05/02/2015
Francesca Bonomo
Ascani, Gribaudo, Berlinghieri, Gnecchi, Borghi, Bergonzi, Moretto, Gadda, Narduolo, Gelli, Camani, Cominelli, Malpezzi, Antezza, Paris, Rotta, Tentori, Cardinale, Capozzolo, Becattini, Culotta, Moscatt, Giulietti, Richetti, Covello, Ventricelli, Iacono, Piccione, Sereni, Garavini, Giuditta Pini, D'Incecco, Galperti, Lavagno, Marco Di Maio, Carrozza, Battaglia, Albini, Ragosta, Paola Bragantini, Quartapelle Procopio, Schirò, Martelli
2-00827

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che: 
secondo dati recenti della Commissione europea e Eurostat, in Europa risultano oltre 5 milioni di giovani disoccupati sotto i 25 anni, ovvero il 21,7 per cento, dell'Ue (23,2 per cento della zona euro a 28). In queste percentuali l'Italia si presenta con tassi fra i più alti in Europa: secondo l'ultimo dato Istat, seppur in lieve diminuzione, la disoccupazione giovanile italiana si attesta intorno al 42 per cento, inferiore solo a Spagna (53,8 per cento) e Grecia (53,1 per cento) – a fronte di tassi di più bassi di Germania (7,6 per cento), Austria (8,2 per cento) e Paesi Bassi (10,1 per cento); sono 7,5 milioni i cosiddetti NEET, ossia i giovani tra 15-24 anni che non sono impegnati né in formazione né in un lavoro; 
il recente 48o Rapporto Censis, nel capitolo La società italiana al 2014, segnala che «l'Italia ha un capitale umano non utilizzato di 8 milioni di individui», evidenziando la preoccupante incapacità del nostro Paese di ottimizzare i nostri talenti. Agli oltre 3 milioni di disoccupati si sommano quasi 1,8 milioni di inattivi. Più penalizzati sono i giovani, che costituiscono il 50,9 per cento dei disoccupati totali e sono in continua crescita: da 1.832.000 nel 2007 a 2.435.000 nel 2013. Il medesimo Rapporto analizza come il capitale umano sottoutilizzato sia composto dagli occupati part-time involontari (2,5 milioni nel 2013, raddoppiati rispetto al 2007) e dagli occupati in cassa integrazione, il cui numero di ore è passato nel periodo 2007-2013 da poco più di 184.000 a quasi 1,2 milioni, sottolineando il fenomeno dell’overeducation, ossia persone «sottoinquadrate» rispetto al titolo di studio (più di 4 milioni di lavoratori, il 19,5 per cento degli occupati); 
per invertire questo trend negativo può essere decisiva la capacità di utilizzare pienamente il programma Garanzia Giovani (GG). Dal 1o maggio 2014 ha preso l'avvio il Piano nazionale Garanzia Giovani, piano attuativo del programma europeo – Youth Guarantee – istituito con Raccomandazione del Consiglio europeo del 22 aprile 2013, diretto a fronteggiare con misure straordinarie il fenomeno della disoccupazione giovanile, mediante il Fondo sociale europeo (FSE 2014-2020) e i 6 miliardi di euro dell'iniziativa per l'occupazione giovanile di cui possono beneficiare 20 Stati membri con regioni in cui la disoccupazione supera il 25 per cento; 
nell'ambito di tale programma l'Italia si è impegnata a mobilitare 1,5 miliardi di euro (da spendere nel biennio 2014-2015), risorse derivanti da diverse fonti, tra cui 1,1 miliardi di euro a valere sul bilancio europeo (Iniziativa a favore dell'occupazione giovanile e Fondo sociale europeo), oltre al co-finanziamento nazionale posto al 40 per cento. L'Italia è il secondo maggiore destinatario di finanziamenti per l'occupazione giovanile, con più di 530 milioni di euro che dovranno confluire in una strategia unitaria condivisa tra Stato, regioni e altri soggetti pubblici e privati. La quasi totalità delle risorse sarà direttamente gestita dalle regioni, nell'ambito della cornice nazionale, definita dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, garante della strategia europea; 
l'obiettivo della Garanzia Giovani è quello di supportare iniziative, a livello nazionale e territoriale, volte a favorire l'occupazione giovanile e a offrire a coloro che non studiano, non lavorano e che non sono impegnati in attività di formazione (cosiddetti «NEET»), opportunità di orientamento, formazione, apprendistato, tirocinio, autoimprenditorialità, mobilità professionale in Italia e all'estero, inserimento nel mercato del lavoro e nel servizio civile; 
in considerazione delle peculiari caratteristiche del mercato del lavoro italiano, l'Italia ha scelto, mediante il Piano nazionale di attuazione approvato dalla Commissione europea, di estendere tali interventi alle persone fino a 29 anni di età (il programma europeo prevede fino a 25 anni); 
alcuni degli obiettivi della Garanzia Giovani sono stati anticipati con l'articolo 5 del decreto-legge n. 76 del 2013 convertito con modificazioni dalla legge 9 agosto 2013, n. 99, in particolare mediante l'istituzione di una Struttura sperimentale di missione (che ha predisposto il menzionato Piano), operante in attesa del riordino dei servizi per l'impiego, non oltre il 31 dicembre 2015; tali obiettivi hanno trovato una più ampia definizione nel febbraio 2014 con il Programma italiano sulla Garanzia per i giovani 2014-2020, elaborato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che descrive in modo più puntuale lo stato di attuazione delle misure ivi previste; in seguito, con decreto direttoriale n. 404 del 4 aprile 2014 sono state ripartite le risorse e stipulate Convenzioni fra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e le regioni; 
a un primo bilancio del Piano di attuazione della garanzia giovani si evidenziano luci ed ombre; 
tra i fattori positivi va segnalato il fatto che l'Italia è tra i primi Paesi membri in Europa, insieme alla Francia, ad aver predisposto un Piano operativo nazionale con appostamento di relative risorse, il primo Paese ad aver previsto un collegamento tra le misure di orientamento, formazione e impiego con quelle relative al Servizio civile nazionale, riconoscendo a tale strumento particolari potenzialità per l'inserimento dei giovani per fare esperienza di cittadinanza attiva, un primo passo verso la costruzione di un contingente europeo di giovani impegnato nella difesa di un'Europa unita e maggiormente integrata; infine, l'Italia ha contemplato la predisposizione di report periodici per verificare l'andamento delle adesioni al Piano, al quale i giovani interessati potranno aderire sino al 31 dicembre 2015, indispensabili per un buon monitoraggio del programma; 
l'importante scelta strategica di destinare parte dei fondi della Garanzia Giovani sullo strumento del   servizio civile – una delle novità del Governo Renzi all'apertura del semestre di presidenza italiana – al fine di assicurare, seppure con gradualità fino al 2017, l'inserimento di un contingente di 100.000 giovani italiani nel servizio civile universale, vede ora finalmente la previsione di risorse necessarie in favore del Fondo nazionale per il servizio civile (50 milioni di euro per il 2015, 140 per il 2016 e 190 a decorrere dal 2017), nell'ambito della legge di stabilità 2015; 
sempre nell'ambito della legge di stabilità 2015, viene inoltre previsto un contributo di 12 milioni di euro per l'anno 2015 in favore della società Italia Lavoro (ente strumentale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali) al fine non solo di garantire il funzionamento della società ma di utilizzare tali risorse con particolare riferimento all'attuazione del programma «Garanzia Giovani»; 
è da annoverare fra i fattori positivi anche il ricorso alle unità di costo standard (UCS) per tutte le tipologie di azione con conseguenti costi identici per tutte le attività (sia lavoro che di formazione), in considerazione dell'estrema frammentazione e diversificazione del sistema da regione e regione; ma la conseguenza più importante derivante dall'imposizione dei costi standardsta nell'aver cambiato l'ottica di lavoro degli operatori pubblici e privati nel settore dell'intermediazione tra domanda e offerta di lavoro e nella erogazione della formazione, i quali da ora non riceveranno alcun compenso economico se il loro servizio non produrrà alcun risultato per il giovane preso in carico (tirocinio attivato, inserimento lavorativo, innalzamento del titolo di studio, e altro); 
infine, si è appreso con favore la previsione in due decreti emanati il 21 gennaio 2015 di un'estensione del bonusoccupazionale per le imprese che assumono giovani, anche con altre tipologie di contratti, con particolare riguardo ai casi di trasformazione dei contratti di apprendistato professionalizzanti in contratti a tempo indeterminato; 
tra i fattori negativi si segnalano invece i seguenti punti critici che meritano particolare attenzione per un loro superamento: 
a) eccessive differenze e disomogeneità tra piani regionali, con ritardi in alcune regioni meridionali (come Calabria e Sicilia); paradossalmente quelle che più soffrono il dramma della disoccupazione giovanile e della dispersione scolastica sono quelle che hanno maggiori difficoltà a far partire il programma; pur convenendo sull'opportunità di affidare alle regioni il riparto interno dei fondi occorrerebbe che lo Stato garantisse un'omogeneità di politiche pubbliche su tutto il territorio nazionale; appare infatti eccessiva la discrezionalità da parte delle regioni nel ripartire le risorse fra le diverse azioni, trascurandone alcune e sovraccaricandone altre (alcune regioni destinano il 30 per cento al bonus occupazionale, mentre altre non prevedono alcunbonus); 
b) in qualche caso si palesa il rischio di una rilevanza eccessiva della componente «formazione» nei diversi piani regionali rispetto ai quali sarebbe utile avere riscontri sui livelli di occupabilità garantiti ai giovani destinatari della misura; 
c) la scarsa capacità di coinvolgimento delle categorie imprenditoriali a livello locale che produce poche offerte di lavoro da parte delle imprese, soprattutto di quelle medio piccole maggiormente presenti nei territori; 
d) insufficiente è ancora il rapporto tra gli enti istituzionali con le scuole secondarie di primo e di secondo grado, i centri di formazione professionale e le università che dovrebbero, invece, costituire uno dei pilastri per costruire percorsi personalizzati e favorire l'incontro fra chi cerca di costruirsi un'identità lavorativa e l'offerta da parte delle imprese; 
e) il meccanismo dell'accesso ai fondi europei e la loro ripartizione può rendere difficile la partenza dei progetti, tenendo che il miliardo e mezzo di euro di finanziamenti dell'Unione europea per Garanzia Giovani è ripartito in 1.134 milioni da fondi comunitari e 378 dallo Stato italiano; la procedura fa sì che le regioni debbano anticipare, spesso con difficoltà, a titolo di cofinanziamento, le risorse, in attesa che arrivino quelle di provenienza statale ed europea; in tal senso è da rimarcare come estremamente positiva la possibilità, offerta dal Ministero del lavoro e dalla Ragioneria generale dello Stato di fungere da soggetti pagatori, evitando ogni necessità di anticipazione da parte delle regioni; 
f) sono poche le regioni virtuose che hanno attivato un sistema di accreditamento; gli sportelli accreditati non sono presenti in tutto il territorio nazionale, solo 8 regioni hanno un effettivo raccordo tra centri per l'impiego e le agenzie per il lavoro – 49 in Toscana, 702 in Lombardia, 419 in Veneto, 63 in Friuli Venezia Giulia, 215 in Piemonte, 18 in Sardegna, 10 in Abruzzo, 7 nelle Marche; i diversi sistemi spesso hanno difficoltà a dialogare tra loro, occorrerebbe una piena interoperabilità, migliorando l'interazione fra le varie banche dati (portali del Ministero – garanzia giovani – enti regionali); al contempo va tuttavia rimarcato che la spinta di attuazione della Garanzia Giovani ha dato impulso ad una accelerazione su questo versante; 
g) i centri per l'impiego non sembrano capaci di far fronte al surplus di lavoro che la gestione di Garanzia Giovani comporta, anche per la penuria di personale qualificato e di strumenti informatici adeguati. In generale, manca in maniera evidente ai centri per l'impiego, salvo alcune meritevoli eccezioni che andrebbero valorizzate, la capacità di formare e attivare alcuni dei propri addetti a un lavoro di «marketing territoriale» per entrare in contatto costante con le imprese del proprio territorio; per una buona riuscita di Garanzia Giovani è fondamentale intercettare aziende potenzialmente interessate ad accogliere giovani in stageo con contratti di lavoro e far conoscere appieno i vantaggi di tale programma previsti per le imprese; 
h) le misure predisposte non sono riuscite ad intercettare quella parte di giovani dal profilo più difficile, sia dal punto di vista del titolo di studio che della durata del periodo di disoccupazione – ad oggi risultano presi in carico per il 22 per cento i giovani rientranti nel target medio alto e solo l'8 per cento per quelli dal profilo alto; 
i) sul tema della creazione di impresa o del sostegno allo start-up aziendale mancano strumenti di ingegneria finanziaria tali da facilitare l'accesso al credito e all'avvio di tali attività, anche nell'ambito del programma Garanzia Giovani –: 
quali iniziative urgenti il Governo intenda avviare per superare gli elementi di criticità segnalati in premessa; 
se non ritenga utile predisporre iniziative di coordinamento tra le piattaforme esistenti, in special modo digitali, per l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, al fine di semplificare le procedure, facilitare l'individuazione delle imprese disponibili ad aderire al programma, strutturando, altresì, procedure di prima selezione telematica attraverso colloqui online; 
quali iniziative intenda assumere per potenziare l'impegno istituzionale, in particolare da parte del Ministero competente, al fine di rafforzare i servizi pubblici per l'impiego attivandoli per un più incisivo coordinamento di tutti gli attori che operano nell'ambito delle politiche attive e in politiche affini (in modo particolare scuole, formazione professionale, università, terzo settore ed agenzie per il lavoro) e assicurare un'assistenza tecnica e azioni di supporto e valutazione per quelle regioni che necessitano di maggiore sostegno in sede di attuazione del Piano, anche valutando la possibilità di predisporre direttive precise e stringenti, sull'esempio del Piano spagnolo per la Youth Guarantee, per scongiurare il rischio che le risorse messe in campo per contrastare la disoccupazione giovanile non vengano utilizzate integralmente; 
se non ritenga di dover garantire con priorità, anche nell'ambito della prevista riforma dell'istituto del servizio civile nazionale per renderlo universale, nonché del Terzo settore e dell'impresa sociale, la piena utilizzazione delle risorse appostate dalla legge di stabilità 2015 in favore del servizio civile, al fine di assicurare, gradualmente fino al 2017, l'inserimento di centomila giovani nel servizio civile universale, anche in considerazione di un suo rilancio nell'ambito del programma Garanzia Giovani e in prospettiva della creazione di un servizio civile europeo; 
se non ritenga di dover promuovere azioni volte a un maggiore coinvolgimento dei soggetti direttamente interessati alla Garanzia Giovani, come scuole secondarie superiori, centri di formazione professionale e università, utilizzando forme di comunicazione maggiormente efficaci, a partire dai luoghi di aggregazione maggiormente frequentati da giovani, come i social network, al fine di far conoscere le opportunità del programma Garanzia Giovani e le sue potenzialità di rilancio per il nostro Paese; 
se non concordi con la necessità di attivare una gamma di servizi all'interno delle istituzioni scolastiche e formative finalizzati ad assicurare per il 2015 a tutti i giovani in uscita dall'istruzione secondaria superiore e dall'istruzione e formazione professionale e non intenzionati a continuare il percorso di studi, un percorso di orientamento professionale, una offerta di tirocini formativi, un'opportunità di lavoro accessorio, al fine di migliorarne l'occupabilità; 
se non ritenga necessario per colmare un divario di conoscenza delle lingue e dei contesti internazionali dei nostri giovani prevedere la possibilità per i giovani disoccupati di partecipare a tirocini internazionali e utilizzare specifici voucher volti ad acquisire la certificazione di competenze linguistiche o informatiche (con riconoscimento equipollente ai patentini europei) rilevanti ai fini dei curricula; 
se non ritenga necessario promuovere un'azione coordinata a livello europeo, con altri Paesi membri che più soffrono del fenomeno della crescente disoccupazione, al fine di accogliere e scambiare le migliori pratiche esistenti in ambito europeo e di adottare iniziative normative volte a semplificare le attuali procedure per l'accesso alle risorse, anche mediante la previsione di meccanismi di flessibilità ai fini del rispetto del patto di stabilità, in favore delle regioni che investono e finanziano Garanzia Giovani, prevedendo altresì che, a partire dal 2016, il programma Youth Guarantee, divenga intervento permanente e strutturale per il contrasto della disoccupazione giovanile in Europa, da rifinanziare con maggiori risorse e da configurare come un programma ordinario dell'Unione.

 

Seduta del 20 marzo 2015

Illustrazione di Anna Ascani, risposta del Bobba Luigi (PD), Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, replica di Bonomo Francesca

Illustrazione

Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario in particolare anche per quest'ultima precisazione riguardo alla richiesta di rendere strutturale il programma Garanzia giovani, cosa che abbiamo chiesto sin dall'inizio. Lo ringraziamo per aver risposto puntualmente a tutte le domande che abbiamo fatto, in particolare sulla questione del monitoraggio settimanale e del matching. 

Lo ringraziamo, inoltre, per aver risposto sul bonus occupazionale e sulla collaborazione fondamentale con scuole e università. 
Altro punto che riteniamo essere positivo è sicuramente il fatto che si tengono insieme il Jobs Act, le modifiche alla Costituzione, previste in fase di discussione, e il Programma Garanzia giovani. Ci auguriamo che questo percorso continui ad essere svolto insieme.

Quindi, ci dichiariamo soddisfatti, pur mantenendo due tipi di perplessità: la prima riguarda la valutazione, caso per caso, dei giovani iscritti al servizio civile, sebbene il sottosegretario ci abbia detto che la questione è stata risolta proprio nelle ultime ore, ma chiediamo, comunque, particolare attenzione proprio per evitare che alcuni giovani restino esclusi; la seconda riguarda il peso della formazione non sul complessivo delle regioni ma sulle singole regioni, perché siamo a conoscenza di casi in cui le regioni hanno obiettivamente utilizzato un quantitativo eccessivo dei fondi di garanzia giovani sulla formazione piuttosto che sugli incentivi occupazionali. Crediamo che il Programma Garanzia giovani debba bilanciare le varie componenti in un senso differente e, quindi, in questo è utile che l'attenzione del Ministero sia molto alta.

Risposta del goveno

Signor Presidente, com’è noto il programma «Garanzia Giovani» ha preso l'avvio il lo maggio scorso e prevede l'investimento di 1 miliardo e mezzo di euro e l'impegno di Stato e regioni ad offrire ai giovani dai 15 ai 29 anni che non studiano e non lavorano un percorso personalizzato di formazione che ne aumenti l'occupabilità o una opportunità lavorativa. 

Ad oggi, lo stato di attuazione del programma conta oltre 453 mila giovani, che si sono registrati: di questi, circa 218 mila sono stati presi in carico dai centri per l'impiego e dai privati accreditati; a più di 74 mila è stata proposta una delle misure del programma e le regioni hanno impegnato il 63,3 per cento delle risorse di cui dispongono. 
Il programma «Garanzia Giovani» si avvale anche dello strumento innovativo del monitoraggio dei dati di attuazione a livello regionale, che viene effettuato settimanalmente e pubblicato mediante un report sull'apposito sito web. Alla luce del monitoraggio è stata, ad esempio, rivista la metodologia di definizione delle classi di profilazione, che tiene conto della platea effettiva dei giovani iscritti al programma. La modalità individuata dal report periodico a cadenza settimanale ha anche lo scopo di rendere pubblici i risultati e, contestualmente, di permettere la sperimentazione di forme attive di collaborazione tra i vari livelli istituzionali. 
La fase attuativa del programma «Garanzia Giovani» sta interessando sia il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, quale autorità di gestione, sia le regioni; e proprio alle regioni, individuate come gli organismi intermedi del Piano operativo nazionale, è delegata la definizione e la realizzazione delle misure e, tra esse, sono state suddivise le risorse complessive. L'allocazione delle risorse, pertanto, spetta all'autonomia delle singole regioni. Al fine di meglio indirizzare e coordinare gli interventi, il Ministero che rappresento ha promosso e promuove continui confronti con le regioni per la rideterminazione delle risorse.  A tale proposito, voglio evidenziare che, secondo un sistema di premialità a risultato, i fondi vengono erogati solo a seguito dell'attivazione effettiva delle misure. L'erogazione delle risorse a risultato costituisce un ulteriore elemento innovativo nel quadro delle politiche attive del lavoro. 

Ciò posto, le questioni opportunamente sollevate dagli onorevoli interroganti sono all'attenzione del Governo, che è impegnato nel potenziamento e nel miglioramento del programma. 
Per quanto concerne le modalità di gestione di «Garanzia Giovani» da parte delle singole regioni, si fa presente che risultano già attivati i tavoli tecnici con le regioni per favorire l'operatività del programma e con cadenza mensile si svolgono riunioni sulle varie tematiche. Ferma restando l'autonomia regionale in materia di servizi per l'impiego, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali mantiene il monitoraggio e il coordinamento dell'attuazione. Si informa inoltre che, per le regioni in ritardo nell'attuazione del programma, sono state istituite specifiche task force composte dai rappresentanti delle regioni, dai membri del Ministero e dagli enti in house, nonché dall'assistenza tecnico-gestionale, con il compito di coadiuvarne il lavoro. 
Per quanto riguarda il rischio di una rilevanza eccessiva della componente «formazione» nei diversi piani regionali, si fa presente che tale componente pesa per circa il 20,44 per cento del totale delle risorse assegnate alle regioni. 
Riguardo alla capacità di coinvolgimento del mondo imprenditoriale, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha avviato accordi di collaborazione con associazioni e gruppi imprenditoriali per favorire l'avvicinamento e l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Sono stati sottoscritti numerosi e specifici protocolli di intesa che accompagnano gli accordi. 
In ordine poi alla problematica dell'anticipo da parte delle regioni del cofinanziamento delle risorse, si segnala che di recente la Commissione europea ha adottato una proposta di revisione del regolamento che disciplina il Fondo sociale europeo, volta ad aumentare il prefinanziamento a valere sulle risorse dedicate all'iniziativa per l'occupazione giovanile, dall'attuale 1 per cento ad un ben più sostanzioso 30 per cento.  La proposta di rivedere il prefinanziamento nel corso del semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea era stata avanzata con forza dall'Italia e sostenuta anche dalla Francia e dalla Spagna in occasione della Conferenza sull'occupazione, tenutasi a Milano l'8 ottobre scorso. 
La necessità, poi, di dare attuazione alle misure di «Garanzia Giovani» ha avuto una ricaduta positiva sui sistemi di accreditamento, imprimendo una forte accelerazione ai processi già avviati da parte delle regioni. Inoltre, pur laddove non si è pervenuti a definire compiutamente il sistema di accreditamento, le regioni hanno adottato specifici avvisi diretti agli operatori e finalizzati a definire i requisiti per l'esercizio delle attività. 
Per intercettare quella parte di giovani dal profilo più difficile, è stata attivata una campagna di comunicazione, dal 30 novembre scorso al 15 gennaio, con lo scopo di estendere l'informazione su «Garanzia Giovani» verso tutti i potenziali destinatari del programma. La campagna di comunicazione ha compreso diversi passaggi nei cinema, televisioni, radio esocial network. 
Inoltre, nell'ambito degli interventi di sostegno all'occupazione giovanile previsti dal Piano operativo nazionale «Iniziativa occupazione giovani», sono previste attività di accompagnamento all'avvio di impresa e supporto allo start up di impresa. Il programma prevede, altresì, un supporto per l'accesso al credito agevolato attraverso la costituzione di un Fondo rotativo nazionale a cui le regioni possono eventualmente aderire. Tale Fondo rappresenta lo strumento agevolativo attraverso il quale verrebbero finanziati, mediante prestiti a tasso zero, le iniziative di autoimprenditorialità e di autoimpiego attivate dai NEET. A tale scopo, il Ministero ha individuato Invitalia quale soggetto attuatore del Fondo. 
Nell'ottica di migliorare l'efficacia di «Garanzia Giovani», sulla base delle prime esperienze finora registrate, il Ministero ha attivato una fase 2, finalizzata ad attivare la possibilità di colloqui a distanza per via telematica, estendere il bonusoccupazionale all'apprendistato professionalizzante, rivedere i criteri per l'attribuzione del bonus stesso, coinvolgere le reti e le piattaforme ICT per rendere più facile il matching domanda e offerta di lavoro e di formazione, rafforzare la collaborazione con scuole e università. 
In proposito, informo che il Ministero ha elaborato un nuovo decreto, che introduce la possibilità di cumulare il bonus di «Garanzia Giovani» con quello sui contributi per i nuovi assunti a tempo indeterminato e l'estensione del bonus occupazionale all'apprendistato professionalizzante. 
Rispetto alla richiesta degli onorevoli interpellanti di conoscere se il Ministero abbia intrapreso iniziative per il coordinamento tra piattaforme digitali, al fine di semplificare le procedure e facilitare l'incontro tra la domanda e l'offerta di lavoro, informo che il coordinamento tra piattaforme già esiste, in quanto, nell'ambito dei programmi operativi nazionali FSE, è attiva un'area di interventi per la costruzione del sistema informativo integrato lavoro, formazione, politiche attive e passive del lavoro. 
Desidero inoltre evidenziare che la legge n. 183 del 2014, Jobs Act, prevede, al fine di rafforzare il coordinamento e l'efficienza dei servizi per l'impiego, l'istituzione di un'Agenzia nazionale per l'occupazione, con competenze specifiche in materia di servizi per l'impiego, politiche attive e ASPI. Sul punto segnalo che, dopo l'adozione del Jobs Act, nell'ambito dell'iter parlamentare per l'esame del disegno di legge di revisione del Titolo V della parte seconda della Costituzione, è stato approvato un emendamento che ridisegna l'assetto delle politiche attive. Il nuovo testo dell'articolo 117, infatti, riassegna allo Stato la funzione legislativa esclusiva, sia in ordine alla tutela e sicurezza del lavoro, sia alle politiche attive del lavoro. 
Nel frattempo, faccio anche presente che l'articolo 1 della legge di stabilità per il 2015 prevede che, al fine di consentire il regolare svolgimento dei servizi per l'impiego e del Piano «Garanzia Giovani», il Ministero del lavoro è autorizzato, nei limiti di 60 milioni di euro, a valere sul Fondo di rotazione per la formazione professionale e l'accesso al Fondo sociale europeo, a concedere anticipazioni delle quote europee e di cofìnanziamento nazionale dei programmi a titolarità delle regioni cofìnanziati dall'Unione europea con i fondi strutturali.
Per la parte nazionale, le anticipazioni sono reintegrate al Fondo a valere sulle quote di cofinanziamento nazionale riconosciute per lo stesso programma a seguito delle relative rendicontazioni di spesa”. 
Sempre in ordine al rafforzamento dell'efficacia di Garanzia giovani, informo che sono state intraprese e concluse specifiche sessioni formative finalizzate a trasferire agli operatori dei servizi per il lavoro, gli elementi principali del Programma Garanzia giovani. 
Per quanto riguarda il servizio civile nazionale, esso rappresenta – come è stato ricordato – un'azione innovativa prevista nel Programma Garanzia giovani. Infatti, pur non trattandosi espressamente di uno strumento finalizzato a combattere la disoccupazione giovanile, il sevizio civile contribuisce in modo significativo sia a reinserire i giovani nel circuito dell'istruzione e della formazione, sia ad innalzare il livello delle loro competenze e, quindi, elevare in modo significativo i livelli di occupabilità degli stessi. Evidenzio che, allo stato, sono stati messi a bando e selezionati 5.504 giovani, di cui 1.000 già avviati al servizio civile in data 16 marzo; altri 1.000 partiranno in data 8 aprile per arrivare a completare il numero entro il prossimo mese di maggio. 
È stato risolto anche proprio ieri il nodo dell'avvio al servizio civile in Garanzia giovani e tutti i giovani che hanno effettuato la registrazione entro i termini previsti dal bando partiranno entro maggio. 
Da ultimo, ricordo che, sempre entro il mese di maggio, verrà emanato un nuovo bando per la presentazione di progetti che consentiranno l'avvio al Servizio civile di almeno altri 3.117 giovani; numero suscettibile anche di aumento sulla base della riallocazione che le regioni faranno delle loro risorse, riallocazione da effettuare entro il prossimo 30 aprile. 
Informo ancora che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali al fine di migliorare il rapporto tra gli enti istituzionali con le scuole secondarie di primo e secondo grado, le Università e i centri di formazione professionale sta avviando specifiche iniziative, in particolare, il progetto Fixo di Italia Lavoro, che gode di un finanziamento di 32 milioni di euro si pone l'obiettivo di potenziare le attività volte a supportare la qualificazione dei servizi di orientamento e placement di scuole, centri professionali e università per l'inserimento dei giovani nel mercato del lavoro. 
Inoltre il Ministero sta intraprendendo ulteriori azioni volte al coinvolgimento dei vari social network che si occupano dimatching tra domanda ed offerta di lavoro. 
Riguardo alla possibilità dell'istituzione di tirocini internazionali, il Programma Garanzia Giovani prevede la possibilità di realizzare tirocini in mobilità geografica, sia in ambito nazionale che transnazionale per favorire esperienze formative e professionali al di fuori del proprio territorio. 
Segnalo, altresì, che sono in corso di valutazione alcune proposte avanzate da talune parti sociali, quali ad esempio il passaggio della misura Garanzia giovani dal regime del de minimis a quello in esenzione, oppure l'utilizzo in via diretta dei tirocini extracurricolari delle università come modalità di attivazione dello stesso programma. 
Da ultimo, preciso che il Governo ha proposto in sede europea di rendere strutturale il Programma, legandolo all'intero ciclo di programmazione comunitaria, affinché divenga un programma stabile per rafforzare l'occupabilità e contrastare la disoccupazione giovanile.

Replica

Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario in particolare anche per quest'ultima precisazione riguardo alla richiesta di rendere strutturale il programma Garanzia giovani, cosa che abbiamo chiesto sin dall'inizio. Lo ringraziamo per aver risposto puntualmente a tutte le domande che abbiamo fatto, in particolare sulla questione del monitoraggio settimanale e del matching. 
Lo ringraziamo, inoltre, per aver risposto sul bonus occupazionale e sulla collaborazione fondamentale con scuole e università. 
Altro punto che riteniamo essere positivo è sicuramente il fatto che si tengono insieme il Jobs Act, le modifiche alla Costituzione, previste in fase di discussione, e il Programma Garanzia giovani. Ci auguriamo che questo percorso continui ad essere svolto insieme.  Quindi, ci dichiariamo soddisfatti, pur mantenendo due tipi di perplessità: la prima riguarda la valutazione, caso per caso, dei giovani iscritti al servizio civile, sebbene il sottosegretario ci abbia detto che la questione è stata risolta proprio nelle ultime ore, ma chiediamo, comunque, particolare attenzione proprio per evitare che alcuni giovani restino esclusi; la seconda riguarda il peso della formazione non sul complessivo delle regioni ma sulle singole regioni, perché siamo a conoscenza di casi in cui le regioni hanno obiettivamente utilizzato un quantitativo eccessivo dei fondi di garanzia giovani sulla formazione piuttosto che sugli incentivi occupazionali. Crediamo che il Programma Garanzia giovani debba bilanciare le varie componenti in un senso differente e, quindi, in questo è utile che l'attenzione del Ministero sia molto alta.