18/09/2018
Luciano Nobili
Anzaldi, Ascani, Enrico Borghi, Braga, Bruno Bossio, Cantini, Carnevali, Cenni, Ciampi, Critelli, De Filippo, Marco Di Maio, Fassino, Fiano, Fragomeli, Fregolent, Gariglio, Giachetti, Gribaudo, Incerti, Gavino Manca, Morani, Orfini, Padoan, Paita, Pezzopane, Pizzetti, Rizzo Nervo, Andrea Romano, Rotta, Scalfarotto, Sensi, Serracchiani, Viscomi
2-00101

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   in relazione alla drammatica vicenda del crollo del «ponte Morandi» di Genova in data 22 agosto 2018 il primo firmatario del presente atto si è recato in qualità di deputato della IX Commissione Trasporti della Camera dei deputati presso la sede del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per chiedere un accesso diretto ad alcuni documenti riportati anche dagli organi di informazione;

   in particolare, la richiesta era riferita all'accesso al verbale della riunione del 1° febbraio 2018 intercorsa tra Aspi, provveditorato alle opere pubbliche e tecnici della direzione generale per la vigilanza sulle concessioni autostradali del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   di tale riunione è stata data notizia anche da alcuni organi di informazione a partire dal settimanale «l'Espresso»;

   secondo quanto riportato dal settimanale «Almeno sette tecnici, cinque dello Stato e due dell'azienda di gestione, sapevano infatti che la corrosione alle pile 9 (quella crollata) e 10 aveva provocato una riduzione fino al venti per cento dei cavi metallici interni agli stralli, i tiranti di calcestruzzo che sostenevano il sistema bilanciato della struttura. E che nel progetto di rinforzo presentato da Autostrade erano stati rilevati “alcuni aspetti discutibili per quanto riguarda la stima della resistenza del calcestruzzo”»;

   suddetto documento smentirebbe quanto la società di gestione ha sempre dichiarato circa l'imprevedibilità del disastro;

   nonostante le criticità rilevate, non sarebbero state assunte, nelle conclusioni, decisioni adeguate circa la riduzione del traffico, l'interdizione dei mezzi pesanti e altre misure che sarebbe stato logico assumere;

   il primo firmatario del presente atto ha dovuto riscontrare che, nonostante una lunga e serrata discussione, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha negato al parlamentare la semplice visione dei documenti richiesti;

   di quanto riportato vi è stata eco anche sugli organi di stampa e nell'ambito dei social media destando non poco clamore –:

   perché non sia stato consentito l'accesso agli atti di cui in premessa;

   quali elementi intenda fornire in merito alla richiamata riunione del 1° febbraio 2018;

   se sia vero che i tecnici della direzione generale per la vigilanza sulle concessioni autostradali fossero a conoscenza delle criticità relative alla corrosione delle pile 9 e 10 del «ponte Morandi».

Seduta del 28 settembre 2018

Illustrazione di Andrea Romano, risposta del governo di Michele Dell'Orco, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, replica di Luciano Nobili.

Illustrazione 

Grazie, Presidente. La nostra interpellanza, di cui è primo firmatario il collega Nobili, riguarda un episodio preciso, ma, più in generale, il dovere della trasparenza, relativamente a quanto precedette la tragica vicenda del crollo del ponte Morandi. Lo scorso 22 agosto, il collega Nobili, anche come membro della Commissione trasporti, si è recato al Ministero delle Infrastrutture per chiedere conto di alcuni documenti che erano stati pubblicati a stralci sulla stampa. Di che documenti si trattava? Si trattava del resoconto di una riunione avvenuta il 1° febbraio di quest'anno a Genova, per l'appunto, tra alcuni rappresentanti della società Autostrade, il provveditorato alle opere pubbliche e alcuni funzionari della direzione generale di vigilanza del Ministero delle Infrastrutture.

Secondo quanto riportato dalla stampa, nello specifico dal settimanale l'Espresso, e vado a leggere: Nel corso di questa riunione, almeno sette tecnici, cinque dello Stato e due dell'azienda di gestione, quindi, della società Autostrade, sapevano infatti che la corrosione alla pila 9 (quella che poi crollò) e alla pila 10 aveva provocato una riduzione fino al 20 per cento dei cavi metallici interni agli stralli, i tiranti di calcestruzzo che sostenevano il sistema bilanciato della struttura. E che nel progetto di rinforzo presentato da Autostrade erano stati rilevati alcuni aspetti discutibili per quanto riguarda la stima della resistenza del calcestruzzo.

Perché è importante questa citazione? Perché da quanto risulterebbe dallo stralcio pubblicato dalla stampa, per l'appunto, la società di gestione sapeva che c'era qualcosa che non funzionava nel ponte Morandi poi crollato e, dunque, sarebbe insostenibile la tesi della imprevedibilità del disastro. Il collega Nobili, letto questo stralcio del settimanale l'Espresso, si è recato di persona al Ministero delle Infrastrutture per avere accesso, per l'appunto, a questo verbale, ma l'accesso è stato negato. Ed è stato negato con motivazioni ingiustificabili, diciamo la verità, perché la legge prevede l'accesso ad atti di questo tipo; la legge sulla trasparenza è una legge, lo ricordo ancora una volta, rafforzata dall'intervento legislativo nel corso della scorsa legislatura, voluto dal Partito Democratico che, con il Freedom of Information Act, ha reso ancora più facile l'accesso a documenti di questa rilevanza, sia da parte dei cittadini, sia da parte dei rappresentanti del Parlamento. Quindi, la nostra richiesta, che oggi ribadiamo attraverso questa interpellanza, riguarda un fondamentale aspetto di trasparenza relativo agli eventi che condussero, per l'appunto, alla tragedia del ponte Morandi.

Abbiamo chiesto trasparenza, perché credo che sia doveroso trasferire alla cittadinanza italiana, all'opinione pubblica, tutti i dettagli del percorso che ha condotto, purtroppo, alla tragedia del ponte Morandi. Ora, ci dispiace che non sia qui il Ministro Toninelli, ma mi rivolgo naturalmente con deferenza al sottosegretario che lo rappresenta, perché vorrei sottolineare, anche di fronte a lui, come un conto sia il dovere della trasparenza - e lo faccio presente anche al rappresentante di un partito che sulla trasparenza ha fatto tanta propaganda, tante chiacchiere, invece, quando poi si è trovato, nel concreto della gestione governativa, a dover rispettare l'obbligo di trasparenza, come appunto rispecchia questo episodio, non ha ritenuto, questo partito, di tenervi fede -, e un conto siano le chiacchiere con cui si alimenta la pratica della propaganda. Infatti, vede, sottosegretario, la propaganda è una brutta bestia, sembra obbedirti docilmente, anche quando ti affacci da un balcone, anche quando sotto quel balcone hai i rappresentanti del tuo partito che sventolano bandiere, ma prima o poi la propaganda chiede il conto, chiede il conto come chiede il conto l'opinione pubblica, come sta chiedendo conto l'opinione pubblica di Genova, della Liguria e dell'Italia delle tante stupidaggini, mi viene da dire, che sono state dette in questi 45 giorni dal Governo, dal Ministro Toninelli, nello specifico, relativamente alle responsabilità che un Governo, nella pienezza delle sue funzioni, ha il dovere di assumere, relativamente a quanto è accaduto, appunto, a Genova, in pieno agosto.

Se il Ministro ha omesso di tener fede all'obbligo di trasparenza, e di questo teniamo conto, non ha invece omesso nessun passaggio di un percorso un po' tragicomico, mi viene da dire, di propaganda che ha reso il Ministro Toninelli, nel giro di poche settimane, l'esempio più clamoroso dell'incompetenza e dell'insipienza di un Governo che quando si tratta di passare dalla propaganda ai fatti, quando si tratta di passare dalle chiacchiere alle decisioni operative, rivela tutta la sua inconsistenza.

Rivediamo alcuni dei passaggi più tristi, mi viene da dire, perché qui parliamo di morti, di feriti, di danni pesantissimi a una città, a un territorio, a un intero settore della nostra economia. Quali sono stati i passi principali di questo percorso nella tragicommedia incarnata anche fisicamente da un Ministro Toninelli che nel giro di poche settimane è diventato lo zimbello di questo Governo? Vediamone i principali. Cominciamo dalla pagina forse più triste di questo percorso: i funerali delle vittime; funerali delle vittime alle quali voi avete preso parte, signor sottosegretario, attraverso di lei mi rivolgo anche al Governo, provando a incassare un qualche facile risultato di propaganda, qualche facile applauso, addirittura spingendovi a fare fotografie, selfie, di fronte alle bare dei morti. Ed è stata quella, io credo, la pagina che doveva già farci capire quanto sarebbe stato pesante e tragico, non solo per noi che rappresentiamo un partito di opposizione, ma per l'opinione pubblica italiana, il vostro percorso nella gestione o, meglio, nella mala gestione di quelle che sono state le conseguenze di quel crollo.

Abbiamo visto, appunto, una penosa scena di propaganda politica in una giornata che doveva essere non solo di raccoglimento, ma anche di compostezza, lo ripeto, di compostezza, di moderazione e di precisione, circa quelli che sarebbero stati gli impegni del Governo nella gestione delle conseguenze di quel fatto.

Ma pochi giorni dopo quella pagina relativa ai funerali, abbiamo visto il Ministro Toninelli venire in quest'Aula tardivamente, devo dire, visto che non aveva ritenuto di interrompere le vacanze, nonostante le ripetute richieste dell'opposizione di venire in Parlamento a riferire su quello che il Governo aveva in animo di fare, concretamente; abbiamo ascoltato e visto fisicamente il Ministro Toninelli in quest'Aula attaccare l'opposizione. Richiesto dal Parlamento su quali sarebbero stati i passi concreti del Governo circa, appunto, la gestione delle conseguenze di quel crollo e le risposte da dare alla città di Genova, alla regione Liguria e a tutto il nord Italia, il Ministro Toninelli ha pensato bene di attaccare l'opposizione per quello che, secondo lui, sarebbe accaduto in passato, con una piccola e ulteriormente tragicomica ciliegia, ovvero quella di denunciare pressioni sul proprio conto, venute da non si è capito chi, durante la seduta d'Aula a cui ha partecipato il Ministro Toninelli, pressioni da poteri occulti o poteri non meglio identificati.

E, di fronte all'imbarazzo che quelle sue parole avevano provocato in quest'Aula e anche nella discussione pubblica, pochi giorni dopo, non pago di quanto aveva detto in quest'Aula, il Ministro Toninelli ha tirato fuori le carte che avrebbero dovuto dimostrare, secondo lui, quali erano state queste pressioni. Senonché quelle carte si riferivano a fatti avvenuti ben prima che il Ministro Toninelli assumesse questo ufficio, e quindi erano carte che erano state inviate al suo predecessore, con un'ulteriore, mi viene da dire, figuraccia.

Dopodiché il Ministro Toninelli ha proseguito questo percorso nella tragicommedia, nominando come uno degli ispettori che avrebbero dovuto investigare sul crollo del Ponte Morandi un funzionario, Bruno Santoro, che, guarda caso, era già stato consulente privato di Autostrade, e per questo è sotto indagine della procura di Genova per la stessa tragedia, e che per questo naturalmente si è dimesso poco dopo, essendo allo stesso tempo indagato ed indagatore; con una decisione, quella del Ministro Toninelli, che ha dimostrato ulteriormente la sua insipienza e incapacità di gestire nel concreto quanto stava accadendo.

Vogliamo ulteriormente ricordare l'imbarazzo provocato, non in noi, lo ripeto, che facciamo politica, che facciamo questo lavoro, ma nell'opinione pubblica, l'imbarazzo provocato dalle risate dei Ministro Toninelli di fronte al plastico del Ponte Morandi? Forse emozionato dalla notorietà televisiva che ha acquistato intorno a questa terribile tragedia, il Ministro Toninelli ha pensato bene di farsi delle risate di fronte alla televisione, di fronte all'opinione pubblica italiana, accompagnando la dimostrazione del plastico del Ponte Morandi.

Vogliamo ulteriormente ricordare le parole usate dal Ministro Toninelli circa le strampalate sue fantasie su quello che avrebbe dovuto essere, o sarebbe dovuto essere il ponte del futuro? Secondo il Ministro Toninelli quel ponte avrebbe visto i genovesi ritrovarsi per fare shopping, ritrovarsi per mangiare, ritrovarsi per ballare, in un crescendo veramente grottesco di parole che hanno trovato non in noi, lo ripeto ancora una volta, ma in una delle figure più eminenti della cultura genovese e italiana, Gino Paoli, una risposta che riporto in quest'Aula emendandone le parti più dure. Cito appunto Gino Paoli, che ha detto pochi giorni fa: “L'idea di un ponte vivibile è una stupidaggine”. Gino Paoli ha usato un'altra frase, un'altra parola. Aggiungendo poi lo stesso Paoli: “Bisogna essere un cretino - mi perdoni, sono parole di Gino Paoli - per entrare in competizione con Renzo Piano”. Ma questo è stato il Ministro Toninelli.

E infine, venendo poi alle cronache di questi ultimi giorni, sarebbe opportuno parlare del tortuoso, misterioso e lacunoso percorso del decreto-legge su Genova. Un decreto-legge annunciato già nel giorno del funerale, riannunciato già dal Ministro Toninelli in quest'Aula, riannunciato successivamente dal Presidente del Consiglio Conte, che (ricordiamo bene la scena) sventolando dei fogli che evidentemente erano bianchi, disse: ho qui in mano il decreto-legge su Genova; quando evidentemente aveva in mano dei fogli bianchi, perché il decreto-legge su Genova poi si è visto soltanto nella giornata di ieri, a lunga distanza dallo sventolio un po' sventurato del Presidente del Consiglio Conte. E quando quello sventolio è cessato, e quando è arrivata una prima bozza di quel decreto-legge, ancora pochi giorni fa, a oltre 40 giorni dai tragici fatti del crollo del Ponte Morandi, quel decreto-legge si è rivelato essere una sorta di gioco enigmistico, in cui al posto delle cifre c'erano dei puntini di sospensione che avrebbero dovuto essere riempiti non si sa bene da chi.

Poi il decreto-legge è arrivato, è arrivato finalmente alla Presidenza della Repubblica; e quel decreto-legge si è rivelato, come sappiamo tutti avendolo letto, estremamente lacunoso. Un decreto-legge che dopo questo percorso misterioso, che addirittura ha portato il Vicepresidente del Consiglio Salvini ad ammettere: ma guardate, non so nemmeno io dove sia finito il decreto-legge; e se non lo sapeva Salvini, figuriamoci davvero quale doveva essere la consistenza di questo decreto-legge, la cui consistenza abbiamo scoperto ieri: è un decreto-legge che è dedicato tra l'altro solo in parte al crollo di Genova, avendo anche altri argomenti al proprio interno, e che tra l'altro non prevede l'introduzione della zona economica speciale, come era stata richiesta dai genovesi, non comprende la nomina del commissario, per la quale si rimanda ad un'ulteriore periodo di almeno 10 giorni, e poi vedremo se 10 giorni si trasformeranno in più giorni. In cui mancano tante altre cose: per esempio non prevede risorse per il terzo valico, cosa che sarebbe stata opportuna e necessaria. Insomma, sono stati, signor sottosegretario, questi 45 giorni, come testimonia anche la pagina nel decreto-legge, 45 giorni buttati via, dietro incompetenze e lotte di potere tra di voi, tra le forze che compongono questo Governo, che evidentemente non si erano messe d'accordo, e che alla fine hanno prodotto un risultato del tutto insufficiente.

Ma d'altra parte, sottosegretario, come si pretende di avere da un Governo siffatto risposte al dramma di Genova, quando non conoscete nemmeno il nome del sindaco di Genova? È di ieri o di ieri l'altro, se non ricordo male, una nota del Vicepresidente del Consiglio, l'onorevole Di Maio, che convocando una riunione dei cassintegrati dell'Ilva si è rivolto anche al sindaco di Genova; senonché si è rivolto al sindaco Doria, che come sappiamo non è più sindaco di Genova da oltre un anno. Ma se non conoscete nemmeno il nome del sindaco di Genova, come si può pretendere che voi diate risposte concrete e fattive al dramma di Genova?

Eppure noi lo pretendiamo! E vi diamo un suggerimento: visto il percorso catastrofico, sia per la persona del Ministro Toninelli sia per i risultati concreti che non avete portato a casa, ripartiamo da zero. E ripartiamo dai fondamentali, ripartiamo dalla trasparenza: è per questo che abbiamo presentato la nostra interpellanza. Ripartiamo dal capire insieme cos'è accaduto prima del crollo del Ponte Morandi, ripartiamo dal capire cosa avevano saputo i funzionari del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in quella riunione del 1° febbraio coi rappresentanti della società Autostrade e coi rappresentanti del Provveditorato per le opere pubbliche, e capiamo insieme quali sono state le manchevolezze e le omissioni che hanno condotto al crollo del ponte di Genova.

Anche per questo, signor sottosegretario, è inspiegabile e ingiustificabile il rifiuto venuto dal Ministro Toninelli alla richiesta di trasparenza che noi abbiamo avanzato, alla richiesta di accesso agli atti che ha avanzato il collega Nobili. È ingiustificabile sia perché viola lo spirito e la sostanza della legge sulla trasparenza degli atti, sia perché viola un impegno che dovrebbe essere comune alle forze di Governo e alle forze di opposizione: capire insieme cos'è accaduto prima del crollo del ponte di Genova, quali sono le responsabilità vere, non quelle che voi sbandierate facendo chiacchiere e sparando nel mucchio contro questo e contro quello, sulla base di un meccanismo di propaganda e colpevolizzazione che non porta a niente. Cerchiamo di capire insieme cos'è accaduto, cerchiamo di capire insieme davvero cosa serve alla città di Genova, alla regione Liguria e al Nord Italia.

Risposta del governo

Presidente, all'indomani del crollo di una sezione del Ponte Morandi sulla A10, i competenti uffici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti hanno da subito focalizzato l'attenzione sull'individuazione di tutti gli elementi utili alla ricostruzione dettagliata di ogni aspetto rilevante del tragico evento. In tale contesto, si è proceduto a raccogliere gli atti e a ricostruire l'attività di verifica ricollegabili con l'opera, e più in generale con la tratta autostradale nel quale il viadotto è ricompreso.

Relativamente alla richiesta di accesso al verbale della riunione del 1° febbraio 2018 avanzata per le vie brevi il giorno 22 agosto 2018 presso la sede del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti direttamente ad un funzionario ministeriale, che peraltro risulta sia stato piuttosto professionale, segnalo che tale richiesta non risulta sia stata formalizzata nelle forme e con le modalità previste dalla normativa vigente. Mi riferisco alle norme sul diritto di accesso ai documenti amministrativi, di cui alla legge n. 241 del 1990, o di accesso civico generalizzato (cosiddetto FOIA), di cui al decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, come modificato dal decreto legislativo 25 maggio 2016, n. 97, e con le raccomandazioni operative di cui alla circolare n. 2 del 2017 della Ministra Madia.

Dunque al di là della questione burocratica (e chiedo all'interrogante però di ascoltarmi), va considerato che la documentazione richiesta era già consultabile. Lo ripeto: la documentazione richiesta era già consultabile e pubblica, con grande evidenza nella cartella “CTA Viadotto Polcevera” sin dal giorno 7 febbraio 2018, sul sito istituzionale del Provveditorato interregionale per le opere pubbliche per il Piemonte, la Valle d'Aosta e la Liguria. Visto che mi si parla di trasparenza, quello che voi stavate chiedendo era già pubblico.

In ordine all'ultimo quesito, se sia vero che i tecnici della Direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali fossero a conoscenza delle criticità relative alla corrosione delle pile 9 e 10, ricordo che dal giorno successivo al tragico evento la magistratura ha avviato un'indagine, solo all'esito della quale si potranno stabilire coinvolgimenti e/o responsabilità personali. In relazione comunque a tali indagini, il Ministero, nel più assoluto rispetto delle prerogative della magistratura, ha garantito che continuerà a prestare la massima collaborazione.

Replica

Grazie, Presidente. Evidentemente non sono soltanto insoddisfatto della risposta ricevuta, perché è una risposta ovviamente che non risponde al quesito che abbiamo posto con gli altri colleghi e che il mio collega Romano ha precedentemente illustrato, ma mi permetto di aggiungere, sottosegretario, che si tratta di una risposta non solo insoddisfacente, ma persino insultante. Io capisco che in un momento in cui c'è un Governo che fa strame di ogni regola, che calpesta quotidianamente la Costituzione, le prassi parlamentari, possa sembrare poca cosa la mancanza di trasparenza, seppur su una vicenda molto triste e grave come questa, posso capire che potrà sembrare poca cosa non rispondere alle richieste dei cittadini, ma violare, nel suo piccolissimo, il rispetto dei diritti di sindacato ispettivo che ha un parlamentare di questa Repubblica è francamente gravissimo. Dico ciò perché il 22 agosto, caro sottosegretario, mentre il Ministro competente era in Costa Azzurra, e lo rivendicava, il sottoscritto, molto semplicemente, si è recato presso gli uffici competenti, dove ha trascorso un'intera mattinata, dopo diversi rimbalzi e rimpalli, per poter avere visione di un documento che era disponibile a stralci su alcuni giornali e che non era disponibile in nessun altro modo. I funzionari del Ministero, molto gentili e molto competenti, che hanno tutto il mio rispetto e il mio apprezzamento per il lavoro che fanno anche in condizioni difficili e con una guida politica purtroppo così inadeguata, mi hanno rifiutato questa disponibilità. Quindi, se questi documenti fossero stati pubblici mi sarebbero stati indicati e mostrati. Mi è stato esplicitamente detto che quei documenti non potevano essermi mostrati anche perché erano, forse, oggetto di sequestro da parte delle autorità investigative, sequestro che poi si è verificato non esserci. Dopodiché la risposta è quindi assolutamente insoddisfacente, ma, ripeto, la violazione del diritto del sindacato ispettivo di un parlamentare o del diritto alla trasparenza dei cittadini di Genova, e non solo di Genova, è poca cosa rispetto, invece, alle tante cose che il collega Romano ha enumerato, perché dal 22 agosto purtroppo di giorni ne sono passati tanti, come ne sono passati tanti dal 14, il giorno della tragedia, esattamente 45 giorni, 45 giorni oggi, 45 giorni da 43 morti, da famiglie spezzate, da centinaia di feriti, da migliaia di sfollati, da migliaia di imprese e di lavoratori messi in ginocchio. E a tutto questo che risposta c'è stata? C'è stata prima una fantomatica ricerca dei responsabili, che non compete al Governo, ma sul cui il Governo si è esercitato, come si esercita sempre nella ricerca di responsabili e colpevoli immaginari per sottrarsi alle proprie responsabilità.

Ebbene, la ricerca della verità. Non ci siamo nella ricerca della verità, la vogliamo quanto voi, vi stiamo chiedendo questi documenti, vi abbiamo chiesto questi documenti proprio perché non abbiamo nulla da temere. Vogliamo, insieme a voi, accertare le responsabilità, ma responsabilità vere, precise, sapere cos'è accaduto, sapere chi poteva fare qualcosa e non lo ha fatto perché quella tragedia non si consumasse.

Però, poiché oltre alla necessaria ricerca della verità, c'è un'altra necessità, forse più stringente e più importante, è la necessità di dare risposte a una città gravemente ferita, e queste risposte non ci sono, e quali sono state prima le menzogne, poi la mancanza di trasparenza, poi la vacanza e il rivendicare del farla da parte del Ministro competente, poi la denuncia di inesistenti pressioni, poi le accuse rivolte ai predecessori, che oggi fanno parte dell'opposizione, di avere addirittura ricevuto prebende, favori, denari dal concessionario, quando poi si è scoperto che, come un boomerang che torna indietro, quelle accuse si sono rivoltate contro la vostra maggioranza, visto che l'unico partito politico finanziato dal concessionario autostradale è il principale alleato del Ministro Toninelli e visto che gli unici consulenti a verbale e a libro paga del concessionario autostradale sono stati, nel tempo, il Presidente del Consiglio e proprio i consulenti che il Ministro Toninelli ha scelto, per poi, anche lì, tornare indietro e fare una penosa retromarcia, come ispettori sulla vicenda del crollo del ponte.

Dopo tutto questo, è arrivata la sdegnata sufficienza con cui si è accolta la disponibilità di un grande genovese come Renzo Piano e il suo progetto, è arrivata la sdegnata sufficienza con cui si è rifiutata la disponibilità della società competente a ricostruire in tempi brevi il ponte che era crollato, si è messa in campo la possibilità di farlo costruire ad un'azienda che poi si è verificato che non ha possibilità, dal punto di vista tecnico e legale, di svolgere quel lavoro.

Caro sottosegretario, ho molto rispetto per lei, noi vediamo spesso solo lei in Commissione e in Parlamento, più che un sottosegretario alle infrastrutture è un sottosegretario per i rapporti col Parlamento del Ministro Toninelli, che noi abbiamo la fortuna di vedere solo in poche comunicazioni, senza possibilità di interlocuzione.

Bene, dopo tutto questo, arriva persino l'ironia sulla nazionalizzazione dei barbieri personali, di fronte a una tragedia simile. Infine, questa lunghissima, snervante, frustrante attesa di 45 giorni, finalmente arriva un decreto, che prima è un fantasma – lo ricordava il collega Romano, addirittura il Ministro Salvini è costretto a dire: non so che fine abbia fatto questo decreto –, lo scopriamo in un percorso accidentato fra i palazzi del potere che oggi abitate, la Ragioneria generale dello Stato, al Quirinale, un decreto incompleto come le parole crociate in cui mancano i dati fondamentali, e alla fine, finalmente questo decreto, dopo quarantacinque giorni, è nella nostra disponibilità, nella disponibilità dei genovesi, nella disponibilità dell'opinione pubblica, ed è un decreto beffa, è un cerotto insignificante di fronte a ferite che ancora sanguinano e che purtroppo sanguineranno per i prossimi mesi e per i prossimi anni, un decreto da cui manca tutto, tutto, non ci sono le coperture, non ci sono le risorse, non c'è il nome del commissario. Sono quarantacinque giorni che fate conferenze stampa, passerelle televisive e non siete ancora in grado, e chiedete ancora giorni, per produrre il nome di un commissario, di chi si dovrà occupare di questa tragedia, mancano i soldi per il trasporto pubblico locale, mancano i soldi per l'autotrasporto, manca la zona economica speciale, che significa l'opportunità per quel territorio di far fronte a quella che diventerà una gravissima crisi economica perché il sottosegretario conosce benissimo l'importanza e la portata di quel ponte e di quel percorso per il porto di Genova per le nostre merci, manca la cassa in deroga per le piccole e medie imprese che saranno colpite gravemente da questa tragedia, manca la richiesta, che era stata fatta dalle amministrazioni locali, di poter trattenere il 3 per cento dell'IVA, che i genovesi continueranno a pagare, per poterla usare per le loro emergenze, per quello che dovranno fronteggiare, mancano le assunzioni di personale che hanno chiesto gli enti locali, gli enti locali a guida della maggioranza del Governo, il sindaco di Genova, il presidente della regione hanno chiesto delle assunzioni del personale per far fronte a queste emergenze, non c'è neanche questo in quel decreto, neanche questo. E, poi, non c'è la risposta, perché di fronte una tragedia del genere, di fronte a una città così ferita, cosa può fare lo Stato, cosa può fare il Governo se non solo garantire gli interventi necessari per l'emergenza, ma anche garantire un po' di rilancio delle opportunità che, fino ad ora magari Genova non ha avuto, e non ci sono le risorse per il terzo valico ferroviario, non ci sono le risorse per la Gronda, che ormai è un altro fantasma totalmente sparito, infrastrutture che servono a quel territorio e che questa tragica vicenda poteva essere l'occasione per dare un rilancio e un respiro a quelle opere e neanche questo c'è.

Quindi, questo decreto è uno schiaffo a Genova, è uno schiaffo ai genovesi. Dopo la tragedia del ponte Morandi, dopo le vittime, Genova viene derubata, derubata, con lo stesso metodo e la stessa logica con cui sono state derubate le altre città italiane a cui sono state sottratte le risorse per gli interventi nelle periferie urbane; è un'attività di destrezza con la quale avete ormai una certa dimestichezza.

Genova ha bisogno di misure importanti e non più differibili, e non avete portato nulla di tutto quello che serve, avete portato solo una cosa a Genova, avete portato la claque e i selfie ai funerali e non ci soddisfa questo, non ci basta perché, guardate, a me potrebbe bastare, visto che siamo all'opposizione, la consapevolezza che, dopo questi quarantacinque giorni e i mesi che passeranno, quegli applausi si tramuteranno rapidamente in fischi, ma questa consapevolezza non ci basta, perché su Genova non ci interessa la polemica politica, su Genova non ci interessa la battaglia quotidiana, su Genova ci interessa l'interesse di quella città.

E, allora, avete raccontato una delle tante menzogne su Genova, avete raccontato la menzogna della nazionalizzazione delle autostrade. Dov'è finita la nazionalizzazione dello Stato? Che fine ha fatto? È scomparsa dal dibattito.

E, allora, visto che le autostrade non le nazionalizzerete mai, nazionalizzate Genova. Facciamolo insieme. Facciamo che la questione Genova diventi una grande questione nazionale e non sia dimenticata, nella rincorsa alla prossima menzogna, al prossimo applauso, al prossimo balcone. Occupiamoci di Genova, perché a Genova c'è in ballo il futuro di tutto il Paese.