06/11/2015
Gian Pietro Dal Moro
3-01824

Per sapere – premesso che: 
nel luglio 2013 all'assemblea dei soci della società Aeroporto Valerio Catullo viene presentato il bilancio 2012 che presenta un passivo di 14 milioni di euro, che si somma alla perdita del precedente esercizio, con 26 milioni di perdite; 
nel luglio 2013, l'assemblea degli azionisti della società Aeroporto Valerio Catullo di Verona Villafranca Spa approva un nuovo piano industriale che prevede circa 130 milioni di euro di investimenti in 10 anni e importanti misure occupazionali per ricollocare i lavoratori in cassa integrazione; 
contestualmente alla presentazione del piano industriale i soci iniziano a valutare un piano di intervento straordinario in grado di poter assicurare il rilancio del sistema aeroportuale con almeno 50 milioni di euro di investimento nei primi tre anni; 
vengono valutate tre possibili soluzioni: 
a) un nuovo aumento di capitale da sottoporre ai soci (soluzione difficile per le restrizioni legate al patto di stabilità degli enti); 
b) l'ingresso di un «partner industriale» o «partner finanziario» per lo sviluppo del sistema aeroportuale del Garda che investa immediatamente nella infrastruttura; 
c) una gara a evidenza europea per la vendita totale o parziale della Catullo spa;

l'assemblea dei soci opta per la soluzione b) «partner industriale» o «partner finanziario» per lo sviluppo del sistema aeroportuale del Garda con particolare riguardo a Brescia con il settore cargo e Verona con lo sviluppo passeggeri; 
nel mese di agosto 2013 SAVE spa, società di gestione aeroportuale che gestisce gli scali di Venezia, Treviso e partecipa all'azionariato dell'aeroporto di Charleroi, Belgio, fa pervenire alla Presidenza della Catullo spa, un'offerta per entrare nella Catullo. La Catullo SpA viene valutata da SAVE circa 70 milioni di euro come Enterprise Value; la proposta SAVE ha 30 giorni di validità. Nel settembre 2013, viene convocata una nuova assemblea dei soci per decidere sulla proposta SAVE; 
l'assemblea dei soci delibera di accettare la proposta SAVE consentendo di avere una esclusiva per mettere in atto una formale due diligence per finalizzare la proposta definitiva alla Catullo spa; 
nel periodo settembre 2013 – aprile 2014 è applicata una due diligence sui conti della Catullo da parte di SAVE e allo stesso tempo i soci Catullo, insieme a SAVE, lavorano anche sugli aspetti legali, su come operare considerato che il 91 per cento della Catullo è in mano a soci pubblici e secondo la normativa vigente sarebbe necessario fare una gara ad evidenza europea per venderne le quote; 
da inizio 2014 viene presentato ai soci il risultato del gruppo di lavoro costituito da professionisti legali individuati dalla società dove si determina che l'ingresso di Save può avvenire senza gara ad evidenza pubblica sulla base di due condizioni indispensabili e non prescindibili: 
a) che il controllo della società Catullo sia in termini operativi che di governance societario rimanga in mano ai soci pubblici; 
b) che la società SAVE abbia visionato e sottoscritto piano industriale senza condizioni e problemi;

nel periodo marzo 2014 – luglio 2014 vengono convocati dei Consigli di amministrazione per approvare le modifiche allo statuto della Catullo per consentire l'ingresso di SAVE; tra i documenti portati in Consiglio di amministrazione non risulta all'interrogante ci fosse la presentazione di un piano industriale, né tantomeno condivisione del piano industriale Catullo approvato all'assemblea di luglio 2013; 
non risulta all'interrogante sia stato mai presentato al Consiglio di amministrazione un documento di approvazione dell'operazione Catullo – SAVE; da parte di ENAC, né tanto meno alcuna nota di approvazione da parte del Ministero; 
in data 6-10 giugno 2014, alcuni soci pubblici di maggioranza della società Aeroporto Valerio Catullo di Verona Villafranca Spa (CCIAA di Verona, comune di Verona, provincia di Verona e provincia autonoma di Trento) sottoscrivono un accordo di investimento con Save spa, società di gestione degli aeroporti di Venezia e Treviso, per consentirne l'ingresso nella compagine sociale attraverso l'acquisto di una quota di azioni cedute da uno dei soci pubblici o attraverso la sottoscrizione da parte di Save spa delle azioni inoptate derivanti da un aumento di capitale; 
con delibera il comune di Villafranca, socio minoritario della società Aeroporto Valerio Catullo di Verona Villafranca spa, cede a mezzo di trattativa privata circa il 2 per cento della partecipazione societaria alla società Save spa; 
quindi, nonostante le disposizioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 163 DEL 2006, l'ingresso di un socio privato nella gestione del servizio aeroportuale dello scalo di Verona avviene attraverso la cessione della partecipazione azionaria di un ente locale senza prevedere una procedura di evidenza pubblica; 
con assemblea straordinaria dei soci del 30 luglio 2014, la società Aeroporto Valerio Catullo di Verona Villafranca delibera un aumento di capitale tale da consentire a Save spa di vedere aumentata la propria partecipazione sociale sino al 35 per cento; 
nel dicembre 2014 con ulteriore operazione di capitalizzazione la partecipazione di Save spa aumenta sino al 40,3 per cento;
per effetto di tale partecipazione Save spa incide in modo determinante sulla governance della società aeroportuale, indicando 4 consiglieri di amministrazione su 9 membri effettivi oltre a nominare il nuovo amministratore delegato; 
ad oltre un anno dall'ingresso di Save spa nella società Aeroporto Valerio Catullo di Verona Villafranca spa non risulta effettuato alcuno degli importanti investimenti previsti dal piano industriale approvato nel 2013 né risulta approvato un piano industriale alternativo in grado di garantire lo sviluppo dell'Aeroporto di Verona; 
in nessuno degli atti deliberativi degli organi di indirizzo dei soci pubblici, autorizzativi dell'accordo di investimento e dell'alienazione di azioni della società Aeroporto Valerio Catullo di Verona Villafranca spa, si rinviene la sottoscrizione del piano industriale approvato nel 2013 o di un qualsiasi piano industriale; 
inoltre in questi giorni 28 lavoratori del gruppo Catullo sono stati messi in mobilità. Di fronte ai continui proclami di espansione la società riduce il proprio personale licenziando dei lavoratori –: 
se nella fattispecie Enac abbia dato parere favorevole alla cessione a trattativa privata senza procedura ad evidenza pubblica di una quota di partecipazione alla società Valerio Catullo; 
se alla luce delle informazioni raccolte l'ingresso di Save in Catullo spa nelle modalità sopra descritte sia da considerarsi in linea con la normativa vigente; 
se risulti che l'accordo di investimento sottoscritto tra i soci pubblici della società Aeroporto Valerio Catullo di Verona Villafranca spa e la società Save prevedesse un piano industriale e se tale piano sia stato approvato o ritenuto idoneo da Enac e fosse vincolante per Save; 
in caso affermativo, quali e quanti investimenti Save spa si sia obbligata a realizzare e con quali tempi di realizzazione; 
in caso negativo, in assenza di un reale piano industriale allegato all'accordo di investimento, come sia stato possibile realizzare l'operazione di dismissione di una partecipazione pubblica di una società di trasporti in assenza del controllo di ENAC sui piani di sviluppo dello scalo aeroportuale di Verona; 
cosa intenda fare il Governo per salvaguardare i posti di lavoro dei dipendenti messi in mobilità dalla società Catullo.

Seduta del 5 aprile 2016

Risponde Umberto Del Basso De Caro, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, replica Gian Pietro Dal Moro

Risposta del governo

Grazie, Presidente. In risposta a quanto segnalato dall'onorevole interrogante, sono state assunte dettagliate informazioni presso l'ente nazionale per l'aviazione civile, ENAC. In merito al primo quesito, ENAC riferisce di non aver espresso alcun parere in quanto oggetto dell'operazione è la cessione a privati – la società per azioni SAVE – di una quota minoritaria del capitale sociale dell'aeroporto «Valerio Catullo» di Verona Villafranca SpA. A seguito di tale cessione la compagine azionaria della società Valerio Catullo è rimasta a maggioranza pubblica e, pertanto, non si è verificata la fattispecie prevista dall'articolo 4, comma quarto, della convenzione n. 9 del 30 aprile 2008 stipulata tra lo stesso ENAC e la società Aeroporto Valerio Catullo di Verona Villafranca per l'affidamento in concessione dell'aeroporto di Verona Villafranca. Ed, infatti, il predetto articolo dispone che «la concessionaria adotta le misure atte a prevedere l'espletamento delle procedure di evidenza pubblica per le ipotesi di privatizzazione di quote anche di minoranza del capitale che comportino la perdita della posizione di maggioranza pubblica». 
Quanto al rispetto della normativa vigente, segnalo che l'articolo 2 del decreto ministeriale 12 novembre 1997, n. 521, «Natura e soci delle società di gestione aeroportuale», prevede a carico delle società di gestione aeroportuale l'obbligo di inoltro al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti dello schema del bando di gara soltanto nel caso di cessione a privati di quote di maggioranza. Nel caso in argomento si è trattato invece, come detto, di cessione di una quota di minoranza del capitale sociale. 
Circa poi il piano industriale, all'ENAC non risulta che l'accordo di investimento sottoscritto tra i soci pubblici della società Aeroporto Valerio Catullo di Verona Villafranca e la società SAVE SpA prevedesse un piano industriale. L'accordo di investimento, sottoscritto il 10 giugno 2014, tra gli attori dell'operazione, cioè l'Aeroporto Valerio Catullo SpA, la camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Verona, la provincia di Verona, il comune di Verona, la provincia di Trento e SAVE è stato inviato all'ENAC in data 16 luglio 2014. Tale accordo contiene i dettagli dell'operazione societaria da realizzare rispetto alla quale l'ENAC, non intravedendo elementi contrastanti con quanto stabilito nella convenzione stipulata e con la normativa di riferimento, non ha ritenuto di sollevare alcun rilievo. Il masterplan al 2030 è stato presentato all'ENAC soltanto il 6 novembre 2015 ed ha ottenuto l'approvazione tecnica il 22 dicembre 2015. Per l'approvazione definitiva occorre attendere i previsti pareri di compatibilità ambientale ed urbanistica, mentre il piano quadriennale degli interventi 2016-2019 ha già ottenuto l'approvazione delle strutture tecniche interne all'ente. Pertanto, ENAC ritiene di aver esercitato i propri poteri di controllo nei limiti riconosciuti dall'ordinamento e dalla convenzione stipulata. Ulteriori controlli saranno esercitati in occasione della valutazione del nuovo masterplan. 
Sull'ultimo punto, al fine di approfondire adeguatamente la problematica evidenziata e considerata la innegabile importanza della tutela dei lavoratori, è stato interessato il competente Ministero del lavoro e delle politiche sociali, al quale è congiuntamente rivolta la interrogazione, che ha assicurato la disponibilità a monitorare costantemente la vicenda, anche nell'eventuale prospettiva di esaminarne le principali criticità.

Replica

La ringrazio, Presidente. Mi ritengo parzialmente soddisfatto della risposta, come lei può ben immaginare. Inizio dalla parte che mi soddisfa. La parte che mi soddisfa è che – ma detto in maniera molto chiara ed esplicita – non risulta che sia stato firmato un piano industriale per la cessione delle quote tra la parte pubblica e la parte privata. Questo è un punto fermo che oggi viene acquisito e, cioè, nel senso che i documenti che abbiamo visionato solamente in data 16 luglio 2014 – riferisce l'ENAC – si riferiscono alle operazioni societarie, ma non ci risulta che ci sia stato un piano industriale. 
Quindi oggi veniamo a conoscenza – e di questo ringrazio il Ministro, il Ministero e il sottosegretario – che, di solito, quando si vende una società, che sia pubblica o sia privata, con chi entra si stabiliscono degli accordi di cosa di come fare per il futuro rispetto agli investimenti e soprattutto rispetto a un'operazione come questa, che ha bisogno delle concessioni. Perché, ricordiamoci, siamo di fronte ad una società che ha una concessione che le viene rilasciata, e questo per me è un punto molto importante, ed oggi è il quesito. 
Ma, addirittura, sono soddisfatto della parte della risposta dove si dice che, ancora oggi, solamente in data 6 novembre 2015, è stato presentato il masterplan, che sta avendo ancora un suo iter, e quindi, diciamo, è passato molto tempo: siamo a giugno 2014, probabilmente due anni da quando è stata fatta quella operazione e, ad oggi, dal punto di vista dei grandi investimenti, delle grandi operazioni di rilancio della struttura aeroportuale Valerio Catullo, siamo ancora in una fase distand-by. 
Sull'ultima parte, invece, della risposta, quella che si riferisce ai lavoratori, ringrazio il Ministro, il sottosegretario e il Ministero per aver attivato, come era la mia interrogazione, la risposta al Ministero competente; sollecito, essendo stato segnalato da un po’ di mesi, una risposta da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, una risposta un po'più puntuale, per capire quali sono le azioni concrete che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali può mettere in atto. 
Per quanto riguarda, invece, la prima parte, mi tiene completamente soddisfatto. E lo dico perché: cioè, vi sembra possibile che in Italia si possa vendere una società pubblica, quota di maggioranza o quota di minoranza, oggetto di concessione, cioè che opera per una concessione dello Stato, e questo possa avvenire senza una gara ? L'ENAC e il Ministero rispondano: sì, perché c’è una normativa ben precisa che chiarisce che, qualora trattasi di quote di minoranza, e qualora le quote di minoranza, come è scritto nella vostra risposta, non vanno a incidere nella governance, questo è possibile. Allora voi sapete bene, come sa bene il sottosegretario anche nella sua grande esperienza professionale, che è in uso nelle società pubbliche e nelle private, poter fare operazioni di piccole quote di vendite capitale (0,5, 1 o 2 per cento), quando si è dentro si fa l'aumento di capitale e poi l'aumento di capitale, vuol dire dedicato e finalizzato a un determinato investitore o a un dato socio, porta che si entra con una piccola quota e poi ci si impadronisce della società. Per questo, il Consiglio di Stato, con sentenza del 18 dicembre 2009, n. 8376, ha stabilito – vado per sintesi – che la scelta del socio privato di società miste a partecipazione pubblica anche minoritaria, che siano affidatarie di servizi pubblici, deve sempre a avvenire con procedure di evidenza pubblica e che tale principio si applica anche nell'ipotesi in cui una società mista, oppure non rigidamente tale, apra il proprio capitale all'apporto di un socio privato industriale, attraverso un'operazione straordinaria di vendita di quote o di aumento di capitale, cosicché risulti modificato. Quindi, da questo punto di vista, prendo atto della risposta per la seconda parte, che mi ha soddisfatto da parte del Ministero competente; per la prima parte risegnalo, ad oggi, con questo ulteriore mio intervento che qui l'operazione ha, dal punto di vista della legittimità, seri dubbi. Quindi, da questo punto di vista, prendo atto della risposta per la seconda parte, che mi ha soddisfatto da parte del Ministero competente; per la prima parte risegnalo, ad oggi, con questo ulteriore mio intervento che qui l'operazione ha, dal punto di vista della legittimità, seri dubbi.