01/04/2014
Miriam Cominelli
Cinzia Maria Fontana, Carra, Misiani, Sberna, Carnevali, Berlinghieri, Lacquaniti, Galperti, Casati, Bazoli, Giuditta Pini, Rampi, Montroni, Gribaudo, Giuseppe Guerini, Manzi, Mauri, Bratti, Mariani, Chaouki, Narduolo, Sanga, Rotta, Preziosi, Bruno Bossio, Naccarato, Pastorino, Pierdomenico Martino, Murer, Manfredi, Giuliani
2-00478

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della difesa, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che: 
   negli ultimi tempi la provincia di Brescia è tristemente assurta all'onore delle cronache nazionali – dalla trasmissione di Rai Tre Presa Diretta, ai quotidiani La RepubblicaIl Corriere della SeraIl Fatto Quotidiano, solo per citare i più recenti – per numerosi casi di allarmi ambientali legati alle attività delle ecomafie: dai ritrovamenti di discariche abusive di rifiuti pericolosi seppelliti sotto il manto stradale della A4, alle cave trasformate in discariche illegali, agli impianti per lo smaltimento di rifiuti pericolosi chiusi e abbandonati con la loro pesante eredità sul territorio tanto da essere definita dai media la «Terra dei Fuochi del Nord» per le evidenti similitudini e connessioni con il tristemente famoso territorio posto tra le province di Caserta e Napoli; 
   si tratta di un fenomeno di particolare gravità, che come emerso nelle tante indagini portate avanti negli anni dalle forze dell'ordine e dalle relazioni parlamentari della Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, ha riguardato con tutta evidenza non solo le regioni del sud d'Italia, ma anche molte regioni del nord, Lombardia compresa, dove l'attività delle organizzazioni criminali ha trovato terreno fertile nell'alleanza con imprenditori senza scrupoli che hanno minato il futuro dell'ambiente e della salute dei cittadini; 
   lo stesso Rapporto Ecomafia 2013 di Legambiente evidenzia come la Lombardia detenga tra le regioni del nord il triste record di presenza della criminalità organizzata di stampo mafioso nel ciclo dei rifiuti speciali e pericolosi, che da soli ammontano all'80 per cento di tutti i rifiuti che transitano in Lombardia; 
   secondo la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti infatti, dal 2001, anno nel quale è stato introdotto nell'ordinamento italiano il reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, nella sola provincia di Milano si sono svolte circa il 10 per cento di tutte le inchieste italiane nel settore; 
   tali inchieste sono state e sono fondamentali nel testimoniare la presenza diffusa nelle regioni del Nord della ’ndrangheta calabrese, che nel ciclo illegale dei rifiuti speciali e pericolosi, soprattutto quelli tossici (nella provincia di Milano e di Brescia esistono ad esempio numerose industrie dismesse e siti in cui per decenni sono stati smaltiti illegalmente rifiuti e scorie), sembra trovare oggi i propri maggiori profitti; 
   in particolare, sempre secondo la Commissione parlamentare di inchiesta, i reati più gravi relativi al ciclo illegale dei rifiuti vengono commessi in Lombardia mediante la gestione diretta dei lavori di «movimento terra» nei cantieri pubblici e privati (attraverso lo sbancamento, il trasporto del materiale e il riempimento dei vari lotti). La ’ndrangheta, controllando gli appalti su tutto il territorio regionale, gestisce non solo lo smaltimento illegale, ma anche il traffico illecito dei rifiuti grazie alla disponibilità dei camion e dei mezzi utilizzati per il trasporto nei cantieri. Il 2012 e l'inizio del 2013 hanno visto l'avvicendarsi di alcune significative inchieste, dalla provincia di Brescia a quella di Cremona, che hanno come filo conduttore il trasporto e il trattamento di rifiuti al di fuori delle leggi, attraverso la realizzazione di discariche abusive per lo smaltimento illecito, spesso accompagnati da gravi episodi di corruzione; 
   anche la presidente della corte d'appello di Brescia Graziana Campanato, durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario, ha citato con preoccupazione l'infiltrazione ormai diffusa in tutta la regione delle ecomafie del ciclo dei rifiuti, con particolare riferimento al traffico illecito: «In questo territorio – ha ricordato la Presidente – risulta che il sottofondo delle nostre strade è formato con rifiuti che sono altamente tossici. Non sono reati che vanno a colpire solo determinati settori, incidono sulla nostra salute, sulla nostra vita, sono tanto e più gravi di quelli contro il patrimonio»; 
   la provincia di Brescia, insieme a Milano, sia tra le province lombarde presa più di mira dalle ecomafie emerge anche dall'intensa attività di contrasto svolta nell'ultimo anno. Grazie alle operazioni che hanno condotto a procedimenti a carico di imprenditori lombardi, si è accertato che la maggioranza dei reati collegabili al ciclo dei rifiuti riguarda lo sversamento degli stessi in discariche abusive e il tombamento in terreni privati, cave o terrapieni, in prossimità degli svincoli delle tangenziali. Spesso si tratta di cave trasformate in discariche completamente al di fuori della normativa sui rifiuti speciali; si pensi ad esempio alle discariche abusive di Ospitaletto e Travagliato in provincia di Brescia, scoperte nei primi mesi del 2013 dalla magistratura; 
   fra le più significative indagini condotte nell'ultimo anno dai carabinieri del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente di Brescia troviamo il sequestro nel febbraio 2013 di un'area di circa 40mila metri quadri a Cignone, frazione di Corte de’ Cortesi, a pochi chilometri da Cremona, nella quale sono stati rinvenuti 60mila metri cubi di materiale inquinante. L'insediamento produttivo coinvolge tre aziende del settore edilizio, due del cremonese – di fatto gestite da personaggi calabresi vicini alla ’ndrangheta – e una del bresciano, che hanno per anni sistematicamente eluso le norme sullo smaltimento dei rifiuti speciali, tra cui anche l'amianto, ammassando illecitamente cumuli alti fino a 4 metri, nonostante fossero già state emesse ordinanze di sequestro. Sempre il comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente di Brescia ha sequestrato a marzo del 2013 un'area di 300 mila metri quadrati, a cavallo tra i comuni di Ospitaletto e Travagliato, nel Bresciano, trasformata in una maxi discarica abusiva di rifiuti pericolosi, scorie di lavorazione dell'acciaio e rifiuti speciali sul cui terreno venivano coltivate derrate destinate all'alimentazione animale mettendo in grave pericolo la salute pubblica per la possibile contaminazione della catena alimentare da inquinamento ambientale. Un'area di veleni a pochi passi dal nuovo tracciato della linea ferroviaria dell'Alta Velocità, scoperta durante i lavori di costruzione lungo una parte del perimetro dell'area; 
   la sola provincia di Brescia, conta la presenza di numerose attività industriali ed agricole dal notevole potenziale inquinante ed in particolare ben 187 aziende IPPC (integrated pollution prevention and control) nel settore industriale, 217 aziende IPPC nel settore agricolo, 20 aziende a rischio di incidente rilevante (soggette a notifica) e 20 aziende a rischio di incidente rilevante (soggette a rapporto di sicurezza) e nella sua provincia la più alta densità di impianti di smaltimento rifiuti pericolosi e non; inoltre nell'Ovest bresciano, nell'area compresa tra Castegnato, Ospitaletto, Passirano e Paderno, Legambiente ha censito 21 discariche dismesse: il cratere di 22 ettari della Bosco Sella (5 milioni di metri cubi di rifiuti dell'ex Asm) i siti Pianera e Pianerino (contenenti il pcb della Caffaro), Codenotti, Gervasoni, Bettoni, Arici e Bonara, la Vallosa a Passirano, la Del Bono e la Gottardi a Ospitaletto, a Sorelle Vianelli a Paderno. Naturalmente si tratta di siti che attendono di essere bonificati, con costi altissimi sotto il profilo sociale, ambientale e naturalmente economico; 
   in questo scenario oltremodo preoccupante e dove sarebbe necessario da parte delle forze dell'ordine un monitoraggio costante, sia per contrastare nuovi crimini sia per indagare su quanto avvenuto nel passato, desta particolare sconcerto che attualmente il personale in forza ai carabinieri del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente di Brescia possa notoriamente contare su sole due/tre unità operative. Una quantità al personale del tutto esigua per più di una ragione: per la criticità della situazione che via via sta emergendo sul territorio; per la vastità dell'area di competenza di quel Nucleo che comprende, oltre alla provincia di Brescia, anche quelle di Bergamo, Mantova e Cremona; per la molteplicità dei ruoli che gli stessi carabinieri del Noe di Milano e Brescia si trovano a dover ricoprire, dal momento che per disposizione regionale i tecnici dell'Arpa della Lombardia, dal 1o febbraio 2011, hanno perso la qualifica di ufficiali di polizia giudiziaria cosicché ogni accertamento dell'Arpa delegato dalla magistratura o comunque di rilevanza penale, deve necessariamente essere integrato e supportato dalla presenza dei carabinieri del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente aventi tale qualifica, attività questa dispendiosa per il comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente alla luce delle scarsissime risorse umane di cui dispongono; l'Arpa di Milano e Brescia hanno altresì visto nel corso del corrente anno il potenziamento di un consistente numero di unità di personale, tale potenziamento tuttavia, se non verrà affiancato da un sufficiente numero di militari del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente aventi qualifica di ufficiali di P.G., per i motivi anzidetti, risulterebbe un provvedimento del tutto effimero e di scarsa efficacia; per l'entrata in vigore del Sistri che vedrà anche il comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente di Milano e Brescia impiegati in prima linea nel controllo del sistema di gestione dei rifiuti nelle aziende; 
   inoltre una struttura così esigua, come quella del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente di Brescia, che già fatica a seguire l'ordinario e che, nonostante tutto, ha continuato fino ad ora ad assicurare ad apprezzabili livelli la propria attività solo grazie allo strenuo sacrificio e senso di responsabilità del personale, appare a maggior ragione inadeguata, in termini di risorse umane, anche in vista dell'Expo 2015, momento in cui i riflettori di tutto il mondo si rivolgeranno verso il nostro Paese e dove, come dimostrano alcune indagini già in corso si stanno attivando gli appetiti delle organizzazioni criminali –: 
   se non intendano attivare le misure necessarie per incrementare nell'immediato il numero del personale in forza al comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente di Milano ma soprattutto del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente di Brescia che presenta un gravissimo deficit numerico di personale e che opera, come è del tutto evidente, in un territorio complesso, già segnato da numerosi casi di emergenze ambientali e dove sarebbe necessario incrementare l'azione di indagine e di contrasto da parte delle forze dell'ordine; 
   se il Governo non ritenga opportuno provvedere, anche attraverso ulteriori stanziamenti, all'innalzamento del monte ore individuale del personale, anche per il futuro, affinché parte delle risorse gestite dalle prefetture di Milano e Brescia siano rispettivamente destinate alla copertura di eventuali ore di straordinario prestate e non retribuite se pur impiegate nell'azione di contrasto della criminalità in materia ambientale per il conseguimento delle finalità generali di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica; 
   se non intenda, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, attivare sul territorio bresciano una speciale cabina di regia che comprenda la visione globale sulle diverse province sopracitate in modo da procedere a controlli urgenti e immediati per verificare l'entità e la diffusione della presenza delle situazioni più critiche ai fini di tutelare la sicurezza dei cittadini e dell'ambiente e di verificare la fattibilità di una immediata bonifica.