16/10/2017
Lia Quartapelle Procopio
3-03302

 

Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

dalla fine della seconda guerra del Congo, nel 2003, la Repubblica democratica del Congo aveva conosciuto sotto la presidenza di Joseph Kabila, rieletto per due mandati, un periodo di relativa stabilità;

nell'agosto del 2016 in un conflitto a fuoco con la polizia veniva ucciso un leader storico dell'etnia Luba della regione del Kasai, e storico avversario di Kabila, Kamwina Nsapu, fatto che scatenava la rivolta dei suoi seguaci in tutta la regione;

nel novembre del 2016 avrebbero dovuto tenersi le elezioni legislative e presidenziali, ma il Presidente in carica, giunto alla scadenza del suo secondo mandato, ha deciso di non dimettersi e di non indire nuove elezioni; a questa decisione è seguito l'accordo di San Silvestro in cui è stato coinvolto nel Governo il principale partito di opposizione;

con l'inizio del 2017 la situazione nella regione congolese del Kasai si deteriora. Lo scontro tra miliziani, da un lato, e polizia ed esercito regolare, dall'altro, avrebbe prodotto diverse centinaia di morti: ancora più grave il bilancio per la popolazione civile;

già nel mese di marzo 2017 la Commissione dei diritti umani dell'Onu ha recensito circa dodici fosse comuni tra il Kasai Centrale e il Kasai orientale, successivamente altre fonti giornalistiche (Radio France International (Rfi) e la Reuters) riferivano della scoperta di altre otto fosse comuni. Avvenire, il quotidiano della conferenza episcopale italiana molto attento e informato sulle vicende relative al continente africano, ne avrebbe censite fino ad ottanta. Le vittime ivi sepolte sarebbero state uccise in un modo atroce;

sempre nel mese di marzo 2017 due componenti della commissione di esperti dell'ONU, l'americano Michael Sharp e la svedese Zahida Katalan, sarebbero stati rapiti torturati e uccisi nel Kasai Centrale probabilmente dalle milizie Kamwina Nsapu, mentre indagavano su presunti crimini di pulizia etnica commessi proprio da queste milizie;

è poi noto che le medesime forze armate reclutino in tutta la regione «bambini soldato» che farebbero poi entrare in azione sotto effetto di sostanze psicotrope; la presenza di «bambini soldato» in Congo è stata peraltro denunciata anche nell'angelus del 19 febbraio da Papa Francesco;

secondo l'Onu e fonti vicine alla Chiesa cattolica sarebbero oltre 3.300 i morti e 1,4 milioni gli sfollati, generati dalla guerra etnica in corso nel Kasai. In 300.000 si sarebbero rifugiati all'estero di cui 30.000 in Angola. Fonti più recenti, provenienti dall'Arcidiocesi di Kananga, parlano addirittura di 20.000 vittime. Inoltre, si calcolano 400 mila bambini a rischio di morire di fame;

l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha denunciato i gravi crimini commessi da tutte le parti in conflitto nella regione. Scott Campbell, responsabile diritti umani per l'Africa centro-ovest ha dichiarato: «quello che abbiamo verificano sono attacchi su un ampio raggio, molti di questi assalti contro alcuni villaggi sono ben pianificati. Le uccisioni di massa, potrebbero essere considerate un crimine contro l'umanità. Naturalmente solo un tribunale competente può stabilirlo»;

alle questioni etniche si uniscono quelle economiche: la regione del Kasai, infatti, è ricca di diamanti –:

se al Governo risulti quanto sopra esposto e se intenda promuovere, sia in sede di Unione europea, visto il legame storico che il Congo ha con alcuni partner europei dell'Italia, che in sede Onu, le opportune iniziative perché si arrivi al più presto a ristabilire, insieme alla piena e funzionale vita democratica, le condizioni durature di pace e sicurezza in una regione come quella del Kasai e in una nazione come quella della Repubblica democratica del Congo segnate per troppo tempo da uno stato di guerra e di miseria endemiche.

 

Seduta del 17 ottobre 2017

Risposta di Gennaro Migliore,  Sottosegretario per la Giustizia, Replica di Lia Quartapelle Procopio

 

Risposta

Grazie, signor Presidente. Il Ministero ringrazia l'onorevole Quartapelle per aver sollevato una questione di grande attualità. Come è noto l'Africa è una priorità assoluta della politica estera italiana e il Ministro ha chiesto in questi mesi alla nostra diplomazia di orientare maggiormente lo sguardo verso il continente africano. In tale spirito, il Governo è impegnato attivamente, nei vari fora internazionali, nel favorire una mediazione politica nella Repubblica democratica del Congo, volta a promuovere il ritorno alla stabilità del Paese nonché a migliorare la situazione dei diritti umani e delle condizioni di vita della popolazione. Il Ministero, già nello scorso 23 giugno, ha avuto un incontro con il Vice Primo Ministro e Ministro degli affari esteri, Okitundu, dedicato, fra l'altro, all'approccio delle Nazioni Unite e dell'Unione europea alla crisi in corso nel Paese.

La situazione in Kasai, come giustamente evidenziato dall'onorevole interrogante, fa parte del clima di incertezza e di instabilità che regna in tutta la Repubblica democratica del Congo e l'unico attore in grado di intervenire, per farsi garante di un processo trasparente e credibile, è la comunità internazionale.

In sede di Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si è pertanto votato a favore del rinnovo, fino al 31 marzo 2018, della missione dell'Onu per la stabilizzazione della Repubblica democratica del Congo, denominata “Monusco”. Il mandato della missione comprende il sostegno all'accordo di San Silvestro ed al processo elettorale nonché la protezione dei civili. A seguito del deteriorarsi delle condizioni di sicurezza nelle province del Kasai, Monusco ha rafforzato la propria presenza nella regione. Sempre in Kasai, per consentire anche in tale regione lo svolgimento delle prossime consultazioni elettorali, la missione sta iniziando a sviluppare, insieme alla Commissione elettorale nazionale indipendente congolese, un piano per la registrazione degli elettori.

Sempre in ambito Consiglio di sicurezza, nel mese di giugno scorso l'Italia ha inoltre votato a favore del rinnovo del regime sanzionatorio in vigore nei confronti della Repubblica democratica del Congo, comprendente l'embargo sulle armi, restrizioni di viaggio e il congelamento dei beni. La situazione in Repubblica democratica del Congo è stata oggetto anche di una dichiarazione presidenziale del Consiglio di sicurezza nel luglio scorso con la quale i Quindici, tra cui l'Italia, hanno invitato il Governo ad attuare l'accordo del 31 dicembre 2016. Tale dichiarazione ha inoltre stigmatizzato il deterioramento della situazione umanitaria e di sicurezza, specialmente nella regione del Kasai, ed ha sollecitato un'indagine approfondita sull'uccisione di due esperti delle Nazioni Unite. Su proposta italiana il Consiglio di sicurezza ha inoltre lamentato gli attacchi alle scuole e agli ospedali.

Il Governo italiano, inoltre, partecipa attivamente alle iniziative dell'Unione europea tese a riportare la stabilità nel Paese. Sulla base di quanto deciso al Consiglio affari esteri del 6 marzo 2017, l'Unione europea ha adottato, il 29 maggio scorso, delle sanzioni individuali nei confronti di nove soggetti, inclusi due membri di Governo e un alto ufficiale dei servizi di sicurezza. Le nove personalità citate si aggiungono ai sette individui nei confronti dei quali l'Unione europea ha imposto sanzioni il 12 dicembre 2016 per l'ostacolo al processo elettorale e correlate violazioni dei diritti umani. Allo stesso tempo viene comunque mantenuta, dall'Unione europea, la disponibilità a un dialogo politico al più alto livello, sulla base dell'articolo 8 dell'Accordo di Cotonou, oltre che al ritiro delle sanzioni in caso di evoluzione positiva della situazione politica e dei diritti umani.

Per quanto riguarda l'azione dell'Italia nell'ambito del Consiglio dei diritti umani, nel corso dell'ultima sessione, dall'11 al 29 settembre scorsi, è stata adottata la risoluzione “Technical Assistance and Capacity-Building in the field of Human Rights in the Democratic Republic of the Congo”. Il testo, ai cui negoziati l'Italia, insieme ai Paesi dell'Unione europea, ha partecipato attivamente, ha ricevuto il sostegno della Repubblica democratica del Congo stessa e di tutti i Paesi africani, lanciando quindi un segnale positivo sulla volontà congolese di affrontare la situazione dei diritti umani. La risoluzione prevede, fra l'altro, che l'ufficio dell'Alto Commissario prepari un rapporto dettagliato sulla situazione dei diritti umani nel Paese da ridiscutere entro il 2018. L'obiettivo fondamentale è mantenere la situazione dei diritti umani in quel Paese sotto i riflettori della comunità internazionale, inserendola nell'agenda di ogni sessione ordinaria del Consiglio dei diritti umani 2018 (marzo, giugno e settembre).

Per quanto concerne, infine, gli interventi di cooperazione allo sviluppo, la cooperazione italiana da anni riserva particolare attenzione alla situazione umanitaria del Paese. Sono attualmente in corso programmi nel quadro di un'iniziativa dal valore di 600.000 euro, che prevede interventi sul canale bilaterale nel settore igienico-sanitario e dell'educazione. Nel mese di maggio scorso la cooperazione italiana ha inoltre autorizzato e si è fatta carico dei costi di trasporto di una spedizione umanitaria di beni destinati al centro nutrizionale terapeutico dell'ospedale di Bukavu, realizzata tramite la base di pronto intervento umanitario delle Nazioni Unite di Brindisi.

A seguito del drastico peggioramento della situazione umanitaria nella regione del Kasai, abbiamo concesso, nel giugno scorso, un contributo multilaterale di 300.000 euro all'UNHCR per attività nei settori della salute, della sicurezza alimentare, dell'istruzione e della promozione della resilienza dei rifugiati congolesi in Angola. Grazie al contributo italiano, l'UNHCR ha potuto effettuare le attività di registrazione e di assistenza al rilascio di documenti, la predisposizione di un nuovo campo di accoglienza a Lovua, la fornitura di beni di prima necessità e la protezione a favore di minori e vittime di violenze di genere. Il nostro intervento si aggiunge a quello in corso nella regione del Kivu, dall'importo di 600.000 euro, nei settori della fornitura dell'acqua e dell'assistenza sanitaria nell'area di Goma, dove opera un esperto dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo.

La Repubblica democratica del Congo, inoltre, è uno dei tre Paesi beneficiari del Progetto della Croce Rossa Internazionale “Humanitarian Impact Bond”, che sosteniamo con un finanziamento di 3 milioni di euro per i prossimi tre anni, volto a costruire a Kinshasa un centro ortopedico per la riabilitazione delle vittime di mine e di ordigni esplosivi. L'Italia contribuisce, infine, ai finanziamenti del Fondo europeo di sviluppo destinati alla Repubblica democratica del Congo.

Si ribadisce, quindi, la forte e convinta azione del Governo italiano al fine di promuovere condizioni durature di pace e sicurezza nella Repubblica democratica del Congo e, in particolare, nella regione del Kasai.

 

Replica

Grazie mille, Presidente. Grazie, Sottosegretario. L'interrogazione aveva l'obiettivo di alzare l'attenzione sulla situazione gravissima in Repubblica democratica del Congo e, in particolare, nella provincia del Kasai.

Le notizie che abbiamo a mezzo stampa ci parlano non solo dell'uccisione dei due esperti ONU, che è una cosa molto grave di per sé e, per fortuna, molto rara, ma soprattutto ci parlano di almeno dodici fosse comuni trovate nella provincia: 3.300 morti, anche se le fonti dell'Arcidiocesi di Kananga parlano addirittura di 20 mila morti uccisi in scontri tribali, che hanno probabilmente coinvolto anche l'esercito. Dico ‘probabilmente' perché le notizie che ci arrivano dal Congo sono, necessariamente, molto frammentate e incerte, e quindi questa interrogazione aveva proprio l'obiettivo di alzare l'attenzione del Governo e, più in generale, dell'opinione pubblica su una regione che sembra remotissima e lontanissima e, per certi versi, lo è, perché che ci siano 3 mila morti e dodici fosse comuni che non sono arrivate sui nostri giornali di per sé è un segno della distanza e della difficoltà di comunicazione e di conoscenza rispetto a questa regione, però sono cose che devono assolutamente stare dentro l'agenda politica di un Paese come l'Italia, che fa dell'Africa una sua priorità.

Sappiamo bene che la situazione grave del Kasai si iscrive in una situazione di instabilità politica più generale della Repubblica democratica del Congo e la notizia del rinvio al 2019 delle elezioni presidenziali è un altro elemento di fortissima preoccupazione. Le elezioni dovevano tenersi lo scorso anno e sono state già rinviate al 2018; questo ulteriore rinvio da parte di un Presidente, il Presidente Kabila, che non potrebbe più stare lì perché sono scaduti i due mandati della sua elezione, è un altro elemento che aggiunge preoccupazione a una situazione di fortissima instabilità.

Ringrazio il Governo delle tante iniziative prese: il rinnovo della MONUSCO, il rinnovo e il rafforzamento delle sanzioni, la pressione diplomatica anche con il Ministro degli esteri nell'incontro di qualche giorno fa, l'impegno umanitario, l'impegno a rafforzare e a continuare il dialogo politico in ambito UE, tenendo insieme gli strumenti più di pressione, però tenendo comunque aperta la porta per continuare a trovare una soluzione di carattere politico e diplomatico a questa crisi.

È importante che noi non consideriamo, con un atteggiamento fatalista, la crisi del Congo come una crisi endemica, una crisi africana di cui non occuparsi. Sarebbe ipocrita e poco previdente, perché i numeri - 300 mila sono i rifugiati nei Paesi circostanti, 1 milione e 400 mila sono gli sfollati interni nel Paese in seguito agli scontri legati alla difficoltà del processo politico e delle elezioni presidenziali - sono numeri che, comunque, ci devono riguardare, sia dal punto di vista dei diritti umani e del diritto umanitario, ma più in generale sull'instabilità di una regione, quella africana, che è al centro del nostro impegno di politica estera e che non può essere considerata lontana e remota.