio impegno verso il mondo della sordocecità, della disabilità più in generale, rimuovendo tutti quegli ostacoli che si frappongono a chi ne è colpito affinché sia chi ne è colpito che le famiglie possano vivere una vita dignitosa o comunque almeno più normale di quella di oggi.