24/07/2015
Liliana Ventricelli
Grassi, Mariano, Boccia, Mongiello, Pelillo, Capone, Vico e Ginefra
3-01638

Per sapere – premesso che: 
è notizia attuale, riportata in queste ultime ore anche dai maggiori organi di stampa, che la «SO.G.I.N. S.P.A.» – società di Stato responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi –, ha consegnato all'ISPRA – Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale la carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) a ospitare quello che sarà il deposito nazionale delle scorie nucleari; 
dall'ISPRA la documentazione passerà al Ministero dello sviluppo economico e al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che dovranno deliberare e dare il via libera alla pubblicazione della carta, che presumibilmente dovrebbe essere pronta per il mese di luglio 2015; a pubblicazione avvenuta ci saranno quattro mesi di consultazione pubblica e un seminario nazionale dove saranno invitati a partecipare tutti i soggetti interessati – dalle istituzioni alle associazioni ambientaliste, passando per il mondo scientifico –, e dopo tale periodo si potrà dare il via alla costruzione del deposito che dovrebbe iniziare nel 2020, perché possa essere attivo a partire dal 2024, con una spesa stimata per un costo totale di 1,5 miliardi di euro; 
il deposito sarà una struttura con barriere ingegneristiche e barriere naturali poste in serie, progettata sulla base delle esperienze internazionali e secondo i più recenti standard AIEA (Agenzia internazionale energia atomica) che consentirà la sistemazione definitiva di circa 75 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività e lo stoccaggio temporaneo di circa 15 mila di rifiuti ad alta attività; dei circa 90 mila metri cubi di rifiuti radioattivi, il 60 per cento deriverà dalle operazioni di smantellamento degli impianti nucleari, mentre il restante 40 per cento dalle attività di medicina nucleare industriali e di ricerca, che continueranno a generare rifiuti anche in futuro; 
nonostante una possibile rosa di luoghi, non è ancora stato stabilito con esattezza dove sorgerà il deposito: tra i parametri di cui si dovrebbe tenere conto per decidere il posto considerato più idoneo a ospitare le scorie, si dovrà considerare la sismicità della zona, la presenza di zone protette e parchi naturali, la presenza di miniere e poligoni di tiro, la presenza di lagune o dighe; inoltre il luogo dove nascerà il deposito nazionale italiano non potrà essere sopra i 700 metri di quota né sotto i 20 metri sul livello del mare, non potrà essere a meno di cinque chilometri dal mare né a meno di un chilometro da ferrovie o strade particolarmente trafficate, inoltre il deposito di scorie nucleari non potrà essere costruito in vicinanza di fiumi o di aree abitate; 
a quanto è dato di sapere al momento, i prodotti di scarto del nucleare in Italia potranno essere collocati entro un centinaio di siti individuati dalla «SO.G.I.N. S.P.A.» entro una dozzina di diverse regioni; il progetto per la costruzione del sito vedrebbe la costruzione di un deposito di superficie dove i barili dovrebbero essere coperti da tre diversi tipi di protezioni in calcestruzzo e in cemento e posti in celle sigillate e impermeabilizzate, e la costruzione di un centro di ricerca specializzato neldecommissioning; si stima che il luogo dove sorgerà l'impianto potrà tornare utilizzabile dopo circa tre secoli da un eventuale smantellamento, considerando però, come già detto, che il deposito immagazzinerà solo scorie radioattive di intensità bassa o media, poiché allo stato attuale non è in programma la costruzione di un cimitero per scorie altamente radioattive; 
tenendo dunque conto dei criteri già indicati, gli esperti ministeriali e della «So.g.i.n. S.p.a.» avrebbero indicato tra i luoghi preposti alla costruzione del deposito Puglia, Lazio, Toscana, Veneto, Basilicata e Marche come leoni più adatte per ospitare la struttura; nonostante dopo l'invio degli elenchi, i criteri potrebbero subire delle modifiche; come già detto la pubblicazione della mappa dei siti idonei ad ospitare il deposito nazionale sarà seguita da una fase di consultazione pubblica, che culminerà nel seminario nazionale dove saranno invitati a partecipare tutti i soggetti interessati, e solo al termine di questa complicato iter si arriverà a una versione aggiornata della carta dei siti. Quindi si procederà all'acquisizione di possibili manifestazioni di interesse da parte di regioni ed enti locali: in assenza di adesioni spontanee, e se non si dovesse arrivare ad una scelta concordata, a decidere sarà il Consiglio dei ministri, ipotesi che vedrebbe coinvolto il Governo in maniera diretta –: 
se i Ministri interrogati non ritengano necessario intervenire affinché vengano messe al più presto in atto indagini specifiche per determinare se realmente i territori in questione siano adatti ad ospitare un simile deposito e, nel caso in cui la scelta di costruirlo sia imprescindibile, quali reali soluzioni si intendano porre in essere perché vi siano meno danni possibile per i cittadini e il nostro Paese; 
nel caso si tratti effettivamente di scegliere la regione Puglia, se esista realmente un luogo che abbia tutti i requisiti per poter costruire in sicurezza il deposito; 
se non ritengano di dover smentire questa possibilità e intervenire per disporre un cambio di rotta deciso sulla collocazione del deposito unico nazionale e, in particolare, se non ritengano di dover escludere la regione Puglia da questa ipotesi.