07/10/2014
Eleonora Cimbro
Civati, Cominelli, Colaninno, Casati, Cova, Mauri, Peluffo, Marchi, Francesco Sanna, Giuseppe Guerini, Guerra, Laforgia, Portas, Ginoble, Berretta, Marrocu, Oliverio, Monaco, Rabino, Dambruoso, Daniele Farina, Kronbichler, Quaranta, Prina, Crimì, Gianni Farina, Gadda, Pollastrini, Stumpo, Roberta Agostini, Fiorio, Ferrari, Ferro, Albini, Coccia, Rondini
2-00708

 I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che: 
il dissesto idrico nella zona a nord della città di Milano, problema più che cinquantennale, ha naturalmente da ritrovare le sue cause, come già si annotava negli uffici comunali milanesi negli anni Sessanta, nell'improvvido e incauto consumo di suolo della speculazione edilizia, e nella barbara cementificazione, che dagli anni del boom ha continuato e continua a fare scempio delle ricchezze e bellezze di un ormai irriconoscibile e deturpato territorio lombardo, brianzolo e milanese; scempio che ha creato la definizione, per l'area che va da Milano fino a Varese di «città infinita»: uno dei luoghi più antropizzati e inquinati d'Europa, confrontabile alla sola Ruhr tedesca; 
analogo discorso va fatto per la sua rete idrica, i suoi fiumi e torrenti: il torrente Seveso, oggetto di questo atto, è il terzo fiume più inquinato del continente; 
l'urbanizzazione abnorme lungo le sue rive, giunta addirittura fino allo stesso letto del torrente, ha portato ad azzerare la permeabilità del territorio circostante: le acque piovane dei collettori e degli scarichi industriali e urbani contribuiscono ad aumentare la portata del fiume, senza alcuna dispersione. Questo, e non il cambiamento climatico, è il vero problema del Seveso, così come del Lambro e del Lura; delle ultime esondazioni, in nessun caso i volumi di precipitazione sono stati tali da potersi parlare di piogge alluvionali; 
per risolvere il problema delle esondazioni del fiume nei quartieri settentrionali di Milano, si sono succedute negli anni, fin da un decreto legge del ’51, firmato dal Presidente Einaudi, una serie di ipotesi, fra loro diversissime, e mai attuate; l'ultima, la realizzazione di vasche di laminazione da costruirsi nei comuni dell’hinterland, è della giunta Moratti; ipotesi che andò a cancellare il precedente progetto di raddoppio del canale scolmatore del fiume, annunciato dal sindaco Albertini; 
scelto il territorio di Senago come sito, il progetto, la cui realizzazione dovrebbe cominciare nella primavera del prossimo anno, è stato dal 2009 ininterrottamente bocciato, con atti votati all'unanimità, dal consiglio comunale della città; fermamente contrari al progetto, insieme a Senago, sono inoltre le amministrazioni presenti sul territorio, come ad esempio quella di Bollate; 
la scelta della città di Senago è da ascrivere alla minore urbanizzazione del suo territorio; sarà così a dover pagare la cementificazione selvaggia di questo cinquantennio uno tra i pochi comuni virtuosi della provincia in ogni caso un territorio che non ha avuto alcuna responsabilità nello squilibrio idrico del fiume; 
la realizzazione della vasche di laminazione sul territorio di Senago non risulterebbe risolutiva del problema, secondo quanto rilevato dai tecnici dell'Agenzia interregionale per il fiume Po (AIPo): per azzerare il flusso d acqua del torrente Seveso a monte della presa di Palazzolo del Canale Scolmatore di nord ovest risulta che sarebbe necessario un volume complessivo di 4.300.000 metri cubi, al quale le vasche di Senago contribuirebbero con un milione di metri cubi; 
le vasche senaghesi sono distanti circa 4 chilometri dal torrente principale e sono ad esso collegate tramite il canale scolmatore nord ovest; tale canale costruito negli anni Sessanta devia le acque verso il nodo idraulico di Vighignolo e da qui verso il Ticino e l'Olona. Il progetto di raddoppio della sua portata (30 metri cubi al secondo), insufficiente a contenere le piene causate dalla crescente urbanizzazione degli anni Ottanta, non fu mai completato, su indicazione dell'autorità di bacino del fiume Po; si sarebbe, infatti, compromesso l'equilibrio ambientale del fiume Ticino; 
la distanza dall'alveo del fiume e l'afflusso delle acque vincolato alla portata del canale fa comunque incomprensibilmente giudicare prioritarie le vasche senaghesi rispetto alle altre in progetto sull'asse del fiume; le vasche di Senago, come spiega una nota di Legambiente del mese di agosto 2014, «nulla infatti potranno contro gli acquazzoni tra Cinisello, Cormano e Paderno Dugnano: tutti comuni posti a valle dello Scolmatore di nord Ovest»; 
il comune di Senago, supportato dal dipartimento di ingegneria civile e architettura dell'università di Pavia ha proposto soluzioni alternative anche attraverso il potenziamento del canale scolmatore nord ovest con minori costi di realizzazione e di manutenzione degli impianti, ridotto impatto ambientale e maggior efficacia dei risultati attesi, che tuttavia sono state respinte; 
il numero di esondazioni evitate dalle sole vasche di laminazione di Senago sarebbe pari a quello che si potrebbe ottenere dalla bonifica sostanziale del torrente, dalla riqualificazione dell’ex depuratore di Varedo e dal potenziamento del canale scolmatore; 
all'elevato importo del costo di realizzazione dell'opera, andrebbero a sommarsi gli altrettanto gravosi costi di manutenzione di circa euro 450.000 annui; 
tali vasche produrrebbero inoltre un notevole impatto ambientale, in quanto localizzate in gran parte all'interno del parco delle Groane, sottoposto a vincolo paesaggistico ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004; 
entrambi gli invasi previsti inferirebbero con la falda freatica sottostante creando i presupposti di una sua possibile, se non probabile, contaminazione. Tale flusso di falda alimenta i pozzi idropotabili della confinante città di Bollate, rappresentando un rischio potenziale per la potabilità delle acque dei cittadini bollatesi; 
non è mai stata fatta una seria e accurata valutazione strategica ambientale (VAS) per il progetto di piano di risanamento idraulico del fiume; 
in assenza di una serie di interventi di sostenibilità ambientale, le vasche diventerebbero rapidamente vasche di decantazione per fanghi e inquinanti vari, con costi altissimi di manutenzione e deperimento delle aree di afferenza, sugli unici territori che hanno gli spazi per contenerle, quelli appartenenti ai comuni più virtuosi, quelli cioè che meno di altri hanno consumato suolo: si deve quindi considerare prioritario il disinquinamento del Seveso, con un piano regionale attraverso il contratto di bacino, analogamente a quanto fatto con successo sull'Adda; sui comuni dell'asse del fiume andranno gestite separatamente le acque bianche, nere e meteoriche, depurando le seconde e gestendo in modo sostenibile le terze, affinché rimangono nei territori di caduta attraverso la ripermealizzazione del suolo e l'inverdimento; parallelamente, la città di Milano deve correggere le inefficienze della propria rete fognaria; infine, si deve agire in modo più efficace contro chi inquina in modo illegale. Recupero del verde urbano e dell'equilibrio idrogeologico: questa è la via; occorrono non le solite cure tardive ed emergenziali, atte a curare il mero sintomo, ma seri interventi strutturali che possano risolvere il problema alla sua origine, e nel suo complesso: il primo passo è fermare il già altissimo livello di cementificazione e urbanizzazione, attraverso un'azione di controllo da parte delle istituzioni sovracomunali; 
nell'ambito dell'audizione alla Commissione ambiente della Camera dei deputati del 23 luglio 2014, il coordinatore della struttura di missione a Palazzo Chigi contro il dissesto idrogeologico si è detto aperto al dialogo fra Governo, istituzioni locali e cittadini; 
nel medesimo mese, durante un incontro fra lo stesso dottor Erasmo de Angelis, regione Lombardia, comune di Milano e gli amministratori del comune di Senago, si è concordato come la priorità assoluta d'intervento sul torrente sia la depurazione delle sue acque; 
rispondendo in Commissione ambiente, l'11 settembre 2014, all'interrogazione presentata dagli onorevoli Grimoldi e Rondini sulla questione, il sottosegretario Velo ha spiegato come «la soluzione delle criticità ambientali dovrà andare di pari passo con la costruzione e messa in opera delle vasche di laminazione progettate lungo l'asta del Seveso, opera contemplata all'interno dell'accordo quadro di sviluppo territoriale “Contratto del Fiume Seveso”». Tale accordo prevede diversi interventi finalizzati proprio al miglioramento delle acque del fiume in parola, riguardanti principalmente opere di fognatura per l'eliminazione di scarichi diretti e opere di depurazione; 
la struttura di missione contro il dissesto idrogeologico presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, unitamente alla regione Lombardia, sta monitorando lo stato di attuazione degli interventi già individuati, molti dei quali già in fase di gara o di progettazione avanzata e per la maggior parte dei quali si prevede la completa realizzazione entro la fine del prossimo anno; 
oltre agli interventi previsti nell'accordo citato, all'interno dello stesso progetto di realizzazione delle vasche del Seveso è stata prevista, ed è in fase di esecuzione, un'attenta attività di monitoraggio della qualità delle acque, nell'ottica di garantire l'efficacia delle strutture progettate, non solo ogni qualvolta esse saranno impegnate dalle acque di piena, ma anche nella vita ordinaria di tempo asciutto in cui l'area della vasca sarà destinata ad altri usi e destinazioni ambientali e le caratteristiche dell'acque ne determineranno la fruibilità; 
ad ogni buon conto la regione Lombardia ha comunicato di aver recentemente destinato agli agglomerati interessati dalla causa C 85/13 (sentenza di condanna del 10 aprile 2014) che, si ripete, non riguarda l'agglomerato Seveso nord, risorse pari a circa 22 milioni di euro derivanti dall'apposito fondo che la legge di stabilità 2014 ha istituito, nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per finanziare un piano straordinario di interventi «finalizzato prioritariamente a potenziare la capacità di depurazione dei reflui urbani»; 
si è a conoscenza dell'impegno di tutte le istituzioni rispetto alla definizione di un percorso che possa risolvere il problema delle esondazioni del Seveso, attraverso la depurazione delle sue acque, il raddoppio del canale scolmatore e la realizzazione di una serie di interventi di sostenibilità ambientale di minore impatto sul territorio –: 
quali iniziative di competenza il Governo abbia intenzione di intraprendere per la definizione di un percorso, concordato con le amministrazioni locali, che preveda la messa in campo di tutti gli interventi di risanamento ambientale menzionati.

Seduta del 17 ottobre 2014

Illustrazione di Marco Rondini, risposta di Sesa Amici, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, replica di Eleonora Cimbro  

Risposta

Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, l'individuazione delle problematiche e la ricerca di soluzioni relative allo stato di dissesto idrogeologico nella zona a nord della città di Milano, come correttamente evidenziato dagli onorevoli interpellanti, sono oggetto di un intenso dibattito da oltre cinquant'anni.
  Su una cosa si è, però, tutti d'accordo: le cause dell'attuale condizione di dissesto vanno ricercate negli errori progettuali che hanno condotto all'intubamento del fiume Seveso sotto la città di Milano, nell'eccessivo consumo di suolo dovuto alla speculazione edilizia e nell'urbanizzazione senza regole che hanno trasformato radicalmente la morfologia dei suoli, nell'inquinamento di fiumi e torrenti, tra cui, appunto, il Seveso.
  Solo nella scorsa estate, ad esempio, sono stati registrati sette allagamenti nelle zone in questione che hanno provocato danni per circa 100 milioni di euro nella sola area della città di Milano, le cui cause devono essere ricercate nella insufficienza dei collettori e delle portate delle reti fognarie e nell'assenza di strutture di prevenzione delle esondazioni.
  La Struttura di missione per il dissesto idrogeologico con la Direzione generale competente del Ministero dell'ambiente e la regione Lombardia, hanno approfondito l'esame delle misure e delle soluzioni proposte dalla regione, anche al fine di assicurare la partecipazione delle comunità interessate.
  In particolare, per iniziativa della struttura di missione, negli ultimi mesi sono stati organizzati molteplici incontri con le istituzioni e la cittadinanza coinvolta e sono stati svolti i necessari approfondimenti sulle soluzioni progettuali insieme ai tecnici della regione e delle diverse autorità coinvolte.
  Agli incontri di cui si è detto, hanno partecipato il sindaco e il presidente del consiglio comunale di Senago, i quali avevano mostrato una forte contrarietà alla realizzazione delle vasche di laminazione nel loro territorio, nonché i comitati di cittadini, anch'essi contrari al progetto.
  La regione, infatti, prevede la realizzazione di quattro vasche di laminazione così come il progetto di incremento delle capacità del canale scolmatore nord-ovest. La localizzazione delle vasche di laminazione nei quattro comuni dell’hinterland e a nord di Milano è stata definita dai tecnici dell'autorità di bacino del Po e dell'Autorità regionale AIPO, in ragione della migliore efficienza tecnico-progettuale e della minimizzazione dell'impatto ambientale.
  L'originario progetto di costruzione delle vasche di laminazione è stato, tuttavia, implementato con un corposo programma di interventi volti a superare le emergenze del comparto fognario e depurativo, integrandolo con quanto previsto dal Contratto di fiume Seveso, quale accordo che prevede interventi finalizzati alla fruizione del corso d'acqua, alla sua rinaturalizzazione, una rafforzata attività di monitoraggio della qualità delle acque, l'utilizzo e la gestione pubblica delle aree di esondazione naturale quando non impegnate dalle acque di piena.
  La depurazione rappresenta, pertanto, una priorità assoluta d'intervento sul torrente, con una spesa impegnata pari a oltre 27 milioni di euro, gran parte dei quali finanziati dalla tariffa del servizio idrico integrato.
  A Milano, il prossimo 20 ottobre, nel corso di un incontro aperto alla partecipazione dei parlamentari, sarà presentato alle istituzioni coinvolte nella Conferenza tecnica sul Progetto Seveso, il doppio cantiere: quello relativo alla sicurezza idraulica e quello per la depurazione. Le due opere saranno avviate in parallelo, in modo da conciliare l'assicurazione circa la qualità dell'acqua eventualmente esondata nelle vasche di laminazione con l'esigenza di prevenire le gravissime situazioni sinora verificatesi.
  L'avvio del cantiere relativo alla vasca di laminazione di Senago è previsto entro il 2015, mentre gli altri cantieri saranno avviati entro il 2016, secondo un percorso definito d'accordo con la regione e le amministrazioni locali.
  Per gli interventi nelle aree metropolitane interessate da fenomeni di esondazione e alluvione, come quelli in esame, il decreto-legge n. 133 del 2014 riserva 110 milioni di euro.
  Il riparto delle risorse fra le regioni interessate avverrà sulla base di criteri che devono essere adottati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del Ministero dell'ambiente della tutela del territorio e del mare di concerto con la struttura di missione per il dissesto idrogeologico, ai sensi dell'articolo 10, comma 11, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, convertito, con modificazioni, con la legge 11 agosto 2014, n. 116.

Replica

Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario. Indubbiamente nella risposta si evince che, finalmente per la prima volta, iniziamo a ragionare attraverso un approccio globale rispetto alla questione delle vasche di laminazione del Seveso. Riteniamo però che la tempistica che è stata qui descritta non corrisponda a quella che è la volontà anche degli enti locali coinvolti da questa infrastruttura importante, che avrà un impatto devastante sul territorio.
  Noi siamo ben consapevoli che questa vasca di laminazione, quella di Senago appunto, serve perché l'importante evento di Expo 2015 non può essere ostaggio di una situazione che noi consideriamo assolutamente problematica.
  È anche vero, però, che gli enti locali, in questi anni, hanno tentato di spiegare le ragioni anche di un intervento che fin da subito debba essere globale e che deve interessare anche gli altri comuni.
  Questo lo diciamo a fronte anche di uno studio che è stato fatto e che ha dimostrato che la realizzazione della sola vasca di laminazione di Senago non è risolutiva del problema.
  Ora, in premessa ritengo che sia intanto assolutamente positivo il fatto che oggi si sia qui, in quest'Aula, a parlare e a discutere delle vasche di laminazione per contenere le esondazioni del Seveso.
  È un tema, peraltro, che è stato affrontato da tempo, non solo dalle istituzioni locali, ma anche da partiti politici, cittadini e comitati, come lei, sottosegretario, ha ricordato.
  Non è un problema di oggi, ma ci sono degli studi che dimostrano che le esondazioni del Seveso risalgono all'epoca romana. In altre parole, abbiamo testimonianze anche dall'epoca romana. Questo ci permette di fare una riflessione più ampia anche rispetto all'approccio che bisognerebbe avere su tematiche così importanti. In altre parole, non possiamo tutte le volte intervenire solo ed esclusivamente quando c’è un'emergenza. È positivo anche il fatto che questo tema sia stato preso in carico dal Governo, in particolare, come ricordava il sottosegretario, dalla struttura di missione contro il dissesto idrogeologico, all'interno di un percorso più ampio che possa invertire appunto la tendenza di interventi di emergenza ai quali, purtroppo, abbiamo assistito fino ad oggi. Ed è assolutamente positivo il fatto, come ricordava lei, sottosegretario, che lunedì, appunto, sia stato convocato questo tavolo che vede il coinvolgimento anche dei parlamentari, dei deputati che si sono interessati al tema e che finalmente propone la volontà di fare un percorso condiviso. Questo sicuramente è un elemento positivo, che noi consideriamo positivo, e che per la prima volta è stato avviato. Tuttavia, è necessario in questa fase ricordare anche tutti gli errori che sono stati fatti nel passato. Intanto, c’è stata la mancanza di una programmazione lungimirante e condivisa. Lei ha parlato della situazione di Milano. Anni fa si poteva mettere mano, appunto, al sistema fognario milanese. Si sarebbe potuto intervenire prima sulla depurazione delle acque. Ha parlato anche del raddoppio del canale scolmatore che in realtà non è mai stato completato. Nel passato c’è stata una mancanza di coinvolgimento anche degli enti locali rispetto all'ipotesi di costruzione delle vasche di laminazione sul territorio perché lo studio a cui lei ha fatto riferimento è uno studio di regione Lombardia che viene per la prima volta spiegato agli enti locali in queste riunioni di cui lei ha parlato e che sicuramente sono state positive, ma che risalgono a pochi mesi fa. E un'altra dinamica che dal nostro punto di vista non funziona e non ha funzionato è la contrapposizione, lo scontro tra centro e periferia. In questi anni si è avuta purtroppo una visione milanocentrica che ha più volte e in più occasioni portato la periferia a subire scelte prese dalla città di Milano e non mi riferisco solamente alle vasche di laminazione, ma in questo anno e mezzo di attività parlamentare abbiamo avuto modo di porre all'attenzione del Governo anche il tema della Rho-Monza, delle metrotramvie, delle vie dell'acqua e il tema di Expo 2015, che sicuramente è centrale anche per la scelta di costruire questa vasca di laminazione prioritariamente a Senago.
  Quindi, per concludere, sottosegretario, quello che noi intendiamo ribadire oggi in quest'Aula è che la creazione della città metropolitana possa aiutarci a superare questa visione milanocentrica e che finalmente gli enti locali che sono interessati da quest'opera possano intraprendere un percorso condiviso con il Governo, con la regione Lombardia e con il comune di Milano. Ma ribadiamo la nostra assoluta contrarietà alla realizzazione di una vasca che sarà profonda 14 metri, che dovrà contenere un milione di metri cubi d'acqua, in un terreno che, come è stato ricordato dal mio collega nella presentazione dell'interpellanza, è un terreno che il comune di Senago ha in questi anni mantenuto agricolo proprio per preservare il territorio. Ecco, noi riteniamo che i comuni virtuosi, che hanno una politica lungimirante che preserva il territorio, non possano essere oggetto di interventi così devastanti, così impattanti, e auspichiamo che da qui in avanti, a partire dall'incontro che ci sarà lunedì, si possa anche prevedere di rivedere il progetto.