28/01/2016
Maria Iacono
Albanella, Zappulla, Lauricella, Ribaudo, Culotta, Piccione, Capodicasa,Burtone, Schirò, Currò, Amoddio, Raciti, Cardinale, Greco, Berretta
3-01969

Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che: 
nella regione Sicilia, le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (II.PP.AB.), costituiscono un settore che vive una profonda e grave crisi; 
le II.PP.AB. siciliane, nonostante il momento difficile e complesso che si protrae, ormai, da diversi anni rappresentano una realtà occupazionale di rilevanza significativa, attualmente, infatti, vi sono circa 750 dipendenti pubblici di ruolo e circa 1.300 dipendenti tra contrattisti a tempo determinato e professionisti convenzionati; 
a questi dati già, di per se, importanti si aggiunge il fatto che le II.PP.AB. siciliane dispongono di un immenso e straordinario patrimonio immobiliare rappresentato da antiche strutture di pregio storico, artistico e monumentale; 
tali strutture rappresentano, in molti casi, irrinunciabili punti di riferimento socio-assistenziale per le fasce più deboli della popolazione siciliana ed attualmente assistono circa 3.000 utenti complessivi; 
di fatto le II.PP.AB, nel territorio siciliano, hanno costituito il primo anello nella rete di pubblica assistenza; 
attualmente le strutture operanti nel territorio isolano sono all'incirca 150; 
nonostante, un primo impegno della giunta di Governo con la deliberazione n. 454 del 30 novembre 2012, con la quale si dava mandato all'assessore regionale della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro di predisporre un disegno di legge e di redigere un report sullo stato delle II.PP.A.B. siciliane, dando contezza dei processi di fusione da attuare, delle estinzioni, dell'utilizzo del personale dipendente, della proiezione dell'incremento dei servizi, nonché della presumibile quantificazione dei minori costi pubblici, provvedendo alla ricostituzione di tutti i consigli di amministrazione, a tutt'oggi, non si è giunti a nessuna determinazione tale da rendere autenticamente funzionali le stesse strutture o a porre in essere la riforma degli istituti regionali rendendoli in grado di competere con le organizzazioni del non profit sociale; 
in questi ultimi mesi, tra l'altro, i problemi si sono, ulteriormente, aggravati ed oggi le strutture sono in grande affanno con drammatiche conseguenze sulla gestione dei servizi e grande disperazione per le famiglie interessate; 
in ultimo, la finanziaria regionale ha azzerato il cap. 183307 del bilancio regionale, con gravi ripercussioni sul personale dipendente, stante che il suddetto capitolo prevede un contributo per le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza della Sicilia, ai sensi della legge regionale n.71 del 1982, destinato al pagamento degli oneri derivanti dall'applicazione del contratto di lavoro per i dipendenti; 
in diverse occasioni, le associazioni di rappresentanza unitamente all'associazione degli amministratori delle stesse II.PP.AB hanno avanzato la proposta di mettere in atto, come tra l'altro, già avvenuto in diverse regioni del Centro-nord, attraverso l'adozione di un disegno di legge, la trasformazione delle stesse in aziende pubbliche di servizio alla persona o in Fondazioni di diritto privato; 
nonostante la legge 328 del 2000, all'articolo 10, disponga chiaramente l'inserimento delle IPAB nella programmazione regionale del sistema integrato di interventi e servizi sociali la regione siciliana non ha ancora proceduto ad un piano di riforma delle stesse; 
a tutt'oggi, inoltre, non sono state stanziate dalla, giunta di Governo le somme per un nuovo bando per il miglioramento ed il potenziamento dei servizi offerti dalle II.PP.A.B.; 
nonostante le ripetute richieste all'assessorato competente, ad oggi non è stato ancora insediato il tavolo comune con l'assessorato regionale della salute ed il tavolo comune con assessorato autonomie locali, ANCI, ARES-IPAB ed organizzazioni sindacali per trovare una soluzione adeguata ai cronici ritardi dei comuni nel pagamento delle rette di ricovero, che in alcuni casi toccano punte di un anno e che mettono in ginocchio le strutture che non possono pagare gli stipendi al personale e le fatture ai fornitori; 
la commissione per la determinazione dei «nuovi standard» dei servizi socio-assistenziali, insediata da circa due anni, ad oggi, nonostante le ripetute sollecitazioni, non ha ancora completato i lavori; 
ad oggi l'esigenza che si riscontra da parte degli amministratori e degli operatori del settore è quella di superare la fase dell'assistenzialismo diretto e degli sprechi del passato e di attuare un serio processo di riforma in grado di garantire servizi qualificati e spesso indispensabili a fasce deboli della popolazione (quali anziani, minori, disabili, immigrati) dando contestualmente continuità occupazionale a tanti seri e qualificati dipendenti che nonostante ritardi disumani nel pagamento degli stipendi (in alcuni casi anni) hanno continuato e continuano a recarsi sul posto di lavoro e ad offrire una validissima assistenza agli utenti; 
le evidenti difficoltà che caratterizzano il sistema delle politiche sociali e i servizi di assistenza alle fasce più deboli della popolazione nella regione Sicilia si inseriscono nel quadro di una situazione estremamente critica del comparto dell'assistenza sociale su tutto il territorio nazionale, situazione che necessita di un'azione concertata tra lo Stato e le regioni –: 
se il Governo intenda assumere iniziative volte ad avviare un'interlocuzione con le regioni, anche attraverso un immediato ricorso alla conferenza Stato-regioni, per affrontare le criticità di cui in premessa e, in particolare promuovere un efficace processo di riforma delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza. 

Seduta del 19 luglio 2016

Risposta del governo di Vito De Filippo, replica di Maria Iacono

Risposta del governo

Grazie, Presidente. Rispondo sulla base degli elementi che mi sono stati trasmessi dall'Ufficio legislativo del Ministero degli affari regionali. L'onorevole interrogante segnala che nella regione Sicilia sussistono evidenti difficoltà che caratterizzano il sistema delle politiche sociali e i servizi di assistenza delle fasce più deboli della popolazione, che si inseriscono nel quadro di una situazione estremamente critica nel comparto dell'assistenza sociale su tutto il territorio nazionale. 
L'onorevole interrogante ritiene che tale situazione necessiti di un'azione concertata tra Stato e regioni e chiede se il Governo intenda assumere iniziative volte ad avviare un'interlocuzione con le regioni, anche attraverso un immediato ricorso alla Conferenza Stato- Regioni, per affrontare le predette criticità e, in particolare, promuovere un efficace processo di riforma delle istituzioni pubbliche di assistenza e di beneficenza. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con nota del 5 maggio 2016, ha rappresentato che le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, più note come IPAB, sono state istituite con la legge 17 luglio 1890, la cosiddetta legge Crispi, con l'obiettivo di trasformare le opere pie operanti sul territorio nazionale in enti pubblici, imponendo uniformità dei criteri di funzionamento della disciplina amministrativa e dello stesso sistema di controlli statali. La legge 8 novembre 2000, n. 328, legge quadro per la realizzazione del sistema integrato dei servizi sociali, poi, ha inserito le IPAB tra i soggetti chiamati ad intervenire nella gestione dei servizi sociali, delegando, in particolare, il Governo ad emanare, secondo l'articolo 10, norme finalizzate al riordino della disciplina delle IPAB, riordino effettivamente avvenuto con decreto legislativo 4 maggio 2001, n. 207. 
Il decreto legislativo citato ha regolamentato diversamente le IPAB, prevedendone la trasformazione in aziende pubbliche di servizi o in persone giuridiche di diritto privato sulla base di specifici requisiti, demandando alle regioni stesse, secondo l'articolo 2, comma 2, la disciplina dei criteri generali per l'inserimento delle IPAB nell'ambito della rete degli interventi di integrazione sociale, con particolare riferimento alle modalità di partecipazione delle stesse alle iniziative di programmazione e di gestione dei servizi, al loro apporto al sistema integrato dei servizi sociali e sociosanitari, nonché alle risorse regionali eventualmente disponibili per potenziarne gli interventi e le iniziative nell'ambito della stessa rete dei servizi. 
Per completezza si fa altresì presente che la materia, prima soggetta alla potestà legislativa concorrente tra Stato e regioni, con la riforma del Titolo V della Costituzione, e quindi con la legge costituzionale n. 3 del 2001, è stata demandata alla competenza legislativa esclusiva delle regioni, rientrando nel più ampio genus della materia socioassistenziale. Di conseguenza, un eventuale intervento, così come richiesto, statale di riforma del settore potrebbe risultare lesivo del riparto costituzionale delle competenze in violazione proprio dell'articolo 117 della Costituzione. Sempre il già citato decreto legislativo n. 207 del 2001 ha previsto all'articolo 22 che le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e Bolzano provvedessero ai sensi degli statuti di autonomia e alle relative norme di attuazione. Segnatamente, per la regione siciliana lo statuto di autonomia prevede la competenza esclusiva in materia, e, in particolare, l'articolo 14, lettera m), dispone che l'Assemblea regionale, nell'ambito della regione e nei limiti delle leggi costituzionali dello Stato, ha competenza legislativa esclusiva in materia di pubblica beneficenza di opere pie, e l'articolo 17, lettera f), dispone che, entro i limiti dei principi e degli interessi generali cui si informa la legislazione dello Stato, sempre l'Assemblea regionale può, per soddisfare condizioni particolari ed interessi propri della regione, emanare leggi, tra l'altro, in materia di previdenza e di assistenza sociale, osservando i minimi stabiliti dalle leggi dello Stato. 
Per completezza di informazione si segnala che il commissario dello Stato per la regione siciliana, con nota del 4 maggio 2016, ha reso noto che, nel corso dell'attuale legislatura regionale, sono stati presentati diversi disegni di legge di iniziativa parlamentare, e anche il governo regionale, il 4 febbraio 2016, ha depositato un proprio disegno di legge, il n. 1156, dal titolo «Recepimento del decreto legislativo 4 maggio 2001, n. 207, recante riordino del sistema delle istituzioni pubbliche di assistenza e di beneficenza». Durante la seduta del 3 maggio 2016, il presidente dell'Assemblea regionale ha comunicato che, secondo quanto disposto dalla Conferenza dei capigruppo, le Commissioni di merito dovranno esaminare con procedura di urgenza i disegni di legge in questione. 
Secondo quanto pubblicato sul sito istituzionale dell'Assemblea regionale siciliana, la I Commissione legislativa permanente, quella degli affari istituzionali, nella seduta del 18 maggio 2016 ha deliberato di abbinare i suddetti disegni di legge, adottando quale testo base il disegno di legge n. 1215, recante riordino delle istituzioni pubbliche di assistenza e di beneficenza. Nella successiva seduta del 28 giugno, a seguito di votazione, il predetto disegno di legge è stato approvato e inviato alla II Commissione bilancio e programmazione, per il parere della copertura finanziaria. Questo per dare il quadro delle iniziative regionali sulla materia. Tutto ciò premesso, riferiscono i Ministeri competenti, pur ribadendo che la competenza esclusiva in materia di servizi sociali è attribuita, come dicevo, dalla Costituzione alle regioni, è intenzione comunque del Governo monitorare, per quanto di propria competenza, l'integrazione delle IPAB nella rete dei servizi sociali sull'intero territorio nazionale.

Replica

 Sì, grazie, Presidente. Dicevo che, pur ritenendomi soddisfatta della risposta del Governo e pur comprendendo che la titolarità della materia delle IPAB attiene alle competenze della regione siciliana, accolgo con grande favore l'ultima cosa detta dal sottosegretario, nel ritenere che, comunque, un'interlocuzione forte tra lo Stato e la regione debba essere, credo, alla base anche dei rapporti tra le istituzioni. Credo che la Conferenza Stato-Regioni, ritengo fino a quando la riforma non verrà definita, debba discutere del tema sollevato, specie in un frangente nel quale credo si registri, anche nel nostro Paese, una crisi nel settore dell'assistenza sociale pubblica notevole. 
Una crisi che si è manifestata con maggiore drammaticità nella nostra regione, che è terra tradizionalmente solidale e accogliente. In questi territori, nei nostri territori, le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, come lei, signor sottosegretario, ricordava, svolgono quotidianamente un ruolo fondamentale in termini di assistenza alle fasce sociali più deboli. Ad oggi, le IPAB in Sicilia registrano interventi di assistenza per circa 3 mila utenti eppure, nonostante sia loro riconosciuta questa straordinaria funzione sociale, la sopravvivenza stessa di queste strutture è stata, in questi anni, a rischio di chiusura. Nelle IPAB siciliane trovano oggi occupazioni circa 750 dipendenti a tempo indeterminato e di ruolo e circa 1.300 dipendenti tra contrattisti a tempo determinato e professionisti convenzionati. Se si dovesse ipotizzare uno scioglimento delle strutture assistenziali, ovvero una drastica sospensione di questi servizi, si metterebbero a serio rischio centinaia di posti di lavoro, mortificando professionalità di altissimo livello e con esse si perderebbe anche un servizio fondamentale. 
Credo anche che – lo ripeto – una seria riforma del sistema possa consentire in primo luogo un risparmio delle risorse finanziarie non indifferente e in secondo luogo, la trasformazione delle strutture stesse, come più volte chiesto dagli amministratori e dalle associazioni di rappresentanza, in soggetti di diritto privato, potrebbe agevolare la salvaguardia del patrimonio occupazionale ed immobiliare e con esso appunto la sopravvivenza di queste strutture, che nel territorio isolano sono moltissime, circa 150. 
Inoltre, voglio ricordare anche un altro elemento importante in questa fase di transizione di passaggio e di riforma, che riguarda il fatto che la Sicilia rappresenta un primo approdo per migliaia di migranti che giungono quotidianamente nel nostro Paese. In questo senso le strutture delle IPAB rappresentano una soluzione adeguata al tema dell'accoglienza. Una tale soluzione sarebbe ottimale tanto per i profughi, quanto appunto per le IPAB, ma a parte alcune eccezioni, nelle province di Trapani, Enna, Caltanissetta e qualche sporadico caso anche nella provincia di Agrigento, ben poco in questa direzione è stato fatto, anche se ripetutamente sollecitato. Oggi l'esigenza che si riscontra da parte degli amministratori e degli operatori del settore è quella di superare la fase di dell'assistenzialismo diretto, degli sprechi del passato, attuando un serio processo di riforma in grado di garantire servizi qualificati e spesso indispensabili per le fasce deboli della popolazione, dando contestualmente continuità occupazionale a tanti seri e qualificati dipendenti che, nonostante anche ritardi disumani nel pagamento degli stipendi, continuano a recarsi ogni giorno sul posto di lavoro, offrendo una validissima assistenza.