09/09/2014
Caterina Pes
Cani, Mura, Francesco Sanna, Giovanna Sanna, Scanu, Marrocu, Simoni, Bruno Bossio, Pierdomenico Martino, Peluffo, Moretto, Ginato, Coccia, Magorno, Morassut, Giuditta Pini, Fabbri, Galperti, Cenni, Scuvera, Berlinghieri, Rotta, Cinzia Maria Fontana, Tullo, Albini, Gadda, Dallai, Fregolent, Murer, D'Ottavio
2-00667

  I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere – premesso che: 
nelle giornate del 3 e del 4 settembre 2014 nel poligono di Capo Frasca (Arbus) sono divampati due incendi che hanno mandato in fumo oltre 25 ettari di macchia mediterranea; 
gli incendi sarebbero stati provocati da esercitazioni militari che regolarmente si svolgono nel poligono di Capo Frasca anche in periodi nei quali l'area della marina di Arbus, limitrofa al poligono, è nel pieno dell'attività turistica; 
nelle giornate del 3 e del 4 settembre le operazioni di spegnimento degli incendi nel poligono di Capo Frasca avrebbero avuto dei rallentamenti a causa del mancato coordinamento tra i corpi militari e forestali impegnati; 
secondo quanto riferito dalla presidenza della giunta regionale e dai vertici del Corpo forestale, il personale del poligono si è rifiutato di accompagnare la squadra di terra del Corpo forestale, come esplicitamente richiesto per mettere in sicurezza le aree a rischio; 
l'incendio avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi e devastanti se non fosse intervenuto l'elicottero del Corpo forestale regionale; 
tali esercitazioni possono compromettere la sicurezza delle persone e danneggiare in maniera importante l'attività turistica locale già in forte crisi; 
in Sardegna 35.000 ettari di territorio risultano sotto il vincolo di servitù militari; 
da tempo si chiede la chiusura e la bonifica dei poligoni di Capo Frasca e Capo Teulada e la riduzione e la riqualificazione del poligono di Quirra, ma ad oggi non appaiono esservi atti concreti da parte delle istituzioni preposte che portino alla chiusura, alla riduzione e alla riqualificazione dei siti destinati ad attività militari presenti nel territorio sardo; 
sabato 13 settembre 2014 è prevista una manifestazione organizzata da alcuni comitati di cittadini, all'ingresso del poligono di Capo Frasca, per chiamare i cittadini a dichiararsi contrari all'utilizzo del territorio sardo per scopi bellici –: 
quali iniziative intenda intraprendere il Governo per evitare il ripetersi di simili gravi incidenti che mettono a repentaglio l'incolumità degli abitanti delle zone vicine ai poligoni.

 

Seduta del 12 settembre 2014

Illustrazione di Caterina Pes, risposta di Domenico Rossi, Sottosegretario di Stato per la difesa, replica di Francesco Sanna

Illustrazione

Signor Presidente, signor sottosegretario, il 3 e il 4 settembre sono divampati in Sardegna, nel poligono di Capo Frasca, due incendi molto, molto importanti. Secondo la ricostruzione si trattava di un'esercitazione dell'Aeronautica tedesca che avrebbe fatto partire la miccia dell'incendio. Il primo incendio è divampato alle 13,45 e sarebbe intervenuto il Corpo forestale dell'aeroporto di Fenosu: in tutto sono andati bruciati 7 ettari di macchia mediterranea. Il secondo rogo, quello di maggiori proporzioni, si è svolto il giorno successivo, il 4 settembre, intorno alle 14,30; è durato tre ore e, in questa occasione, la richiesta di intervento sarebbe arrivata direttamente dall'Aeronautica, dalla base, al Corpo forestale. 
La pattuglia del Corpo forestale si sarebbe recata sul luogo, ma sarebbe stata costretta, secondo le ricostruzioni, ad interrompere le operazioni a causa di una serie di deflagrazioni che si sarebbero sviluppate in vicinanza anche agli uomini del Corpo forestale che è stato costretto, a cui è stato ordinato, addirittura, di interrompere le operazioni a terra. In tutto sono stati bruciati, in questa occasione, 26 ettari di macchia mediterranea. Infatti, a questo punto la guardia forestale ha proseguito la sua opera di spegnimento con un elicottero, effettuando ben 86 lanci prima di avere ragione delle fiamme. In tutto questa operazione è durata quasi quattro ore e complessivamente, sottolineo, sono stati bruciati 33 ettari di macchia mediterranea. 
Allora la prima considerazione è che in Sardegna ci sono trentamila ettari destinati alle servitù militari. Sottolineo che la Sardegna copre il 65 per cento di servitù militari di tutto il territorio nazionale. In un mondo in cui tutto cambia, solo la dimensione delle servitù militari in Sardegna rimane intatta. A giugno, nella seconda conferenza sulle servitù militari dopo quella degli anni Ottanta, il presidente Pigliaru non ha firmato il protocollo d'intesa, peraltro ratificando un ordine del giorno che era stato votato all'unanimità dal consiglio regionale sardo. Ricordo che già nel 1981 l'allora presidente Mario Melis aveva parlato e denunciato in maniera accorata la sproporzione delle servitù militari presenti in Sardegna rispetto al resto del territorio nazionale e in tutto questo periodo il popolo sardo, anche attraverso i suoi maggiori rappresentanti, ha sempre chiesto allo Stato un forte riequilibrio in tempi certi sino alla chiusura totale dei poligoni di Capo Frasca, di Teulada e di Quirra.

Domani, in Sardegna, ci sarà una importantissima manifestazione presso il poligono di Capo Frasca, a cui parteciperanno, voglio sottolinearlo, tutte le forze politiche dell'isola e una parte considerevole della popolazione sarda, perché, vedete, è difficile vivere in luoghi che spesso sono teatri di finte guerre, dove la quotidianità degli abitanti è interrotta – veramente, continuamente – da boati, da raffiche di proiettili, da rumori di aerei che superano la velocità del suono e, ultimamente, anche dal terrore del fuoco. 
Vorrei dire che è difficile spiegare in quelle zone ai bambini come si può continuare a vivere perennemente, quotidianamente con il filo spinato davanti; e non è accettabile più che vengano svolte esercitazioni a ridosso dei centri abitati: ricordo che nell'ultima occasione con questi incendi gli stessi turisti sono stati costretti alla fuga. Abbiamo un intero territorio circondato dal filo spinato, come dicevo, e addirittura le bombe in certi casi vengono lanciate dentro parchi nazionali. 
Allora la domanda e la richiesta di questa interpellanza per noi deputati sardi urgente è: quanta sicurezza è messa a rischio quotidianamente da questi poligoni, da queste esercitazioni, e quanta sicurezza è stata messa a rischio da questo incendio avvenuto nei giorni del 3 e del 4 settembre ? Perché è accaduto tutto questo ? C’è stata realmente una mancanza di coordinamento tra i dirigenti del poligono e in qualche modo il Corpo forestale ? Il Corpo forestale si è trovato nelle condizioni di abbandonare lo spegnimento a terra perché poco sicuro per coloro che avrebbero dovuto spegnere. Abbiamo notizia, e siamo molto preoccupati del fatto che la sicurezza ambientale, la sicurezza della salute, la sicurezza dell'economia dell'isola è anche nel futuro messa a rischio, perché sappiamo tutti molto bene che il 15 settembre in Sardegna si riprenderà a sparare. Signor sottosegretario, noi abbiamo bisogno di risposte; e non è la prima volta che avanziamo queste richieste: ne abbiamo fatte tante, le stesse nella scorsa legislatura, e in questa legislatura non ci siamo mai risparmiati, e devo dire e sottolineare che questa è la prima risposta che il Ministero dà alle nostre continue interpellanze.

Risposta del governo

Signor Presidente, per quanto riguarda l'interpellanza, l'evento che è stato richiamato dall'onorevole Pes si riferisce in maggiore sostanza all'evento del 4, che è quello che è stato causato durante un addestramento di una formazione di quattro aerei Tornado tedeschi, ed è da ricondursi al lancio di un artifizio pirotecnico, cioè di una bomba inerte, al limite dell'area del bersaglio. Questo artifizio, in particolare la cartuccia contenuta all'interno dell'artifizio, rimbalzando più volte e arrestandosi 100 metri oltre il target, ha presumibilmente innescato, attraverso delle scintille causate dall'impatto con il terreno, un incendio che si è immediatamente sviluppato e propagato soprattutto a causa del vento che soffiava in quel momento a circa 20 chilometri all'ora. 
Al primo manifestarsi dell'incendio, il capo sezione poligono ha provveduto alla chiusura immediata dell'attività addestrativa, e ha disposto l'intervento del sistema di prevenzione antincendio a disposizione proprio per questa eventualità: nel caso specifico, ha inviato un'autobotte e il proprio personale sul luogo. 
La criticità della situazione ha fatto sì che l'autobotte si dimostrasse insufficiente, tenuto conto non solo – come richiamato prima – della velocità del vento, ma anche dell'asperità del terreno nel luogo dove si stava sviluppando. E quindi, valutata questa criticità, il caposezione poligono ha altresì immediatamente contattato la sala operativa dei vigili del fuoco per la richiesta d'intervento via terra e per il supporto di un mezzo aereo. Faccio presente che nella realtà il sistema antincendio a disposizione proprio per eventi come questi prevedeva anche un elicottero sulla base di Decimomannu, che al momento della richiesta di intervento ha avuto un'improvvisa avaria e quindi non è potuto decollare: da qui la richiesta ai vigili del fuoco.
Come evidenziato nell'interpellanza, hanno concorso allo spegnimento dell'incendio anche un elicottero e un mezzo leggero del Corpo forestale, il cui personale è intervenuto sul posto e ha operato – per quanto risulta – congiuntamente al personale della base. L'incendio ha interessato essenzialmente vegetazione secca e bassa per un'estensione prossima ai 30 ettari ad est dell'area del bersaglio, rimanendo confinato nel sedime operativo del poligono, senza provocare esplosioni – cioè non vi sono stati ordigni inesplosi, così come riportato da alcune notizie di agenzia, che poi sono invece esplosi – né ha causato altri danni a cose o a persone. 
I presidi antincendio, previsti dalle procedure del piano di emergenza adottato dall'ente, non sono riusciti, purtroppo, a fronteggiare l'incendio, di notevole portata – ripeto – quanto ad intensità e velocità di propagazione, tenuto anche conto dell'indisponibilità per avaria dell'elicottero antincendio dell'Aeronautica. 
La circostanza va valutata anche con caratteri di eccezionalità, considerato che le cartucce utilizzate durante l'esercitazione erano le stesse in uso da anni e non hanno mai originato finora delle situazioni di pericolo. Pertanto, nonostante l'episodio, il piano antincendio adottato dal poligono è apparso e appare ancora efficiente e ben strutturato, ne è riprova il fatto che non vi sono evidenze nel passato di eventi tali da richiedere l'intervento di personale o mezzi esterni presso il poligono di Capo Frasca, se non nei casi d'incendi innescati esternamente al sedime del poligono e quindi non dipendenti da attività addestrativa. 
Ciononostante l'Aeronautica militare, dopo aver disposto i dovuti accertamenti dell'accaduto, ha implementato alcune misure preventive per evitare il ripetersi di eventi similari, sensibilizzando, tra l'altro, il personale del poligono affinché si proceda, nell'immediatezza delle esercitazioni, ad uno scrupoloso monitoraggio anche delle condizioni meteorologiche che potrebbero favorire rischi di fenomeni analoghi. Faccio riferimento, nel caso specifico, alla velocità del vento che è evidentemente una concausa e che può essere monitorata e, quindi, far adottare delle ulteriori precauzioni. Vengo un attimo al punto, o ai punti finali illustrati dall'interpellante che, per quanto esisteva una traccia nell'interpellanza, comunque ha ampliato il concetto. In questa sede desidero sottolineare all'interpellante che questo Governo, per la prima volta dopo trent'anni, ha indetto alla fine di giugno la «II Conferenza nazionale sulle servitù militari», voluta dal Ministro Pinotti, e si è convenuto proprio in quella sede di istituire tavoli tecnici Difesa/singole regioni, operanti nell'ambito dei Comitati misti paritetici, per l'esame delle situazioni e degli assetti regionali, militari e civili, e per lo studio di percorsi condivisi di efficientamento e di ottimizzazione delle attività. Le servitù militari saranno sicuramente trattate anche nell'ambito del Libro bianco della difesa, di cui sono state tracciate le linee guida, ma di cui è in corso di approntamento la parte conseguente. 
L'aver voluto questa Conferenza fra Stato e le tre regioni maggiormente interessate – si è poi addivenuto a un Protocollo d'intesa con il Friuli e la Puglia – non è mai stato considerato dalla Difesa un punto di arrivo, bensì un punto di partenza. Noi non abbiamo mai intravisto nelle dichiarazioni del presidente Pigliaru e nella conseguente deliberazione della giunta regionale che ci è stata espressa una chiusura, bensì una serie di argomentazioni da esaminare con dovizia e correttezza in maniera da poter dare delle risposte precise e puntuali alla regione Sardegna. 
Risposte che evidentemente da un lato devono contemperare le esigenze delle Forze armate, che se non si addestrano rendono inutili anche i soldi spesi o presi dai contribuenti, dall'altro lato sono assolutamente nella nostra intenzione per pervenire a delle condizioni che rispettino non solo la sicurezza dell'ambiente ma anche la sicurezza delle persone, considerando anche che le prime persone coinvolte sono proprio le persone militari che in quei poligoni o in quelle infrastrutture vivono 365 giorni all'anno.

Replica

Signor Presidente, rappresentante del Governo, ringraziamo per la precisione con la quale è stato ricostruito il fatto, l'incidente. Di questo potremmo dirci soddisfatti perché, tra quello che ha detto l'onorevole Pes e quello che ha riferito il sottosegretario Rossi, abbiamo capito che cosa è successo: è successo che probabilmente le dotazioni di sicurezza del poligono di Capo Frasca – in quel particolare momento tirava il vento, hanno sbagliato bersaglio, le scintille hanno fatto prendere fuoco a sterpaglie probabilmente non sistemate prima – non sono state sufficienti, diciamo così, ad assicurare una sicurezza effettiva. 
Ma quello che ci interessa qui è ovviamente ben altro. Abbiamo ricordato i dati dell'impegno di territorio e quindi anche di attività economiche, di sacrifici ambientali e paesaggistici, di impiego e di modello di sviluppo che l'impatto delle servitù militari oggi ancora segna sulla Sardegna. Siamo ovviamente dentro una nozione costituzionale di dovere di tutto il Paese di assicurare alle Forze armate capacità addestrative tali da poter porre le condizioni di un'efficiente difesa della patria. Ma questa difesa della patria spetta a tutta l'Italia; l'esigenza addestrativa non può spettare per il 65 per cento dell'Italia ad una regione che vale l'8 per cento del territorio e il 3 per cento della popolazione. 
È una perequazione che noi chiediamo e la via della perequazione è stata già esaminata, istruita e decisa – vorrei dire – dal Parlamento. Il Parlamento ha approvato all'unanimità, nella scorsa legislatura, e l'ha ripetuto in sede di Commissione in questa, una mozione nella quale c’è scritto molto chiaramente che bisogna dismettere due dei tre poligoni presenti in Sardegna, Capo Teulada e Capo Frasca, e bisogna riqualificare il poligono di Quirra, eliminando tutte le attività rischiose per la salute e riducendo quelle rischiose per l'ambiente. Nel frattempo, bisogna fare investimenti per le bonifiche e bisogna mettere in piedi attività alternative di impatto economico significativo in queste zone. 
Non è possibile che si facciano sforzi addestrativi con tecnologie anche allo stato dell'arte militari, ma anche di utilizzo duale, come dicono i tecnici, quindi in campo civile, ma certamente la percentuale di investimento nella ricerca, nell'innovazione e nella produzione di queste tecnologie non ricade certamente sulla Sardegna. Dal 65 per cento di impatto sulla Sardegna delle servitù militari allo zero virgola di impatto delle attività di ricerca e produzione tecnologica c’è – direi – l'enorme distanza e l'incomprensione tra quello che capita in quel territorio, quindi quello che percepisce la popolazione, e quello che invece noi realizziamo quotidianamente nei fatti. 
Se non facciamo quello che il Parlamento ha detto di fare, sottosegretario, allora questo non è un Governo – come invece ha detto e per la quale affermazione e stile di Governo ha meritato la fiducia del Parlamento – che fa delle riforme vere, reali e veloci, lo stile e la cifra della sua esistenza. 
Si tratta, quindi, di applicarlo il riformismo, non solamente di annunciarlo o declamarlo. Dismissione: quando ? Entro la legislatura per i due importanti poligoni di Capo frasca e di Capo Teulada; importanti per l'esercito, ma importanti anche per un recupero del territorio. Riduzione poi di quello di Quirra, con tutte le attività che noi abbiamo detto. 
Domani c’è – e concludo – una grande manifestazione, una manifestazione che probabilmente racconterà stati d'animo esasperati, racconterà e griderà un rifiuto totale della presenza del sistema dell'esercito. Io le dico che solamente fatti concreti, solamente realizzazioni rispettose dell'indirizzo politico che il Parlamento ha dato al Governo consentiranno risposte razionali e persuasive a chi oggi rifiuta completamente l'idea stessa che un Paese possa organizzare una sua difesa armata per garantire la pace e intervenire laddove la tutela di situazioni di disprezzo della vita dell'uomo meritano di intervenire con la copertura degli organismi internazionali. Metteteci a disposizione le armi della politica, fate quello che il Parlamento ha chiesto di fare.