16/02/2016
Davide Baruffi
Cinzia Maria Fontana, Patrizia Maestri
2-01274

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che: 
da ormai diverso tempo è salita all'attenzione delle cronache la vicenda del distretto modenese della lavorazione delle carni: da un lato esso rappresenta un'eccellenza assoluta sul piano internazionale, per qualità dei prodotti e riconoscibilità dei marchi, che ha assicurato anche negli anni della crisi una tenuta della produzione, dell'occupazione e della ricchezza prodotta come in pochi altri comparti; dall'altro, si registra una conflittualità sociale crescente per le caratteristiche che ha progressivamente assunto il mercato del lavoro, segnatamente per il ricorso sistematico all'istituto dell'appalto, la presenza di cosiddette cooperative spurie, l'applicazione di diversi CCNL ai diversi segmenti di una filiera produttiva che, non di rado, si svolge nello stesso stabilimento; 
lavoratori e sindacati lamentano da tempo una non corretta applicazione degli istituti contrattuali: mancato rispetto degli orari di lavoro e delle pause previste, con turni insostenibili sul piano psicofisico e i conseguenti rischi per la sicurezza sul lavoro; incertezza sui versamenti dei contributi a causa del sistematico ricorso ed abuso di istituti remunerativi impropri; una sostanziale intermediazione della manodopera, con mansioni improprie, senza peraltro reali garanzie per i lavoratori (clausole sociali nel regime degli appalti), esposti in questo modo al ricatto dei datori di lavoro, o dei capireparto, fino a limiti inaccettabili che possono prefigurare veri e propri rapporti di caporalato; 
nel tempo e in più circostanze le diverse autorità competenti (direzione territoriale del lavoro, USL, guardia di finanza e altri) hanno confermato questo stato di deterioramento delle condizioni di lavoro e di mancato rispetto delle norme e dei contratti; non da ultimo diverse testate di informazione hanno acceso i riflettori su queste condizioni di lavoro, suscitando stupore e indignazione nell'opinione pubblica; 
il danno di immagine derivante da condotte scorrette, quando non apertamente illegali, di taluni rischia di gettare un'ombra su tutte le imprese del distretto, anche ben oltre le singole responsabilità, arrecando un danno fortissimo ad un settore che ha fatto della qualità dei prodotti e dei marchi la propria chiave di successo a livello globale; 
in questo contesto si iscrive la vertenza specifica di Castelfrigo spa e delle cooperative che per questa operano in regime di monocommittenza (Ilia e Work Service) presso il comune modenese di Castelnuovo Rangone, cuore del distretto economico della lavorazione delle carni; 
da oltre una settimana è in corso lo sciopero dei 150 lavoratori delle due cooperative che, nella giornata del 15 febbraio 2016, hanno avviato un vero e proprio blocco, impedendo ai lavoratori diretti di Castelfrigo di accedere allo stabilimento; 
la vertenza muove principalmente sul mancato rispetto del CCNL e riprende diverse delle questioni evidenziate in premessa: turni di lavoro insostenibili, soggezione totale alle figure dei capi reparto al di fuori di ogni corretta relazione in ambito di lavoro, sostanziale elusione contributiva e altro; 
il fortissimo livello di tensione sociale, cresciuto negli ultimi giorni a seguito del blocco, ha reso necessaria la presenza costante delle forze dell'ordine, che nella mattinata del 15 febbraio 2016, hanno ritenuto necessario forzare il blocco dei lavoratori delle cooperative per consentire ad alcuni lavoratori diretti di Castelfrigo di accedere allo stabilimento; in questi giorni è poi stata rilevata la presenza, quantomeno anomala, di guardie private preposte, a quanto risulta agli interpellanti più che al controllo dello stabilimento, a quello dei manifestanti; 
si rende necessaria e improcrastinabile una positiva risoluzione della vertenza che assicuri il pieno rispetto delle norme e del CCNL da un lato, la piena ripresa della produzione dall'altro –: 
se il Governo sia a conoscenza della vertenza in corso presso la Castelfrigo spa e le cooperative per essa operanti; 
quali iniziative intenda assumere il Governo per favorire una positiva risoluzione di questa controversia; 
quali iniziative, più in generale, intenda assumere il Governo per favorire una positiva ricomposizione delle relazioni sindacali in un distretto strategico per il territorio e per l'economia del nostro Paese. 
 

Seduta del 19 febbraio 2016

Illustra e replica Davide Baruffi, risponde Massimo Cassano, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali 

Illustrazione

Grazie Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario, l'interpellanza che provo a presentare davvero in pochi minuti verte, da un lato, su una questione specifica e, dall'altra, sull'intero comparto dentro cui questa si iscrive. Quella specifica è, appunto, la vertenza, che è stata aperta e poi alla fine positivamente risolta, dalla Castelfrigo di Castelnuovo. Siamo nel cuore del distretto della trasformazione delle carni e questa è, appunto, la questione generale su cui anche l'interpellanza verte. 
Dopo diversi giorni di conflittualità, mobilitazione, scioperi, si è arrivati, nella giornata di lunedì e nella giornata di martedì, al blocco dello stabilimento di Castelfrigo. I lavoratori operanti per cooperative in regime di mono appalto, mono appaltanti, verso Castelfrigo, hanno impedito l'accesso agli altri lavoratori, quelli interni all'azienda, per testimoniare e denunciare, anche con forza, con una modalità estrema, quelle che sono le condizioni di lavoro a cui spesso i lavoratori delle cooperative soggiacciono in quel distretto, in quel comparto. 
Stiamo parlando, in generale, non solo in questa vicenda che io considero, ripeto, paradigmatica, di questo schema che si ripete: da un lato, un ricorso sistematico, appunto, a cooperative, attraverso contratti di appalto; sono cooperative generalmente spurie, cooperative costruite ad uso e consumo da parte della committenza, cooperative di facchinaggio, che, quindi, utilizzano un contratto collettivo nazionale diverso da quello specifico e proprio delle aziende della trasformazione delle carni, che è, appunto, quello degli alimentaristi. 
Generalmente non insiste, in nessuno di questi contratti, la cosiddetta clausola sociale, cioè una clausola di salvaguardia in caso di cambi di appalti, che garantisca la continuità occupazionale di tutti o di gran parte dei lavoratori, e quindi una instabilità del lavoro che, in questo caso specifico, configura però anche una subordinazione particolarmente significativa da parte del lavoratore, non solo e tanto la cooperativa, ma il committente, nella misura in cui appunto si tratta di cooperative bisognose di una attenzione particolare e specifica, per arrivare in casi estremi, naturalmente ogni generalizzazione sarebbe sbagliata, a vere e proprie relazioni di tipo di caporalato. 
Infatti, quando non si ha la certezza del posto di lavoro, del diritto, si può recedere liberamente dai contratti di appalto e questo è quanto accade: in assenza di clausola sociale, il lavoratore è abbandonato a se stesso. A cosa assistiamo in questi casi ? A una disapplicazione, più o meno generalizzata, anche di contratti di lavoro pur più penalizzanti di quelli degli alimentaristi, siamo nell'ambito della logistica, del facchinaggio; si arriva spesso ad abusi degli istituti previsti dentro questi contratti, fino all'elusione contributiva, il ricorso ad istituti quali trasferte in Italia in modo sistematico, a turni massacranti di lavoro fuori dalle norme contrattuali, alla mancanza di pause, eccetera, mettendo in crisi anche le norme sulla sicurezza del lavoro, un lavoro anche notturno, un lavoro massacrante e molto pesante dal punto di vista fisico, e via dicendo. 
Questi problemi sono evidenziati non solo dai lavoratori e dalle organizzazioni sindacali, ma sono stati evidenziati a più riprese anche dalle autorità competenti, dalle Direzioni territoriali del lavoro, da parte delle aziende ASL, da parte della Guardia di finanza. 
Ora, per chiudere, questa vicenda si è risolta positivamente. La prefettura, insieme al presidente della provincia, si è fatta parte diligente per fare incontrare le parti e dopo una battaglia molto lunga si è arrivati ad un accordo che io considero positivo; positivo in sé e positivo anche per i suoi contenuti che affrontano, uno ad uno, tutti questi nodi che ho provato brevemente a richiamare. Se però è vero quanto sto dicendo, che si tratta di una vicenda paradigmatica, è ragionevole attendersi – e la stampa di questi giorni, nel modenese, da mercoledì in poi, da dopo la conclusione dell'accordo, è testimone di questo – che ci sarà uno sforzo per provare a fare di questo, non un caso isolato, un accordo isolato, ma un'occasione per l'avanzamento generale delle condizioni di lavoro, del rispetto delle norme e di strutturazione di un mercato del lavoro per un settore che, io credo, ne ha assoluto bisogno. Stiamo parlando di un settore, di un comparto molto importante che ha dato buona prova di sé, dal punto di vista dellaperformance economica, anche negli anni più difficili della crisi, assicurando non solo la produzione di ricchezza ma anche la capacità di stare e di espandere la propria capacità di penetrazione nei mercati esterni e che è sinonimo di eccellenza per produzione e qualità dei marchi di cui stiamo parlando. Dove sta il problema ? Che eccellenza del prodotto e del marchio e balcanizzazione dei rapporti di lavoro sono due facce della stessa medaglia che insieme, alla lunga, non possono stare e quindi la mia sollecitazione, la mia richiesta al Governo è di cogliere questa occasione positiva di questo accordo, non certo per sostituirsi alle parti sociali, spetta loro l'iniziativa, naturalmente, e definire percorsi condivisi, ma per accompagnare questi percorsi. Con questo spirito il sindaco di Modena, nella sua qualità di presidente della provincia, ha già convocato per la settimana prossima un tavolo in cui invitare le parti per discutere, più in generale, delle condizioni del comparto e di come fare di questo non un episodio sporadico, ma una via di soluzione che possa coinvolgere tutte le aziende. Va poi da sé, e concludo, che se ci trovassimo nella condizione che solo un'azienda o solo le aziende di quel territorio, e non tutto il comparto delle trasformazioni delle carni, trovassero una soluzione positiva, noi avremmo di fronte qualcosa che, alla lunga, non reggerebbe, perché si tratta di uno spiazzamento competitivo che, alla lunga, potrebbe penalizzare i comportamenti più virtuosi. Io credo che da questo punto di vista la politica debba farsi, in un qualche modo, garante che la direzione è quella giusta, che si prova ad accompagnarla e che, nel rispetto dell'autonomia e delle parti sociali, abbiamo qualcosa da dire e da fare anche a partire dagli istituti a cui prima facevo riferimento.

Risposta del governo

Grazie, Presidente. Con riferimento all'atto parlamentare dell'onorevole Baruffi inerente alle vicende dei lavoratori impiegati nel distretto modenese della lavorazione delle carni, faccio presente quanto segue. In via preliminare occorre precisare che la vicenda in esame si inscrive nell'ambito delle rivendicazioni sindacali che hanno interessato la provincia di Modena all'interno del comparto della macellazione e lavorazione delle carni, finalizzate al riconoscimento di nuovi inquadramenti contrattuali per i lavoratori, dipendenti da società cooperative di servizi, impiegati nelle locali ditte del settore. Tali rivendicazioni hanno riguardato, in particolar modo, l'estensione dell'applicazione del contratto collettivo nazionale del lavoro – settore alimentare – utilizzato dalle società committenti anche per i lavoratori occupati dalle cooperative nell'esecuzione degli appalti che applicano, invece, il contratto nazionale della logistica e dei trasporti. Le verifiche condotte dalla direzione territoriale del lavoro di Modena del Ministero che rappresento hanno evidenziato, oltre all'applicazione di contratti collettivi nazionali differenti per i lavoratori delle società committenti e per quelli delle cooperative operanti in regime di appalto, anche fenomeni di interposizione di manodopera, omissioni contributive, registrazioni infedeli sul libro unico del lavoro e violazioni della normativa in materia di orario di lavoro. Con specifico riferimento alla società Castelfrigo Srl, faccio presente che lo scorso 25 gennaio, così come è stato detto dall'onorevole, il sindacato FLAI CGIL ha proclamato uno sciopero con presidio permanente, nell'ambito della vertenza sindacale che riguarda i lavoratori della società operanti presso lo stabilimento di Castelnuovo Rangone.  In riferimento a tale sciopero la Direzione territoriale del lavoro di Modena, prontamente intervenuta lo scorso 26 gennaio, ha accertato che nello stabilimento di Castelnuovo Rangone la produzione era sospesa e che, dunque, nessun lavoratore operava in sostituzione degli scioperanti. Inoltre, la medesima DTL ha acquisito la documentazione necessaria per svolgere gli accertamenti di competenza relativi all'osservanza delle norme di legislazione sociale e del lavoro, ivi compresa l'applicazione dei contratti collettivi di lavoro e della disciplina previdenziale. 
Faccio presente che gli accertamenti ispettivi presto presso la Castelfrigo S.r.l. sono tuttora in corso, pertanto mi impegno a fornire un dettagliato resoconto non appena saranno conclusi. Lo scorso 16 febbraio a causa del perdurare dello sciopero e del presidio si è tenuto presso la Prefettura di Modena un incontro tra i rappresentanti sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro, i vertici aziendali della Castelfrigo S.r.l. e quelli delle cooperative Work Service ed ILIA. All'esito dell'incontro le parti hanno sottoscritto un accordo che prevede: la disponibilità della società Castelfrigo S.r.l. a salvaguardare la forza di lavoro attualmente occupata nelle cooperative nel caso di cambi di appalto. L'applicazione integrale delle condizioni previste dal contratto nazionale per il settore logistica e trasporti attualmente applicato dalle società cooperative, per arrivare poi, nel mese di luglio 2017, all'applicazione del contratto nazionale cooperazione alimentare per tutti i lavori impiegati nelle cooperative. Un miglioramento graduale, fra marzo e novembre 2016, delle retribuzioni per i lavoratori sino al 40 per cento in più rispetto ai livelli attuali e il lavaggio degli indumenti degli operai spese dall'azienda. 
In siffatto contesto posso comunque assicurare che il Ministero che rappresento continuerà a monitorare i futuri sviluppi della vicenda e adotterà i provvedimenti sanzionatori, qualora dai predetti accertamenti emergessero violazioni di legge. È evidente che si è risolta il problema di un'azienda, ma il settore che oggi soffre di questa crisi è un settore importante, soprattutto in quell'area, che io mi impegno a seguire con attenzione nel futuro. 

Replica

Grazie Presidente. Io ringrazio il sottosegretario Cassano non solo per aver richiamato puntualmente il dipanarsi della vicenda a cui l'interpellanza fa riferimento, sulla vertenza specifica di Castel Frigo, ma anche per aver riportato due elementi che considero essenziali. Da un lato quanto registrato nella sua attività di controllo, mai sufficientemente ringraziata, da parte della Direzione territoriale del lavoro, che svolge un ottimo e imprescindibile lavoro sul territorio, con le infrazioni che sono emerse e sono state denunciate, come ricordavo appunto, dalle autorità competenti – il sottosegretario Cassano le ha elencate con più dovizia di particolari – e, dall'altro lato, anche quelli che sono i positivi – il giudizio di valore lo aggiungo io naturalmente – termini dell'accordo che sono stati sottoscritti tra le parti con il supporto da parte delle istituzioni competenti, cioè della Prefettura di Modena e della provincia. Sono termini che io considero qualificanti e, come dicevo nell'illustrazione del testo, io credo premessa per far compiere un passo in avanti a tutto il sistema. Credo che oggi la nostra attenzione vada portata qui e per farlo naturalmente servono diverse cose, una essenziale è quella che ricordava il sottosegretario, cioè un monitoraggio attento dell'applicazione dell'accordo, perché quanto faticosamente pattuito dentro quel testo sia oggetto obiettivamente di un cambio della condizione dei lavoratori e delle relazioni sindacali. Relazioni sindacali indispensabili per ripristinare una qualità di lavoro e una competitività, io credo, anche nel sistema. Dall'altro lato, però, insisto su questo secondo aspetto, c’è necessità di uno sforzo proattivo da parte di tutti, ivi compresa la politica e non solo delle istituzioni locali perché un passo avanti più generale sia compiuto.  Perché tanti lavoratori, tante lavoratrici, sono soprattutto uomini quelli occupati nelle cooperative di facchinaggio, ma sono gli ultimi dal punto di vista sociale, trovino voce e rappresentanza, anche dal punto di vista politico, e la garanzia del diritto. 
Quindi, io credo che occorra sviluppare un lavoro, io colgo positivamente e in questo do un giudizio positivo e mi reputo soddisfatto dall'impegno che ha preso il sottosegretario, diciamo un impegno crescente da parte del Governo e del Parlamento affinché a queste parole e a queste intenzioni si dia un corso. 
Voglio stare su tre concetti per concludere. In qualche modo li ho accennati nella premessa, li richiamo nella conclusione. Ci sono almeno tre questioni, tre grumi problematici sui quale le istituzioni, la politica e lo stesso Parlamento possono dare un contributo positivo. La prima, l'applicazione di una clausola sociale nei cambi di appalto; è questione complicata, problematica, lo abbiamo affrontato di recente nel nuovo codice degli appalti e nella delega conseguente e abbiamo introdotto questa possibilità ad esempio nel settore delicato dei call center, io credo, senza automatismi naturalmente e senza pensare che questo possa risolvere tutto, che questo possa essere un campo su cui esplorare, mettere in campo sicuramente la capacità di relazione tra le parti sociali, per addivenire anche per via diciamo di concordato a una clausola generale di questo genere; è impegno del patto per il lavoro della regione Emilia-Romagna promuovere ed estendere questo istituto, e io credo che anche il Parlamento e il Governo possano dare un contributo da questo punto di vista. 
La seconda questione attiene ai profili di responsabilità, la materia è stata oggetto di diverse iniziative normative, oggetto anche di cambiamento nel corso del tempo. Io credo che sia opportuno fare in questo caso, in questo comparto, in questo settore, un approfondimento per capire se la responsabilità solidale, che lega l'azienda committente e il soggetto appaltatore sia sufficiente, se sia tale da garantire tutti gli istituti che la norma riporta e comunque un corretto svolgimento di lavoro che avviene, guarda caso, dentro lo stesso stabilimento.  Infine, io credo che occorra un salto di qualità, anche dal punto di vista della gestione della disciplina del settore della cooperazione; ce lo chiede la cooperazione stessa ! C’è un'iniziativa legislativa, di iniziativa popolare, sviluppata dalle tre centrali cooperative maggiori, che oggi chiamiamo Alleanza Cooperative, che punta proprio a questo: a dividere ciò che è buono da ciò che non è buono. Io sono contento che per prima sia la cooperazione a porsi questo problema, e però penso e credo che il legislatore da questo punto di vista debba essere sufficientemente reattivo. La proposta è stata affiancata da altre presentate in Senato, io credo che da questo punto di vista un ulteriore salto di qualità si possa fare. Valuterò se presentare già nei prossimi giorni un'iniziativa in Commissione, una risoluzione, per provare a mettere a fuoco questi elementi, con cui in un qualche modo provare a sollecitare il Governo su alcune questioni specifiche che, nel rispetto dell'autonomia, lo ripeto per la terza volta, dell'iniziativa delle parti, diano però, da parte delle istituzioni della politica, quel contributo necessario per la competitività del sistema, per la legalità, per la corretta applicazione dei contratti, per il rispetto dei diritti dei lavoratori. Ringrazio il sottosegretario e lei, Presidente.