02/10/2023
Ilenia Malavasi, Marco Furfaro, Paolo Ciani, Gian Antonio Girelli e Nico Stumpo
3-00683

Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   l'ultima legge di bilancio (legge 25 dicembre 2022 n. 197) ha previsto l'introduzione della misura del reddito alimentare, ovverosia la distribuzione, in via sperimentale per due anni, nelle città metropolitane, di pacchi realizzati con i prodotti invenduti della grande distribuzione alimentare per aiutare le famiglie meno abbienti;

   in particolare, è stato destinato un fondo da 1,5 milioni di euro per il 2023 e di 2 milioni per il 2024, allo scopo di combattere lo spreco di cibo invenduto dalla grande distribuzione e distribuirlo gratuitamente a chi ne ha bisogno;

   la Caritas, nel suo ultimo dossier, descrive un Paese in cui i poveri assoluti sono circa 5,6 milioni di cui 1,4 bambini;

   ogni anno, solo in Italia, si buttano circa 230 mila tonnellate di cibo invenduto, mentre milioni di persone devono affidarsi alle mense o ai pacchi alimentari, perché non possono permettersi di fare la spesa;

   tuttavia, ad oggi, la misura del reddito alimentare, importante sostegno contro la povertà, non è ancora operativa, nonostante siano ampiamente scaduti i 60 giorni previsti dalla legge per varare da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali il decreto attuativo con le modalità operative;

   a quanto si apprende da notizie di stampa, al Ministero in questi mesi attraverso la direzione generale competente si sono svolti gli opportuni approfondimenti relativi all'attuazione di tale disposizione;

   dal confronto con il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, titolare del tavolo nazionale per la lotta agli sprechi e l'assistenza alimentare agli indigenti e con le sigle presenti al suddetto tavolo, sarebbero emerse «forti perplessità» sull'applicazione della nuova norma al di fuori delle procedure e dei presupposti disciplinari dalla legge Gadda che ha istituito nel 2006 il banco alimentare;

   il risultato è che il reddito alimentare è fermo, nonostante l'emergenza drammatica che stanno vivendo le famiglie con una crisi economica e sociale che ha pochi precedenti, con il caro energia, l'inflazione e l'aumento delle disuguaglianze;

   si ritiene urgente che i Ministeri competenti lavorino per dare quanto prima attuazione a questa misura che potrebbe dare un aiuto concreto a milioni di persone che ne hanno bisogno –:

   quali siano le criticità che impediscono di varare i decreti attuativi e, ove vi fossero, come si intenda superarle e risolverle nonché quali siano le tempistiche con cui saranno emanati i decreti attuativi.

Seduta del 3 ottobre 2023

Risposta delll Vice Ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, replica di Ilenia Malavasi

MARIA TERESA BELLUCCI, ice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Ringrazio l'onorevole interrogante che chiede informazioni circa l'attuazione del reddito alimentare, introdotto dal Governo con la legge di bilancio 2023, con la quale è stato costituito il fondo per la sperimentazione di questa nuova misura, con una dotazione di 1,5 milioni di euro proprio per l'anno 2023 e innalzata di 2 milioni per gli anni a decorrere dal 2024.

Il tema del sostegno ai cittadini più bisognosi è certamente di primaria importanza per il Governo. Con il reddito alimentare, in particolare, abbiamo inteso fornire un aiuto alle persone che, in condizione di povertà assoluta, attraversano uno stato di grande afflizione e possono, quindi, vedere in questo tipo di aiuto una distribuzione gratuita, anche tramite gli enti del Terzo settore, i quali ovviamente rappresentano una risorsa indispensabile per poter accompagnare queste persone in un percorso di inclusione, di autonomia e, quindi, di ritorno ad un'autodeterminazione, anche attraverso la propria attività e l'attivazione dal punto di vista lavorativo. Attraverso questi enti e il fondo che abbiamo costituito, l'obiettivo è quello di fornire prodotti alimentari invenduti per cause legate, ad esempio, a difetti della confezione o a prossimità della scadenza. Quindi, ovviamente, affrontiamo la problematica degli scarti alimentari e la possibilità quindi di metterli a sistema per distribuire opportunità, in questo caso, di una giusta e appropriata (ma anche essenziale) alimentazione.

Con tale strumento, quindi, si persegue un duplice obiettivo: da una parte, fornire un contributo concreto alle persone che hanno la possibilità di ricevere questi aiuti e invece non hanno la possibilità di fare la spesa tutti i giorni, rifornendosi quindi dell'essenziale ed, insieme, combattere lo spreco alimentare.

Vi aggiorno sul fatto che il decreto che dà attuazione al reddito alimentare è stato firmato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali il 26 maggio 2023, registrato dalla Corte dei conti il 5 luglio e pubblicato sul sito internet istituzionale del Ministero, nella sezione pubblicità legale dal 28 luglio scorso.

Il provvedimento definisce le modalità attuative della norma della legge di bilancio ed è frutto di una interlocuzione approfondita con tutte le parti istituzionali interessate, nonché con il partenariato, quest'ultimo costituito sia dal Tavolo per la lotta agli sprechi e per l'assistenza alimentare sia da organizzazioni partner nazionali del programma inerente il Fondo di aiuti europei agli indigenti (il cosiddetto FEAD).

Abbiamo accolto la richiesta, che proveniva proprio dagli enti del Terzo settore che in questi anni si sono occupati di aiuti alimentari e che, insieme alle Istituzioni, hanno portato soccorso, di lavorare su questa misura, cercando di coordinarla in maniera efficiente ed efficace con la più ampia materia degli aiuti alimentari, che viene gestita in Italia, per far sì che non si rischiasse di proporre iniziative scoordinate e che quindi potessero capitalizzare le risorse economiche spese ma anche le risorse umane impegnate in tutto questo.

Si prevede una sperimentazione di tre anni, e proprio per questo nella sperimentazione era necessario comprendere bene un'attuazione coordinata, che ha visto quindi sia la fase della redazione del provvedimento, in termini di emanazione dei decreto attuativo, ma anche, successivamente, la condivisione nell'attuazione.

La sperimentazione riguarda alcuni Comuni capoluogo di città metropolitane, individuati a seguito di intesa in Conferenza unificata, e la pubblicazione di un avviso pubblico, non competitivo, a cura sempre del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

Ciò consentirà di raccogliere progetti da parte di quei Comuni individuati per la sperimentazione, con forme di coinvolgimento degli enti del Terzo settore e con la partecipazione degli esercizi commerciali.

Il lavoro su cui è impegnato in questi giorni il Ministero, in raccordo con il sistema delle autonomie e delle organizzazioni del Terzo settore, per raggiungere in tempi brevi l'obiettivo successivo della pubblicazione del bando - e anche per poter sostenere quella cultura dell'amministrazione condivisa che già abbiamo inserito nel nuovo Codice degli appalti ma che deve trovare sempre spazio e attuazione in ogni momento dell'agire istituzionale - è oggi quello di individuare i comuni capoluogo delle Città metropolitane, ovviamente sempre in accordo con la Conferenza unificata, e definire le modalità di attuazione della raccolta dell'invenduto in modo coerente con gli strumenti già in atto al fine di fornire generi alimentari e pasti ai nuclei familiari più bisognosi.

Anche in questo caso si tratta di un confronto che ha visto la presenza degli enti del Terzo settore proprio per comprendere quei contesti che potessero essere maggiormente generativi in termini di una sperimentazione in grado di migliorare lo stato degli aiuti alimentari oggi, in Italia. Questo è proprio l'obiettivo del reddito alimentare, ossia trovare soluzioni ulteriori e anche, a volte, alternative per poter migliorare e raggiungere effettivamente le persone in stato di povertà, che, oggi, in grande parte, sono foriere di opportunità attraverso gli aiuti alimentari che esistono in Italia, ma che, dall'altra parte, ancora devono vedere un sistema maggiormente capace di arrivare in ogni contesto, in ogni realtà e, quindi, di poter trovare conforto nella situazione attuale.

Siamo consapevoli dell'emergenza attuale, che coinvolge molte famiglie vulnerabili e socialmente meno abbienti, e avremo cura, quindi, di portare, con tempestività, ma anche con capacità di coordinamento, a piena attuazione questa importante misura di sostegno da parte del Governo, convinti che ogni intervento debba essere coordinato con gli altri, per far sì che le risorse siano spese in modo efficiente ed efficace. Il Governo è consapevole dell'importanza di questa sperimentazione, dei fondi che sono stati destinati e, quindi, attuerà questa misura nel miglior modo possibile.

ILENIA MALAVASI, Grazie, Presidente. Ringrazio la Vice Ministra per la risposta che, in realtà, ha fornito delle informazioni già note a tutti noi, tramite anche i tanti canali di comunicazione e tramite la stampa. Ha ripetuto più volte che saranno veloci, in tempi brevi, consapevoli dell'emergenza, che faranno presto: in realtà, parliamo di un decreto attuativo che doveva essere deliberato entro 60 giorni, previsti dalla legge, ma così non è stato. Quindi, tutta questa velocità e tutta questa consapevolezza sull'urgenza delle persone che, in questo momento, stanno soffrendo per una crisi economica e sociale che ha pochi precedenti, per il caro energia, per l'inflazione, per l'aumento delle disuguaglianze, penso che siano sintomatiche del lavoro che sta facendo questo Governo. Lo dico perché noi, in realtà, apprezziamo questa misura, crediamo che il reddito alimentare sia una norma importante proprio perché coglie due obiettivi: aiutare le famiglie e contrastare lo spreco alimentare. Partendo da un punto di vista che ci terrei a ricordare, l'accesso al cibo è un diritto umano fondamentale, riconosciuto nell'articolo 25 della Dichiarazione universale dei diritti umani, e, per questo, credo che la celerità che lei ha richiamato sia un dovere, perché negare il diritto al cibo significa negare le condizioni minime necessarie per garantire appieno la vita democratica di un cittadino.

Siamo più perplessi proprio sulla procedura che è stata messa in campo, che va ad individuare in un modello sperimentale alcune città capoluogo, ma, ancora oggi, con un reddito alimentare che non è partito. Lei stessa ha usato i verbi al futuro rispetto al bando che avete fatto per individuare i comuni capoluogo, per individuare i progetti, scaricando anche una serie di attività, in parte, sui comuni e sul terzo settore, che fa un lavoro prezioso per provare a portare a regime la distribuzione dei pacchi alimentari, che, tra l'altro - lei non lo ha ricordato - dovrebbero essere, poi, prenotati tramite una App, di cui non abbiamo ancora oggi notizia.

Quindi, pur ringraziandola per le informazioni e anche per la conferma di informazioni, credo che si debba fare di più, non tanto mettendo a frutto e a sistema in modo coordinato, come lei ha ricordato, tutta una serie di misure, perché, oltre al reddito alimentare, abbiamo visto, sempre nella legge di bilancio, l'attuazione della “carta risparmio spesa” - anche queste entrata in vigore da pochissimi giorni -, il “carrello tricolore”, con le notizie di oggi di una misura che pare non essere così incisiva. Troppe misure spot, dal nostro punto di vista, contro fragilità e contro povertà.

Crediamo che serva altro, crediamo che servano misure strutturali, soprattutto un'attenzione agli stipendi, all'aumento degli stipendi, all'approvazione del salario minimo, alla tassazione degli extraprofitti, al taglio delle accise, a combattere l'evasione fiscale, alla progressività. Crediamo che servano delle misure strutturali che possano andare a supportare queste misure che avete messo in campo.

Davvero spero che questa celerità su cui lei si è impegnata sia vera, perché io penso che un decreto che viene approvato con più di 5 mesi di ritardo sia inaccettabile in un Paese come il nostro e che sia sintomo del fatto che ci sia qualcosa che non va nella struttura ministeriale, nella parte amministrativa, perché sono tantissimi i decreti attuativi che, dalla legge di bilancio ad oggi, non sono ancora entrati in vigore. Parliamo di centinaia di decreti attuativi che mancano, potremmo fare l'elenco, ma li conosciamo tutti quanti. Abbiamo fatto alcune richieste, ad esempio, anche sul bonus psicologico pochi giorni fa, perché crediamo che ci siano delle misure che i cittadini non possono aspettare, perché la fame non aspetta, i bisogni non aspettano. Bisogna avere una struttura che dia continuità alla volontà del Parlamento, alle azioni messe in campo dal Governo, che sia cogente, che permetta ai nostri cittadini di avere delle risposte concrete ed efficaci, perché la vita, ahimè, la viviamo ogni giorno.

Quindi, pur ringraziandola, non posso dichiararmi soddisfatta, ma la invito a lavorare all'interno del suo Ministero e nel suo ruolo per sveltire il più possibile queste misure, perché i cittadini hanno bisogno di tutta la nostra attenzione, ben sapendo come la povertà abbia dei numeri importanti nel nostro Paese. Gli ultimi dati dell'Istat hanno dimostrato come una persona su quattro sia a rischio povertà: un dato allarmante, sintomo di un Paese in difficoltà, con una popolazione a rischio povertà o esclusione sociale che raggiunge 14,3 milioni di persone, un dato molto significativo, che richiede tutta la nostra attenzione. Quindi, credo che le misure spot debbano essere messe a sistema con misure strutturali, ma, soprattutto, che ci voglia un'attività molto più performante, che ci permetta davvero di dare risposte vere e non di fare degli spot propaganda che non aiutano il nostro Paese ad affrontare la crisi economica.