12/01/2016
Magda Culotta
Raciti, Ribaudo, Moscatt, Lauricella, Burtone, Piccione, Taranto, Causi, Albanella, Zappulla, Berretta, Schirò, Currò, Cardinale, Capodicasa, Iacono, Greco, Amoddio, Piccoli Nardelli, Minnucci, Boccuzzi, Porta, Massa, Coccia, Giovanna Sanna, Chaouki, Rostellato, Camani, Naccarato, Ventricelli, Paris.
2-01220

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che: 
nel mese di settembre 2015 l'assessore alla salute della regione Siciliana, On. Baldo Gucciardi, ha reiterato al Ministero della salute la proposta di deroga per il mantenimento di alcuni punti nascita per particolari condizioni orografiche ed esattamente: Licata (AG), Mussomeli (CL), Bronte (CT), Nicosia (EN), Petralia Sottana (PA) e Santo Stefano di Quisquina (AG) con rassicurazioni circa l'intervento dello stesso assessorato sui direttori generali delle rispettive aziende per la messa in sicurezza dei punti nascita eventualmente in deroga; 
il 31 dicembre 2015 il Ministero ha decretato, fra gli altri, la chiusura definitiva del punto nascite dell'ospedale di Petralia Sottana, non concedendo la deroga ai parametri nazionali, gettando così nello sconforto e nel panico l'intero territorio madonita; 
tale deroga è stata invece concessa ai presidi ospedalieri collocati nei territori di Bronte e di Licata, subordinando la stessa al pedissequo rispetto delle prescrizioni contenute nel parere del comitato percorso nascita nazionale; 
l'ospedale di Petralia ha da sempre rappresentato un punto strategico per tutte le Madonie; 
oggi lo diventa maggiormente date le condizioni di assoluta precarietà di tutto il sistema stradale principale e secondario; 
la distanza dagli altri presidi ospedalieri, l'altitudine dei centri che fanno riferimento all'unico ospedale della Sicilia, collocato a 1000 metri sul livello del mare, con difficoltà nella mobilità e rischio per la vita, in particolare modo nel periodo invernale ed in presenza di neve, rappresentano elementi oggettivi che fanno di Petralia Sottana una zona disagiata; 
dalle deroghe concesse agli altri nosocomi si evince, una disparità delle scelte operate dal Ministero. La deroga, infatti, secondo il protocollo metodologico elaborato dal comitato percorso nascita nazionale per la valutazione delle richieste di mantenere in attività i punti nascita con volumi inferiori ai 500 parti/annui, può essere concessa ai centri in condizioni orogeografiche difficili (articolo 1 decreto ministeriale 11 novembre 2015); 
la richiesta di mantenimento del punto nascita di Petralia non è assolutamente da intendersi (non lo è mai stato) come una richiesta di deroga alla sicurezza delle partorienti e dei loro figli; tale struttura peraltro, risulta già dotata di alcune forme di adeguatezza richieste dalle norme, compresa una sala operatoria dedicata alle emergenze; 
i dati relativi al 2014 indicano: 
Licata: 422 parti e alcuni disallineamenti, fra la cui mancanza di guardia attiva 24 ore su 24 di ginecologo, anestesista e neonatologo; 
Bronte: 267 parti e alcuni disallineamenti fra cui la mancanza di guardia attiva 24 ore su 24 di ginecologo, anestesista e neonatologo; 
Petralia Sottana: 128 parti e alcuni disallineamenti fra cui la mancanza di guardia attiva 24 ore su 24 di ginecologo, anestesista e neonatologo;

nel presidio ospedaliero in questione, nell'ultimo quinquennio (2010 – 2014) le interruzioni volontarie di gravidanza sono state 1293, con una media annua di 258,6, mentre gli interventi di ginecologia ammontano a 249, 49,8 annui; 
questa scelta pertanto, rappresenta un'ulteriore perdita di diritti delle donne, nel tempo acquisiti anche grazie alle tante battaglie femminili; 
il territorio madonita è una delle cosiddette aree interne del Paese, selezionato come area prototipale per la Sicilia relativamente alla Strategia nazionale aree interne; 
la mancata concessione della deroga al punto nascite di Petralia è in assoluta contrapposizione, con il lavoro svolto dal Dipartimento nazionale alla coesione territoriale e dall'assessorato regionale alla programmazione che hanno inserito la salute nei quattro assi fondamentali per il miglioramento della qualità della vita in aree come quella in questione; 
se da un lato il Governo nazionale lavora perché le aree più depresse del Paese godano di uguali diritti rispetto alle zone più centrali, dall'altro, la chiusura di tale punto nascite rappresenta un ulteriore limite allo sviluppo di questo territorio nonché la palese negazione del diritto alla salute dei cittadini madoniti; 
sul territorio è in atto una mobilitazione permanente; 
alla lettera che è stata inoltrata dai sindaci del territorio al Ministro della salute sulla questione, questi ha giustamente e prontamente risposto, ma rispetto alle diverse valutazioni contenute nella missiva, non può non saltare all'occhio che in alcune delle deroghe accordate le condizioni non siano così diverse e migliori rispetto al punto nascita di Petralia; 
l'assessore regionale alla salute proprio negli ultimi giorni ha ribadito la sua disponibilità, qualora venga accordata la deroga, a disporre attraverso il direttore provinciale dell'azienda, quanto necessario a mettere in sicurezza il centro; 
nella giornata dell'8 gennaio 2016 i sindaci della zona sono stati ricevuti dal neo prefetto di Palermo, Antonella De Miro, la quale ha mostrato ampia disponibilità nel promuovere un tavolo di confronto tra l'assessorato regionale e il Ministro interrogato per tentare di superare le criticità sollevate dagli amministratori locali; 
Il comitato pro ospedale, costituito per protesta rispetto alle scelte operate dal Ministero nella giornata del 31 dicembre 2015, ha avviato una petizione che ha già raccolto oltre tremila firme –: 
quali siano, nel dettaglio, i parametri tecnico/scientifici attraverso i quali si è deciso di accordare la proroga ai centri siciliani sopra citati e di non concederla agli altri, poiché sulla scorta dei numeri gli interpellanti sono portati a pensare che la scelta definitiva sia scaturita da valutazioni di altro genere; 
se intenda rivalutare tale scelta per le caratteristiche di cui al punto nascita di Petralia come unico centro ospedaliero collocato sopra i 1000 metri sul livello del mare, con difficoltà nella mobilità, sia per le condizioni della viabilità stradale – per il perenne rischio di innevamento durante il periodo invernale – sia per l'inserimento di tale contesto territoriale, come già citato, nella strategia nazionale aree interne, fermo restando l'obbligo per lo stesso di allinearsi ai requisiti lacunosi o mancanti, elaborati anche per gli altri centri dal comitato percorso nascita nazionale, sulla base del protocollo metodologico; 
se non ritenga di concedere una deroga al punto nascite in questione legando quanto meno la stessa al periodo di sperimentazione della strategia nazionale aree interne, superando in tal modo una scelta contraddittoria circa gli obiettivi dello stesso Ministero; 
se intenda accettare l'invito giunto dai sindaci del comprensorio a recarsi sui luoghi oggetto dell'interpellanza per rendersi conto di persona dei disagi che vivono quotidianamente le popolazioni che, con grande dignità, credono ancora possa essere un'opportunità abitare in alcune aree del nostro Paese. 

Seduta del 15 gennaio 2016

Illustrazione e replica di Magda Culotta, risposta del governo di Vito De Filippo, sottosegretario di Stato per la salute.

Illustrazione

Grazie, Presidente, sottosegretario, nel mese di settembre 2015, l'assessore alla salute della regione siciliana, l'onorevole Baldo Gucciardi, ha reiterato al Ministero della salute la proposta di deroga per il mantenimento di alcuni punti nascita per particolari condizioni orografiche ed esattamente: Licata, Mussomeli, Bronte, Nicosia, Santo Stefano di Quisquina e Petralia Sottana, con rassicurazioni circa l'intervento dello stesso assessorato sui direttori generali delle rispettive aziende per la messa in sicurezza dei punti nascita eventualmente in deroga. 
Il 31 dicembre 2015, il Ministero della salute ha decretato, fra gli altri, la chiusura definitiva del punto nascita dell'ospedale di Petralia Sottana, non concedendo la deroga ai parametri nazionali e gettando così nello sconforto e nel panico tutto il territorio madonita. Tale deroga è stata invece concessa ai presidi ospedalieri collocati nei territori di Bronte e di Licata, subordinando la stessa al pedissequo rispetto delle prescrizioni contenute nel parere del comitato percorso nascita nazionale. 
L'ospedale di Petralia Sottana ha da sempre rappresentato un punto strategico per tutte le Madonie; oggi lo diventa maggiormente, date le condizioni di assoluta precarietà di tutto il sistema stradale principale e secondario. Vorrei ricordare, tra l'altro, che quell'ospedale ricade nell'area colpita dal crollo del viadotto Himera nell'aprile 2015. La distanza dagli altri presidi ospedalieri, l'altitudine dei centri che fanno riferimento all'unico ospedale della Sicilia, collocato a mille metri sul livello del mare, con difficoltà nella mobilità e rischio per la vita, in particolare modo nel periodo invernale ed in presenza di neve, rappresentano elementi oggettivi che fanno di Petralia Sottana una zona disagiata. 
Dalle deroghe concesse agli altri nosocomi si evince una disparità delle scelte operate dal Ministero della salute. La deroga, infatti, secondo il protocollo metodologico elaborato dal comitato percorso nascita nazionale per la valutazione delle richieste di mantenere in attività i punti nascita con volumi inferiori ai 500 parti/annui, può essere concessa ai centri in condizioni orogeografiche difficili, secondo l'articolo 1 del decreto ministeriale 11 novembre 2015. 
La richiesta di mantenimento del punto nascita di Petralia non è assolutamente da intendersi, e non lo è mai stato, come una richiesta di deroga alla sicurezza delle partorienti e dei loro figli; tale struttura peraltro, risulta già dotata di alcune forme di adeguatezza richieste dalle norme, compresa una sala operatoria dedicata alle emergenze. I dati relativi al 2014 indicano: per Licata, 422 parti e alcuni disallineamenti, fra la cui mancanza di una guardia attiva 24 ore su 24 di ginecologia, anestesia e neonatologia; per Bronte, 267 parti e alcuni disallineamenti, che sono analoghi a quelli di Licata; per Petralia Sottana, 128 parti e alcuni disallineamenti, analoghi a quelli di Licata e Bronte.
Nel presidio ospedaliero in questione, nell'ultimo quinquennio, le interruzioni volontarie di gravidanza sono state 1.293, con una media annua di 258,6, mentre gli interventi di ginecologia ammontano a 249, una media annua di 49,8. Tale scelta, pertanto, rappresenta un'ulteriore perdita di diritti delle donne, nel tempo acquisiti anche grazie alle tante battaglie femminili. Il territorio madonita è una delle cosiddette aree interne del Paese, selezionata area prototipo per la regione siciliana relativamente alla Strategia nazionale per le aree interne. 
La mancata concessione della deroga al punto nascite in questione è in assoluta contrapposizione con il lavoro svolto dal dipartimento nazionale della coesione territoriale, che ha inserito la salute nei quattro assi fondamentali per il miglioramento della qualità della vita in aree come quella in discussione. Se, da un lato, il Governo lavora perché le aree più depresse del Paese godano di uguali diritti rispetto alle zone più centrali, dall'altro, la chiusura di tale punto nascita rappresenta un ulteriore limite allo sviluppo del territorio, nonché la palese negazione del diritto alla salute dei cittadini. Sul territorio è in atto una mobilitazione permanente; alla lettera inoltrata dai sindaci del comprensorio al Ministro interpellato sulla questione, questi ha giustamente e prontamente risposto, ma, rispetto alle diverse valutazioni contenute nella missiva, non può non saltare all'occhio che in alcune delle deroghe accordate le condizioni non siano così diverse e migliori rispetto al punto nascita di Petralia. L'assessore regionale alla salute, proprio negli ultimi giorni, ha ribadito la disponibilità, qualora venga accordata la deroga, a disporre, attraverso il direttore provinciale dell'azienda, quanto necessario per mettere in sicurezza il centro. 
Nella giornata dell'8 gennaio scorso, i sindaci della zona sono stati ricevuti dal neo prefetto di Palermo, Antonella De Miro, la quale ha mostrato ampia disponibilità nel promuovere un tavolo di confronto tra l'assessorato regionale e il Ministro interpellato, tentando così di superare le criticità sollevate dagli amministratori locali. Il comitato pro ospedale, costituito per protesta rispetto alle scelte operate dal Ministero della salute nella giornata del 31 dicembre 2015, ha avviato una petizione che, ad oggi, ha già raccolto circa 3 mila firme e per oggi pomeriggio ha promosso una catena umana, che simbolicamente abbraccerà la struttura, a tutela del diritto della salute contro, appunto, le scelte operate dal Ministero. 
Chiediamo, pertanto, quali siano, nel dettaglio, i parametri tecnico/scientifici attraverso i quali si è deciso di accordare la proroga ai centri siciliani sopra citati e di non concederla invece agli altri, poiché sulla scorta dei numeri gli interpellanti sono portati a pensare che la scelta definitiva sia scaturita da valutazioni di altro genere; se il Ministro intenda rivalutare tali scelte per le caratteristiche di cui al punto nascita di Petralia Sottana come unico centro ospedaliero collocato sopra i mille metri sul livello del mare, con difficoltà nella mobilità, sia per le condizioni della viabilità stradale, sia per il perenne rischio di innevamento durante il periodo invernale, sia per l'inserimento di tale contesto territoriale, come già detto, nella Strategia nazionale per le aree interne, fermo restando l'obbligo per lo stesso di allinearsi ai requisiti lacunosi o mancanti, elaborati anche per gli altri centri dal Comitato percorso nascita nazionale, sulla base del protocollo metodologico; se non ritenga di concedere una deroga al punto nascita in questione, legando quanto meno la stessa al periodo di sperimentazione della Strategia nazionale per le aree interne, superando in tal modo una scelta contraddittoria circa gli obiettivi che lo stesso Ministero della salute si pone. 

Chiediamo infine se il Ministro intenda accettare l'invito giunto dai sindaci e, oggi, giunto anche accoratamente dalle donne madonite che chiedono in caso contrario un incontro al Ministro di recarsi sui luoghi oggetto dell'interpellanza per rendersi conto di persona dei disagi che vivono quotidianamente le popolazioni che con grande dignità credono ancora possa essere un'opportunità abitare in alcune aree del nostro Paese.

Risposta del governo

Signora Presidente, in merito a quanto indicato nell'interpellanza in esame, con precipuo riferimento al territorio delle Madonie, vorrei assicurare che il Ministero della salute ha effettuato un'attenta analisi tecnica dei dati operativi riguardanti il presidio ospedaliero proprio di Petralia Sottana che l'onorevole Culotta ha ripetutamente citato nella sua interpellanza. Le risultanze del monitoraggio hanno evidenziato un'importante indice di fuga delle partorienti da questo presidio ospedaliero. Analizzando i dati della popolazione afferenti al presidio, in effetti, emerge che nel 2014 sono stati effettuati 129 parti a Petralia Sottana con i seguenti movimenti: partorienti residenti a Petralia Sottana Soprana: numero 33, di queste numero 21 hanno partorito nel punto nascita di Petralia, mentre numero 7 hanno partorito a Palermo, 4 a Termini Imerese e una a Nicosia. Delle partorienti residenti nel comune di Castellana Sicula per complessivi numero 3.449 residenti, 19 hanno partorito a Petralia, mentre 2 a Palermo e 1 a Termini Imerese. Nel comune di Blufi, per complessivi 1042 abitanti, ci sono state, in tutto, solo tre partorienti residenti nel comune, di cui due hanno partorito a Petralia e una a Termini Imerese. Allontanandosi sempre di più da Petralia Sottana, ci dicono gli elementi tecnici elaborati dal Comitato nazionale percorso nascita, i dati mostrano un indice di fuga dal punto nascita di Petralia Sottana ancora maggiore e più evidente, come si evince, ad esempio, dai dati del comune di Castelbuono, dove, a fronte di 65 partorienti, nel 2014, 8 partorienti si sono recate presso il punto nascita di Petralia Sottana, 52 a Cefalù, 8 a Palermo e 3 a Termini Imerese. 

Di fatto, il basso volume di attività del punto nascita di Petralia Sottana dove risulta un indice di circa un parto ogni tre giorni appare del tutto inappropriato al fine di mantenere in quell'ospedale le specifiche e delicate competenze degli operatori sanitari, in particolare per quanto riguarda le situazioni di emergenza che possono, come abbiamo notato anche dalla cronaca di questi giorni, presentarsi in tutto il peripartum, cioè nella fase del travaglio, del parto e anche del post parto. Occorre aggiungere che la regione siciliana è anche tenuta, ormai, per obbligo di norma, ad attenersi alle indicazioni cogenti dell'Unione europea sui turni degli orari del personale sanitario. In effetti, come è noto, la direttiva 93/104/CE della Commissione europea impone un orario massimo di lavoro di quarantotto ore a settimana e le successive pause obbligatorie, per cui si dovrebbe adeguare il personale in maniera da garantire i turni di guardia h24 per le figure professionali che per la sicurezza della mamma e del bambino sono state individuate nell'accordo Stato-regioni del 16 dicembre 2010 per un punto nascita con una così bassa operatività affinché si forniscano, quindi, adeguate garanzie di mantenimento delle competenze professionali. Inoltre l'attento esame dei dati di georeferenzazione sopra riportati non permette di evidenziare margini soddisfacenti anche di reclutamento delle partorienti tali per cui sia possibile incrementare il volume di parti all'anno presso il punto nascita di Petralia Sottana, anche in virtù della forte denatalità che contraddistingue i comuni limitrofi e Petralia Sottana compreso e che costituiscono il potenziale bacino di utenza. Presso il presidio ospedaliero di Petralia Sottana insiste un'ulteriore attività assistenziale, infatti, emerge anche il dato relativo alle interruzioni volontarie di gravidanza che nel 2014 sono state effettuate in quell'ospedale e che sono pari a 342. Tuttavia, al riguardo, gli stessi organismi regionale da noi interpellati hanno spiegato, più volte, che un numero così elevato di interruzione di gravidanza è da ascrivere alla perifericità di tale struttura che garantirebbe alle donne una maggiore privacy. Si rammenta, infine, che il Comitato percorso nascite nazionale ha espresso un parere contrario a questa deroga alla chiusura del punto nascita di Petralia Sottana, confermando le criticità evidenziate che sono state basate solo sugli elementi tecnici che ho voluto indicare anche sinteticamente in questa risposta. Le difficoltà di implementare le attività di questo presidio sarebbero confermate esattamente da questi dati. È opportuno anche ricordare, altresì, che il comitato percorso nascita regionale della regione siciliana ha espresso all'unanimità parere contrario a questa deroga. Questo parere ci risulta essere stato illustrato a suo tempo dall'assessore alla salute ed è stato anche condiviso dai componenti della stessa commissione servizi sociali e sanitari dell'assemblea regionale siciliana. 

Riguardo alla possibilità di inserire tale contesto territoriale nella strategia nazionale delle aree interne si precisa per questo punto quanto segue: la strategia aree interne si propone di contribuire al rilancio economico e sociale di alcune aree individuate nei diversi territori regionali con un percorso attuativo coordinato dal Ministero dello sviluppo economico e dal dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica mirato a favorire l'inversione del trend demografico in alcune aree in via di spopolamento del nostro Paese. Il Ministero della salute partecipa al comitato tecnico aree interne e al gruppo di coordinamento costituito da rappresentanti di diverse amministrazioni centrali – salute, istruzione, politiche agricole e trasporti – insieme all'ANCI e all'UPI e assicura il sostegno di questo coordinamento alle regioni e agli enti locali, proprio nell'attuazione di questa strategia che è stata citata dall'onorevole Culotta nella sua interpellanza. 
La strategia in questione prevede la programmazione di interventi di sviluppo a beneficio delle aree interne del Paese a valere sui fondi strutturali e di investimento europeo nell'ambito proprio del ciclo di programmazione 2014-2020. La legge 23 dicembre 2014 n. 190, legge di stabilità 2015, prevede, inoltre, il finanziamento di interventi per il riequilibrio dell'offerta dei servizi di base, con riferimento anche ai servizi socio sanitari. La regione siciliana ha intrapreso il percorso attuativo della strategia, avendo individuato, con la deliberazione della giunta regionale n. 162 del 22 giugno 2015, l'area delle Madonie, con i ventuno comuni, come area prototipo per l'avvio della progettazione integrata di interventi, a partire dai risultati dell'istruttoria condotta proprio dal citato comitato tecnico delle aree interne. Il contributo del Ministero della salute nell'istruttoria tecnica, tenuto conto delle caratteristiche orografiche del territorio di interesse, ha riguardato l'analisi di indicatori idonei a valutare la capacità di risposta dei servizi sanitari territoriali ai bisogni di salute dei residenti, tale da garantire l'equilibrio e l'integrazione delle funzioni assistenziali, ospedaliere territoriale e domiciliari ovvero al fine di individuare eventuali azioni per un'ottimizzazione degli stessi servizi territoriali. I risultati dell'istruttoria, per quanto riguarda la necessità del potenziamento dei servizi sanitari, hanno evidenziato priorità legate soprattutto alla riabilitazione e alla cura di patologie della popolazione anziana, soprattutto in condizioni di cronicità, come sintetizzate nel rapporto che è anche pubblicato sul sito dell'Agenzia per la coesione territoriale ed è quindi facilmente consultabile. In generale, i criteri e gli elementi per le istruttorie tecniche nei territori delle strategie delle aree interne, come per l'individuazione di azione realizzabili in campo sanitario, trovano coerenza con i più recenti documenti programmatici dell'assistenza sanitaria del prossimo triennio. Cito alcuni esempi come il Patto per la salute, il decreto del Ministro della salute del 2 aprile 2015 n. 70, infatti, in questi documenti sono stati analizzati, in funzione dei fabbisogni delle aree interne, anche gli scenari di invecchiamento e di cronicità della popolazione in un recente documento elaborato proprio dal Ministero della salute, anche questo accessibile dall'area web dedicata alla strategia, sempre sul sito della stessa Agenzia per la coesione territoriale. 
Da ultimo, pur nella consapevolezza che la tematica del mantenimento del punto nascita di Petralia Sottana esulerebbe dalla strategia delle aree interne, anticipo – proprio questa mattina, solo stamattina, abbiamo ricevuto un sintetico documento dalla regione Siciliana – che ove la regione ritenga di sottoporre nuovamente al Ministero ulteriore documentazione con nuovi argomenti a sostegno della necessità della deroga a favore del punto nascita in argomento, sulla base anche degli elementi e dei costi del personale, dei turni e anche dei parametri tecnici e organizzativi di sicurezza che sono indicati nella più volte citata normativa che ho descritto, sarà cura del sottoscritto e del Ministero trasmettere la medesima documentazione e in qualche modo verificarla con il comitato percorso nascita nazionale. 
Quest'ultimo è stato scelto ormai con decreto del Ministro come luogo tecnico permanente per la verifica anche di queste richieste di deroga, che arrivano da ogni parte nel nostro Paese. In quella circostanza faremo tutte le valutazioni affinché si dissolva anche il dubbio che più volte aleggiava anche nelle parole dell'onorevole Culotta.

Replica

Presidente, intanto ringrazio il sottosegretario per la risposta, e per l'apertura che comunque registriamo nella parte finale della risposta, alla nostra interpellanza; però non posso sottrarmi dal fare alcune considerazioni. 
Inizio proprio dalla Strategia nazionale per le aree interne, che è stata promossa dal Governo ed è diventata operativa nel 2014, come lo stesso sottosegretario ricordava, con un intervento economico consistente: perché comunque nelle diverse leggi di stabilità che si sono succedute, appunto dal 2014 a quella attuale, sono stati destinati a tale strategia prima 90, poi 180 e infine 10 milioni di euro, proprio per tutto il lavoro che è stato sviluppato di concerto con i Ministeri che sono seduti al tavolo di tale strategia, che sono appunto i Ministeri delle infrastrutture e dei trasporti, dell'istruzione, dell'università e della ricerca e, non in ultimo, della salute, coordinati dal Dipartimento per la coesione territoriale che fa capo alla Presidenza del Consiglio. 
Questo cosa ci fa pensare ? Che ovviamente il destino delle aree interne del Paese sta a cuore a questo Governo. Sono quelle aree che distano più di 20 minuti dai centri di offerta dei servizi; in generale, le criticità che emergono da tali aree esprimono margini di potenziamento nell'erogazione di servizi afferenti a livello distrettuale, con particolare attenzione all'offerta di servizi rivolti alla popolazione anziana, come appunto ricordava il sottosegretario. 
Peraltro le difficoltà di erogazione dell'assistenza sanitaria in territori con elevata popolazione anziana e natalità bassa si configura spesso come causa dello spopolamento. Perché dico questo ? Perché la Strategia per le aree interne si prefigge appunto di fermare e invertire nel prossimo decennio il loro trenddemografico negativo, attraverso una duplice azione: la promozione del mercato e il ripristino dei diritti di cittadinanza. Quindi non mi sembra molto corretto escludere dal percorso della SNAI tutta l'analisi che si compie sui punti nascita ! 
Tra l'altro, proprio i focus sanitari sviluppatisi sui territori hanno fatto emergere l'esigenza di una specifica attenzione all'offerta e all'accessibilità dei servizi preposti all'assistenza prenatale: questo non lo dico io, è riportato appunto dai documenti del Ministero della salute che sono pubblicati sui siti ministeriali e sul sito del Dipartimento della coesione territoriale. Questo cosa mi fa pensare ? Che se il Ministero crede nella strategia nazionale per le aree interne, e crede quindi nell'inversione di tendenza del trend demografico, crederà anche che ci può essere nella zona delle Alte Madonie, nel presidio ospedaliero di Petralia Sottana, un'inversione di tendenza anche nel tasso di natalità e nel numero delle partorienti che si rifanno a quell'ospedale. Questo lo dico perché sono stati riportati gli indici di fuga da quell'ospedale: indici di fuga che sono ovviamente viziati da tanti altri elementi che qui non sono stati considerati, come rapporti di fiducia che posso nascere tra la partoriente ed il proprio ginecologo e il luogo in cui lo stesso opera, ma non mi pare che gli stessi indici di fuga per gli altri presidi ospedalieri a cui è stata concessa la deroga si discostino molto dal territorio delle Alte Madonie. È stata citata la comunità di Castelbuono: quella realtà appartiene ad un altro distretto sanitario e fa capo ad altri presidi ospedalieri, quindi mi corre l'obbligo di contraddirla in questo esempio. 
Voglio anche dire che la regione siciliana negli ultimi vent'anni ha sicuramente fatto dei passi avanti per garantire la sicurezza del sistema socio-sanitario: ha mostrato un consistente incremento dal 2011 al 2014 per quanto riguarda l'erogazione dei LEA, passando rispettivamente dal punteggio di adempimento di 147 a 170, quindi collocandosi in quell'intervallo di piena adempienza rispetto ai numeri richiesti dal Ministero della salute. Per quanto riguarda l'assistenza alla salute della donna e del bambino, la regione siciliana, con la rete ospedaliera e territoriale siciliana adottata con decreto assessoriale n. 46 del gennaio 2015, ha fatto propri gli indirizzi a cui lei accennava, ossia quelli dell'accordo del 16 dicembre 2010, «Linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo». Se mettiamo a confronto la percentuale di punti nascita con numero di parti inferiori ai 500 sul totale dei punti nascita per ciascuna regione e provincia autonoma, nonché la distribuzione dei punti nascita con parti inferiori ai 500 parti l'anno, la Sicilia si colloca ben al di sotto della media nazionale, e lo stesso avviene anche per l'incidenza dei tagli cesarei. 
Lo spirito quindi con cui in queste ultime settimane ha parlato l'assessore regionale della salute riguardo al punto nascita in questione e agli altri punti nascita a cui la deroga non è stata accordata – ossia se il Ministero intende derogare, lui si farà promotore con le rispettive aziende sanitarie di fare in modo che i punti nascita in questione vengano messi in sicurezza per i parametri che ancora risultano lacunosi (lo ricordiamo, si tratta nel caso di Petralia Sottana soltanto di personale che dovrebbe essere immesso in quella struttura per superare le criticità del momento) –, penso che possa essere da voi preso in considerazione, perché va nella direzione rispetto alla quale fin qui si è lavorato. 
L'articolo 32 della Costituzione italiana sancisce il diritto alla salute di tutti gli individui. Il Ministro, nella scelta che ha operato il 31 dicembre, ha fatto registrare – così come ho detto più volte io, ho ribadito stamattina, ma come hanno detto anche altri livelli istituzionali – una disparità di trattamento che secondo noi è stata dettata non soltanto da parametri tecnico-scientifici, ma anche da valutazioni di altro tipo, probabilmente di carattere politico. Si parlava prima della Commissione sanità: proprio in questi giorni la stessa ha ascoltato i sindaci del comprensorio, l'assessore alla salute, i dirigenti dell'azienda sanitaria; ed anche la stessa Commissione ha espresso delle riserve rispetto al provvedimento portato avanti dal Ministro Lorenzin, poiché in esso intravede connotazioni di incomprensibilità. 
La competenza della deroga dei punti nascita il cui numero dei parti è inferiore a 500 appartiene al Ministero della salute, quindi dev'essere il Ministero a derogare rispetto a tali elementi; poi sarà l'assessore regionale a fare in modo che quel presidio ospedaliero, attraverso l'azienda sanitaria, si adegui. Questo lo ripeto perché ? Perché rispetto all'apertura che il sottosegretario ha fatto nella sua risposta, si evince ora un nuovo rimpallo di responsabilità al riguardo. La accolgo però positivamente, e mi farò ulteriormente promotrice che si possa finalmente concretizzare quel tavolo che abbiamo richiesto presso la prefettura di Palermo: per far sedere i vari livelli istituzionali, fare in modo che riescano a parlarsi chiaramente tra di loro, e superare finalmente questo momento di grande criticità e di grande ingiustizia, facendo sì che si possa trovare una soluzione per dare una risposta di cittadinanza ad un territorio come quello madonita, in cui tanti ancora come me pensano che valga la pena di continuare a vivere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).