05/07/2018
Roberto Morassut
Fiano, Bazoli, Bordo, Melilli, Cardinale, Gavino Manca, Mor, Piccoli Nardelli, Pizzetti, Portas, Raciti, Marattin, De Filippo, Del Basso De Caro, Ferri, Fregolent, Gadda, Lepri, Lacarra, Giachetti, Gariglio, Orfini
2-00038

Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   la procura della Repubblica di Forlì ha notificato l'istanza di fallimento all'A.C. Cesena;

   la società ha un enorme debito con l'Erario dovuto soprattutto a imposta Iva non versata nell'arco di diversi anni, sanzioni e interessi;

   l'Agenzia delle entrate ha rilevato un debito complessivo di oltre 73 milioni di euro, ma il presidente del Cesena, Giorgio Lugaresi, contesta questo dato sostenendo che vi sono compresi oltre 19 milioni di euro di debiti che si compensano con i crediti per la compravendita di calciatori, per cui in realtà l'indebitamento è di 54 milioni di euro;

   inoltre, parrebbe che, sulla base dei risultati di un'ispezione effettuata nel mese di marzo 2018 dalla Covisoc (Commissione di vigilanza sulle società di calcio) che avrebbe rilevato gravi responsabilità da parte degli amministratori, con una procedura innovativa la Figc ha avviato un'azione civile in base all'articolo 2409 del codice civile, chiedendo al tribunale delle imprese di Bologna di effettuare una verifica dei comportamenti non corretti segnalati dalla Covisoc. In caso di conferma, ci potrebbe essere la revoca degli amministratori e la sostituzione con un commissario che potrebbe gestire un esercizio provvisorio per preservare il patrimonio e l'impresa;

   da notizie a mezzo stampa, si è appreso che il 29 giugno 2018 «il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Giancarlo Giorgetti è stato visto in compagnia dell'ex parlamentare Gianluca Pini, presidente della Lega Nord Romagna, in Corso Sozzi, a pochi passi dalla sede dell'A.C. Cesena»;

   lo stesso Pini ha dichiarato, nel medesimo articolo-intervista, che «(...) con alcuni amici molto vicini al A.C. Cesena si è parlato naturalmente anche della delicatissima situazione che si è venuta a creare. Giancarlo del resto ha la delega allo sport» e che se il Sottosegretario Giorgetti «fosse chiamato in causa potrebbe tentare di scongiurare il rischio che nel prossimo anno sportivo non sia in campo alcuna squadra col nome Cesena» –:

   se il 29 giugno 2018 il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giorgetti si sia recato nella sede dell'A.C. Cesena, in veste, sembrerebbe, di Sottosegretario cui dovrebbe essere attribuita la delega allo sport, e stia seguendo direttamente la vicenda dell'A.C. Cesena;

   se sia a conoscenza della gravissima situazione tributaria della società determinata soprattutto da Iva non versata e, delle irregolarità degli amministratori dell'A.C. Cesena rilevate dalla Covisoc;

   se, infine, il Governo abbia intenzione di intervenire direttamente nella gestione delle vicende che stanno coinvolgendo l'A.C. Cesena e, in caso affermativo, in quale modo e in quali tempi, considerato il fatto che il 9 agosto 2018 è stata convocata la prima udienza in tribunale per discutere l'istanza di fallimento presentata dalla procura della Repubblica di Forlì nei confronti dell'A.C. Cesena.

Seduta del 13 luglio 2018

Ilustrazione e replica di Roberto Morassut, risposta del Governo Nicola Molteni, sottosegretario all'Interno.

Illustrazione

Grazie, Presidente. il Ministro Salvini, in questi giorni e più volte nelle settimane trascorse, ha annunciato delle misure radicali per affrontare il problema dei campi rom in Italia. Abbiamo letto tante interviste, numerose, abbiamo visto anche dei comizi, mi pare però svolti in sedi prevalentemente di partito, e abbiamo ascoltato degli annunci, però in quest'Aula non sono arrivati i provvedimenti, né pare siano previsti all'ordine del giorno all'ordine dei lavori del Consiglio dei ministri provvedimenti concreti.

Il Ministro viaggia in lungo e largo, ha fatto tante interviste, ripeto, ma ancora non è passato dalle parole ai fatti e i fatti, caro sottosegretario Molteni, sono difficili, sono più difficili delle parole. Si possono dire tante cose, però, in particolare per una questione come quella dei rom, degli insediamenti rom nelle periferie delle grandi città, che richiede un approccio concreto e complesso al tempo stesso, si deve andare al di là degli annunci.

Il Ministro, per esempio, come recita il contenuto dell'interpellanza che sto illustrando, ha detto di voler fare un censimento. Che cosa significa un censimento? Si può sapere di più delle caratteristiche di questo provvedimento presunto? Poi, si è anche corretto, per la verità, sulla base delle reazioni che vi sono state da parte di numerose associazioni del mondo del volontariato, laico e cattolico, amministrazioni locali, cittadini, e ha detto che non sarà un censimento su base etnica - e ci mancherebbe, perché saremmo ben oltre la Costituzione italiana -, ma non ha chiarito cosa intende fare. Noi vorremmo saperlo, perché il censimento è uno strumento delicato: lo si può usare per misure di sicurezza, per computare la quantità degli insediati regolari o abusivi, ma lo si può usare anche, appunto, con finalità che sono tutt'altro che compatibili col dettato costituzionale.

Noi riteniamo che la questione rom in Italia - per inciso, ricordiamolo - ha conosciuto un forte aggravamento in termini di nuovi arrivi, di sovrappopolazione degli insediamenti regolari e di nascita di nuclei irregolari, in particolare tra il 2005 e il 2006. È quello l'anno di svolta, se così si può dire, di tale questione, perché in coincidenza con l'ampliamento dei confini dell'Unione europea ai Paesi di area balcanica.

Un ampliamento effettuato, tuttavia, sulla base di un trattato che non fu accompagnato in quel momento dai necessari protocolli sulla questione dei flussi migratori. Ricordo, perché è bene sempre fare riferimento ai fatti, anche quando sono lontani, che in quel momento il Governo era a guida PdL, Berlusconi più Lega.

Questi temi, ripeto, sono complessi e l'emergenza che si è determinata è complessa e va affrontata, secondo noi, a partire da due obiettivi. Il primo è il tema dell'inserimento occupazionale dei giovani a cavallo della maggiore età e ne dirò il motivo rapidamente. Il secondo è il tema della lotta senza quartiere, ma concreta, non a parole, alla criminalità e alle pratiche illegali che si determinano dentro gli insediamenti e in contesti limitrofi sia geograficamente sia socialmente. Terzo è il tema della scolarizzazione dei minori e della loro tutela, perché, altrimenti, facciamo come a Monfalcone, dove abbiamo un sindaco che ha dichiarato di voler tenere fuori dalle aule sessanta ragazzini che non sono italiani ed è una cosa incostituzionale. Vogliamo arrivare a questo?

Ora, la legislazione europea e quella italiana mettono a disposizione tutti gli strumenti per agire in queste tre direzioni. Chiaramente non è vero che tutti i rom rubano o commettono illegalità: ci sono i criminali, ci sono i clan, ci sono quelli che fanno il traffico illegale dei rifiuti e materiali ferrosi, ma per l'opposto - è questo il punto legato al tema dell'inserimento occupazionale che è molto importante - ci sono molti giovani, soprattutto ragazze, che a cavallo dell'età maggiore cercano di uscire dal circuito negativo delle attività e degli espedienti tradizionali del nomadismo, per trovarsi un lavoro e farsi una famiglia e vivere come si vive “normalmente”, anche se l'espressione si presta a molti equivoci, ma che incontrano spesso un pregiudizio e non trovano una sponda nelle istituzioni nell'attuazione delle leggi, che derivano in primo luogo dall'esistenza della direttiva n. 24 del 2014 dell'Unione europea, che ha stabilito una riserva per le minoranze etniche all'interno delle assunzioni pubblico-private dentro il codice degli appalti per le prestazioni di opere e servizi.

Su questo sarebbe anche interessante capire qual è la posizione dell'altro Vicepremier del Governo, cioè il Ministro del lavoro onorevole Di Maio. Inoltre, c'è tutto quello che è prescritto in termini di repressione delle attività illegali dai recenti provvedimenti sulla sicurezza varati dal Governo Gentiloni con il Ministro Minniti.

La mia domanda è questa, tra le altre, e chiudo rapidamente: come sta andando in una città, per esempio, come Roma, ma potrei dire Napoli, potrei dire Torino, che sono le tre città più direttamente coinvolte e interessate dal grave fenomeno dei roghi tossici, del riciclaggio dei rifiuti illegali a ridosso dei campi e degli insediamenti rom, come sta andando l'attività dei comitati metropolitani per l'ordine e la sicurezza proprio su questa specifica vicenda? Come si sta monitorando l'integrazione dell'azione e dell'iniziativa delle forze dell'ordine, del Ministero, delle prefetture e degli enti locali in materia di servizi, assistenza, scolarizzazione, stabilizzazione abitativa, da un lato, ma anche della repressione delle attività criminali dall'altro?

In particolare, per quest'ultimo aspetto mi riferisco proprio alla questione dei roghi, perché ho letto sui giornali - mi pare - ancora un paio di domeniche fa, a Pontida, mi pare, che il Ministro Salvini ha annunciato un nuovo blitz o un sopralluogo - non mi pare ci sia stato - al campo River, dove effettivamente poi c'è stata un'iniziativa del comune di Roma molto grave, e alla Barbuta, a sud di Roma.

A River, dove c'è una situazione drammatica segnalata dai cittadini e da numerosi comitati di quartiere e per la quale alcuni di noi parlamentari di vari schieramenti politici abbiamo più volte coinvolto la prefettura, per capire in che termini si potesse intervenire per sanare situazioni di degrado gravissime e di sovrappopolazione che si sono determinate in quel campo, si è agito in una maniera talmente incivile che è sotto agli occhi di tutti ed è stata riportata dai giornali.

È stato sgomberato un campo, lasciando i bambini nel fango, abbandonati, senza una soluzione alternativa abitativa, soltanto per dire: abbiamo sgomberato un campo rom, peraltro tra le proteste dei cittadini, che sono stati spesso protagonisti anche di richieste di intervento delle forze dell'ordine per determinare situazioni di legalità.

In precedenza, il Ministro, l'ho ricordato, aveva parlato proprio di un censimento e poi è andato alla Romanina, peraltro dopo una sollecitazione a mezzo stampa di molti parlamentari romani del PD - io tra questi -, che gli aveva ricordato una cosa: alla Romanina, in quel quartiere particolare, non si erano mai viste le forze politiche di Governo, neanche la Lega, dopo i fatti di via Barzilai, dove, come è noto, un gruppo di clan e un uomo appartenente ad un preciso clan della zona aveva fatto un'azione violenta in un bar contro inermi cittadini.

Il Ministro è andato con il presidente Zingaretti, giustamente, aa ricordare che la regione Lazio ha requisito gli immobili ai clan camorristici. Mi fa piacere che il Ministro sia andato, ma questa operazione, che è stata portata avanti con una procedura completata dalla regione Lazio, non è un'iniziativa concreta del Ministero.

Fino ad oggi abbiamo avuto molte parole. Per questo, in relazione alle specifiche competenze del Ministero, le chiedo sul tema dei roghi tossici la Commissione parlamentare di inchiesta sulle periferie e la Commissione bicamerale di inchiesta sulle attività illegali nel ciclo dei rifiuti hanno accertato la presenza di traffici illegali, di materiali ferrosi in cui c'è sfruttamento di famiglie nomadi che subiscono le conseguenze delle attività di questi traffici, dietro ai quali ci sono catene di traffici illegali di materiali ferrosi e di rifiuti che spesso vanno oltre frontiera e che coinvolgono spesso cicli e gruppi di attività imprenditoriali non meglio identificate, che determinano danni per la salute delle famiglie rom ma anche degli insediamenti dei cittadini che sono limitrofi a campi che non sono custoditi? Se ci sono tali sopralluoghi, se si vuol fare un censimento, si vada alla Barbuta, si vada a Salviati, si vada a via di Salone, e glielo dico io che cosa trovano: questi erano campi modello fino al 2008, dove c'erano servizi, dove c'era l'attività di smaltimento differenziato dei rifiuti, dove c'era la scolarizzazione, dove c'era assistenza sanitaria, dove c'era la presenza del comune, dove c'erano le forze dell'ordine e c'era un censimento, non etnico, ma reale delle presenze.

Dopo il 2008, quando al Governo è andata la destra, c'è stata ghettizzazione, sovrappopolazione, sono aumentate le presenze, senza un controllo della mescolanza etnica; ci sono state anche inchieste giudiziarie - sorvoliamo, perché le inchieste hanno messo in luce i rapporti tra i clan criminali e alcune precise parti politiche - e sono scomparsi i servizi: oggi non c'è assistenza sanitaria, non c'è mediazione culturale, non c'è controllo di polizia, non c'è una sede comunale alla quale riferirsi per i servizi minimi, le attività di videosorveglianza sono state bucate dall'amministrazione comunale, che aveva a disposizione almeno 1 milione di euro per un bando regionale e non è stata capace di presentare progetti di videosorveglianza per i campi rom: tutte queste cose determinano una situazione di non Governo.

Il Ministro Minniti ha atteso invano per mesi quanto la procedura impone, cioè la stesura di una lista di priorità per interventi dell'Esercito e delle forze dell'ordine all'interno dei campi rom, che deve venire dall'attività dei comitati metropolitani guidati, a Roma, ma anche nelle altre città, dal prefetto e dal sindaco della città metropolitana e, nel frattempo, c'è stata la vicenda del River.

Allora, la mia domanda è la seguente: come sta procedendo l'attività istituzionale di intervento in queste realtà? Quali misure concrete si stanno producendo per distinguere le attività criminali dal governo delle situazioni reali e della tutela delle persone, delle famiglie e dei minori che stanno all'interno della legge e hanno bisogno di servizio e di assistenza?

Infine, l'ultima questione, e chiudo - mi scusi per la lunghezza -, riguarda Romanina, che è un quartiere per una buona parte sottratto al controllo pubblico.

Ci sono clan di precise famiglie: non voglio dire che queste famiglie, che tutti conoscono, anzi, mi guardo bene dal dire che tutti i componenti di queste famiglie, che tutti conoscono, sono legati ad attività criminali. Ci sono anche lì le persone oneste e le persone meno oneste o disoneste, ma alla Romanina c'è una situazione conclamata e conosciuta di sottrazione di parte del quartiere al controllo pubblico, e parte del quartiere non è controllata dalle istituzioni, dalla forza pubblica, ma è controllata dalle famiglie locali. Una delle residenze che non sono state sequestrate ha sottratto ampie porzioni del suolo pubblico, giardini, strade, attraverso la perimetrazione di un'unità abitativa abusiva e illegale, almeno dal 2010. La questione è stata sollevata più volte in tutte le sedi, alle istituzioni.

Io stesso ho scritto alla procura della Repubblica, alla prefettura, al Ministro e alla sindaca Raggi per capire quali sono le misure per rideterminare condizioni di legalità e restituire lo spazio pubblico illegalmente sottratto in maniera edilizia abusiva al pubblico uso. Non c'è stato, da questo punto di vista, alcun tipo di risposta. Questo muro dell'omertà, perché così lo chiamano nel quartiere, è ancora in piedi. Quindi, cosa si sta facendo per colpire concretamente gli agenti e i fatti illegali, e per garantire, invece, la tutela delle persone deboli. Fino ad ora noi abbiamo visto soltanto bambini poveri nel fango e criminali che continuano a girare.

Risposta del governo 

Presidente, grazie. Ovviamente, prima di rispondere nel merito delle singole osservazioni che sono state poste dall'interpellante, mi corre l'obbligo di fare una premessa, che vale tanto per questa interpellanza, ma valeva anche per quella precedente. Ovvero, questo è un Governo che ha assunto la responsabilità di governo da circa quaranta giorni, e quindi tutto quello che noi, anche attraverso questo strumento delle interrogazioni, andiamo a dire, rappresenta, da un lato, la fotografia di quello che abbiamo trovato, vale per i mezzi, per gli uomini e per gli organici dei vigili del fuoco, e oggi per questo tema che viene evidentemente sollevato e che mi fa piacere che venga ritenuto un serio e grave problema del nostro Paese.

Raccogliamo l'eredità e la fotografia di quello che ci è stato consegnato, ovviamente con l'impegno di affrontarlo con la massima dedizione, il massimo impegno e la massima concentrazione, anche attraverso uno spirito di collaborazione con gli altri enti locali, ma, ovviamente, riscontrando il fatto - credo che anche l'interpellante me ne darà atto - che questo è un Governo che amministra da 40 giorni. Per cui, su questo tema, ovviamente, l'attenzione è alta, anche perché mi permetto di dire che nel contratto di Governo tra la Lega e il MoVimento 5 Stelle questo tema è stato posto all'attenzione e, ovviamente, condiviso da parte di entrambe le forze politiche.

Detto ciò, e mi scuso per la premessa, con l'interpellanza all'ordine del giorno si chiede di conoscere quali iniziative il Governo intenda assumere, anche d'intesa con gli enti locali, per contrastare i fenomeni di illegalità collegati agli insediamenti rom. Vorrei innanzitutto precisare che il Ministro Salvini, come ha avuto già modo di chiarire personalmente, non intende dare una connotazione etnica al problema degli insediamenti rom, problema che pure esiste ed è sotto gli occhi di ognuno di noi, ma, al contrario, affrontarlo senza sfumature retoriche e ideologiche, al solo scopo di ripristinare, in sinergia con gli enti territoriali, condizioni ordinate di legalità e di vivibilità. Il censimento non va, infatti, inteso come una schedatura su base etnica, lo do assolutamente per scontato, ma come l'avvio di un percorso di legalità e di scolarizzazione dei minori.

Tale impostazione è stata, peraltro, sostenuta dal procuratore presso il tribunale per i minori di Roma, dottoressa Settineri, che ho incontrato e conosciuto, ed è persona che ha la nostra massima stima, la quale ha dichiarato che a Roma non è la prima volta che si va a fare un censimento nei campi rom. Non è un censimento in negativo: si vanno a capire i bisogni e le criticità nella speranza di creare ponti tra territori e una etnia che non è sempre integrata. Parole che, ovviamente, sottoscrivo.

Su un piano più generale, faccio presente che la problematica necessita di un approccio multilivello, che veda coinvolti diversi soggetti istituzionali operanti sul territorio attraverso la previsione di interventi sinergici e coordinati, volti non solo a prevenire e contrastare fenomeni di illegalità diffusa, ma anche a superare la struttura dei campi. In tale direzione si segnalano le iniziative assunte nell'area metropolitana di Roma, dove le problematiche connesse agli insediamenti abusivi che richiedono lo sgombero delle relative aree sono continuamente attenzionate da parte della prefettura nell'ambito delle riunioni del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica e i tavoli tematici dedicati.

Parallelamente, il comune di Roma, con il contributo di operatori socio-sanitari, ha avviato percorsi di inclusione della popolazione rom, sinti e caminanti, in coerenza con la Strategia nazionale di inclusione 2012-2020. Sul fronte della prevenzione dei fenomeni di microcriminalità, la questura capitolina predispone periodicamente mirati controlli all'interno dei campi insistenti nell'area metropolitana. Tale attività ha consentito di identificare in quest'ultimo anno oltre 2 mila persone, delle quali la metà di origine straniera.

Analoghi interventi, che coinvolgono prefettura, questura e enti locali, sono stati adottati a Roma per quanto riguarda la problematica dei roghi tossici, cui fanno menzione gli onorevoli interpellanti, per la quale è attivo dal 2015 presso la prefettura un apposito tavolo tematico incaricato specificatamente dell'approfondimento delle criticità che interessano la combustione di rifiuti. E' stata, altresì, pianificata una serie di misure per l'individuazione e il progressivo smantellamento delle discariche abusive situate a ridosso dei campi nomadi.

Al fine di prevenire la consumazione di reati ad alto impatto ambientale, sono stati predisposti servizi di controllo dei siti interessati attraverso appositi presidi di vigilanza della Polizia locale di Roma capitale e l'intensificazione di quelli ordinari già attuati sul territorio provinciale dalle forze di Polizia, che hanno anche permesso di porre in essere azioni di contrasto della gestione illegale dei rifiuti.

Nell'ambito del citato controllo del territorio rientra anche un'ulteriore azione di prevenzione, svolta, in particolare, lo scorso mese di giugno, connessa ai furti di rame e alle attività illegali della ricettazione, che ha consentito di identificare circa 770 persone e di controllare circa 470 veicoli, prevalentemente in diversi insediamenti. Si segnala, inoltre, che la prefettura, d'intesa con la regione Lazio, ha individuato specifiche risorse, pari a un milione di euro, relative al piano per la sicurezza 2012, che potranno essere impiegate per interventi di bonifica straordinaria, per la rimozione di rifiuti solidi urbani e la predisposizione e il rafforzamento di idonei sistemi di controllo, nonché dei dispositivi di sorveglianza all'interno dei campi. La questione posta nell'interpellanza impone, quindi, uno sforzo di riflessione che possa favorire un approccio pragmatico. La stessa Commissione parlamentare di inchiesta sul degrado delle città e delle loro periferie, che ha operato durante la scorsa legislatura e che si è specificatamente occupata della tematica oggetto della presente interpellanza, sostiene che dalle periferie emerge una forte esigenza di legalità rispetto a diverse situazioni connesse alla presenza dei cosiddetti campi nomadi e delle baraccopoli, richiamando, al riguardo, l'esigenza che serie politiche per affrontare tale problematica devono prevedere il rispetto della legalità da parte delle famiglie rom, senza tollerare deroghe de facto.

Vanno, quindi, scoraggiate le pratiche che, ignorando il mancato rispetto della legalità, causano poi il consolidamento di traffici e comportamenti criminali. In tale ottica, l'impegno di questo Governo sarà caratterizzato da un rafforzamento dei controlli delle forze dell'ordine in alcune aree in cui talvolta appaiono addirittura sospese, nella pratica, le norme di legalità che tutti i cittadini sono chiamati a rispettare.

Replica

Grazie, Presidente. Brevemente, no, naturalmente non sono soddisfatto, anche se apprezzo comunque l'approccio del sottosegretario e lo ringrazio per la sua replica. Non sono soddisfatto perché, comunque, al di là di tutto, quello che abbiamo ascoltato è ancora nel campo delle vaghe promesse. Capisco che sono quaranta giorni che il Governo è in carica, però a questo tema è stato dato un rilievo sia nella campagna elettorale che negli annunci immediatamente successivi; questo è stato uno degli argomenti più importanti che il Ministro e il suo partito hanno utilizzato nel corso di queste settimane per motivare le ragioni di un presunto Governo del cambiamento.

Però, alla prova dei fatti, e anche questa mattina, noi riscontriamo ancora soltanto parole. Non c'è un piano, prendo atto che non c'è un piano organico di intervento sia per la tutela delle persone deboli e fragili in rapporto con gli enti locali, non c'è una programmazione delle risorse e, soprattutto, non c'è una chiara definizione - questo è il punto che mi interessa sottolineare, concludendo - di cosa si intende per censimento. Si dice che non sarà un censimento su base etnica; benissimo, non è che si può dire il contrario. È un censimento vago, perché poi, nelle dichiarazioni non ufficiali, cioè quelle che si danno sui giornali o si fanno su twitter o si fanno sui social, quello che si propone è ben altro, cioè si lascia capire all'opinione pubblica che si intende fare, invece, un'operazione con un forte segno etnico.

Quindi, io non sono soddisfatto e credo che su questo tema si debba finalmente uscire dalla retorica e dalla propaganda ed entrare nel campo delle azioni concrete, cioè governare, e su questo la sfida che noi manterremo nei confronti di questo Governo sarà incessante, perché un conto sono le parole un conto sono gli atti e, purtroppo, gli atti stanno andando in una direzione di caos in tutte le città e in tutte le periferie. Ultima prova di questo è la drammatica, incivile situazione che si è determinata al campo River di Roma, dove i bambini sono stati lasciati nel fango - nel fango! - senza alternative abitative e senza risolvere il problema della sicurezza e dello smaltimento dei rifiuti ferrosi. Quindi, i poveri e i deboli sono colpiti, i criminali continuano a fare i loro affari.