05/05/2017
Diego Crivellari
3-03001

Per sapere – premesso che:
   desta notevole preoccupazione l'andamento della disponibilità idrica nel territorio veneto;
   già nei giorni scorsi, con un'ordinanza del presidente della regione del Veneto, è stato dichiarato lo stato di crisi idrica su tutto il territorio regionale, che avrà validità fino al 15 maggio 2017, con riserva di modifica dei contenuti in relazione all'andamento meteorologico;
   sul piano operativo, l'emergenza è seguita in stretto raccordo con l'Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici del distretto idrografico delle Alpi orientali e in collaborazione con le province autonome di Trento e Bolzano e con i gestori dei serbatoi idroelettrici. Al centro dell'attenzione è, la gestione della risorsa idrica sul fiume Adige, che rappresenta attualmente il punto più critico del sistema sia come portata, sia per la risalita del cuneo salino alla foce;
   in particolare, l'intero Delta del Po è soggetto a una sofferenza idrica a seguito del fenomeno della risalita del cuneo salino, che provoca effetti deleteri in corrispondenza dell'intero territorio. Tra le cause generali vi sono le ridotte portate del Po, dovute a contenuti rilasci idrici montani, prelievi incontrollati, gestione delle acque poco accorta e cambiamenti climatici, che non permettono di garantire un coordinamento ottimale. Tutto ciò è direttamente connesso all'utilizzo delle acque da parte dell'intero bacino, che essendo il più ricco d'Italia, ospita una parte consistente di popolazione e di attività lavorativi;
   la risalita del cuneo salino comporta effetti dannosi sul territorio, che causano l'impossibilità di irrigare alcune aree del delta, con conseguenze che ricadono all'interno degli ecosistemi. La trasformazione delle acque dolci in acque salate comporta numerosi effetti in corrispondenza degli ambiti costieri, tra cui la difficoltà di prelevare acque in corrispondenza dei fiumi e quindi di irrigare il territorio, oltre che di garantire acque potabilizzabili in corrispondenza dei territori prospicienti la costa;
   come comunicato dai Consorzi di bonifica del Veneto e da Anbi, riuniti a Rovigo il 28 aprile 2017, il cuneo salino è risalito di ben 12 chilometri nell'area del Delta, oltre l'asta della strada Romea, rendendo inutilizzabile l'acqua sia per uso idropotabile che per uso irriguo –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tale situazione e quali iniziative di competenza intenda mettere in atto per contrastare l'aggravarsi di un fenomeno che pregiudica l'economia agricola e l'equilibrio ambientale del delta del Po nonché di fasce sempre più estese del territorio veneto.

 

Seduta del 13 giugno 2017

Risponde Silvia Velo, Sottosegretaria di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare, replica Diego Crivellari

Risposta del governo

Con riferimento alle problematiche concernenti la crisi idrica della regione Veneto è innanzitutto opportuno rappresentare, in via di ordine generale, che il Ministero dell'ambiente ha provveduto ad individuare le strategie e le politiche di adattamento ai cambiamenti climatici con l'elaborazione della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Ad essa fa seguito l'elaborazione del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, strumento attuativo della strategia, che prevede, in particolare, una serie di misure a medio e lungo termine per affrontare il tema della scarsità idrica e, più in generale, dei cambiamenti climatici. Pur essendo tale piano nazionale ancora in fase di revisione finale da parte degli organi istituzionali preposti, alcune delle misure in esso previste, ritenute improcrastinabili, sono già state realizzate.

In particolare, sono già state elaborate e diffuse a livello nazionale le linee guida per le valutazioni ambientali delle concessioni di derivazione delle acque e per la definizione del deflusso minimo vitale e deflusso ecologico. Sempre nell'ambito della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, il Ministero dell'ambiente ha promosso, nel luglio 2016, l'istituzione, a livello di ogni distretto italiano e con appositi protocolli d'intesa, gli osservatori permanenti sugli utilizzi idrici. Gli osservatori sono strutture prettamente operative, partecipate da tutti i principali attori distrettuali, pubblici e privati; al loro interno sono effettuate anche le analisi sui trend climatici in atto, la raccolta, l'aggiornamento e la diffusione dei dati relativi alla disponibilità dell'uso della risorsa idrica dei distretti e vengono formulate proposte per la regolamentazione dei prelievi e degli usi e per il contenimento dei consumi idrici. Gli stessi operano anche da cabina di regia per la previsione e gestione degli eventi di carenza idrica e siccità.

Le attività dell'osservatorio fanno riferimento a diversi scenari di severità idrica, che si distinguono in: situazione normale, ovvero scenario non critico, scenario di severità idrica bassa, scenario di severità idrica media e scenario di severità idrica alta. Si fa presente, inoltre, che gli osservatori sono già pienamente operativi sui vari distretti italiani e stanno tenendo, con cadenza pressoché settimanale, riunioni per analizzare lo stato di fatto climatico e meteorologico, per monitorare l'impiego delle risorse, per predisporre gli scenari di utilizzo e per sviluppare il modello proattivo di gestione della scarsità idrica, che potrà prevedere eventuali misure di contenimento dei consumi nonché deroghe alle ordinarie modalità di gestione degli invasi - ad esempio quelli subalpini - a sostegno delle attività agricole.

Con particolare riferimento, poi, al distretto padano e a quello delle Alpi orientali, sulla base dei dati idrologici ed idrici disponibili, gli osservatori competenti hanno già dichiarato la presenza dello scenario di severità idrica media, quello subito precedente al massimo, ed hanno già sviluppato, con il pieno concerto delle regioni e delle province autonome e con la collaborazione di tutti i soggetti pubblici e privati chiamati a intervenire, programmi di gestione delle criticità idrauliche già sopraggiunte o comunque ipotizzabili.

In particolare, per quanto concerne il bacino del fiume Adige, la regione Veneto ha rappresentato che le precipitazioni hanno comportato un aumento delle portate fluenti con temporanea riduzione delle condizioni di difficoltà per l'approvvigionamento idropotabile, ma la scarsità delle riserve idriche non consente ancora di considerare superata la crisi. Per tale ragione l'amministrazione regionale, nell'aprile del 2017, ha dichiarato lo stato di crisi idrica ed ha imposto una limitazione dei prelievi irrigui. Nel contempo sono stati attivati i possibili approvvigionamenti idropotabili alternativi legati all'acquedotto regionale Mosav, in corso di realizzazione.

Inoltre, onde consentire l'immediata esecutività di eventuali misure straordinarie di contrasto ai fenomeni siccitosi in atto, il 2 maggio scorso si è tenuta, presso il Ministero dell'ambiente, un'apposita riunione nazionale alla presenza, oltre che delle regioni e delle autorità distrettuali coinvolte, anche dei Ministeri dello sviluppo economico e delle politiche agricole alimentari e forestali. Nell'ambito di tale riunione è stato assegnato all'Osservatorio distrettuale delle Alpi orientali il compito di farsi promotore della definizione degli scenari previsionali di intervento nei settori idrico-potabile, agricolo, energetico.

Con riferimento, invece, all'area del fiume Po, la competente Autorità di bacino ha fatto presente che il quadro climatico osservato nell'ultimo ventennio e previsto per il futuro è tale da configurare una situazione di criticità crescente, sia sotto il profilo della siccità che sotto il profilo della carenza idrica, per far fronte alla quale è necessario operare sulla sostenibilità dell'uso e della gestione proattiva degli eventi estremi. A riguardo, si fa presente che l'Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici, in atto nel distretto del fiume Po, si è riunito il 14 marzo e l'11 aprile scorsi per esaminare la situazione relativa alla disponibilità idrica. Il 4 maggio si è tenuta un'ulteriore riunione in cui si è proceduto ad aggiornare il quadro complessivo sulla disponibilità della risorsa, concludendo che la situazione presenta uno scenario di severità idrica bassa, criticità ordinaria. La domanda è ancora soddisfatta, ma gli indicatori mostrano un trend verso valori più preoccupanti. L'Autorità di bacino ritiene, pertanto, opportuno continuare il sistema nella fase operativa di vigilanza, in quanto permane la preoccupazione derivante dalle previsioni meteorologiche a tre mesi, che fanno ritenere possibile l'evoluzione verso uno scenario di severità idrica maggiore.

Inoltre, per quanto concerne l'intrusione del cuneo salino, l'Autorità di bacino del distretto del fiume Po segnala che ad oggi, grazie alle ultime perturbazioni, il livello del Po è in crescita, con una portata di 1400 metri cubi al secondo. Tale valore è comunque al di sopra della soglia di allerta per l'intrusione del cuneo salino fissata, invece, a 650 metri cubi al secondo.

Ovviamente, alla luce delle informazioni esposte, per quanto di competenza, il Ministero dell'ambiente, considerata la rilevanza della questione, continuerà a svolgere un'attività di monitoraggio sull'attività in corso, mantenendo ovviamente alto il livello di attenzione.

Replica

Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario Velo per la risposta, peraltro molto articolata. Fa sicuramente piacere che il Governo stia affrontando un problema di rilevanza nazionale con una strategia che fa riferimento alla necessità di affrontare in maniera costruttiva e stringente il tema dei cambiamenti climatici, perché si tratta evidentemente di una grande questione nazionale. Abbiamo parlato, e si è parlato anche nella risposta all'interrogazione data dal sottosegretario, di come l'Adige e il Po effettivamente siano i due principali fiumi di questo Paese e, quindi, si tratti di una questione non di carattere meramente locale.

Da questo punto di vista ci fa sicuramente ben sperare l'impegno, il monitoraggio e una larga collaborazione istituzionale su questi temi.

Giova anche ricordare un tema forse meno conosciuto e meno dibattuto anche nelle sedi istituzionali, che veniva giustamente ricordato in sede di risposta, che è il tema del cuneo salino. Questo è un nodo che da diversi anni è presente e riguarda sia la foce dell'Adige sia il delta del Po in particolare, ed è qualcosa che crea molti problemi all'uso delle risorse idriche per quanto riguarda l'agricoltura e anche poi per la popolazione civile e per uso potabile. Io credo, in particolare, che questo tema del cuneo salino abbia bisogno di investimenti pubblici e da questo punto di vista anche sul nostro territorio, in Polesine e in Veneto, devo dire che è molto significativo il ruolo svolto dai consorzi di bonifica. Tuttavia, credo anche che nell'ambito di quella strategia, che veniva ben evidenziata dal sottosegretario, vi sia la necessità di attivare le giuste sinergie e le collaborazioni istituzionali e, inoltre, un occhio vada dato anche agli investimenti pubblici, che sono e saranno senz'altro - ahimè - necessari per ovviare e contrastare un fenomeno così crescente e purtroppo così grave sia per l'economia sia per la popolazione civile, come veniva giustamente ricordato.

Quindi, credo che da questo punto di vista a noi non resti altro che monitorare, collaborare, cooperare e fare in modo che questa strategia nazionale e il suo piano siano attuati e siano conosciuti anche maggiormente dalla popolazione, in quello spirito anche di collaborazione istituzionale che credo sarà l'unica via per far fronte a un tema e a un nodo sempre più emergente per il Veneto ma anche per l'intera Italia.