10/11/2015
Michele Anzaldi
3-01830

Per sapere – premesso che: 
nelle scorse settimane la società editrice Mondadori ha proceduto ad acquistare per 175 milioni di euro la società editrice Rizzoli; 
va evidenziato che la società acquirente aveva richiesto sin dal 2013 lo «stato di crisi» prorogato fino all'anno in corso; 
nel corso di questo periodo di tempo numerosi giornalisti del gruppo sono stati indotti a lasciare il lavoro attraverso i meccanismi di anticipo della pensione ed altri hanno dovuto far ricorso agli ammortizzatori sociali scaricando costi dalla incidenza rilevante sulle casse del già fragile Inpgi istituto, di previdenza dei giornalisti; 
dal 2010 ad ottobre 2015 l'azienda ha fatto registrare 81 prepensionamenti dal costo per lo Stato di 10.483.960 euro; per i contratti di solidarietà nel periodo intercorso tra il 2013 ed il 2015 lo Stato ha pagato in termini di oneri 3.602.567 euro e 3.681.896 euro per quanto riguarda la cassa integrazioni guadagni; 
nel giugno 2015 è stato sottoscritto in sede Frig e con la partecipazione della Fnsi un nuovo contratto di solidarietà in cui i 250 giornalisti circa della Mondadori hanno accettato una solidarietà al 15 per cento. Di questo 15 per cento, il 10 per cento è a carico dello Stato, il 60 per cento dell'Inpgi e la parte restante decurtata dal reddito dei giornalisti; 
queste operazioni hanno consentito di risanare i conti dell'azienda che è tornata a far registrare utili soprattutto nell'ambito dei periodici; 
l'amministratore delegato anche attraverso pubbliche interviste come quella rilasciata al Sole 24 ore il 6 novembre 2015 ha potuto annunciare l'uscita dalla crisi e l'abbattimento dell'indebitamento da parte di Mondadori; 
tale successo si è declinato anche attraverso premi rilevanti che hanno fatto crescere in maniera esponenziale la retribuzione da amministratore delegato; 
ma il processo di razionalizzazione non si ferma qui, tant’è che la direzione del personale ha comunicato al comitato di redazione della Mondadori che i giornalisti che rimarranno a Roma lavoreranno in modalità «smart working»; 
lo smart working è una figura non ancora disciplinata nel nostro ordinamento e fa riferimento ad una prestazione di lavoro subordinato che si svolge al di fuori dei locali aziendali con un orario medio annuale inferiore senza l'obbligo di utilizzare una postazione fissa; 
questa opzione dovrebbe riguardare i giornalisti dei periodici i quali attraverso un comunicato stampa del comitato di redazione hanno già sollevato preoccupazioni sui proprio futuro e respinto la proposta; 
l'azienda ha infatti comunicato che dall'11 dicembre 2015, 5 giornalisti su 10 saranno trasferiti a Milano e si tratta di 3 giornalisti di Sorrisi e Canzoni e 2 giornalisti di Panorama mentre altri 5 giornalisti, la cronista parlamentare di Chi e 4 giornalisti diPanorama, resterebbero, invece, a Roma per lavorare in modalità smart working non meglio specificata senza possibilità di appoggiarsi ai nuovi uffici se non per eccezionali occasioni di rappresentanza; 
tale modalità soprattutto in riferimento allo smart working in assenza di un quadro legislativo chiaro rischia di modificare, ulteriormente la professione giornalistica assecondando solo le necessità delle case editrici –: 
se il Governo sia a conoscenza di tali modalità di ristrutturazione poste in essere da parte della Mondadori e se non ritenga opportuno intervenire, per quanto di competenza, attivando un tavolo di confronto al fine di verificare innanzitutto le modalità dei processi riorganizzativi adottati nel corso di questi anni dall'azienda, soprattutto grazie al contributo dello Stato, nonché la possibilità di scongiurare l'introduzione dello smart working in assenza di una specifica previsione normativa garantendo gli attuali livelli occupazionali senza trasferimenti.