01/08/2014
Roberta Agostini
Albanella, Amato, Ascani, Bargero, Bini, Blazina, Boccia, Bossa, Bruno Bossio, Carocci, Carrozza, Cenni, Cimbro, Cominelli, De Maria, D'Ottavio, Fabbri, Famiglietti, Folino, Cinzia Maria Fontana, Gadda, Gasparini, Ghizzoni, Giacobbe, Iacono, Incerti, Iori, La Marca, Lattuca, Lauricella, Locatelli, Malisani, Maestri, Manzi, Marzano, Mongiello, Murer, Narduolo, Stumpo, Valeria Valente, Venittelli, Ventricelli, Villecco Calipari, Zampa
2-00648

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che: 
la violenza sulle donne è e deve essere una priorità del Governo e del Parlamento; 
il 1o agosto 2014 è entrata in vigore la «Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica», meglio nota come Convenzione di Istanbul; 
il Governo ha adottato il 14 agosto 2013 il decreto-legge n. 93, convertito con modificazioni dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119, recante «Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province» dove all'articolo 5 si prevede l'adozione da parte del Ministro delegato alle pari opportunità, previa intesa in sede di Conferenza unificata, di un piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, che deve essere elaborato con il contributo delle amministrazioni interessate, delle associazioni di donne impegnate nella lotta contro la violenza e dei centri antiviolenza, in sinergia con la nuova programmazione dell'Unione europea per il periodo 2014-2020; 
il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Ivan Scalfarotto, rispondendo in aula all'interpellanza n. 2-00544 in data 30 maggio 2014, ha affermato che il Governo conta di poter adottare il Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere entro il mese di ottobre; 
tenuto conto della complessità degli interventi da porre in essere per l'adozione del suddetto Piano, il compito di elaborarlo è stato affidato ad una serie di tavoli tematici di lavoro, sette per l'esattezza, che compongono una task forceinteristituzionale, costituita il 22 luglio 2013, che riunisce tutti i Ministeri interessati (giustizia, interno, salute, istruzione, università e ricerca, affari esteri, difesa, economia e finanze, lavoro e delle politiche sociali, sviluppo economico) e i rappresentanti delle autonomie territoriali e del mondo dell'associazionismo, coordinata dal dipartimento per le pari opportunità; 
non si hanno notizie certe sulle modalità e sui tempi dei lavori –: 
quale sia allo stato attuale il lavoro dei suddetti tavoli tematici e, di conseguenza, l'elaborazione del Piano e se non si ritenga necessario intervenire per accelerare i lavori e monitorare il reale coinvolgimento di tutte le forze interessate al fine di arrivare nei tempi stabiliti alla presentazione del nuovo piano d'azione contro la violenza. 

Seduta del 8 settembre 2014

Illustrazione e replica di Roberta Agostini, risposta di Alfano Gioacchino, Sottosegretario di Stato per la difesa

Illustrazione

Presidente, sottosegretario, abbiamo presentato nel mese di luglio scorso questa interpellanza sottoscritta da un grande numero di parlamentari del gruppo del Partito Democratico perché piuttosto preoccupati dalle modalità e dal ritardo con il quale si sta dando attuazione ad una legge approvata lo scorso anno dal Parlamento, la legge n. 119 del 2013, che è la legge di conversione di un decreto-legge presentato dal Governo. 
Il Parlamento ha assunto con forza una serie di provvedimenti importanti lo scorso anno per il contrasto al femminicidio, provvedimenti ai quali è ora necessario dare seguito – io credo con velocità ed efficacia – al fine di contrastare un fenomeno odioso e pervasivo come quello della violenza sulle donne. 
Il 1o agosto scorso è entrata in vigore la Convenzione di Istanbul, che il Parlamento italiano ha ratificato pressoché all'unanimità, ed entrerà in vigore perché dieci Paesi l'hanno sottoscritta e ratificata; Convenzione che è uno strumento importantissimo per il contrasto della violenza, in particolare domestica, a livello europeo. 
La Convenzione dà una definizione di che cosa si intende per violenza contro le donne; c’è una violazione di diritti umani basata su una discriminazione delle donne in quanto donne; traccia la necessità di una fitta rete di sostegno e di protezione delle vittime e chiarisce come il cambiamento culturale e l'affermazione di una reale parità tra uomini e donne sia la chiave per contrastare efficacemente la violenza. 
Nella Convenzione si traccia una strategia fondata sulle tre P: la prevenzione della violenza attraverso l'affermazione di una cultura della dignità e del rispetto; la P della protezione delle vittime; la P della punizione dei colpevoli. Noi chiediamo di capire quali sono i passi concreti che il nostro Paese ha mosso su questa strada, preoccupati per il ritardo con il quale la stiamo percorrendo. Anche il fatto che sia il sottosegretario Alfano, che io ringrazio davvero per la sua presenza qui oggi, e, prima di lui, il sottosegretario Scalfarotto, a rispondere testimonia però di una difficoltà nel non avere un referente, un Ministro delegato che si occupi con continuità e con pienezza, anche dei tempi, della materia e questa assenza si riflette poi anche nelle incertezze delle politiche contro la violenza. Noi qui abbiamo a che fare con questioni molto delicate, che attengono alla vita delle persone. Secondo la rete DiRe, che è la rete che raggruppa i centri antiviolenza, sulla base dei dati dal 2008 al 2012, il numero delle donne che si sono rivolte ai centri è aumentato appunto negli ultimi anni del 20 per cento. Nell'ultimo rapporto sull'attuazione della piattaforma d'azione di Pechino, che è stato presentato a luglio ed è stato redatto da numerose associazioni e da esperti impegnati sul tema dei diritti umani, si dice che in Italia venti regioni su ventuno hanno una legge antiviolenza ma che i finanziamenti sono insufficienti, che non è chiara la definizione di centro e la caratteristica dei servizi e che la rete territoriale in realtà non è pienamente in grado di accogliere e di proteggere le donne, perché è molto frammentata e questo produce ovviamente rischi seri per la vita e per l'incolumità. Dal 14 agosto scorso ad oggi 155 donne sono state uccise, secondo il Ministro dell'interno sono state 177 nel 2013, ma insomma i casi di femminicidio li abbiamo potuti leggere sulle pagine dei quotidiani durante tutto il mese di agosto. 
È di ieri l'ultimo caso in provincia di Biella, dove un uomo ha accoltellato la moglie, il caso di Monasterace, dove una giovane donna di trentuno anni è stata uccisa dal marito, ma insomma potrei continuare con la cronaca dell'ultimo mese, da Santa Maria Capua Vetere fino alla provincia di Nuoro, fino a Sarzana. Le cronache dei giornali purtroppo sono state segnate dai femminicidi. Io vengo all'oggetto specifico dell'interpellanza: dicevo che il Parlamento ha approvato nell'ottobre scorso la legge n. 119 di conversione del decreto-legge n. 93 del 2013, che all'articolo 5 prevede la redazione di un piano antiviolenza che deve essere predisposto ed elaborato dal Ministro delegato per le pari opportunità, con il contributo delle amministrazioni interessate, delle associazioni di donne impegnate nella lotta contro la violenza e dei centri antiviolenza. 
I tavoli di lavoro che erano stati predisposti durante il precedente Governo erano sette. Io li ricordo brevemente: quello sulla rilevazione del rischio, il gruppo del rapporto dati, comunicazione e media, educazione, formazione, codice rosa e pronto soccorso. Da quello che ci risulta in realtà questi tavoli si sono riuniti una sola volta, tranne il tavolo di valutazione del rischio che si è riunito più volte e il tavolo relativo al codice rosa e al pronto soccorso che non si è mai riunito, però dalla fine del precedente Governo i tavoli non sono stati più riuniti e convocati. E tenuto conto che il sottosegretario Scalfarotto il 30 maggio scorso, rispondendo proprio a un'interpellanza, ha affermato che il Governo conta di approvare il piano ad ottobre e che già oggi è l'8 settembre, si chiede di conoscere qual è lo stato dei lavori e quali sono le intenzioni del Governo. Se posso aggiungere un'ultima questione che riguarda invece i finanziamenti per il biennio 2013-2014, quindi sono circa 17 milioni di euro. 
Chiederei di sapere se il Governo è intervenuto presso le regioni per chiedere criteri di qualità per investire e distribuire le risorse e se vi saranno, poi, in seguito, controlli sulle modalità con le quali queste risorse saranno poi spese.

Risposta del governo

Signor Presidente, siamo chiamati a rispondere a questa interpellanza alla Presidenza del Consiglio dei ministri, però, come Ministero della difesa, non siamo estranei a questa attività. Anzi, il Ministro Pinotti, con molta attenzione, sta seguendo tutto l'iter che è stato attivato nelle more degli atti legislativi ancora da produrre. Come veniva rappresentato dall'interpellante, il 1o agosto è entrata in vigore la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Come ricordato, nelle more della sua entrata in vigore, il Governo ha adottato il decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, recante «Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province», perché continuiamo, a volte, ad aggiungere in provvedimenti di urgenza questioni anche eterogenee, ma fu fatto questo. 
Il citato decreto-legge prevede, all'articolo 5, l'adozione, da parte del Ministro delegato alle pari opportunità, previa intesa in sede di Conferenza unificata, di un «Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere», che deve essere elaborato con il contributo delle amministrazioni interessate, delle associazioni di donne impegnate nella lotta contro la violenza e dei centri antiviolenza. 
Il Piano nazionale persegue le finalità di prevenzione del fenomeno della violenza contro le donne mediante una pluralità di azioni in diversi ambiti: campagne di pubblica informazione e sensibilizzazione; promozione in ambito scolastico delle corrette relazioni tra i sessi, nonché di tematiche anti-violenza e antidiscriminazione negli stessi libri di testo utilizzati; potenziamento dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza e protezione delle vittime di violenza di genere e di stalking; formazione specializzata degli operatori; collaborazione tra istituzioni; raccolta ed elaborazione dei dati; previsione di specifiche azioni positive; configurazione di un sistema di governance del fenomeno tra i diversi livelli di governo sul territorio (in realtà, è stato detto anche dall'onorevole interpellante). 
Come sottolinea l'atto ispettivo, tenuto conto della complessità degli interventi da porre in essere per l'adozione del suddetto Piano, il compito di elaborarlo è stato affidato ad una task force interistituzionale, costituita il 22 luglio 2013, che riunisce tutti i Ministeri interessati, che furono individuati nei Ministeri per le pari opportunità, della giustizia, dell'interno, della salute, dell'istruzione, dell'università e della ricerca, degli affari esteri, il nostro, quello della difesa, come dicevo prima, dell'economia e delle finanze, del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico, ai quali, poi, bisogna aggiungere i rappresentanti delle autonomie territoriali e del mondo dell'associazionismo, coordinati dal Dipartimento per le pari opportunità. 
Al fine di giungere in tempi rapidi all'elaborazione del Piano, i lavori della suddetta task force sono stati organizzati costituendo sette sottogruppi – questi sono stati divisi per argomenti tematici –, ai quali hanno partecipato i rappresentanti delle amministrazioni statali. Questi gruppi sono stati denominati «Codice Rosa», «Comunicazione», «Valutazione del rischio», «Formazione», «Educazione», «Reinserimento vittime» e «Raccolta Dati». I citati sottogruppi tematici stanno lavorando al fine di fornire proposte di intervento volte a determinare i contenuti del Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, come previsto, come già ho detto prima, dall'articolo 5, comma 2, lettere a-l), del decreto legge n. 93 del 2013. 
Premesso tutto questo, tenuto conto, altresì, che il Governo si è impegnato ad adottare il citato Piano, come si diceva prima, entro il prossimo mese di ottobre, il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Delrio, con lettera del 10 luglio ultimo scorso, nell'evidenziare che il tema della prevenzione e del contrasto della violenza contro le donne è un «tema centrale nell'agenda politica di questo Esecutivo», ha chiesto agli onorevoli Ministri dei dicasteri facenti parte di quella organizzazione-task force che abbiamo citato di fornire quanto prima al Dipartimento per le pari opportunità, che fa un po’ da coordinatore, la documentazione utile all'elaborazione del Piano. 
Con lettera del 31 luglio 2014, il citato Dipartimento ha sollecitato le amministrazioni capofila dei sette sottogruppi tematici che ho citato prima a trasmetterlo, entro il 19 settembre prossimo venturo, previa condivisione con i rappresentanti degli enti territoriali e delle associazioni facenti parte di ciascun sottogruppo e quindi questo per potere produrre il proprio documento conclusivo, utile per l'elaborazione del Piano. Quindi, il 19 settembre: a giorni, per così dire, dovrebbero produrre questo atto. 
Il Presidente del Consiglio, pertanto, consapevole dell'importanza del Piano in parola e della complessità e della delicatezza delle tematiche in questione si è adoperato, come sopra evidenziato, per accelerare al massimo i tempi di adozione.

Replica

Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la risposta. Purtroppo si evidenzia un po’ anche dalla risposta che siamo in ritardo. Apprendiamo, per così dire, dell'impegno del sottosegretario Delrio. 
Mi auguro che, oltre alla lettera e al fatto che le amministrazioni interessate produrranno del materiale da inviare presso il Dipartimento, ci sia anche un impegno concreto nel riunire nuovamente i tavoli e soprattutto nel coinvolgere tutte quelle realtà sociali, associative e in particolare i centri antiviolenza ma non solo, che si occupano di contrastare la violenza quotidianamente e che hanno un ricchissimo bagaglio ed esperienza di politiche in grado di essere messe a disposizione anche del lavoro che il Governo dovrà rilanciare. 
Quindi, colgo l'occasione di un'interlocuzione con il Governo per ribadire la necessità di tenere accesa l'attenzione su un tema sul quale l'attenzione non dovrebbe essere mai spenta e soprattutto per sollecitare un impegno maggiore e un impegno costante sulle politiche. 
Noi abbiamo in Italia buone leggi, spesso però fatichiamo ad applicarle, ed io non vorrei che fosse questo il caso della Convenzione di Istanbul e delle norme sul femminicidio, che con tanto impegno il Parlamento hanno approvato lo scorso anno. L'Italia è stata, in ambito europeo, uno dei primi Paesi a ratificare la Convenzione di Istanbul e uno dei pochi, pochissimi, grandi Paesi ad averla sottoscritta. Però ora ci vuole un Piano efficace, dotato anche di risorse che siano in grado di implementarlo praticamente. Per varare efficacemente il Piano c’è bisogno ovviamente di un po’ di tempo, di impegno e di coordinamento di obiettivi. Io penso anche ci sia bisogno di un punto di riferimento, di un referente stabile nella compagine governativa, che si occupi delle politiche di parità e del mainstreaming in generale. 
Innanzitutto c’è bisogno di dati e c’è bisogno del monitoraggio di un fenomeno che, purtroppo, ancora sfugge alle rilevazioni ufficiali e che, invece, avrebbe bisogno di essere conosciuto per essere contrastato efficacemente. L'ultima rilevazione importante è stata quella dell'ISTAT e risale al 2006. Dopo quella, non ci sono state rilevazioni su scala nazionale così capillari e così efficaci ed importanti. 
Occorre formare gli operatori e tutti coloro che hanno a che fare con le politiche di contrasto alla violenza, dalle Forze di polizia ai medici, al pronto soccorso e agli assestamenti sociali. Noi sappiamo che nel 70 per cento dei casi di femminicidio la vittima aveva in qualche modo già denunciato e comunque la situazione di rischio era già nota. Quindi, evidentemente non c’è una presa in carico sufficientemente adeguata alla complessità del fenomeno. 
Occorre sensibilizzare i media affinché propongano un'immagine rispettosa delle donne in qualche modo e occorre fare delle campagne di prevenzione, ma io direi di educazione, al rispetto tra i sessi e tra le persone a partire dalle scuole. 
L'interpellanza serve anche a chiedere un impegno maggiore delle istituzioni, che siano davvero un punto di riferimento forte nel contrastare un fenomeno che è sempre più pervasivo.