19/05/2014
Roberta Agostini
Rosato, Fabbri, Coscia, Ermini, Pollastrini, Culotta, Pes, Iori, Bossa, D'Ottavio, Blazina, Mariastella Bianchi, Zampa, Gadda, Terrosi, Argentin, Brandolin, Manzi, Malisani, Tidei, Gasparini, D'Incecco, Campana, Murer, Scuvera, Bonaccorsi, Valeria Valente, Stumpo, Verini, Ferrari, Cinzia Maria Fontana, De Menech, Carra
2-00544

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che: 
   la violenza maschile contro le donne è una priorità da affrontare nel nostro Paese; associazioni, centri antiviolenza ed enti locali non possono essere lasciati soli ad affrontare un fenomeno che non ha carattere emergenziale, ma è di tipo strutturale, per il quale sono necessari obiettivi condivisi, risorse, strumenti e quindi una vera e propria strategia; per avviare politiche efficaci di contrasto alla violenza, il Parlamento nei mesi scorsi ha approvato la legge di ratifica della Convenzione di Istanbul, a cui ha fatto seguito l'approvazione della legge n. 119 del 2013, la cosiddetta legge contro il femminicidio, nella quale si prevede l'avvio di un Piano nazionale contro la violenza e lo stanziamento di risorse anche a sostegno del lavoro dei centri antiviolenza e delle case rifugio (17 milioni di euro per il biennio 2013-2014); il precedente Governo ha dunque avviato i tavoli di lavoro della task force interministeriale prevedendo il confronto tra istituzioni e associazioni per elaborare il nuovo Piano nazionale antiviolenza, individuando misure volte sia alla prevenzione del fenomeno che al sostegno e all'accoglienza delle vittime; 
   a seguito della riunione del Consiglio dei ministri dell'8 aprile 2014 risulta che la delega alle pari opportunità rimane tra le attribuzioni del Presidente del Consiglio dei ministri; 
   nonostante il lavoro avviato nei mesi scorsi, il nuovo Piano nazionale antiviolenza non è stato ancora predisposto –: 
   quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo, alla luce di quanto descritto dalla presente interpellanza, al fine di avviare il Piano nazionale antiviolenza e di assegnare i finanziamenti stanziati, per rilanciare con forza le politiche di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne.

Seduta del 30 maggio 2014

Illustra e replica Roberta Agostini, risponde Scalfarotto Ivan, Sottosegretario di Stato per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento

Illustrazione

Roberta Agostini: Signor Presidente, colleghi, sottosegretari, noi abbiamo presentato questa interpellanza urgente, sottoscritta da molti colleghi e colleghe del gruppo del Partito Democratico, per comprendere esattamente la situazione delle politiche di contrasto alla violenza che erano state avviate nei mesi precedenti dal precedente Governo. 
  Nei mesi scorsi, quest'Aula si è trovata molte volte a discutere di come avviare una risposta seria in grado di fronteggiare un fenomeno sempre più grave e pervasivo come quello della violenza contro le donne e contro i bambini, un fenomeno strutturale che richiede una risposta strategica, non emergenziale e non episodica, come abbiamo detto molte volte, un fenomeno che – anche se avviene spesso e volentieri all'interno delle mura domestiche e dunque dentro una cerchia privata – richiede una forte risposta pubblica. Non era scontato che uno dei primi atti, tra l'altro votato all'unanimità dal Parlamento, fosse la ratifica della Convenzione di Istanbul, che peraltro entrerà in vigore dal 1o agosto perché è stata sottoscritta da dieci Paesi e non era neppure scontato che una delle prime leggi votate anche con una grande discussione fosse proprio quella voluta dal Governo, la conversione in legge del cosiddetto decreto sul femminicidio, la legge n. 119 del 2013. È il segno di un'iniziativa forte che questo Parlamento ha voluto assumere su di sé per il contrasto al fenomeno della violenza. In particolare, quest'ultima legge che citavo prevedeva all'articolo 5 la predisposizione di un Piano nazionale antiviolenza, finanziato per il 2013 con 10 milioni di euro e lo stanziamento di risorse per i centri antiviolenza e le case rifugio di 17 milioni per il biennio 2013- 2014 e di ulteriori dieci milioni per il 2015. 
  Come abbiamo detto, quando abbiamo discusso quel testo di legge, si tratta di cifre che non sono sufficienti a coprire e a implementare le politiche di contrasto contro la violenza, ma almeno rappresentano un punto di partenza utile per avviare e sostenere alcune politiche a livello nazionale e locale, che peraltro avrebbero bisogno di un finanziamento più stabile e più permanente. 
  In relazione, diciamo, all'obiettivo della predisposizione del piano nazionale il Governo precedente aveva avviato una serie di tavoli, sette per l'esattezza, la famosa task force indispensabile per un'ottica integrata e multidisciplinare in grado di affrontare il fenomeno della violenza dove coinvolte erano moltissime amministrazioni – le amministrazioni interessate –, molti ministeri interessati e numerose realtà sociali e associative. Si tratta, io penso, di realtà che spesso rappresentano presidi in primi linea non solo per accogliere le donne vittime di violenza ma anche per promuovere politiche di prevenzione essenziali se vogliamo contrastare il fenomeno agendo alla sua radice cioè provando ad impostare positivamente le relazioni tra le persone e tra i genere a partire dalle scuole e dalle famiglie e si tratta di realtà che devono essere messe in rete, strutturate e aiutate permanentemente a svolgere il proprio lavoro e il proprio ruolo. 
  Dalle notizie, però, che abbiamo il lavoro dei tavoli si è interrotto con il cambio di Governo e le risorse non sono state impiegate, neppure quelle relative all'anno 2013. Io credo e penso che sia piuttosto evidente che l'assenza di un ministro o di un sottosegretario responsabile del Dipartimento abbia indebolito anche l'efficacia degli strumenti e delle politiche che dovrebbero essere rilanciate. 
  Ci sono state diverse interrogazioni e richieste di chiarimento. Penso, ad esempio, a quella presentata dalla collega Murer che è in Commissione affari sociali e a cui spero si risponderà a breve. Io penso e sono convinta che non si possano lasciare passare settimane e mesi di fronte a dati che sono dati che continuano ad essere drammatici. In occasione dell'8 marzo il Viminale ci dice che nel 2013 il numero delle vittime è salito a quota 177, una tendenza che sembrava smentita dai primi due mesi del 2014 ma che purtroppo è stata confermata dalle cifre della prima settimana di marzo, con altre sei donne uccise, e con cifre come quelle diffuse dall'agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali che ci dice che il 33 per cento della popolazione femminile ha subito abusi fisici e sessuali dall'età di 15 anni e parliamo di 62 milioni di persone.

Quindi, io chiedo che cosa si intenda fare per utilizzare le risorse che erano state stanziate, quali sono i tempi e quali sono i criteri per distribuire e per utilizzare quelle risorse e quali sono i tempi per arrivare finalmente, per varare finalmente il nuovo piano antiviolenza e per rafforzare la rete e le politiche che questo Parlamento rivolgendosi al Governo, sia con una mozione parlamentare ma poi anche nella discussione sull'ultima legge contro il femminicidio, aveva chiesto che venissero attuate.

Risposta del Governo

Signor Presidente, onorevoli deputati, onorevole Roberta Agostini, in linea con quanto stabilito dalla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, la cosiddetta Convenzione di Istanbul, ratificata dall'Italia con la legge 27 giugno 2013, n. 77, il Governo ha adottato, il 14 agosto 2013, il decreto-legge n. 93, convertito in legge 15 ottobre 2013, n. 119, recante «Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province». 
  La suddetta Convenzione di Istanbul entrerà in vigore il 1o agosto 2014, essendo avvenuta la ratifica da parte del decimo Stato membro. Al riguardo, si evidenzia che l'Italia è stata uno dei primi Stati a ratificarla, facendosi promotrice in numerose sedi internazionali di azioni di sensibilizzazione per gli altri Paesi. 
  Il citato decreto-legge n. 93 del 2013 prevede, all'articolo 5, l'adozione da parte del Ministro delegato alle pari opportunità, previa intesa in sede di Conferenza unificata, di un piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, che deve essere elaborato con il contributo delle amministrazioni interessate, delle associazioni di donne impegnate nella lotta contro la violenza e dei centri antiviolenza, in sinergia con la nuova programmazione dell'Unione europea per il periodo 2014-2020.

Tenuto conto della complessità degli interventi da porre in essere per l'adozione del suddetto Piano, il compito di elaborarlo è stato affidato ad una task force interistituzionale, costituita il 22 luglio 2013, che riunisce tutti i Ministeri interessati (Pari opportunità, Giustizia, Interno, Salute, Istruzione, Esteri, Difesa, Economia e Finanze, Lavoro e delle politiche sociali, Sviluppo Economico) e i rappresentanti delle autonomie territoriali e del mondo dell'associazionismo, coordinata dal Dipartimento per le pari opportunità. 
  Al fine di giungere in tempi rapidi all'elaborazione del Piano, i lavori della suddetta task force sono stati organizzati costituendo sette sottogruppi tematici di lavoro, ai quali partecipano i rappresentanti delle amministrazioni statali, delle associazioni, delle regioni e degli enti locali, denominati: Codice Rosa; Comunicazione; Valutazione del rischio; Formazione; Educazione; Reinserimento delle vittime e Raccolta Dati. Ciascun sottogruppo, affidato all'amministrazione statale competente per materia, partecipante alla suddetta task force, sta ultimando l'elaborazione delle diverse proposte di intervento finalizzate: al sostegno delle vittime di violenza mediante il loro reinserimento sociale e lavorativo e al recupero dei soggetti responsabili di atti di violenza nelle relazioni affettive (articolo 5, comma 2, lettera g), del decreto-legge n. 93 del 2013); alla formazione dei diversi soggetti coinvolti nella presa in carico delle vittime, come per esempio operatori sociosanitari, forze dell'ordine, volontari del soccorso, operatori dei centri antiviolenza (questo secondo l'articolo 5, comma 2, lettera e), del sopra citato decreto-legge); alla valutazione dei fattori di rischio cui sono esposte le vittime di violenza (secondo l'articolo 5, comma 2, lettera g), del sopra citato decreto-legge); alla corretta rappresentazione dei generi nel sistema dei media e della comunicazione (secondo l'articolo 5,comma 2, lettera b), del sopra citato decreto-legge); alla realizzazione di specifici percorsi formativi per i docenti contro la violenza di genere e per il rispetto della diversità (articolo 5, comma 2, lettera c), del sopra citato decreto-legge); alla definizione di un sistema integrato di informazioni statistiche adeguato a misurare il fenomeno della violenza contro le donne (secondo l'articolo 5, comma 2, lettera h), del sopra citato decreto-legge); e, infine, all'elaborazione di procedure di intervento omogenee all'interno delle strutture di pronto 
soccorso per la tutela e l'assistenza delle vittime di violenza domestica e sessuale (secondo l'articolo 5, comma 2, lettera d), del sopra citato decreto-legge). 
  All'ultimazione dei lavori dei sottogruppi tematici, coordinati dal Dipartimento per le pari opportunità, sarà compito dello stesso Dipartimento investire la task force per la condivisione del Piano. Attesa la complessità delle azioni che si intendono perseguire con il Piano, il Governo conta di poter adottare lo stesso entro il mese di ottobre. 
  In ordine alle risorse finanziarie stanziate per l'attuazione del Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, è stato incrementato per l'anno 2013 il Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità di 10 milioni di euro (articolo 5, comma 4, del decreto-legge n. 93 del 2013), stanziando, successivamente, con l'articolo 1, comma 217, della legge 27 dicembre 2013, n. 147 (Legge di stabilità 2014) risorse finanziarie aggiuntive pari a 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014, 2015 e 2016. Tali risorse saranno allocate sulle diverse aree d'intervento una volta completato il Piano in questione. 
  Per quanto riguarda, invece, il potenziamento delle forme di assistenza e di sostegno alle donne vittime di violenza e ai loro figli attraverso modalità omogenee di rafforzamento della rete dei servizi territoriali, dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza alle donne vittime di violenza, secondo quanto previsto dal sopra richiamato articolo 5, comma 2, lettera d), del decreto- legge n. 93 del 2013, sono stati, inoltre, stanziati ed assegnati, dall'articolo 5-bis, comma 1, dello stesso decreto-legge n. 93 del 2013, 10 milioni di euro per l'anno 2013 e 7 milioni di euro per l'anno 2014, nonché 10 milioni di euro a decorrere dall'anno 2015. Tali risorse, secondo quanto previsto dall'articolo 5-bis, comma 2, del sopra citato decreto-legge, devono essere annualmente ripartite tra le regioni dal Ministro delegato per le pari opportunità previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le province autonome di Trento e Bolzano, tenendo conto dei criteri stabiliti nella disposizione stessa. 
  Al fine di accelerare i tempi del riparto delle risorse da trasferire alle regioni per il finanziamento dei centri antiviolenza, il Governo ha predisposto la bozza di decreto, accorpando le risorse riferite agli esercizi finanziari 2013 e 2014, per un complessivo importo pari ad euro 17 milioni, che verrà trasmessa, nei prossimi giorni, alla Conferenza Stato-regioni per la prevista intesa. È intenzione del Governo, infatti, erogare le suddette risorse entro il mese di luglio.

Replica

Roberta Agostini: Signor Presidente, io ringrazio il sottosegretario per la risposta e per l'impegno. Chiederei di insistere in questo lavoro, che ha bisogno – io penso – dell'impegno quotidiano di ciascuno di noi. Credo che uno dei problemi del nostro Paese è che spesso – non sempre, ma spesso – si fanno delle buone leggi che poi non si applicano e rimangono semplicemente delle buone leggi sulla carta. Credo che la legge che noi abbiamo varato ad ottobre, quella cosiddetta sul femminicidio, è stata una legge che ha visto l'impegno di moltissime forze parlamentari, di moltissime associazioni. Ricordo il lavoro che abbiamo fatto nelle Commissioni per migliorare il testo che ci veniva dal Governo. Credo che uno di quegli articoli che proprio lei citava nella sua risposta, l'articolo 5 del decreto-legge, sia un articolo che riassume bene il senso di questo lavoro, che in tante donne, associazioni, forze politiche hanno fatto in questi anni per condurre la battaglia contro la violenza sulle donne. E proprio quell'articolo 5 ha bisogno poi di essere effettivamente applicato. C’è bisogno di una velocità non solo nell'elaborazione del piano, ma poi anche nella spesa delle risorse che, con tanta fatica e con tanto impegno, erano state trovate. 
  Dunque, io faccio un appello al Governo a non vanificare questo lavoro, a non vanificare il fatto che per la prima volta noi scriviamo, nero su bianco, in un testo di legge l'impegno, la previsione di un vero e proprio piano nazionale antiviolenza. Per la prima volta definiamo un piano nazionale antiviolenza con l'aiuto, il supporto, la concertazione di tutte quelle realtà che sul territorio da anni lavorano a questo. Quindi, non disperdere questo lavoro e, anzi, assumere con sempre maggiore forza quel ruolo di punto di riferimento nella battaglia contro la violenza sulle donne che è importantissimo affinché il fenomeno della violenza emerga. Infatti, purtroppo noi sappiamo che il fenomeno della violenza è spesso un fenomeno sommerso, perché le donne hanno paura di uscire, di andare a denunciare, perché non sanno dove andare, perché spesso e volentieri non ci sono centri antiviolenza, punti di ascolto, sportelli, case rifugio, proprio sul territorio. 
  L'8 marzo il Presidente della Repubblica ha insignito di alcune massime onorificenze personalità importanti, come Franca Viola, che hanno fatto della battaglia contro la violenza proprio un segno distintivo anche della loro biografia. Credo che dobbiamo tutti quanti impegnarci di più per raccogliere il testimone di una battaglia di civiltà. La soluzione non è dietro l'angolo, sarà l'esito di un cambiamento culturale profondo, che deve affrontare il nodo delle relazioni tra gli uomini e le donne. Però, c’è una responsabilità particolare, una responsabilità concreta delle istituzioni. Quindi, c’è un piano delle garanzie, c’è un piano delle tutele individuali, c’è un piano politico, c’è un piano sociale, c’è una limitazione, di fatto, con la violenza dei propri diritti essenziali. Quindi, io credo che noi dovremmo provare di più a dare forza e seguito concreto al lavoro che questo Parlamento ha cominciato a fare sin dall'inizio del suo insediamento e dare legittimità politica a questo lavoro con gli atti concreti che il Governo dovrà perseguire nei prossimi mesi, con le tappe che lei ha indicato – a luglio l'erogazione dei fondi e a ottobre il piano nazionale antiviolenza –, provando a mettere un passo avanti all'altro e rinsaldando sempre di più questo ruolo di baluardo contro la violenza che le istituzioni devono assumere.