28/06/2018
David Ermini
Lotti, Rotta, Cantini, Serracchiani, Moretto, Giachetti, Sensi
2-00036

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   il 23 giugno 2018 la direzione della multinazionale belga Bekaert ha annunciato la decisione di chiudere il sito italiano di Figline – Incisa Valdarno, dedicato alla produzione di rinforzi in acciaio per pneumatici (steel cord) e di sospendere le attività nella fabbrica per i 318 dipendenti;

   nel 2014 la società Pirelli aveva ceduto l'attività alla multinazionale belga Bekaert, che conta anche un centinaio di lavoratori occupati nell'indotto. L'operazione di acquisizione della produzione del cavo di acciaio di Pirelli, da parte di Bekaert, era stata approvata dalla Commissione europea che l'aveva dichiarata «compatibile col mercato e utile a creare sinergie positive per entrambi i soggetti»;

   il 23 giugno, a soli 3 giorni dall'annuncio della chiusura dello stabilimento, l'azienda ha firmato il premio di risultato con i sindacati e nel 2017 la direzione della multinazionale aveva sottoscritto un accordo dove si prevedevano nuove assunzioni interinali, oltre a 910 mila euro di investimenti per il 2017 e 950 mila euro per il 2018. Inoltre, la comunicazione della chiusura della produzione di Figline è avvenuta il giorno dopo l'annuncio da parte della società di un investimento pari a 25 milioni di euro finalizzato all'apertura di un nuovo stabilimento in Brasile, precisamente, ad Itàuna;

   già lo scorso anno il mancato rinnovo di 23 contratti a termine aveva destato apprensione da parte dei lavoratori e delle rappresentanze sindacali alle quali l'azienda aveva risposto confermando il buon andamento dei volumi produttivi, i rapporti di committenza con la Pirelli e i progressi dei 3 progetti innovativi precedentemente annunciati;

   all'inaspettata comunicazione della chiusura dello stabilimento, i lavoratori e le organizzazioni sindacali hanno reagito con la mobilitazione, l'assemblea permanente del sito produttivo e la richiesta dell'apertura di un tavolo di trattative;

   il 26 giugno è stato convocato un tavolo presso il Ministero dello sviluppo economico, al quale hanno partecipato il presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, la sindaca del comune di Incisa-Figline Valdarno, Giulia Mugnai, le organizzazioni sindacali oltre ad alcuni parlamentari del territorio. Assenti i rappresentanti dell'azienda e del Governo, presente solo con funzionari del Ministero medesimo;

   il Ministro dello sviluppo economico, Onorevole Luigi Di Maio, pur trovandosi sabato 24 giugno nel vicino comune di Montevarchi, non ha ritenuto di incontrare una rappresentanza dei lavoratori, né di visitare lo stabilimento in questione –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare affinché sia immediatamente sospesa la procedura di dismissione del sito produttivo della multinazionale Bekaert, a tutela dei 318 lavoratori dello stabilimento e degli oltre 100 lavoratori dell'indotto ad esso collegati;

   se non ritenga di dover immediatamente convocare un tavolo di trattative presso il Ministero dello sviluppo economico, alla presenza del Ministro o di un suo delegato, a tal fine facendo sì che l'azienda si impegni a partecipare al tavolo medesimo, anche in considerazione del fatto che l'assenza dei rappresentanti della direzione della società multinazionale Bekaert, convocati il 26 giugno 2018 presso il Ministero dello sviluppo economico, rappresenta, secondo gli interpellanti un oltraggio alle istituzioni dello Stato ed ai lavoratori coinvolti dall'inaspettata ed immotivata procedura di licenziamento.

Seduta del 13 luglio 2018

Illustrazione e replica di David Ermini, risposta del governo di Andrea Cioffi, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico.

Illustrazione

Signora Presidente, l'interpellanza era stata depositata prima dell'ultima riunione che si è svolta al MISE, alla presenza dei rappresentanti della ditta Bekaert e delle rappresentanze sindacali, dei parlamentari del territorio e del Ministro Di Maio. Quindi, la domanda sarà aggiornata rispetto a quei fatti, perché l'incontro al MISE è stato di una settimana fa. La società Bekaert ha acquistato lo Stabilimento di Figline Valdarno, insieme ad altri stabilimenti sparsi per l'Europa e da altre parti, qualche anno fa, 4 o 5 anni fa, dalla Pirelli. Lo stabilimento di Figline Valdarno produce il cavo d'acciaio che sta all'interno dei pneumatici, sostanzialmente quello che regge, poi, la struttura dello pneumatico. La Pirelli, prima, questo prodotto se lo costruiva sostanzialmente in casa, anche vendendolo ad altre ditte, successivamente, ha deciso di vendere l'intero pacchetto di stabilimenti di produzione dello steel cord, così si chiama questo cavo d'acciaio, e ha venduto anche lo stabilimento di Figline Valdarno a Bekaert.

Nonostante qualche tempo fa ci fosse stato un accordo firmato con i sindacati per il programma, per i premi di produzione e gli obiettivi per l'anno successivo, improvvisamente, un venerdì mattina i rappresentanti sindacali e il sindaco di Figline e Incisa Valdarno, ma mi immagino anche il Ministero, sono stati avvisati della volontà dell'azienda di chiudere l'intero stabilimento, dando 75 giorni di tempo per poter chiudere. Da allora si è mossa non soltanto la forza sindacale, la forza dei lavoratori, ma si sono mossi un'intera collettività, tutto un territorio che in quella grande azienda ha visto lo sviluppo molto forte della società e di tutto l'indotto che c'è, appunto, all'interno della società, e che gira intorno a questo grande stabilimento, e finalmente siamo riusciti, una settimana fa, ad avere la ditta Bekaert di fronte al Ministro, al governatore della Toscana e al sindaco di Figline e Incisa.

Ebbene, l'atteggiamento della Bekaert è stato, oggettivamente, devo dire, molto, molto deludente e nonostante le richieste e l'autorevolezza - forse che loro non ritenevano tale - del Ministro, del governatore e comunque di chi gli ha fatto delle richieste, è sempre stato assolutamente negativo e hanno detto: continueremo nella procedura, se nel frattempo in questi 60 giorni che adesso rimangono riusciremo ad avere delle proposte ne potremo parlare, ma non intendiamo sospendere la procedura.

Ebbene, a questo punto è evidente che abbiamo necessità che la ditta Bekaert sospenda la procedura della chiusura dello stabilimento. Questo ai fini, anche, dell'utilizzo del fondo Lotti-Calenda, che fu istituito nella passata legislatura, e che serve per la reindustrializzazione dei poli e dei siti industriali, perché si possano mantenere quei posti di lavoro, non soltanto per quelle persone che oggi ci lavorano, ma per il futuro dell'occupazione di quella zona e di quel territorio; dobbiamo mantenere quella zona industriale e quel sito industriale, per cui, ecco, chiediamo, a questo punto, dopo il primo tavolo, se ci sono naturalmente aggiornamenti, ma è assolutamente indispensabile che la produzione attualmente continui, che il Ministero la prossima settimana riesca a riconvocare la Bekaert, che arrivi la sospensione della procedura della chiusura dello stabilimento, perché è evidente che soltanto in questo modo si può procedere. Quindi, ecco, insisto nelle domande che sono state poste all'interno della interpellanza, tenendo conto che, appunto, siamo in una fase leggermente avanzata.

Risposta del governo

Grazie, Presidente. Come è stato detto, ci sono state delle evoluzioni rispetto al periodo in cui è stata presentata l'interpellanza, che sono anche note all'interpellante. Comunque, il Governo è chiaramente e altamente intenzionato a tutelare quelle che sono le capacità professionali e l'importanza di avere queste produzioni nel nostro Paese e, ovviamente, a tutelare la capacità dei lavoratori.

Detto questo, facciamo un po' anche un riassunto delle cose che si sono evidenziate nel corso di questo periodo, perché il Ministero dello sviluppo economico segue già dal 2016 - quindi molto tempo prima dell'insediamento di questo Governo - gli avvenimenti della multinazionale belga Bekaert, che il 23 giugno 2018 ha comunicato la decisione di chiudere i siti di Figline e Incisa Valdarno, dedicati alla produzione di rinforzi in acciaio - come è stato ricordato - per pneumatici, e di sospendere le attività lavorative per 318 dipendenti.

Nel corso dell'incontro del 29 marzo 2018, hanno partecipato i rappresentanti delle istituzioni locali, oltre che le organizzazioni sindacali e l'azienda. Quest'ultima, invero, aveva illustrato un piano concernente gli obiettivi e l'avanzamento dei progetti in corso relativi proprio al sito di Figline, confermando la mission dello stabilimento stesso a divenire leader per l'industrializzazione dei rinforzi d'acciaio per pneumatici. In tale sede, inoltre, veniva prospettato l'impegno a discutere con le organizzazioni sindacali percorsi e soluzioni condivise con i lavoratori alla luce di un forte peggioramento dei risultati aziendali. Tuttavia, l'azienda stessa è giunta poi alla decisione di licenziare tutti i 318 dipendenti del citato stabilmento di Figline-Valdarno per delocalizzare in Romania, senza alcun preventivo confronto e senza alcuna spiegazione sulle vere ragioni che hanno indotto la proprietà ad un atto così forte, grave, direi.

La succitata decisione della multinazionale belga è stata esaminata il 26 giugno 2018, come ricordato dal Ministero dello sviluppo economico. A tale incontro hanno partecipano i rappresentanti delle istituzioni nazionali e territoriali, oltre alle organizzazioni sindacali, ma non i rappresentanti della Bekaert, che non si sono presentati al tavolo. Durante l'incontro è stata sottolineata la gravità della decisione relativa alla delocalizzazione in Romania, presa senza alcun preventivo confronto sulle ragioni che hanno indotto la proprietà ad un atto, come abbiamo detto, grave per le famiglie coinvolte e per l'economia di un intero territorio.

Il Ministro, in sintonia con tutti i partecipanti dell'incontro svoltosi il 27 giugno, ha chiesto con forza la revoca immediata dei licenziamenti e l'avvio di un confronto serio e concreto, per dare un futuro produttivo allo stabilimento toscano e all'intera presenza di Bekaert in Italia, chiedendo altresì di avere un confronto con la Commissione europea, anche al fine di capire quali siano le azioni concrete che la Commissione intenderà portare avanti per risolvere l'annoso problema delle delocalizzazioni presenti in tutta Europa, perché questa storia delle delocalizzazioni è indubbiamente un problema.

Si procedeva pertanto a convocare immediatamente un nuovo tavolo di trattative in data 5 luglio. Nel corso di quest'ultimo tavolo, il Ministro, come è stato ricordato, ha assicurato la sua massima disponibilità all'azienda all'utilizzo di tutti gli strumenti possibili per farla ripartire. Tuttavia, i rappresentanti dell'azienda hanno deciso di dire “no” a qualsiasi possibilità di rimediare alla situazione e a salvare il lavoro di 318 persone. Dopo tale incontro, il Ministro si è altresì impegnato a contattare il CEO della Bekaert, al fine di dar luogo ad un percorso istituzionale di confronto nell'interesse sia delle aziende che dei lavoratori. A ciò si aggiunga che nel “decreto dignità” è prevista una stretta alle delocalizzazioni, proprio per evitare che, dopo aver ricevuto aiuti da parte dello Stato, le aziende spostino la propria produzione all'estero. Tali fatti dimostrano che per il Ministero dello sviluppo economico la delicatissima vicenda Bekaert ha la massima attenzione e ci si sta impegnando per trovare una soluzione positiva a questa vicenda. Sarà pertanto cura del Governo tenere informato il Parlamento sull'evolversi della situazione. Noi quindi ci impegniamo ad aggiornare gli interpellanti e chiunque ne abbia interesse per vedere come la situazione si stia evolvendo, per tutelare il lavoro, per tutelare la fabbrica e per evitare che questa storia delle delocalizzazioni continui a portare un peso sul nostro Paese.

Replica 

Signora Presidente, in realtà ringrazio il sottosegretario per le risposte che ha dato, non sono soddisfatto del contenuto della risposta, perché il tema delle delocalizzazioni, che è molto serio e molto grave, in realtà riguarda chi ha avuto fondi dallo Stato. Bekaert non ha avuto fondi dallo Stato, tant'è che i parlamentari europei del Partito Democratico, Nicola Danti e Simona Bonafè, hanno scritto una lettera alla Commissaria europea competente in materia al fine di verificare se direttamente o indirettamente Bekaert abbia ricevuto dei fondi europei, anche attraverso fondi regionali, quindi trasferiti, perché certamente questo sarebbe violazione delle norme vigenti. Quindi, dobbiamo fare un'attenta analisi su questo, se Bekaert ha avuto fondi italiani qui. No. Per cui, è una cosa molto particolare, perché lo stabilimento rumeno è stato acquistato da Bekaert insieme allo stabilimento di Figline Valdarno da Pirelli, quindi non è che si è trasferita successivamente. Allora qual è il punto? È che oggi evidentemente il costo del lavoro in Romania è inferiore rispetto al costo del lavoro in Italia, quindi, al di là del tema della localizzazione c'è proprio un problema complessivo di costo del lavoro, che è l'elemento su cui noi dovremmo - parlo generalmente, come classe politica, maggioranza e opposizione - lavorare perché possa in qualche modo riequilibrarsi. Ma qual è il tema adesso? Credo che sia importante riconvocare urgentemente - urgentemente! - la dirigenza della Bekaert al tavolo, al MiSE, perché sospendano la procedura, anche perché i lavoratori sono stati molto responsabili, non hanno occupato lo stabilimento; anzi, dopo l'assemblea permanente dei primi giorni vi posso dire che - davanti allo stabilimento ci sono stato anche io, quindi so come si sono comportati - hanno chiesto di poter ricominciare a lavorare perché si possa riprendere la produzione e la produzione vada avanti. Nel contempo, c'è bisogno che Bekaert sospenda in tutti i modi la procedura, per permettere in qualche modo l'intervento per un'eventuale reindustrializzazione.

Credo che si possa anche, eventualmente, discutere e parlare con Pirelli, che è uno degli acquirenti del prodotto (steelcord) che Bekaert produce a Figline Valdarno e nello stabilimento rumeno; c'è bisogno di parlare anche con Pirelli e c'è bisogno di capire come si possa fare veramente per impedire che fra ormai meno di 60 giorni questo stabilimento chiuda, perché una volta chiuso nascono veramente dei grossissimi problemi. Quindi, al di là della soddisfazione o meno soddisfazione della risposta, chiedo - e ringrazio il sottosegretario per avermelo detto - di essere continuamente informato. Abbiamo il lavoro dei nostri parlamentari europei, cercheremo in tutti i modi di impedire questa chiusura, che sarebbe un disastro per le famiglie e per i lavoratori, ma per tutto il territorio del Valdarno.