16/03/2016
Emanuele Fiano
3-02119

Per sapere – premesso che: 
da notizie a mezzo stampa, si apprende che il figlio del procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri sarebbe stato messo sotto tutela a seguito di un episodio dai contorni ancora non del tutto chiari, ma che non è stato sottovalutato dalle forze dell'ordine; 
la decisione, secondo quanto riportato, sarebbe stata presa in sede di comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica dopo che due persone incappucciate avrebbero suonato al campanello dell'edificio in cui abita a Messina, qualificandosi al citofono come agenti di polizia, una circostanza questa che non è stata sottovalutata dagli investigatori, essendo questo il corpo che cura la scorta del magistrato; 
i due soggetti, una volta giunti al piano del figlio di Gratteri, sarebbero poi fuggiti, forse perché resisi conto che davanti alla porta d'ingresso dell'appartamento si trovava un cancello metallico chiuso; 
a seguito di questo episodio sarebbero state altresì rafforzate anche le misure a tutela dello stesso procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri, da anni sotto scorta per le tante minacce ricevute nel corso della sua attività di magistrato impegnato nella lotta alla ’ndrangheta e ai traffici internazionali di droga, nonché sui particolari rapporti di tali traffici con i cosiddetti colletti bianchi; 
al momento gli investigatori non avrebbero escluso alcuna ipotesi, in attesa di capire se effettivamente l'episodio sia da considerarsi come un «avvertimento» da parte della ’ndrangheta stessa, spesso abituata ad operare con simili modalità intimidatorie, o se tale gesto non tendesse ad esiti ben più gravi di una mera finalità intimidatoria; 
se fosse confermata tale ultima ipotesi, essa getterebbe una luce inquietante su un possibile innalzamento del livello di allerta, tale da coinvolgere non più e non solo il magistrato in prima persona, ma anche la sua più ristretta cerchia familiare –: 
quale sia l'orientamento del Ministro interrogato sui fatti riportati e se e quali ulteriori iniziative intenda adottare al fine di garantire l'incolumità non solo degli uomini duramente impegnati al servizio delle istituzioni dello Stato, ma anche dei loro familiari. 

Seduta del 5 aprile 2016

Risponde  Domenico Manzione, Sottosegretario di Stato per l'interno, replica Emanuele Fiano

Risposta del governo

Grazie, Presidente. Con l'interrogazione all'ordine del giorno, l'onorevole Fiano, prendendo spunto da un episodio che lo scorso 13 gennaio a Messina ha coinvolto uno dei figli del dottor Gratteri, procuratore aggiunto presso il tribunale di Reggio Calabria, chiede l'adozione di idonee misure di protezione in favore dei predetti e, più in generale, in favore delle persone impegnate al servizio dello Stato e dei relativi familiari. 
Voglio immediatamente assicurare che l'episodio è stato valutato con la massima attenzione da parte delle pubbliche autorità preposte, come testimoniano le iniziative che sono state assunte fin dalla ricezione della denuncia del fatto. Informata l'autorità giudiziaria, il Comando provinciale dei Carabinieri di Messina, ha subito avviato mirate indagini volte a individuare i responsabili e le motivazioni del fatto, nonché le sue eventuali correlazioni con l'attività del magistrato, padre del giovane. Anche il questore si è attivato senza indugi, disponendo idonei servizi di vigilanza presso l'abitazione del giovane, in attesa delle determinazioni da adottare in sede di riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia presso la Prefettura di Messina. 
Nei giorni immediatamente successivi, su indicazione dell'Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale del Dipartimento della pubblica sicurezza e all'esito della predetta riunione tecnica di coordinamento, il questore ha attivato misure di protezione aggiuntive a quelle già in atto. Da allora, il dispositivo tutorio è costantemente attuato e monitorato e in prossimità della sua scadenza si procederà alla rivalutazione del livello di esposizione al rischio dell'interessato, anche alla luce di eventuali esiti degli accertamenti investigativi che sono allo stato tuttora in corso. 
Tanto detto sul giovane Gratteri, rappresento che contestualmente sono state sensibilizzate anche le misure di protezione in favore del padre magistrato, consistenti attualmente in un dispositivo di secondo livello «scorta su auto specializzata» – uso l'espressione tra virgolette perché questa è la dizione tecnica – attivo su tutto il territorio nazionale e integrato da un servizio di vigilanza fisso presso l'abitazione. 
Per completezza, informo che, a seguito dell'episodio oggetto dell'odierna interrogazione, le autorità provinciali di pubblica sicurezza territorialmente competenti hanno esaminato anche la situazione di un secondo figlio del magistrato, disponendo, all'esito dell'istruttoria, l'attivazione di una vigilanza generica radiocollegata appresso la sua abitazione. 
Su un piano più generale, rammento che i dispositivi tutori, previsti dal decreto-legge n.83 del 2002 e dalle discendenti normative attuative, vengono adottati dopo un'approfondita valutazione del concreto livello della minaccia, che si svolge a un duplice livello e si traduce, in sede periferica, nella proposta del prefetto, sulla base delle risultanze della riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia, e, in sede centrale, nelle definitive determinazioni assunte dall'USCIS sulla base delle informazioni acquisite presso i prefetti medesimi, le varie forze di polizia e gli organismi di informazione e sicurezza. Successivamente, il livello di esposizione al rischio costituisce oggetto di periodica e sistematica rivisitazione, finalizzata a verificare la perdurante necessità del dispositivo tutorio predisposto e la sua adeguatezza alla luce delle effettive esigenze e degli sviluppi investigativi. 
Rimane ovvio che all'occorrenza le misure di protezione vengono applicate anche a tutela dei familiari dei rappresentanti delle istituzioni esposte al rischio diretto. Si tratta di un meccanismo, credo si possa dire ben rodato, rimodulato negli anni attraverso interventi correttivi volti a incrementare l'efficienza e a ridurne i costi di esercizio. In attuazione di essi, risultano attivi in questo momento 331 dispositivi tutori riguardanti, nell'82 per cento dei casi, magistrati o loro familiari e, per la restante parte, appartenenti alle forze di polizia e alle Forze armate, consulenti del Governo, docenti universitari e dirigenti della pubblica amministrazione.

Replica

Grazie, Presidente, grazie sottosegretario, sì, sono soddisfatto della risposta del Governo; ho ritenuto doveroso svolgere questa interrogazione al Governo perché ovviamente in questo episodio, ormai di qualche mese fa, colpisce il fatto che l'episodio abbia riguardato i parenti di un magistrato, così unanimemente riconosciuto come altissimo esponente della lotta senza quartiere che lo Stato svolge contro le mafie, in questo caso contro la ’ndrangheta, colpisce che l'episodio abbia riguardato un figlio del dottor Gratteri, che ovviamente non è l'unico magistrato impegnato in quella lotta ad avere familiari. Quindi, la risposta del Governo ci soddisfa per il fatto che con dovizia di particolari il sottosegretario ci ha elencato i provvedimenti presi, quelli che verranno comunque continuamente posti all'oggetto di una verifica di corrispondenza alle necessità di salvaguardia del caso. Questa interrogazione ovviamente tendeva anche a sollevare l'attenzione – e non c’è necessità di farlo – nei confronti del Governo delle forze dell'ordine, ma anche in un certo senso dell'opinione pubblica sui fatti che magistrati integerrimi e straordinari rappresentanti dello Stato nella lotta contro la criminalità organizzata subiscono per questo loro ufficio, per questo loro compito: il danno di una vita regolata da un sistema di tutela, per loro e per i loro familiari, che ne restringe il campo della libertà personale. Quindi, ovviamente il nostro appello è perché lo Stato non lasci mai soli questi straordinari rappresentanti delle nostre istituzioni e i loro familiari, che anche essi subiscono il danno di una così encomiabile battaglia perdurante, giorno dopo giorno, contro la criminalità organizzata. 
La risposta ci soddisfa e speriamo non ci sia ulteriormente bisogno di interrogazioni o interpellanze del genere.