10/04/2014
Roberto Speranza
Villecco Calipari, De Maria, Migliore, Luigi Di Maio, Pisicchio, Schirò, Palese, Antimo Cesaro, Scopelliti, Cicu, Allasia, Locatelli, Zaccagnini, Gitti, Garavini, Ghizzoni, Gribaudo, Giuditta Pini, Furnari, Tacconi, Verini
2-00504

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri, il Ministro della giustizia, il Ministro della difesa, per sapere – premesso che: 
   con la legge n. 107 del 2003 è stata istituita la Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause dell'occultamento dei fascicoli, ritrovati nel 1999 a palazzo Cesi, sede della procura generale militare, in quello che è stato chiamato «l'armadio della vergogna», contenenti denunce ed atti relativi a stragi nazifasciste commesse nel corso della 2a guerra mondiale, che hanno causato circa 15.000 vittime; 
   gli atti della Commissione (audizioni, resoconti stenografici desecretati, elenco delle località e delle vittime, relazioni finali) sono stati raccolti e resi pubblici in quattro volumi editi dalla Camera dei deputati, ad esclusione degli atti su cui la Commissione aveva posto il segreto funzionale, nonché dei documenti formalmente classificati «riservati» o «segreti» dalle autorità di Governo; 
   tale Commissione ha concluso i suoi lavori nel febbraio del 2006 con la presentazione di due relazioni, una di maggioranza e l'altra di minoranza. Tali relazioni non sono state discusse in Aula. I resoconti delle sedute della Commissione sono stati, di recente, trasferiti su supporto informatico. Restano aperti, invece, i profili relativi all'ampia documentazione raccolta, che non è stata ancora resa pubblica e consultabile nella sua interezza. Da quanto risulta, nessuno dei documenti tuttora soggetti a classifica è sottoposto a segreto funzionale rispetto al quale è possibile esercitare, da parte della Presidente della Camera, un potere di declassificazione. Gli atti tuttora soggetti al vincolo di segreto o di riservato sono atti infatti pervenuti con detta classifica alla Commissione di inchiesta da parte di diverse autorità. A questo riguardo, risulta essere stata avviata da parte della Presidenza della Camera la procedura di interpello delle autorità responsabili della formazione dei documenti per verificare se permangano i vincoli originariamente apposti. Ciò al fine di una rapida adozione degli opportuni provvedimenti affinché tutto il materiale, anche documentale, sia consultabile liberamente da parte di ricercatori, studiosi ed esperti, al fine di pervenire ad una piena chiarezza su tutti gli aspetti di quanto avvenuto. Resta peraltro ancora irrisolto il problema tempestivamente sollevato dalla Presidenza della Camera circa la permanenza o meno dei vincoli residui; 
   il lungo tempo trascorso dai tragici avvenimenti bellici consente una riflessione obiettiva, non emotiva, sulle stragi del 1943-1945; 
   il dovere della memoria è imposto dall'esigenza di chiudere la vicenda delle stragi con l'attenzione che esse meritano, con l'accertamento della verità e col risarcimento, almeno morale, ai pochissimi superstiti ed ai loro familiari e con adeguate «riparazioni»; per altro verso, la memoria ragionata delle stragi è indispensabile oggi, in un contesto in cui i rigurgiti neofascisti in tutta Europa trovano il proprio humus nell'ambiguo e pericoloso revisionismo storiografico, che da decenni ormai viene ad evidenziarsi sempre di più, sino a posizioni di vero e proprio negazionismo; 
   il ripetersi, in Italia come in Europa, di manifestazioni che rievocano un passato davvero tragico, rende necessario rafforzare la conoscenza dei fatti e delle aberrazioni e nefandezze compiute dagli eserciti occupanti, in modo da creare gli antidoti necessari perché fatti del genere non accadano mai più; 
   insomma, occorre chiudere definitivamente, ma con giustizia e dignità, una pagina tremenda della storia del Paese. Ciò non per spirito vendicativo ma anzi nello spirito di collaborazione già in essere fra Italia e Germania per il chiarimento e la condanna unanime delle atrocità compiute in danno dei diritti umani, così come ribadito anche certamente dal Presidente Napolitano e dal Presidente Gauck in visita ufficiale a S. Anna di Stazzema, nel mese di marzo 2013; visita nel corso della quale il Presidente tedesco ha avuto modo di sottolineare, significativamente, come «la conciliazione non può essere oblio»; 
   con la sentenza del 3 febbraio 2012 la Corte internazionale di giustizia dell'Aja ha accolto il ricorso della Germania contro le sentenze dei tribunali militari italiani, che condannavano la Repubblica Federale di Germania – come responsabile civile – a risarcire le vittime delle stragi e gli altri danni cagionati. La motivazione dei giudici dell'Aja è basata sul principio di diritto internazionale consuetudinario per cui uno Stato sovrano non può essere soggetto alla giurisdizione di un tribunale straniero, senza possibilità di deroghe. Tesi che, in concreto, finisce, ad avviso degli interpellanti, per equiparare quelli che vanno intesi a tutti gli effetti come «crimini contro l'umanità» a mere azioni belliche. Questi eventi, invece, vanno ben al di là delle atrocità connaturate ad ogni guerra e, dunque, dovrebbero essere perseguibili sempre ed ovunque; 
   in ogni caso, la sentenza della Corte dell'Aja ha lasciato aperta la via delle intese tra Stati, per addivenire a forme adeguate di risarcimento e/o di riparazione; 
   vi sono stati contatti e colloqui tra il Ministero degli affari esteri italiano e quello della Germania federale; è stata istituita una Commissione di storici italo-tedeschi, che ha depositato la sua relazione conclusiva circa un anno fa, formulando anche una serie di «raccomandazioni» perché si realizzino gli obiettivi della verità e della giustizia; 
   in questo contesto ed a seguito di vari incontri di diverse associazioni e dell'ANPI col Ministro degli affari esteri, si sono definite proposte concrete, che il Ministero ha esaminato e trasmesso al corrispondente Ministro della Repubblica federale di Germania. Di recente, quest'ultima si è orientata a dare avvio al finanziamento di alcuni progetti. Uno di questi (predisposto da ANPI e ISMLI, per la creazione di un atlante delle stragi), sta partendo in questo periodo. Ma è certo che occorreranno interventi molto più importanti e complessi, se si vuole davvero creare un «clima» rispondente alle esigenze di verità e giustizia; 
   bisognerà dunque ottenere che altri progetti vengano presi in considerazione ed attuati, così come altre forme di risarcimento e/o di riparazione; e su questo piano sarà molto importante l'impegno del Ministro degli affari esteri e dello stesso Governo italiano; 
   è fondamentale inoltre, ai fini della verità e della giustizia, che si possano eseguire, anche in Germania, le sentenze emesse dai tribunali militari di La Spezia, Verona e Roma, nei confronti di cittadini tedeschi. Da un carteggio svoltosi di recente tra l'ANPI nazionale e il Ministro della giustizia risulterebbe che, in pratica, l'esecuzione delle pene non sia stata mai ottenuta, mentre poco si conosce circa l'esecuzione delle sentenze per quanto riguarda le statuizioni civili; 
   è evidente, peraltro, che non è possibile occuparsi solo delle responsabilità altrui, e dunque la ricerca della verità e l'assunzione delle responsabilità debbono riguardare anche le istituzioni italiane; 
   è certo che l'occultamento dei fascicoli di cui si è detto, ha reso praticamente impossibile il tempestivo avvio di numerosissimi procedimenti penali e che il decorso del tempo ha ostacolato e reso impervie anche le istruttorie e i dibattimenti che si sono potuti svolgere a tanti anni di distanza; 
   su questo terreno non si è fatta ancora luce, né sui fatti né sulle responsabilità, restando peraltro già evidente che fatti così gravi di occultamento di centinaia di fascicoli non possono essere ascritti solo a negligenze individuali. Ed è per questo che occorre, finalmente, un'approfondita discussione in sede parlamentare su quanto accertato dalla Commissione di inchiesta e da altri atti e documenti acquisiti in varie sedi. È assolutamente certo che non potrà parlarsi di giustizia né di verità, se anche da parte dello Stato italiano non ci sarà un'aperta e chiara assunzione di responsabilità, che valga anche come, sia pur tardiva, riparazione –: 
   se non ritenga opportuno adoperarsi per assicurare l'esecuzione, anche in Germania, sotto il profilo penale e civile, delle sentenze emesse dai tribunali italiani in relazione alle stragi del 1943-1945; 
   se non ritenga opportuno attivarsi con la Repubblica federale della Germania perché ai primi atti di riparazione facciano seguito forme concrete e consistenti di risarcimento e/o di riparazione, secondo le richieste formulate da molte associazioni e dall'ANPI e depositate al Ministero degli affari esteri; 
   se intenda appoggiare e sostenere, per quanto di competenza, l'attuazione dei progetti recepiti, in tutto o in parte, dalla Repubblica federale di Germania, mediante concreto appoggio – ove richiesto – agli organismi, enti ed associazioni competenti; 
   se non intenda, nell'ambito delle proprie competenze, attivare tutti i mezzi e gli strumenti, anche normativi, necessari per rendere accessibili gli atti ed i documenti acquisiti dalla Commissione parlamentare di inchiesta sull'occultamento di fascicoli, eliminando ogni secretazione residua e facilitando la conoscenza e lo studio del materiale raccolto, anche al fine di accertare definitivamente tutte le cause effettive dell'occultamento dei fascicoli, con le relative responsabilità ed effetti e se non ritenga opportuno, alla luce di tutto quanto premesso, compiere un atto di assunzione di responsabilità che funga anche come atto di riparazione morale nei confronti delle vittime e dei loro familiari, per quanto riguarda il ruolo italiano nelle stragi nazifasciste del 1943-1945, e per ciò che attiene ai ritardi ed alle omissioni che tanto hanno pesato sull'accertamento della verità; 
   quali iniziative intenda, inoltre, adottare al fine di facilitare, sostenere e promuovere studi e ricerche storiche, anche a livello territoriale, in merito ai tragici effetti delle stragi, contribuendo così non solo all'accertamento della verità, ma anche alla diffusa conoscenza dei fatti, ai fini di una efficace prevenzione per il futuro e della formazione di una vera memoria collettiva e se non ritenga opportuno presentare al Parlamento una relazione in merito all'impatto e all'efficacia delle misure adottate e agli eventuali risultati conseguiti.