23/05/2016
Gianluca Benamati
Bini, Arlotti, Bargero, Basso, Becattini, Camani, Cani, Donati, Ginefra, Iacono, Impegno, Martella, Montroni, Peluffo, Scuvera, Senaldi, Taranto, Tentori, Vico
2-01379

  I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che: 
il protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) è entrato in vigore nel febbraio 2005 e regolamenta le emissioni di gas ad effetto serra per il periodo 2008-2012. Obiettivo del protocollo è la riduzione delle emissioni globali di sei gas-serra, primo tra tutti l'anidride carbonica (C02); 
il protocollo è stato ratificato dall'Unione europea (che si è impegnata a ridurre le proprie emissioni dell'8 per cento rispetto ai livelli del 1990) e successivamente dai suoi Stati membri. La percentuale fissata a livello europeo è stata ripartita in maniera differenziata tra gli Stati membri. In tale contesto l'Italia (che ha provveduto alla ratifica con la legge n. 120 del 2002) si è impegnata a ridurre entro il 2012 le proprie emissioni del 6,5 per cento rispetto al 1990; 
regolamentando il protocollo di Kyoto le emissioni solo per il periodo 2008-2012, a livello internazionale, si è ritenuto necessario avviare il negoziato per giungere all'adozione di uno strumento vincolante per la riduzione delle emissioni di gas-serra per il periodo post 2012; 
nel corso della Conferenza delle Parti (COP18-COP/MOP8), conclusasi a Doha (Qatar) l'8 dicembre 2012, l'impegno per la prosecuzione oltre il 2012 delle misure previste dal protocollo è stato assunto solamente da un gruppo ristretto di Paesi, oltre all'Unione europea con l'approvazione dell'emendamento di Doha al protocollo di Kyoto. I 200 Paesi partecipanti hanno invece lanciato, dal 2013, un percorso volto al raggiungimento, entro il 2015, di un nuovo accordo che dovrà entrare in vigore nel 2020. Tale accordo ha rappresentato l'obiettivo principale della COP21 di Parigi: l'impegno sottoscritto dall'Unione europea per il periodo successivo al 2012 (cosiddetto emendamento di Doha) coincide con quello già assunto unilateralmente con l'adozione del «pacchetto clima-energia», che prevede una riduzione delle emissioni di gas-serra del 20 per cento al 2020 rispetto ai livelli del 1990; 
l'obiettivo indicato dal «pacchetto clima-energia» è stato perseguito mediante una serie di strumenti normativi, in particolare, si ricordano, per il loro impatto sul sistema produttivo nonché sulla finanza pubblica, la direttiva 2009/29/CE (che ha aggiornato la precedente direttiva 2003/87/CE, cosiddetta direttiva emission trading) e la decisione 406/2009 del 23 aprile 2009 («effort sharing»), che ha ripartito tra gli Stati membri l'obiettivo europeo di riduzione delle emissioni di gas-serra per i settori non-ETS, cioè non regolati dalla direttiva 2009/29/CE (identificabili approssimativamente con i settori agricolo, trasporti, residenziale e civile); 
dopo l'approvazione alla Camera è stato approvato in via definitiva dal Senato il disegno di legge n. a.s. 2312 che prevede la ratifica e l'esecuzione, da parte dell'Italia, di una serie di accordi in materia ambientale, tra cui l'emendamento di Doha al protocollo di Kyoto; 
dal 7 all'11 dicembre 2015 a Parigi si è tenuta la ventunesima sessione della Conferenza delle Parti (COP21) relativa alla Convenzione quadrato delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC); 
nella seduta del 3 febbraio 2016, presso la 13a Commissione del Senato, si sono tenute le comunicazioni del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sulla Conferenza COP21 di Parisi; 
sulla missione della delegazione parlamentare italiana alla COP21 è incentrata la relazione allegata al resoconto della seduta del 9 febbraio 2016 della Commissione VIII (Ambiente) della Camera; 
la Conferenza si è conclusa con l'adozione dell'accordo di Parigi da parte dei 195 Paesi presenti nell'Assemblea plenaria. L'Accordo, che è universale e legalmente vincolante ed entrerà in vigore nel 2020, definisce un nuovo piano di azione globale per evitare al pianeta un cambiamento climatico pericoloso; 
nella relazione predisposta dalla delegazione parlamentare italiana partecipante, sono indicati i tre principali obiettivi dell'Accordo: 
a) effettuare interventi di mitigazione delle emissioni al fine di contenere l'aumento della temperatura «bene al di sotto» dei 2 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali, intensificando gli sforzi per contenerla entro 1,5 gradi; 
b) aumentare la capacità di adattamento alle conseguenze del cambiamento climatico e di rafforzare la resilienza climatica e lo sviluppo di un'economia a basse emissioni senza compromettere la produzione di cibo; 
c) garantire flussi finanziari in grado di sostenere gli interventi di mitigazione e adattamento; 
l'architettura dell'accordo si basa inoltre sui piani di azione climatici nazionali volontari (Intended Nationally Determined Contributions – INDCs) che i Paesi sono chiamati a predisporre. I Governi hanno concordato di verificare gli obiettivi ogni 5 anni e di definirne di più ambiziosi in coerenza con lo sviluppo scientifico. È previsto che i Paesi comunichino pubblicamente i loro obiettivi e che vi sia un efficace sistema di trasparenza e verificabilità a lungo termine. Sul piano dell'adattamento, i Governi hanno inoltre concordato di rafforzare le azioni per fronteggiare gli impatti del cambiamento climatico e di fornire un supporto internazionale per l'adattamento nei Paesi in via di sviluppo; 
nei giorni 1o e 2 maggio 2016 i Ministri dell'energia del G7, in preparazione del Summit del G7 che si terrà a Ise-Shima il 26 e 27 maggio 2016, si sono riuniti a Kitakyushu per discutere degli sviluppi intercorsi dalla ultima riunione tenutasi ad Amburgo nel 2015: nella dichiarazione congiunta che ne è seguita, è stato affermato l'impegno ai principi ed alle azioni stabilite nell'iniziativa di Roma per la sicurezza energetica e nell'iniziativa di Amburgo per la sicurezza energetica sostenibile, principi che sono le basi della sicurezza energetica collettiva dei Paesi del G7; 
secondo i Ministri, di fronte all'attuale livello dei prezzi dell'energia e alla sua volatilità, il costante investimento nell'approvvigionamento energetico sicuro e sostenibile è essenziale per ridurre i rischi della futura crescita dell'economia globale. Mercati ben funzionanti e trasparenti, combustibili, fonti e rotte diversificate, aumento dell'efficienza energetica e miglioramento della resilienza dei sistemi energetici sono tutti elementi necessari per rafforzare la sicurezza energetica;
è stato inoltre sottolineato che rispondere alle molteplici richieste di sicurezza energetica, efficienza economica, ambiente e sicurezza è una sfida attuale per tutti i Paesi, sia produttori che consumatori, sviluppati o emergenti: un elemento cruciale per aumentare la sicurezza energetica consisterebbe nel mettere in campo azioni che consentano di affrontare disastri naturali attraverso sistemi energetici resilienti, compresi quelli relativi all'elettricità, al gas e al petrolio, ed avere meccanismi per rispondere alle emergenze per un pronto recupero dei sistemi nel momento dello svolgersi della calamità; 
grazie ai vari provvedimenti di Governo e Parlamento in questa legislatura che hanno finalizzato e integrato i contenuti della Strategia energetica nazionale intervenendo tra l'altro in materia di fonti rinnovabili, l'Italia ha raggiunti già dal 2014 l'obiettivo per il 2020 del 17 per cento sui consumi finali di energie rinnovabili (con una quota relativa alla sola produzione elettrica che arriva al 40 per cento, siamo a livello mondiale il Paese leader per produzione nel fotovoltaico: 9 per cento a fronte del 5 per cento della Germania). Inoltre, il sistema dei «certificati bianchi» può rendere l'approccio italiano all'efficienza energetica il modello da adottare anche da parte degli altri Paesi europei, e, sul piano delle emissioni di C02, si sono abbattute le emissioni del 20 per cento superando così il target per il 2020 ed avvicinandosi a quello del 2030 –: 
se quanto esposto in premessa corrisponda al vero e, in questa ottica, quali siano i risultati più rilevanti derivanti dal G7 del 1o e 2 maggio 2016, e quali iniziative intenda adottare il Governo, anche in ambito europeo, dopo la COP 21, in merito alla revisione degli obiettivi del «pacchetto clima-energia», al rafforzamento della sicurezza e all'efficienza economica degli approvvigionamenti energetici.