12/05/2016
Michele Anzaldi
Burtone
3-02254

Per sapere – premesso che: 
in data 10 maggio 2016 a Roma è stato sgomberato dalle forze dell'ordine con il supporto della polizia municipale, a seguito di una ordinanza del tribunale, il campo rom di Via Giuseppe Mirri, allestito presso l'ex deposito Cotral, nel quartiere di Casalbertone al cui interno vivevano circa 400 persone; 
diversi bambini frequentavano la scuola elementare Randaccio presso il quartiere e non è vero che non vi era alcun frequentante come erroneamente riportato da alcuni organi di informazione; 
la scuola non è un posto qualunque, ma il luogo principale dove attivare politiche di integrazione; 
quei bambini accettando di frequentare la scuola hanno mostrato con le loro famiglie di voler rispettare le regole dello Stato, quello stesso Stato allontanandoli con la forza da quel campo, senza un'alternativa almeno per consentire ai minori di continuare a frequentare la stessa scuola, ha precluso agli stessi la possibilità di mantenere un rapporto di fiducia; 
è davvero triste che questo sgombero sia avvenuto a meno di un mese dalla chiusura dell'anno scolastico; 
non si comprende perché, quando si effettuano tali operazioni, non si cerchi di valutare le situazioni caso per caso; 
per qualcuno di quei bambini continuare a frequentare quella scuola può significare avere un futuro diverso, così invece li si condanna senza alcuna possibilità di riscatto; 
bisogna interrogarsi anche sui sentimenti di quei bambini e sul rancore che proveranno verso le istituzioni che li hanno allontanati dalla loro scuola, dalle loro maestre, dai loro compagni; 
si rischia anche uno spreco economico per un'integrazione scolastica che viene annullata improvvisamente e per il conseguente costo sociale di bambini indirizzati verso una forma di repulsione sociale, i cui effetti sono facilmente prevedibili –: 
di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per consentire ai bambini di continuare a frequentare la scuola Randaccio e di proseguire l'anno scolastico, scongiurando il rischio di vanificare i risultati di integrazione conseguiti attraverso il lavoro degli insegnanti.