14/07/2015
Alessandro Zan
3-01261

Per sapere – premesso che: 

con la delibera n. 2199 del 27 novembre 2014, pubblicata nel bollettino ufficiale della regione del 23 dicembre 2014, la giunta regionale del Veneto ha accantonato 5.370.000 euro dei fondi per le aree sottoutilizzate per il triennio 2014-2016, destinandoli al complesso monumentale della Rocca di Monselice, in provincia di Padova, per «interventi necessari e urgenti alla piena funzionalità del complesso e completamento delle opere intraprese»; 
un capitolo da 1.900.000 euro sarebbe destinato al progetto «completamento dell'impianto di risalita per l'accesso turistico al Colle della Rocca», che prevede la perforazione del colle e l'installazione di un ascensore al suo interno; 
il cantiere per tale progetto fu bloccato nel maggio del 2008 dopo il sequestro da parte della magistratura: concluso lo scavo orizzontale, risulta a oggi mancante quello verticale; ripartirebbe, quindi, il progetto al centro di una vicenda giudiziaria durata sei anni e conclusasi nel febbraio 2014 tra assoluzioni e prescrizioni; 
secondo il portavoce del comitato popolare «Lasciateci respirare» Francesco Miazzi, la contrarietà al progetto da parte delle associazioni ambientaliste del territorio si fonda su vari elementi, che vanno dall'estrema fragilità del colle allo stravolgimento nella fruizione del patrimonio architettonico presente, passando per l'insostenibilità economica di gestione per un impianto di risalita di tali dimensioni; 
a tal proposito va rilevato come in effetti manchi a tutt'oggi un qualsiasi elaborato che affronti i termini relativi all'importante problema della gestione dell'impianto una volta in esercizio; 
cedimenti e crolli interni avevano costretto a sospendere i lavori ben prima del sequestro, avendo i costanti movimenti franosi messo a rischio i residenti; 
a seguito di tali eventi franosi non risultano all'interrogante pareri competenti e obiettivi sulle reali condizioni geologiche e strutturali del colle, che potrebbero essere ulteriormente compromesse dall'escavazione del tunnel verticale; 
vi è, infatti, il concreto rischio che la ripresa delle perforazioni all'interno del Colle della Rocca riattivi le frane verificatesi appena due anni fa a pochi metri dalla prima cinta muraria attorno al Mastio; 
viene da chiedersi perché non si punti verso alternative meno costose, meno impattanti e più funzionali, come proposto dagli stessi comitati, quali un semplice impianto di risalita, posizionato nel parcheggio laterale di Villa Duodo, che potrebbe permettere a piccoli mezzi elettrici di superare il dislivello e le barriere per riprendere il sentiero presente; per disabili o persone in difficoltà il colle diverrebbe così completamente fruibile; 
sulla Rocca sono concentrate numerose bellezze architettoniche, oltre ai resti di antiche fortificazioni, tra cui l'imponente roccaforte del Mastio federiciano. Il colle risulta, peraltro, sottoposto a tutela paesaggistica; 
secondo quanto ha dichiarato al quotidiano Il Mattino di Padova in data 18 gennaio 2015 l'assessore regionale veneto alla cultura Marino Zorzato, la proposta di spesa relativa al progetto necessita dell'accordo di programma con il Governo, attraverso il tavolo di partenariato a livello nazionale. «La prudenza è d'obbligo finché non abbiamo la certezza che in sede nazionale la proposta sarà accolta, anche se sono convinto che sarà così. Una volta ottenuto il via libera nazionale», ha proseguito Zorzato, «si potrà passare alla progettazione. Questo tipo di finanziamento è condizionato dall'inizio dei lavori entro la fine di quest'anno. Dovremmo avere il progetto definitivo per giugno-luglio, poi gara d'appalto e appalto entro fine anno»; 
Ferdinando Businaro, presidente della società Rocca, ha affermato, secondo quanto riportato nell'articolo di cui al capoverso precedente, che «l'ascensore è rimasto in una situazione di stallo» e che «ci sarà da risolvere inoltre la questione del contenzioso con Eurocostruzioni perché possa ripartire il cantiere dell'ascensore»; 
la cosa maggiormente sconcertante è che, con riferimento al progetto di cui sopra, nemmeno un euro sembra essere stato destinato dalla regione Veneto per fermare il movimento franoso in atto ovunque, in particolare sul fronte nord del colle; 
il comune di Monselice avrebbe definito un progetto preliminare per la messa in sicurezza del vicolo Scaloncino, una delle principali vie di accesso dal Colle della Rocca, per un costo di circa 380 mila euro, che tuttavia l'amministrazione comunale ha ammesso essere una somma difficile da reperire; 
nonostante già nel 2013 sia crollato un pezzo di parete sul lato nord e molte famiglie siano state costrette a lasciare le proprie abitazioni, gli interventi da parte della regione Veneto, oltre che tardivi, sono risultati del tutto insufficienti a risolvere l'emergenza e a tutelare questo patrimonio –: 
di quali informazioni dispongano i Ministri interrogati in merito a quanto sopra esposto; 
se e quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano intraprendere, anche sulla base dell'accordo di programma tra Governo e regione Veneto, per garantire la sicurezza dei cittadini di Monselice, nonché la piena salvaguardia del patrimonio ambientale, storico e artistico del Colle della Rocca e così la sua stessa stabilità geologica.

 

Seduta del 14 luglio 2015

Risponde Barracciu Francesca, Sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo, replica di Alessandro Zan

Risposta del governo

Grazie, Presidente. L'onorevole Zan chiede notizie e rassicurazioni in merito alla messa in sicurezza della via che conduce al complesso monumentale della Rocca di Monselice, in relazione ad un progetto regionale di realizzazione di un impianto di risalita per l'accesso turistico alla passeggiata archeologica e per la visita del museo del Mastio della Rocca di Monselice. Il progetto prevede la realizzazione all'interno del colle, di proprietà della regione Veneto, di un tunnel verticale, con ascensore e scala di sicurezza. 
Da notizie assunte presso la competente soprintendenza belle arti e paesaggio per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso, si è appurato che l'opera interessa parte del versante nord-ovest soggetto a tutela paesaggistica, ai sensi della parte terza del codice dei beni culturali, in applicazione dell'articolo 136, per effetto di un decreto ministeriale di dichiarazione di interesse pubblico, del 20 giugno 1958, e dall'articolo 142, lettera f), del Codice, in quanto territorio del Parco regionale dei Colli Euganei. L'area dell'impianto di risalita è, inoltre, prossima ad un ambito sottoposto a tutela monumentale, con decreto ministeriale del 16 marzo 1964, afferente la parte sud-est del colle, che non ricomprende il versante nord-ovest interessato daltunnel. 
Nel procedimento autorizzatorio riguardante l'impianto di risalita, pertanto, la competenza della soprintendenza non è stata diretta ma endoprocedimentale, poiché la competenza al rilascio del provvedimento è regionale, secondo quanto disposto dall'articolo 146 del decreto legislativo n. 42 del 2004, ovvero dal codice dei beni culturali... chiedo scusa.

La soprintendenza formulò, all'epoca, alla regione Veneto un parere sulle condizioni utili al miglioramento del progetto nel contesto paesaggistico in esame. Nell'opera in questione il rapporto con il paesaggio è reso sostanzialmente dalla stazione di partenza e di arrivo, mentre il tunnel è interno al colle e si sviluppa per una lunghezza pari a circa cento metri da valle alla quota di sbarco lungo il pendio. 
La realizzazione del tunnel, contestualmente ad altri progetti commissionati dalla regione Veneto per la fruizione della Rocca di Monselice, sono stati esaminati dal comitato tecnico-scientifico per i beni architettonici e paesaggistici di questo Ministero, che è uno degli organi centrali di consulenza tecnico-scientifica del Ministro. Il comitato, nel proprio articolato parere, ritenne che gli interventi risultavano, a suo giudizio, troppo invasivi, e consigliava una nuova e più appropriata proposta progettuale di un impianto con caratteristiche più leggere e di migliore qualità architettonica, senza ascensore né altri sistemi meccanici di risalita. 
I lavori commissionati dalla regione Veneto per la realizzazione dell'impianto di risalita e del tunnel risultano iniziati alla fine del 2007, ma non terminati a causa di un procedimento giudiziario che ha portato al sequestro dell'area e al blocco del cantiere. Non sono, tuttavia, ripresi, né dopo il dissequestro del cantiere né dopo la conclusione della vicenda giudiziaria, e non risulta pervenuta alcuna istanza finalizzata al rinnovo dell'autorizzazione paesaggistica della regione, scaduta il 19 ottobre 2007.
Il Colle della Rocca di Monselice è stato oggetto di un'attività estrattiva di materiale trachitico, ad oggi abbandonata. Tale attività ha modificato, nel tempo, la sua naturale conformazione, con la formazione di fronti rocciosi decoesi e poco stabili, che in passato hanno comportato la demolizione di una parte della cinta muraria medievale che perimetrava le pendici collinari. 
Nella considerazione della nota instabilità dei fronti, il Genio civile ha effettuato, negli anni, alcuni localizzati interventi di consolidamento, con l'applicazione di reti e di altre differenti tecniche di ingegneria naturalistica. 
In particolare, a seguito delle forti precipitazioni avvenute nella bassa padovana nel 2013, il colle è stato oggetto di movimenti franosi di detriti e massi incoerenti, ed in tale frangente la regione Veneto è intervenuta con dei lavori puntuali di consolidamento e di pronto intervento delle zone più a rischio. 
Da notizie acquisite dal comune di Monselice, la Protezione civile ha valutato che l'instabilità ed il movimento franoso che caratterizza il colle della Rocca di Monselice derivano dalla sua attuale conformazione in parte erosa dalle estrazioni di trachite e dalla natura geologica dell'area, situazioni queste aggravate dalla carenza di manutenzione alla fitta vegetazione spontanea presente sui versanti. 
Fermo restando che attualmente non risulta persistere la situazione di pericolo imminente che aveva comportato lo sgombero di alcune abitazioni nel 2013, permane tuttavia una situazione di graduale deterioramento della crosta del colle della Rocca dovuta, oltre che alla natura del terreno, alla vegetazione selvaggia e alla crosta fessurata dalle radici degli alberi, fessure nelle quali gli agenti atmosferici trovano le condizioni che si traducono in smottamenti e frane. 
Come è noto, questa amministrazione non ha competenza in materia di dissesto geologico ma la competente soprintendenza ha sempre fornito la propria disponibilità a valutare, congiuntamente, progetti di lavori per il consolidamento sistematico e complessivo dei pendii. Progetti che non sono mai pervenuti ma che, secondo una stima della Direzione geologia della regione Veneto, dovrebbero riguardare interventi per un importo di circa 4 milioni di euro. 
Concludo precisando che non risultano pervenute dalla medesima regione notizie sulla ripresa dei lavori del tunnel in argomento per il completamento dell'impianto di risalita.

 

Replica

Grazie Presidente, grazie sottosegretario, io sono molto soddisfatto della risposta, perché finalmente si mette l'accento su una situazione drammatica di quel territorio, dove l'estrema fragilità del colle, che ha visto numerevoli situazioni di frane, non consentiva e non consentirà la costruzione dell'ascensore nella Rocca, proprio perché questo comporterebbe sicuramente un pericolo per la situazione già precaria di dissesto idrogeologico, ma anche per l'incolumità degli stessi cittadini monselicensi. Ricordiamo che alcune abitazioni, proprio a fronte di una incuria complessiva di quell'area, sono state evacuate. L'impatto ambientale – lo diceva anche prima il sottosegretario – che il completamento dell'ascensore avrebbe sul colle sarebbe devastante, andando a mettere veramente in seria instabilità anche il patrimonio storico-artistico della Rocca. Io vorrei riflettere anche su questo, su come la regione Veneto destini i propri fondi, anziché per contrastare il dissesto idrogeologico di quel territorio, di quel paesaggio, di quei monumenti importanti, come ad esempio il Mastio federiciano, che rischia propria di crollare. Ricordo che da un capitolo della regione sono stati impiegati un milione 900 mila euro per il progetto di completamento dell'impianto di risalita. Ora, dopo che la Protezione civile ha espresso il proprio parere, dopo che la soprintendenza ha manifestato tutto il proprio scetticismo rispetto a questo tipo di lavori, io però non abbasserei la guardia, perché il fatto che non sia stato presentato e rinnovato finora alcun progetto per il completamento dell'impianto di risalita non mi fa stare tranquillo, perché il tentativo di costruire quell'ascensore esiste da molti anni. Sicuramente alcune parti della regione non molleranno l'osso e cercheranno ovviamente di riproporre questo progetto. 
Penso che puntare tutto sulla perforazione di un Colle che contiene bellezze artistiche, che questo Ministero, oltretutto, ha segnalato come bellezze da tutelare, significherebbe mettere da parte l'attenzione per il territorio e per la sua salvaguardia, contrariamente anche ai principi costituzionali e al Codice dei beni culturali, nonché mettere a repentaglio, ricordo, la sicurezza di molti cittadini e delle abitazioni che distano pochi metri dalle cinte murarie. 
Inoltre, la risposta anche del sottosegretario mi consente di porre l'accento anche sul fatto che questi crolli e il rischio di frane sono dettati, molte volte, dall'incuria, dall'assenza di pulizia del sottobosco, degli arbusti che insistono sulla Rocca, che, ovviamente, aumentano il rischio di nuove frane. Per cui, mi ritengo soddisfatto della risposta e mi auguro che per il futuro non si tenti ulteriormente di mettere a repentaglio un bene storico, culturale e paesaggistico come quello della Rocca di Monselice.