24/02/2017
Susanna Cenni
Realacci, Murer, Zampa, Carloni, Rocchi, Gnecchi, Roberta Agostini, Albini, Zan, Carocci, Dallai, Malisani, Valiante, Scuvera, Marchi, Fontanelli, De Maria, Beni, Parrini, Laforgia, Ghizzoni, Romanini, Pes, Castricone, Tullo, Fiano, Fiorio, Cuperlo, Lattuca, Capozzolo, Fossati, Giuliani, Braga, Mariani, Cinzia Maria Fontana, Albanella
2-01651

  I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
   la Convenzione sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica (nota come «Convenzione di Istanbul») è stata adottata dal Consiglio d'Europa l'11 maggio 2011 ed è entrata in vigore il 1o agosto 2014, a seguito del raggiungimento del prescritto numero di dieci ratifiche;
   l'Italia ha svolto un ruolo importante in questo percorso, essendo stata tra i primi Paesi europei a fare propria la Convenzione, ratificandola con la legge 27 giugno 2013, n. 77;
   la Convenzione è il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante volto a creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza. La Convenzione stabilisce inoltre un chiaro legame tra l'obiettivo della parità tra i sessi e quello dell'eliminazione della violenza nei confronti delle donne, promuovendo, innanzitutto la cultura del rispetto tra i generi in ogni dimensione della vita, a partire dalla scuola;
   l'articolo 14 della Convenzione di Istanbul prevede tra i suoi obiettivi, l'inclusione nei programmi scolastici dei temi della parità tra i sessi, dei ruoli di genere non stereotipati, della violenza di genere;
   con il decreto-legge n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119, è stato istituito il piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, adottato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 luglio 2015;
   una delle finalità del piano nazionale contro la violenza di genere riguarda proprio l'adeguata formazione del personale della scuola sul contrasto della violenza e della discriminazione di genere e la promozione, nella programmazione didattica curricolare ed extracurriculare delle scuole di ogni ordine e grado, incluse le scuole dell'infanzia, della sensibilizzazione, dell'informazione e della formazione degli studenti al fine di prevenire la violenza nei confronti delle donne e la discriminazione di genere, anche attraverso un'adeguata valorizzazione della tematica nei libri di testo (come disposto dall'articolo 5, comma 2, lettera c), del decreto-legge n. 93 del 2013);
   l'articolo 1, comma 16, della legge n.  107 del 2015 (cosiddetta «buona scuola») di riforma del sistema nazionale di istruzione prevede che «il piano triennale dell'offerta formativa» debba assicurare «l'attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche» relative proprio al piano nazionale sopracitato;
   è stato costituito un tavolo tecnico per l'elaborazione delle linee guida per l'attuazione dell'articolo 1, comma 16, della legge n. 107 del 2015 con DD n. 1140 del 30 ottobre 2015;
   è opportuno inoltre ricordare, in questo contesto, che il 30 gennaio 2013 il Ministro del lavoro e delle politiche sociali pro tempore ed il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca pro tempore hanno siglato un protocollo d'intesa, che istituisce la «Settimana nazionale contro la violenza e la discriminazione», da tenersi nel mese di ottobre. Tutte le scuole di ogni ordine e grado sono coinvolte in iniziative di sensibilizzazione, informazione e formazione rivolte agli studenti, ai genitori e ai docenti sulla prevenzione e il contrasto di ogni forma di violenza e di discriminazione;
   anche alcune regioni hanno approvato apposite norme in materia, come la regione Toscana (legge sulla cittadinanza di genere n. 16 del 2009), che perseguono l'obiettivo del raggiungimento di una piena parità di genere nella vita sociale, culturale ed economica, evidenziando il carattere trasversale delle politiche di genere rispetto all'insieme delle politiche pubbliche regionali, con particolare riferimento ai settori dell'istruzione, delle politiche economiche, della sanità, della comunicazione e della formazione;
   la Commissione cultura della Camera dei deputati il 7 febbraio 2017 ha adottato il testo base della proposta di legge «Introduzione dell'educazione di genere nelle attività didattiche delle scuole del sistema nazionale di istruzione»;
   proprio in base a tali normative alcune scuole di ogni ordine e grado hanno previsto progetti didattici e percorsi educativi inerenti alla costruzione sociale dell'identità di genere e ai modelli di ruolo maschile e femminile;
   tutto questo grazie alla professionalità di insegnanti preparati e coscienziosi che, nel rispetto delle leggi vigenti, educano bambini e bambine a rispettarsi fin dalla prima infanzia, a non crescere dentro a stereotipi ed a diventare cittadini e cittadine liberi;
   si stanno verificando sul territorio nazionale alcuni gravi episodi di intolleranza nei confronti di questi processi educativi, e in ordine di tempo, ciò è accaduto recentemente a Siena con il progetto didattico, preventivamente condiviso, con i genitori degli alunni, inaugurato dall'asilo comunale «Monumento», che è stato oggetto di una interrogazione in consiglio comunale della Lista civica di minoranza «Uniti per Siena», atto del tutto legittimo, ma purtroppo strumentalizzato per attaccare le insegnanti;
   a seguito del clamore mediatico sollevato da tale atto consiliare Forza Nuova ha appeso uno striscione offensivo ed emanato un relativo comunicato stampa in cui si accusavano le istituzioni politiche e culturali di liquidare le diversità e non «salvaguardare il sano sviluppo delle persone nel contesto familiare»;
   Forza Nuova è ripetutamente protagonista di episodi e manifestazioni pubbliche contro il rispetto di diritti e differenze di genere;
   solo pochi giorni fa si è resa infatti protagonista del «funerale d'Italia» per avversare una unione civile celebrata fra due uomini a Cesena: unione civile riconosciuta dalla legge n. 76 del 2016. Tale iniziativa è stata annunciata con l'affissione di alcuni finti manifesti funebri con i nomi degli sposi: ritenuti colpevoli di aver decretato «la fine della nostra civiltà, delle nostre tradizioni, della famiglia naturale come unico cardine della nostra società»;
   è in atto da tempo, soprattutto da parte di settori estremisti del mondo associazionistico e politico di destra, richiamandosi ad una fantomatica ed inesistente teoria «gender», una campagna diffamatoria nei confronti dei contenuti della legge n.107 del 2015 che si pone l'obiettivo di educare alla parità tra i sessi e alle uguali opportunità (recepimento delle linee guida dell'Organizzazione mondiale della sanità per l'educazione sessuale nelle scuole) –:
   se il Governo sia a conoscenza di quelli che gli interpellanti giudicano gravi episodi di intolleranza e diffamazione che riguardano le istituzioni scolastiche e gli insegnanti che stanno portando avanti progetti in coerenza con l'articolo 5, comma 2, lettera c), del decreto-legge n. 93 del 2013 e l'articolo 1, comma 16, della legge n.  107 del 2015;
   quali iniziative urgenti intendano assumere, per quanto di competenza, al fine di contrastare e prevenire tali atti;
   quale sia attualmente lo stato di attuazione dell'articolo 1, comma 16, della legge n. 107 del 2015 e del piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere citato in premessa, anche alla luce del lavoro già svolto dagli appositi tavoli tecnici.
 

Seduta del 24 febbraio 2017

Illustrazione e replica di Susanna Cenni, risposta di Vito De Filippo, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca

Illustrazione

Grazie, signora Presidente. Qualche settimana fa a Siena, all'esterno di una storica scuola dell'infanzia, l'asilo «Monumento», è stato apposto durante la notte uno striscione, uno striscione gravemente offensivo firmato da Forza Nuova: «La chiamano educazione, è solo perversione», c'era scritto nello striscione.
  Le ragioni di questo atto sono riconducibili, indubbiamente, all'intolleranza ed anche che all'uso strumentale di una interrogazione che era stata presentata in consiglio comunale a Siena da una lista di minoranza. Oggetto dell'aggressione dell'interrogazione è stato un progetto didattico: un progetto concordato con i genitori dei piccoli alunni della scuola dell'infanzia sull'educazione di genere. Insegnanti formate, preparate, insegnamento ed educazione alle differenze di genere, rispetto fra i generi, rimozione degli stereotipi di genere: sì, perché non solo i principi, ma anche le principesse possono sconfiggere i draghi.
  Non solo questo episodio in quei giorni ha toccato il tema, sempre avendo come protagonista Forza Nuova: sappiamo che a Cesena è stato posto in atto questa sorta di funerale d'Italia mentre si celebrava un'unione civile, motivando questo atto incivile quale una sorta di difesa delle nostre tradizioni, della famiglia naturale come unico canone di riferimento della società.
  Io tralascio in questa sede i commenti di carattere politico su comportamenti, dichiarazioni gravi, antistoriche, che non sono certo limitate agli episodi che io ho richiamato nell'interpellanza, per ricordare che questo Parlamento e questo Governo hanno compiuto scelte molto importanti e altre scelte si stanno ancora compiendo.
  Io le ricordo molto brevemente (poi, sono richiamate più diffusamente nel testo): la Convenzione di Istanbul, atto che stabilisce un chiaro legame fra l'obiettivo della parità fra i sessi e quello dell'eliminazione della violenza nei confronti delle donne, promuovendo, innanzitutto, la cultura del rispetto fra i generi in ogni dimensione della vita, a partire dalla scuola; il decreto-legge n. 93, convertito, poi, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, che istituiva il Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere: una delle finalità di questo piano è proprio l'adeguata formazione del personale della scuola sul contrasto alla violenza, alla discriminazione di genere e la promozione nella programmazione didattica curricolare ed extracurricolare delle scuole di ogni ordine e grado, incluse le scuole dell'infanzia; ed ancora, l'articolo 1, comma 16, della legge n. 107 del 2015, la cosiddetta «buona scuola», che, con il piano triennale dell'offerta formativa, dovrebbe assicurare l'attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità fra i generi; ed ancora, potrei citare alcune regioni, alcune leggi regionali che hanno istituito norme e programmi per l'attuazione dell'educazione di genere e il linguaggio di genere in ogni ordine di scuola. Ed ancora, voglio ricordare che lo scorso 7 febbraio 2017, la Commissione cultura della Camera ha adottato il testo base della proposta di legge che concerne l'introduzione all'educazione di genere nelle attività didattiche delle scuole del sistema nazionale di istruzione.
  Quindi, c’è un apparato completo dal punto di vista normativo degli intenti di Governo e di Camera e Senato ad andare in questa direzione. L'attuazione di queste norme, però, viene ostacolata, anche con atti molto gravi come quelli che io ho richiamato.
 Pertanto, sottosegretario – vedo che lei è qui presente e risponderà a questa interpellanza –, io sono a chiedere, intanto, se siete a conoscenza di tutti questi gravi fatti, oltre a quelli che io ho richiamato; quali iniziative il Governo intenda porre in atto per porre fine a queste iniziative e per contrastarle ovviamente; ma, soprattutto, quale sia lo stato di attuazione dell'articolo 1, comma 16, della legge 107 del 2015 e del Piano d'azione straordinario sulla violenza sessuale, perché noi sappiamo che c’è già un tavolo tecnico che ha svolto dei lavori, che quindi attendono di essere trasformati in atti concreti.

Risposta del governo

Presidente, onorevole Cenni, mi corre l'obbligo innanzitutto di segnalare in premessa che il MIUR è da sempre impegnato a promuovere nelle scuole la cultura del rispetto delle differenze, nonché la consapevolezza dei diritti e dei doveri, con l'obiettivo di formare cittadini sempre più responsabili. In considerazione di ciò, se da un lato le autonomie scolastiche rappresentano il riferimento fondamentale per mettere in atto tutte quelle misure necessarie per prevenire e contrastare ogni forma di violenza e di discriminazione, il MIUR dall'altro esercita il proprio ruolo istituzionale di garanzia, come descriverò, attraverso azioni mirate, il più possibile condivise con tutti i soggetti interessati, cioè le famiglie, gli studenti, le loro associazioni rappresentative e gli organi collegiali, in raccordo anche con le realtà del territorio e degli enti locali.
  Anche l'ordinamento italiano, come è stato ricordato dall'onorevole Cenni, a partire dai principi riconosciuti della nostra Carta costituzionale, impegna il Ministero a promuovere politiche finalizzate al rispetto dei diritti umani, contro ogni tipo di intolleranza e di violenza. Non si tratta ovviamente di introdurre la cosiddetta discussa teoria del gender, ma di sensibilizzare ad una cultura inclusiva e solidale, dando attuazione alle indicazioni sul tema espresso dal consesso sia europeo che internazionale: come la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne, la cosiddetta Convenzione di Istanbul che è stata citata, ratificata proprio dall'Italia nel 2013 e che è anche citata, dicevo, nell'atto ispettivo in argomento.
Il decreto-legge n. 93 del 2013 prevede all'articolo 15, comma 1, un Piano di azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, che dev'essere predisposto in sinergia con la nuova programmazione dell'Unione europea per il periodo 2014-2020. A questo proposito, il Ministero ha coordinato proprio il sottogruppo di lavoro dedicato all'educazione, nell'ambito della task force interistituzionale che è stata costituita per elaborare quel Piano. Il MIUR ha adottato le linee di orientamento per l'azione di prevenzione e di contrasto al bullismo e al cyberbullismo: si tratta, anche questo, di uno strumento offerto alla comunità educante, affinché sia posta nelle condizioni di affrontare in modo coordinato e sinergico questi fenomeni sempre più diffusi tra i giovani, purtroppo. Rispondiamo così alle situazioni di disagio degli adolescenti, che coinvolgono in pari misura sia i bulli che le loro vittime nel loro percorso scolastico. Proprio le scuole hanno il compito di realizzare, quindi, interventi mirati alla prevenzione di questi fenomeni e di integrare l'offerta formativa con attività finalizzata al contrasto proprio del bullismo e del cyberbullismo.
  Il Ministero ha sostenuto anche la proposta parlamentare in materia di prevenzione del cyberbullismo, come è noto. Si rammenta poi che lo scorso 4 febbraio, ultimo, è stata celebrata la Prima giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo a scuola, promossa dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca nell'ambito del Safer Internet Day 2017, e la Giornata mondiale per la sicurezza in rete istituita e promossa proprio dalla Commissione europea. Alla luce di quanto esposto, si ricava che l'azione del MIUR, anche in queste sintetiche descrizioni che ho voluto fare, si sostanzia nel fornire la cornice pedagogica, educativa e culturale nell'ambito della quale le scuole possono promuovere anche autonome iniziative.
  In riferimento poi alle iniziative legislative su queste tematiche, si ricorda che l'impegno, non solo del MIUR, ma del Governo e anche dal Parlamento direi, si è sostanziato nell'intervento che stiamo portando a termine, proprio con l'attuazione della legge n. 107 del 2015, in cui è stata inserita, tramite un emendamento, la specifica previsione che il piano triennale dell'offerta formativa assicuri l'attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni. Questo al fine di informare e sensibilizzare tutte le componenti della comunità scolastica, cioè studenti, genitori e docenti, sui temi della violenza di genere, come previsto dal nostro ordinamento dal già citato articolo 5 della legge n. 93 del 2013. È di tutta evidenza che l'argomento posto dall'onorevole Cenni interpellante è stato affrontato già in più occasioni ma continua, comunque, a sollecitare dibattiti e pretende sicuramente ulteriori azioni ed iniziative. A questo proposito il Ministero è intervenuto ripetutamente circa informazioni non veritiere diffuse riguardo proprio al comma 16 della legge n. 107. Con una nota del 15 settembre 2015 è stata emanata una circolare volta a ufficializzare la posizione del MIUR sull'esatta portata di quella disposizione. Con quella circolare, diffusa sia agli uffici scolastici regionali sia ai dirigenti scolastici, è stato espressamente scritto che la finalità del comma summenzionato non è quella di promuovere pensieri e azioni ispirate all'ideologia di qualsivoglia natura, bensì quello di trasmettere la conoscenza e la consapevolezza riguardo ai diritti e ai doveri della persona costituzionalmente garantiti, anche per raggiungere e maturare le competenze chiave di cittadinanza nazionale europea e internazionale entro cui rientrano la promozione all'autodeterminazione consapevole e il rispetto sicuramente profondo e pieno della persona.
  La norma in discorso, quindi, si ispira ai principi di pari dignità e non discriminazione, di cui agli articoli 3, 4, 29, 37 e 51 della nostra Costituzione, ed è volta a far conseguire alle alunne e agli alunni un maggior rispetto delle diversità e anche delle pari opportunità. A questo si aggiunge che, come anche ricordato dall'onorevole interpellante, al fine di orientare le scuole circa la previsione di cui al comma 16, è stato istituito, proprio il 30 ottobre 2015, un tavolo tecnico, con il compito di elaborare apposite linee-guida. Quel tavolo si è insediato il 10 dicembre 2015 e, proprio in ragione e per effetto anche di questo atto ispettivo, mi sono preoccupato di sollecitare la conclusione dei lavori, che dovrebbe giungere veramente a breve, sulla definizione delle cosiddette linee-guida, che devono essere ristrutturate, implementate e ovviamente poi anche diffuse nel sistema scolastico del nostro Paese. A questo riguardo si sottolinea che il Ministero è comunque ancora aperto, ovviamente, ad ogni contributo, nell'ottica di pervenire alla stesura di un documento quanto più ampiamente condiviso, sul quale possono riconoscersi tutte le componenti e le sensibilità rappresentate dalla comunità scolastica nazionale.
In conclusione, si ricorda che la legge n. 107 punta a rendere centrale l'educazione al rispetto e alla libertà dai pregiudizi, riconoscendo dignità alla persona senza esclusione, nell'eguaglianza dei diritti e delle responsabilità per tutte e per tutti. L'educazione alle pari opportunità, alla prevenzione della violenza, al contrasto delle discriminazioni, se è bene intesa non è destinata a produrre conflitti con le esigenze educative delle famiglie perché si tratta di iniziative che danno attuazione proprio a quei principi costituzionali che ho voluto ripetere e ricordare. Per di più la legge n. 107, avendo rafforzato il ruolo degli organi collegiali coinvolgendo in modo più valido e opportuno genitori e studenti, si presenta come uno strumento ancora più adeguato a creare questa cultura del rispetto della persona che ho voluto descrivervi.

Replica

Grazie, Presidente. La ringrazio, sottosegretario, per la risposta, però faccio un po’ fatica a considerarmi soddisfatta perché nella sua precisa esposizione lei ha sostanzialmente ripreso tutti i punti e i richiami normativi che io avevo già illustrato nell'interpellanza, fatta eccezione per l'auspicio, che faccio mio, che a breve il tavolo insediato nel dicembre 2015 produca queste benedette linee-guida di cui si fa cenno nella legge n. 107 del 2015.
  Non trovo, però, risposta all'altro mio quesito e, cioè, lo stato di attuazione del piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale.
 Anch'esso richiama alcuni obiettivi e compiti che riguardano l'educazione di genere. Quindi, francamente, spero di potere avere un'altra occasione e un altro contesto in cui avere informazioni su questo tipo di impegni che le normative e gli atti di Governo si sono assunti nei mesi passati. Dico questo perché mi pare che sarebbe francamente la risposta più seria che le stesse insegnanti, così impegnate in questo tipo di attività nella scuola dell'infanzia, e non soltanto, si attendono in termini di incoraggiamento, di copertura normativa e anche di risorse che cofinanzino questo tipo di progetti.
  Lo dico, sottosegretario, perché il tema dell'educazione di genere, come lei giustamente ha richiamato nella sua risposta, nella sua esposizione, non è un argomento da salotto. Pochi mesi fa la capitale è stata invasa da una marea di donne di tutto il Paese che hanno rimesso al centro il tema della violenza (ancora una volta anche con giorni di confronto, di elaborazione, che hanno preceduto e seguito quella manifestazione) e di altri contenuti. E fra questi contenuti, ancora una volta, c’è stato il tema della formazione e dell'educazione di genere che sono il primo passo necessario per prevenire ed evitare la violenza, gli stereotipi e così via.
  Quindi, le norme varate sono importanti e io sono felice di sentire anche questa mattina dalle sue parole che il Governo le conferma ed è determinato nell'andare avanti, però le norme poi sappiamo tutti quanti che vanno applicate. Io credo che le condizioni per applicarle pienamente esistono, anche per le tante competenze che si stanno spendendo per questi obiettivi (insegnanti, associazioni di donne, linguiste, giuriste). C’è un lavoro avviato, però credo che non ci possiamo permettere in questo Paese di avere ancora un iter che procede così lentamente, soprattutto non ci possiamo permettere di fermare questo lavoro.