08/10/2019
Lucia Ciampi
3-01008

l Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   la Rocca di Ripafratta è un castello medioevale facente parte del sistema difensivo di confine della Repubblica Pisana nei confronti della Repubblica di Lucca;

   si tratta di un monumento di rilevante valore storico e architettonico, caratterizzato da un recinto a pianta poligonale irregolare, occupato al centro da una torre quadrangolare e da altre due torri adiacenti alle mura, la cui struttura originaria risale al 970;

   il complesso, che risiede nel territorio comunale di San Giuliano Terme (provincia di Pisa) versa da anni in condizioni fatiscenti, tali da impedire ogni tipologia di utilizzo, valorizzazione e fruizione;

   la fortificazione è circondata dalla vegetazione e in attesa di urgenti interventi di messa in sicurezza e conservazione. Gli stessi rinvenimenti archeologici, affiorati con gli scavi, sono stati gravemente danneggiati dall'incuria. Una serie di crepe si sono aperte nelle mura perimetrali, e il versante del fiume è soggetto ad un movimento franoso che a lungo andare potrebbe mettere a rischio l'incolumità della struttura;

   il recupero della Rocca, per il suo valore identitario, storico e comunitario e la sua importanza per la crescita turistica, economica e occupazionale del territorio, rappresenta una opportunità di sviluppo significativa per l'intera comunità;

   in questi anni la comunità locale e le istituzioni territoriali hanno promosso progetti e iniziative al fine di recuperare e valorizzare la «Rocca di Ripafratta»;

   sono andati però falliti, negli ultimi anni, tutti i tentativi promossi per recuperare tale struttura;

   gli attuali proprietari della Rocca, pur non attivando alcun recupero funzionale dell'area, hanno rifiutato di donare tale bene al comune;

   sono comunque in corso progetti di recupero e gestione della struttura, promossi, tra l'altro anche in collaborazione con l'Università di Pisa;

   il consiglio comunale di San Giuliano Terme, il 26 luglio 2018, ha votato all'unanimità una mozione che impegna la giunta a sostenere la candidatura della Rocca di Ripafratta come «luogo del cuore FAI», e a coinvolgere la regione e il Ministero per i beni e le attività culturali nel percorso di recupero;

   in una lettera inviata successivamente il sindaco di San Giuliano Terme ha quindi chiesto alla regione Toscana e al Ministero per i beni e le attività culturali «di entrare in possesso della Rocca di Riprafatta, dei terreni limitrofi e degli spazi di accesso e parcheggio necessari alla sua futura fruibilità al fine di avviare un percorso di recupero, restauro e valorizzazione che possa intercettare anche fondi di finanziamento europei, statali, regionali»;

   la Rocca di Ripafratta è riconosciuta (ai sensi della legge n. 1089 del 1939 e successivamente del decreto legislativo n. 490 del 1999) come bene culturale nazionale sottoposto a vincolo;

   l'articolo 30, comma 3, del decreto legislativo n. 42 del 2004 (codice dei beni culturali e del paesaggio) dispone che «I privati proprietari, possessori o detentori di beni culturali sono tenuti a garantirne la conservazione»;

   gli articoli 32, 33 e 34 del medesimo decreto dispongono comunque che il Ministero, in seguito ad una relazione tecnica del Soprintendente territorialmente competente, può imporre al proprietario, gli interventi necessari per assicurare la conservazione dei beni culturali. In determinati casi di urgenza, il Soprintendente può adottare immediatamente le misure conservative necessarie e il Ministero può concorre, in tutto o in parte, alla relativa spesa;

   la tematica relativa al restauro e alla fruizione di beni culturali di proprietà di soggetti privati è oggetto di discussione di molte aree dell'Italia e sono già sorte problematiche sulla mancanza di finanziamenti pubblici adeguati –:

   se sia a conoscenza delle problematiche relative alla «Rocca di Ripafratta» e ai tentativi di recupero promossi in questi anni;

   quali iniziative urgenti intenda assumere per garantire la messa in sicurezza dell'edificio e promuovere il recupero e la fruizione di tale bene artistico nazionale;

   se non ritenga necessario assumere iniziative volte a destinare le risorse ad oggi stanziate per le misure conservative urgenti e inderogabili di cui il Sovrintendente territorialmente competente può disporre, come prevede il decreto legislativo n. 42 del 2004, agli interventi volti ad assicurare la conservazione dei beni culturali di proprietà privata in stato di pericoloso degrado.

 

Seduta dell'8 ottobre 2019

Risposta della Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e per il turismo, replica di Lucia Ciampi

 

LORENZA BONACCORSI, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e per il turismo. Grazie, Presidente. L'onorevole Ciampi chiede quali iniziative di competenza il Ministro per i Beni e le attività culturali intenda adottare per assicurare interventi di conservazione di beni culturali di proprietà privata in situazione di degrado, con particolare riferimento alla Rocca di Ripafratta.

Vorrei precisare che le notizie mi sono state fornite dal competente soprintendente per l'archeologia, le belle arti e il paesaggio delle province di Pisa e Livorno, ovvero dall'ufficio che presiede il territorio da decenni.

Il castello di Ripafratta è stato sottoposto alle disposizioni di tutela in quanto bene d'interesse culturale ai sensi della legge n. 1089 del 1939 e, successivamente, ai sensi del decreto legislativo n. 490 del 1999.

Com'è noto, l'articolo 30, comma 3, del codice dei beni culturali e del paesaggio dispone che i privati proprietari, possessori o detentori di beni culturali sono tenuti a garantirne la conservazione. Per questo motivo la Sovrintendenza ha in più occasioni, nel corso degli anni, sollecitato i proprietari a intraprendere interventi volti al recupero funzionale della struttura e dell'area. Dagli archivi della stessa Sovrintendenza risulta, in particolare, che sin dal 1980 i proprietari sono stati invitati “a voler provvedere, entro breve tempo, ai lavori di restauro del manufatto in oggetto e, quindi, a prendere contatti con questa Sovrintendenza” - cito testualmente -, invito al quale i proprietari non hanno mai dato riscontro tanto che la Sovrintendenza lo ha reiterato nel 1981 e poi ribadito nel 2001 e, da ultimo, il 14 gennaio 2019. Nella propria nota la stessa Sovrintendenza invita i signori proprietari a predisporre “con urgenza un progetto di restauro complessivo dell'immobile in questione da sottoporre a questa Sovrintendenza per la preventiva approvazione, a salvaguardia di una testimonianza di notevole interesse culturale”.

Pertanto, in virtù dell'ultima comunicazione e anche a seguito di un incontro con i proprietari dell'immobile, avvenuto nel mese di gennaio 2019, la Sovrintendenza è rimasta in perdurante attesa di un progetto di restauro del castello di Ripafratta per le successive valutazioni.

Permettetemi di ricordare, inoltre, che la normativa italiana di tutela, a fronte degli obblighi conservativi che impone a tutti i proprietari, possessori o detentori di beni culturali, prevede anche un loro affiancamento da parte del Ministero per i Beni e le attività culturali, che può concorrere alla spesa da questi sostenuta per l'esecuzione degli interventi previsti fino alla metà dell'ammontare della spesa. Oltre a tale contributo in conto capitale, il proprietario può usufruire di un contributo in conto interessi sul mutuo assunto per la realizzazione degli interventi conservativi necessari (articoli 35 e 37 del codice). Ulteriori sgravi fiscali in forma di detrazione di imposta sono previsti dall'articolo 15, comma 1, lettera g), del testo unico delle imposte sui redditi, relativamente alle spese sostenute dai soggetti obbligati alla manutenzione, protezione o restauro delle cose vincolate, nella misura effettivamente rimasta a carico.

Nessuna di queste possibilità è stata finora presa in considerazione da parte dei proprietari. È vero quanto rilevato dall'onorevole interrogante circa il fatto che il codice prevede che alcuni oneri conservativi possono essere eseguiti direttamente dal Ministero, soprattutto se sono lavori di particolare rilevanza o su beni in godimento pubblico. Occorre, tuttavia, evidenziare che la Rocca di San Giuliano Terme permane di proprietà privata e non è in godimento pubblico e, quindi, le somme eventualmente spese, a carico del bilancio pubblico e, quindi, dei contribuenti, dovrebbero essere recuperate ponendole in capo ai proprietari del bene e recuperate nelle forme previste dalla normativa in materia di riscossione coattiva delle entrate patrimoniali dello Stato oppure potrebbe disporsi un successivo impegno della proprietà ad aprire al pubblico il bene, circostanze queste che occorre definire unitamente alle altre parti interessate.

La Sovrintendenza, come dianzi accennato, ha comunicato di aver incontrato i proprietari lo scorso gennaio ma il progetto di restauro del castello, che era stato annunciato in quell'incontro, non è pervenuto. La stessa Sovrintendenza, sentita di recente per le vie brevi, ha anticipato un possibile interessamento del comune nell'acquisizione dell'immobile e la costituzione di un gruppo di lavoro al quale dovrebbe partecipare anche l'università di Pisa, oltre che, appunto, il comune e la Sovrintendenza, per valutare e concordare soluzioni progettuali che coinvolgano la proprietà e le altre amministrazioni interessate.

La Sovrintendenza, dal canto suo, ha già da tempo manifestato il proprio impegno a seguire i lavori. Mi assumo sin d'ora l'onere di fornire ogni aggiornamento ulteriore che mi venga richiesto al riguardo.

 

LUCIA CIAMPI: Grazie, signora Presidente, ringrazio il Governo e la sottosegretaria Bonaccorsi. Sono parzialmente soddisfatta, non completamente soddisfatta. Ringrazio naturalmente il Ministero, che con il nuovo Governo sembra dimostrare un'attenzione rinnovata verso il diffuso e ricchissimo patrimonio nazionale artistico, monumentale e architettonico, un'attenzione che purtroppo il precedente Ministro non ha avuto. Il nostro è, infatti, un patrimonio immenso, ma che deve essere spesso restaurato e valorizzato, anche per elevare l'offerta turistica dei territori. La Rocca di Ripafratta ne è un esempio significativo: riconosciuta peraltro come bene culturale nazionale, è sottoposta a vincolo. Si tratta di un castello medievale che fa parte del sistema difensivo di confine della Repubblica pisana nei confronti della Repubblica di Lucca. È un monumento di rilevante valore storico e architettonico, caratterizzato da un recinto a pianta poligonale irregolare, occupato al centro da una torre quadrangolare e da altre due torri adiacenti alle mura, la cui struttura originaria risale al 970.

Da troppo tempo questo complesso, che risiede nel territorio comunale di San Giuliano Terme, in provincia di Pisa, versa in condizioni fatiscenti, tali da impedire ogni tipologia di utilizzo e fruizione. La fortificazione è circondata dalla vegetazione e in attesa di urgente intervento di messa in sicurezza, oltre che di conservazione. Gli stessi rinvenimenti archeologici affiorati con gli scavi sono stati gravemente danneggiati dall'incuria: una serie di crepe si sono aperte nelle mura perimetrali e il versante del fiume è soggetto a un movimento franoso, che a lungo andare potrebbe mettere a rischio l'incolumità della struttura.

La Rocca è - come diceva lei, sottosegretario - una proprietà privata, e gli attuali proprietari, pur non attivando alcun recupero funzionale dell'area, hanno rifiutato di donare tale bene al comune. Colgo l'occasione di ringraziare la regione Toscana, che recentemente ha stanziato 100 mila euro di contributi straordinari per l'acquisto della Rocca, e l'amministrazione comunale di San Giuliano Terme, per le iniziative promosse e le risorse destinate con la finalità di acquisire la struttura quale bene pubblico. Ringraziamenti vanno anche ai cittadini, che stanno condividendo questo obiettivo, e all'Università di Pisa, che sta collaborando alla stesura di progetti di recupero e gestione della Rocca.

Il recupero della Rocca, per il suo valore identitario, storico e comunitario e la sua importanza per la crescita turistica, economica e occupazionale del territorio, rappresenta infatti un'opportunità di sviluppo significativa per l'intera comunità. Ora, credo che lo Stato ed il Ministero debbano fare la loro parte. La legge prevede già lo stanziamento di misure conservative urgenti e inderogabili, di cui il sovrintendente territorialmente competente può disporre per interventi volti ad assicurare la conservazione dei beni culturali di proprietà privata in stato di pericoloso degrado: interventi che devono essere, però, maggiormente efficaci e tempestivi.

La tematica relativa al restauro e alla fruizione di beni culturali di proprietà di soggetti privati è, infatti, oggetto di discussione in molte aree dell'Italia, e sono già sorte molte problematiche sulla mancanza di finanziamenti pubblici adeguati. Mi auguro che la prossima legge di bilancio sia l'occasione giusta per risolvere i problemi. Per questo sono parzialmente soddisfatta: io credo che il Ministero debba farsene carico.

Faccio riferimento anche al fatto che è stata approvata in commissione cultura della regione Toscana una mozione che impegna la giunta a promuovere un confronto tra i diversi soggetti pubblici interessati e la proprietà, per valutare la possibilità di acquisizione da parte del comune di San Giuliano Terme del bene, e la stessa mozione invita a un confronto col comune, l'Università, fondazioni (esiste una fondazione), un'associazione culturale e la proprietà, per il progetto di recupero e per la possibilità di reperire risorse per l'acquisto. In tale mozione si fa riferimento anche alla necessità di un interessamento diretto del Ministero.