13/05/2015
Francesco Ribaudo
Culotta, Amoddio, Burtone, Lauricella, Giuliani, Marrocu, Porta, Chaouki, D'Ottavio, Rossomando,Gribaudo, Schirò, Boccuzzi, Coccia, D'Arienzo, Minnucci, Massa, Ventricelli, Capodicasa, Taranto, Causi, Cardinale, Piccione,Piccoli Nardelli, Moscatt, Berretta, Raciti, Zappulla, Greco, Albanella, Gullo, Vecchio, Iacono, Currò, Catalano, Rigoni, Parisi,Marantelli
2-00975

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che: 
gli eventi meteorici di straordinaria portata e costante intensità, che hanno colpito la Regione Sicilia negli scorsi mesi, hanno causato danni ingenti sia alla popolazione che ai territori, per l'emergenza frane e il dissesto idrogeologico; 
in particolare, la pioggia intensa ha provocato danni alle abitazioni, si sono verificate frane e smottamenti, strade di primaria importanza risultano intransitabili rendendo isolati molti comuni, l'agricoltura è stata messa in ginocchio poiché le colture risultano danneggiate e i terreni allagati, molti fiumi sono straripati interrompendo i collegamenti viari e ferroviari; 
molti comuni dell'isola risultano isolati e molte famiglie sono state evacuate dalle loro abitazioni, risultando ancora oggi senza una casa; 
sono necessari interventi urgenti e immediati per ripristinare la viabilità soprattutto delle strade provinciali e comunali, oggetto di frane e smottamenti nonché per sostenere gli agricoltori e gli allevatori la cui annata agraria è pesantemente compromessa e per ripristinare le condizioni affinché le famiglie evacuate ritornino ad avere una dignitosa dimora; 
il blocco del traffico autostradale fra Palermo e Catania, a causa del collasso del viadotto Himera della A19, ha determinato un aumento del traffico nelle strade alternative provinciali e comunali, già peraltro in condizioni di totale abbandono e degrado, oggetto di mancata manutenzione negli ultimi anni; 
il servizio di protezione civile regionale ha stimato i suddetti danni in svariati milioni di euro; 
lo stato di emergenza era già stato chiesto con l'interpellanza urgente del 18 marzo 2015 a prima firma dell'interrogante; 
la regione siciliana con successiva deliberazione n. 95 del 15 aprile 2015, ha effettuato una ulteriore e definitiva ricognizione dei danni provocati dai nubifragi per aggravamento criticità regionali a seguito degli eventi meteo avversi di cui alla deliberazione n. 76 del 12 marzo, per complessivi euro 345.643.990,130; 
la settimana scorsa sono stati già effettuati i sopralluoghi da parte della Protezione civile Nazionale, che ha potuto constatare la gravità dei danni; 
lo stato in cui versano le popolazioni siciliane è di totale abbandono e impotenza di fronte ai danni causati dall'emergenza maltempo che ha isolato molte comunità e reso impossibile i collegamenti viari –: 
se non ritenga urgente dichiarare lo stato di emergenza e intervenire con propria ordinanza di protezione civile a favore della popolazione siciliana (giusta richiesta del Presidente della regione siciliana), affinché si rispristinino le normali condizioni di percorribilità delle strade di collegamento con i vari assi viari, intervenendo soprattutto nella viabilità secondaria, oggi l'unica in grado di assicurare i collegamenti tra le comunità e valutando nel contempo di assumere iniziative per concedere la deroga al patto di stabilità ai comuni che hanno la disponibilità di risorse proprie, e limitatamente ai soli interventi per fronteggiare l'emergenza. 

Seduta del 22 maggio 2015

Illustra e replica Francesco Ribaudo, risponde Carlo Calenda, Viceministro dello sviluppo economico

Illustrazione

Grazie, Presidente. Molto brevemente, faccio una leggera cronistoria di questa vicenda, dell'emergenza che si è verificata in Sicilia. 
Noi a gennaio avevamo presentato un'interpellanza urgente, poi trasformata in question time, al Ministro delle infrastrutture e l'avevamo presentata con una quarantina di parlamentari, non solo siciliani, ma di tutta Italia. Riguardava proprio le infrastrutture viarie, cioè la viabilità secondaria, per capirci la viabilità che era di competenza delle province regionali. Avevamo avvertito che quella viabilità era stata abbandonata per anni, perché come sappiamo le province regionali, prima ancora di essere cancellate dalla nostra Costituzione – abbiamo già approvato in quest'Aula il provvedimento di trasformazione in città metropolitane –, già hanno subito dei tagli e, di fatto, finanziariamente non hanno più le capacità di dare risposte per le tante competenze che hanno. 
Quindi, cosa è avvenuto ? È avvenuto che le province non hanno più fatto interventi di manutenzione straordinaria o ordinaria per la viabilità secondaria, per la viabilità di competenza. Di conseguenza, avevamo già avvertito, ai primi di gennaio e a febbraio, che c'era questo grande problema. Avevamo chiesto al Ministro, durante quel question time, se non riteneva opportuno avviare un piano straordinario per le strade secondarie, per la viabilità secondaria, proprio considerato che siamo in una fase di transizione, di passaggio: la provincia non c’è più, dobbiamo costituire le città metropolitane, dobbiamo costituire gli organismi. Addirittura in Sicilia ancora dobbiamo approvare la legge. Ma il problema – ripeto – era italiano. 
Allora, in questa fase, chi si occupa di quella viabilità ? Io voglio ricordare a tutti che la viabilità secondaria, rispetto agli assi principali, alle autostrade e ai grandi assi principali della viabilità nazionale, è composta proprio da tutte quelle strade che collegano i piccoli comuni di penetrazione agricola e che sono di vitale importanza. 
Allora abbiamo chiesto un intervento straordinario. Il Ministro, l'ex Ministro Lupi, ci venne a dire che, per quanto riguarda la viabilità straordinaria, la viabilità secondaria, se ne dovevano occupare le regioni di competenza, quindi gli enti locali. Ma gli enti locali non hanno più risorse, non avevano più risorse. Allora perché lo abbiamo chiesto ? 
Questo – dicevo – è successo a gennaio. Poi si è verificato il nubifragio e si è verificato quello che da ottant'anni non si verificava in Sicilia: sono caduti millimetri di pioggia, relativamente al rapporto tempo/millimetri di pioggia, straordinari, cioè 500 volte la media nazionale. Quindi, si è verificato quello che purtroppo avevamo previsto. Quelle strade abbandonate, senza regimentazione di acque, senza regimentazione a monte, appunto, delle acque, sono state travolte, sono andate in frana. Come sapete, sono crollati persino i viadotti. 
Ebbene, sono state chiuse quasi la metà delle strade provinciali, il 40 per cento delle strade provinciali è stato chiuso. Allora, in questo caso abbiamo chiesto un intervento straordinario. La Protezione civile, rispetto a questo, ha svolto una ricognizione dettagliata, precisa, quantificando all'euro i danni che ci sono in Sicilia per quanto riguarda le strade provinciali. Si parla 345.643.990 euro. Dico la cifra, che è fatta alla lira, con una ricognizione che è durata due mesi; è durata anche troppo, ma è puntigliosa, è dettagliata, era necessario che fosse così. L'ha fatto la Protezione civile e poi questo dato è stato verificato dalla Protezione civile nazionale. 
A questo, qualche giorno fa, ma ora ci dirà il Viceministro Calenda, il Governo ha risposto con una risposta parziale. Adesso dirà, poi mi riservo io di rispondere e di replicare. Concludo e poi aspetto la risposta. Ma non vi è stato solo il crollo dei viadotti principali, quindi delle strade principali: non è crollato solo il viadotto Himera, cioè quello che conosciamo dalla cronaca perché collega la Palermo-Catania, che ha diviso la Sicilia in due. Ma sono crollati altri viadotti. Per esempio, stava crollando un altro viadotto, si è impedito che crollasse e si è chiuso, quindi si è deviato. Stava crollando anche il viadotto che collega la Palermo-Agrigento. Poi ancora, dall'altra parte della sponda, vicino Messina, c’è un altro viadotto con difficoltà.
Con il crollo dei viadotti è venuto a nudo il problema della viabilità secondaria perché, volendo deviare il traffico presso la viabilità secondaria, è venuto a nudo che quella viabilità non è adeguata. Oggi, per andare da Palermo a Catania, attraverso appunto la viabilità secondaria, ci vogliono quattro ore e mezza. Perciò, quindi, abbiamo chiesto un intervento urgente.

Risposta del governo

Grazie Presidente, l'autore dell'interpellanza si riferisce ai fenomeni meteorologici che hanno interessato la regione siciliana negli ultimi mesi e che hanno determinato dissesti idrogeologici ed ingenti danni sul territorio. L'interpellante ha evidenziato, in particolare, l'emergenza connessa al danneggiamento delle infrastrutture viarie principali e secondarie del territorio siciliano ed ha auspicato interventi urgenti che consentano il ripristino delle viabilità interessate da dissesti ed il ritorno delle popolazioni interessate alle normali condizioni di vita. 
Per quanto attiene alla domanda formulata dall'interpellante al Governo «se non ritenga urgente dichiarare lo stato di emergenza e intervenire con propria ordinanza di protezione civile a favore della popolazione siciliana (giusta richiesta del presidente della regione siciliana), affinché si ripristinino le normali condizioni di percorribilità delle strade di collegamento con i vari assi viari, intervenendo soprattutto nella viabilità secondaria, oggi l'unica in grado di assicurare i collegamenti tra le comunità e valutando nel contempo di assumere iniziative per concedere la deroga al Patto di stabilità ai comuni che hanno la disponibilità di risorse proprie, e limitatamente ai soli interventi per fronteggiare l'emergenza», si rappresenta quanto segue: con la nota n. 902 del 16 marzo 2015, acquisita nel DPC n. 14259 del 17 marzo 2015, il presidente della giunta della regione siciliana ha trasmesso copia della deliberazione n. 76, adottata dalla giunta regionale nella seduta del 12 marzo 2015, relativa alla richiesta di dichiarazione di stato di emergenza per eventi meteorologici che hanno interessato il territorio della regione siciliana dal 16 febbraio al 9 marzo 2015. 
In merito a tale deliberazione, con la nota CG/14977 del 20 marzo 2015, il Dipartimento della protezione civile ha segnalato al suddetto presidente la necessità di procedere in ottemperanza a quanto previsto dalla direttiva della Presidenza del Consiglio dei ministri 26 ottobre 2012 al paragrafo «Le deliberazioni dello stato di emergenza», integrando la predetta richiesta con gli elementi tecnico-economici necessari. 
Con successiva nota n. 1351 del 17 aprile 2015, il presidente della regione siciliana, in considerazione dell'interruzione dell'autostrada Palermo-Catania, avvenuta in data 10 aprile 2015, e stante un sostanziale aggravamento dei dissesti sul territorio regionale a seguito degli eventi meteorologici verificatisi nel periodo compreso tra il 16 febbraio e il 9 marzo 2015, ha inviato copia della deliberazione n. 95, adottata dalla giunta regionale nella seduta del 15 aprile 2015, relativa alla richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza per aggravamento criticità regionali a seguito degli eventi meteo avversi di cui alla giunta regionale n. 76 del 12 marzo 2015. Le suddette deliberazioni, n. 76/2015 e n. 95/2015, estendono la richiesta dello stato di emergenza a numerosi comuni di tutte le nove province del territorio siciliano (Palermo, Messina, Catania, eccetera), inclusa l'area ove si è verificato il cedimento del viadotto «Himera I» sull'autostrada A-l9 Palermo-Catania. 
Nei giorni 27, 28, 29 e 30 aprile 2015 è stata condotta, da parte dei funzionari dello scrivente ufficio, una campagna di sopralluoghi sul territorio diretta a verificare l'entità dei danni subiti nelle località delle province del territorio siciliano che, per quanto segnalato dai tecnici regionali, presentavano le situazioni ed i danneggiamenti più significativi in conseguenza degli eventi meteorologici segnalati con le citate deliberazioni n. 76/2015 e n. 95/2015. Detta campagna di sopralluoghi è stata avviata seppur in assenza di tutti gli elementi previsti dalla citata direttiva del 26 ottobre 2012, specialmente per quanto attiene la descrizione di dettaglio delle situazioni maggiormente critiche e la quantificazione delle voci di spesa, indicate dall'articolo 5, comma 2, della legge 24 febbraio 1992, n. 225, in funzione dei vari territori locali colpiti dall'evento.
Si precisa che, nel corso della suddetta campagna di sopralluoghi, sono state visionate le aree dove, a giudizio dei rappresentanti del Dipartimento regionale della Protezione civile, dei tecnici comunali, dell'Anas e delle province interessate, si sono manifestati i danneggiamenti ritenuti maggiormente significativi in ordine allo scenario di danno e alle condizioni di rischio residuo. 
In conseguenza all'esito positivo della citata istruttoria, anche sulla base della documentazione integrativa fornita, in data 6 maggio 2015, da parte del direttore generale del Dipartimento regionale della Protezione civile, richiesta ai sensi della menzionata direttiva del 26 ottobre 2012, con delibera del Consiglio dei ministri del 18 maggio 2015, è stato dichiarato, fino al centottantesimo giorno dalla data del medesimo provvedimento, lo stato di emergenza in conseguenza degli eventi meteorologici verificatisi nel periodo dal 16 febbraio al 10 aprile 2015 nel territorio delle province di Palermo, Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina e Trapani. 
In considerazione di tale delibera, è in avanzata fase istruttoria la predisposizione dei provvedimenti in deroga all'ordinamento vigente, necessari all'avvio ed all'esecuzione, in regime straordinario, degli interventi ritenuti urgenti e prioritari per fronteggiare il contesto critico di cui si tratta, tenuto conto dei finanziamenti resi disponibili con la suddetta dichiarazione dello stato di emergenza, per la quale il Consiglio dei ministri ha stanziato 27.250.000 euro a valere sul Fondo per le emergenze nazionali di cui all'articolo 5, comma 5-quinquies, della legge 24 febbraio 1992, n. 225. Quanto al finanziamento dei primi interventi urgenti conseguenti al crollo di alcuni piloni del viadotto Himera 1, l'Anas Spa, con note del 12 e del 19 maggio 2015, si è resa disponibile ad intervenire con proprie risorse, pari a 9.800.000 euro. 
In merito alle attività di prevenzione del rischio idrogeologico, si rappresenta che in attuazione a quanto disposto dal Governo con la legge finanziaria 2010 (articolo 2, comma 240, legge n. 191 del 2009), inerente la realizzazione di piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico in tutto il territorio nazionale, il Ministero dell'ambiente ha sottoscritto con le regioni specifici accordi di programma che individuano e finanziano gli interventi prioritari diretti a rimuovere le situazioni a più alto rischio idrogeologico. 
In particolare, l'accordo di programma tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e la regione Sicilia è stato firmato in data 30/03/2010, a cui hanno fatto seguito tre successivi atti integrativi rispettivamente in data 03/05/2011, 28/10/2014 e 20/01/2015. Attualmente l'accordo di programma prevede un importo complessivo di euro 350.588.362,76 di cui: euro 162.692.572,11 da parte del Ministero dell'ambiente per la realizzazione di n. 91 interventi; euro 12.756.002,61 con delibera CIPE n. 8/2012 del 20/01/2012 per la realizzazione di n. 11 interventi; euro 175.139.788,04 da parte della regione Sicilia per la realizzazione di n. 118 interventi. 
Lo stato di avanzamento di tali n. 220 interventi, come deducibile dal sistema Rendis-Web di ISPRA, è il seguente: n. 60 ultimati; n. 52 in esecuzione; n. 24 aggiudicati; n. 32 con progettazione ultimata; n. 13 in progettazione; n. 13 in attesa di avvio; n. 26 dati non disponibili. 
Si rappresenta, infine, che la regione Sicilia ha al momento segnalato, nell'ambito di nuove eventuali programmazioni per la rimozione del rischio idrogeologico, circa n. 960 nuovi interventi per un importo complessivo di oltre 2,4 miliardi di euro.

Replica

Grazie Presidente, mi reputo solo parzialmente soddisfatto perché prendo atto che la Presidenza del Consiglio, dopo gli accertamenti, ha subito deliberato per quanto riguarda il viadotto e ha dato anche un segnale di intervento con i 27 milioni per la viabilità. Tuttavia, voglio far notare che su 345 milioni di danni accertati 27 milioni sono solo l'8 per cento. Ci rendiamo conto che sarà difficile capire, anche per il commissario che sarà nominato – il Viceministro non ha detto che è stato nominato il commissario ma questa ordinanza sarà gestita da un commissario –, dove intervenire: se ci sono 350 milioni da spendere per interventi assolutamente urgenti e ne ha 27 a disposizione sarà difficile.
Quindi, veramente, mi chiedo se non sia il caso di valutare bene, anche attraverso l'utilizzo, questa volta credo idoneo, del fondo ex FAS, del Fondo di sviluppo e coesione (FSC), se non sia necessario avviare un intervento straordinario utilizzando parte di quelle risorse. È, quindi, una valutazione che la Presidenza del Consiglio, insieme alla regione, dovrà fare e dovrà farla al più presto. 
Noi abbiamo avuto i dati ISTAT, l'altro giorno, l'altro ieri, e parlano chiaro: c’è una ripresa in questo Paese. Checché se ne dica – sono stati dati dai giornali numeri diversi sul fatto che aumenta o non aumenta l'occupazione, che sono 90 mila o, poi, sono 30 mila posti di lavoro in più –, c’è, di fatto, un aumento, intanto, del prodotto interno lordo, perché l'Italia riparte: questo è innegabile, perché ripartono le esportazioni. 
Questo aumento del prodotto interno lordo non riguarda il sud e, conseguentemente, non riguarda neanche l'occupazione del sud. Allora, noi abbiamo la necessità di avere un minimo di progetto di sviluppo per questa terra, per questa nostra terra, per questo nostro Meridione: rimangono ancora là sul tavolo i problemi come lo erano nel secolo scorso, quindi, il problema, ormai, è nostro. E qualsiasi forma di sviluppo che si voglia avviare in questa nostra terra non può che partire da un insieme di interventi infrastrutturali. 
Abbiamo bisogno di infrastrutture sì, di infrastrutture materiali, e anche di quelle immateriali, se vogliamo – abbiamo bisogno di una classe imprenditoriale che sappia investire –, ma io credo che la viabilità sia l'infrastruttura primordiale, propedeutica a qualsiasi forma di sviluppo che si vuole in una terra. Non è un fatto secondario. Poi, arriverà anche la banda larga, poi arriveranno tutte le altre modernità, ma la viabilità è un fatto essenziale: è il diritto alla mobilità della gente, dei cittadini e io direi anche, portandolo all'estremo, che è un diritto di libertà dei cittadini. Infatti, voi dovete sapere che per uscire da un paese, che si chiama Campofelice di Fitalia o che si chiama Vicari, dove la strada non c’è più, è crollata, i cittadini devono fare un giro: prima, facevano 30 chilometri, adesso devono fare 70 chilometri per arrivare a Palermo. Voi dovete sapere che, all'interno del corleonese, ma anche dalle Madonie, ci sono strade su cui è impossibile transitare: sono bloccate e sono anche a rischio. 
Allora, di che cosa parliamo ? Di agricoltura ? Bene, stiamo facendo l'Expo, stiamo esponendo la nostra agricoltura, la Sicilia in questo sta scommettendo, ma quelle strade di cui parlavo io, quella viabilità secondaria, è fondamentale, è funzionale a un possibile sviluppo che ci può essere in agricoltura: perché quelle strade provinciali sono le strade di penetrazione agricola, sono le strade che collegano le comunità interne, le comunità delle aree interne. Se non interveniamo su questo, di quale sviluppo parleremo ? 
Allora, ho reputato, reputiamo, importante ed urgente che si affronti questa questione della viabilità. Non ci sono altre soluzioni: deve intervenire lo Stato. E noi cittadini siciliani ci sentiamo parte di questo Stato italiano, perché, nel passato, quando ci sono stati momenti di emergenza, quando ci sono state alluvioni, quando ci sono stati problemi di emergenza terremoti, si è intervenuti ed è giusto, come è giusto che si doveva intervenire in quell'occasione. E io dico che si è intervenuti anche con i fondi nostri, con i fondi FAS, i famosi fondi FAS. Non faccio l'elenco di come sono stati utilizzati i 63 miliardi di fondi FAS previsti dalla programmazione 2007-2013: non faccio l'elenco, perché devo concludere, Presidente, ma veramente sappiamo di cosa parliamo, sappiamo come sono stati utilizzati. 
Questo, forse, era il caso di quei fondi, fondi strutturali, che servivano per interventi strutturali, perché, quando abbiamo a consolidare le strade, quando andiamo a consolidare le strade provinciali, la viabilità secondaria, è un intervento strutturale che serve, che è utile, non è spesa corrente. Qui, forse, era ed è il caso di ragionarci un poco e di vedere se si trova una soluzione. Certo è che 27 milioni non sono sufficienti, quindi, invito al Governo a rivalutare. 
Un'ultima cosa, Presidente, che ritengo importante. Ci sono pochissimi comuni nella nostra Sicilia che hanno un fondo di cassa: avevamo chiesto che quei comuni interessati dall'area dell'emergenza che hanno la disponibilità di un fondo di cassa avessero la possibilità di intervenire direttamente, andando in deroga al Patto di stabilità, perché sono tutti al limite. 
Cosa abbiamo chiesto di straordinario ? Io credo che sia nella normalità, si è fatto anche nel passato. L'ho chiesto al Presidente del Consiglio direttamente, lo chiedo al Viceministro, che se ne fa portavoce presso il Governo. Saranno sette, otto o dieci comuni, perché, ripeto, i «taglieggiamenti» che hanno avuto i comuni in questi anni da parte dello Stato li sappiamo tutti, quindi non ci sono molte risorse. Però, quei pochi comuni che lo possono fare, che possono intervenire per sbloccare la strada comunale esterna o che possono intervenire per il danno che hanno avuto, solo limitatamente agli interventi che riguardano l'emergenza, consentiamoglielo di fare e consentiamoglielo attraverso la deroga al Patto di stabilità interno. Sto chiedendo cose strane, Presidente ? Credo che stia chiedendo delle cose che sono essenziali; per noi cittadini di quei territori sono questioni essenziali. Dopo di ciò, è chiaro che per qualsiasi forma di attività (beni culturali, turismo, agricoltura, industria) abbiamo un sistema di viabilità deve essere messo in linea. Adesso l'alta velocità arriva a Napoli, lo sappiamo, noi non pretendiamo l'alta velocità. Forse non occorrerà dalle nostre parti l'alta velocità, ma occorre un sistema di viabilità che ci metta in condizioni o crei le precondizioni per uno sviluppo.