08/02/2024
Arturo Scotto
2-00326

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   dal 7 ottobre 2023, le organizzazioni della società civile (Osc) presenti nei Territori palestinesi occupati (Tpo) affrontano crescenti problemi nel sostituire e integrare il proprio personale espatriato;

   da quella data, sono state sospese le attività del Ministero del lavoro e degli affari sociali israeliano, relative al rilascio della cosiddetta «lettera di supporto» necessaria per la richiesta di visto di lavoro B1 presso l'ufficio di Public Immigration;

   tutti i visti B1 in scadenza degli operatori delle Osc internazionali sarebbero stati estesi automaticamente fino all'8 febbraio 2024, ma non è ancora reso noto se i visti B1 saranno nuovamente estesi, e se sia possibile inviare nuovo personale espatriato nel Paese, a causa della sospensione delle attività del Ministero israeliano;

   l'interpellante è venuto a conoscenza di due episodi particolarmente gravi;

   il primo caso riguarda la rappresentante dell'Ong Educaid nei Tpo, Mariangela Piras, la quasi il 5 gennaio 2024 si è recata al valico di Allenby per fare rientro a Gerusalemme dopo 15 giorni di riposo trascorso fuori dal Paese. La dottoressa Piras era munita di visto di tipo B1 regolarmente rilasciato dal Ministero dell'interno israeliano;

   in fase di controllo dei passaporti sul lato israeliano, le è stato comunicato da un'addetta di seguirla per un interrogatorio. Le sono state rivolte domande sulla sfera lavorativa e personale. Le è stato inoltre chiesto di sbloccare il telefono, precedentemente sequestrato, e sono stati controllati i contatti;

   l'addetta alla sicurezza israeliana avrebbe aperto WhatsApp, digitando nella barra «cerca» il prefisso palestinese e chiedendo chi fossero i relativi contatti, per poi segnare su un taccuino alcuni numeri, controllando inoltre i gruppi WhatsApp tra le Ong internazionali per il coordinamento degli interventi umanitari;

   al termine dell'interrogatorio, un altro addetto alla sicurezza israeliano le ha riferito che il visto era stato annullato;

   la dottoressa Piras ha chiesto chiarimenti ed un documento che certificasse il provvedimento, senza ottenere risposte;

   il suo passaporto è stato consegnato ad un altro impiegato israeliano, che l'ha scortata fino all'autobus per la Giordania;

   sempre secondo quanto consta all'interpellante, la dottoressa Piras ha contattato il Consolato italiano di Gerusalemme e l'Access Support Unit, che hanno provato a raccogliere informazioni dalle autorità israeliane. Nel frattempo però è stato intimato alla dottoressa Piras di lasciare il terminal in direzione della Giordania ed il suo passaporto è stato consegnato all'autista dell'autobus, il quale ha gestito per lei le pratiche di ingresso in Giordania;

   solo dopo l'arrivo in Giordania, l'operatrice ha ricevuto il passaporto, con il visto annullato con la dicitura «cancelled»;

   il secondo caso riguarda la Rappresentante di Cospe Onlus, Francesca Forte. La dottoressa Forte è operativa nei Tpo dal 2019, con regolare visto di tipologia B1 emesso dalle Autorità israeliane. Secondo quanto appreso dall'interpellante, il visto della dottoressa Forte era stato esteso dalle autorità israeliane fino all'8 febbraio 2024. Il 17 gennaio 2024, facendo rientro nei Tpo attraverso il confine giordano (Allenby Bridge), al momento del controllo da parte delle autorità israeliane, alla dottoressa Forte è stato ritirato il passaporto per ulteriori controlli;

   successivamente, le sarebbero state chieste informazioni sulla sua posizione lavorativa, sul motivo dell'ingresso nel Paese e sulla durata della permanenza. La dottoressa Forte ha risposto alle domande e mostrato sia il visto in corso di validità che la prenotazione aerea per un volo di rientro in Italia per il 7 febbraio 2024;

   le autorità israeliane le hanno comunicato che il visto risultava precedentemente cancellato, su decisione del responsabile della sezione visti del Population and Immigration Authority (Piba). Dopo aver informato telefonicamente il Console aggiunto d'Italia a Gerusalemme, dottor Alessandro Tutino, la dottoressa Forte ha chiesto il dettaglio delle motivazioni, ma le autorità israeliane l'hanno invitata a rivolgersi all'ambasciata israeliana ad Amman, attualmente non operativa;

   dopo molteplici insistenze, le è stato comunicato che le ragioni del diniego dell'ingresso starebbero nel fatto che «è stata vista dove non doveva essere». Le è stato intimato di fare rientro ad Amman ed è stata scortata all'autobus: solo allora le è stato restituito il passaporto, sul quale non sono state apposte cancellazioni al visto, e le è consegnata una lettera ufficiale di diniego nella quale, alla luce della legge 5712-1952 Entry into Israel, sono indicate le seguenti motivazioni: 1) considerazioni di sicurezza; 2) prevenzione dell'immigrazione illegale;

   sono due casi, ma il numero potrebbe aumentare e mettere a rischio l'operatività di queste due Osc nei Tpo e di tutto il sistema italiano della cooperazione internazionale nel Paese, a fronte dell'assenza di qualunque spiegazione ma del pieno rispetto da parte delle Osc italiane della normativa in vigore –:

   se non ritenga di attivare un canale diplomatico per richiedere alle autorità israeliane le motivazioni che hanno portato alla cancellazione dei visti e richiedere di autorizzare gli ingressi negati alle nostre cooperanti, assicurare che venga mantenuta l'operatività delle nostre organizzazioni nei Tpo e la possibilità di inviare personale espatriato, nonché per ripristinare il sistema dei visti di lavoro al fine di garantire l'accesso degli operatori e delle operatrici delle organizzazioni della società civile (Osc) italiane nei Territori palestinesi occupati (Tpo).