10/04/2018
Camillo d'Alessandro
3-00003

 Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

gli ultimi fatti di cronaca, in questo caso in una scuola di Alessandria, descrivono un fenomeno pericolosamente sempre più diffuso all'interno delle scuole italiane di atti di aggressione fisica e morale nei confronti del personale docente da parte degli studenti, che ha raggiunto livelli inaccettabili ed intollerabili;

troppo spesso si ha la sensazione che atti del genere siano tollerati ed in qualche modo giustificati;

quanto sta accadendo nelle scuole italiane pone un problema di sicurezza e di incolumità dei docenti e rappresenta una pericolosa deriva che mina la figura «istituzionale» del docente con incalcolabili conseguenze sulla percezione della gravità degli atti compiuti, con rischio di emulazioni laddove, in particolare, non vi dovesse essere risposta ferma, adeguata e corrispondente alla gravità dei comportamenti assunti –:

se vista la gravità dei fatti accaduti non più confinabili a casi isolati, si intenda assumere un'idonea iniziativa al riguardo. 

Seduta del 10 luglio 2018

Risposta del governo di Salvatore Giuliano, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca, replica di Camillo D'Alessandro.

Risposta del Governo

Onorevole D'Alessandro, rispondo alla sua interrogazione evidenziando che, come in più occasioni ribadito dal Ministro Bussetti, gli studenti debbono tenere, nei confronti dell'istituzione scolastica e di tutte le sue componenti, un atteggiamento di rispetto. Ed è per questo che non ci si limiterà solo a condannare gli episodi di violenza che si verificano all'interno del sistema educativo e formativo, ovverosia in una delle più importanti istituzioni del Paese, ma, come già annunciato dallo stesso Ministro, il Ministero verificherà, con la Presidenza del Consiglio dei ministri, la possibilità di costituirsi parte civile nei procedimenti penali che abbiano ad oggetto episodi di violenza o anche di semplice minaccia, posti in essere da studenti, o dai loro genitori/parenti, nei confronti dei docenti e del personale amministrativo tecnico ed ausiliario.

Ciò premesso, giova ricordare che la normativa vigente già fornisce alle istituzioni scolastiche strumenti atti a prevenire e contrastare atteggiamenti violenti all'interno della comunità scolastica. Difatti, gli atti di aggressione fisica e morale nei confronti del personale docente da parte degli studenti rientrano nella valutazione del loro comportamento e sono sanzionati sotto il profilo disciplinare sulla base di specifici regolamenti che costituiscono parte integrante dei regolamenti di istituto, previsti dal decreto del Presidente della Repubblica n. 249 del 1998, come modificato dal DPR n. 235 del 2007, recante lo Statuto delle studentesse e degli studenti.

I consigli di istituto applicano le norme tenendo presente il principio sancito dall'articolo 4 dello Statuto, che recita: “I provvedimenti disciplinari hanno finalità educativa e tendono al rafforzamento del senso di responsabilità ed al ripristino di rapporti corretti all'interno della comunità scolastica, nonché al recupero dello studente attraverso attività di natura sociale, culturale ed in generale a vantaggio della comunità scolastica.”

E ancora, lo stesso articolo prevede che: “(…) in coordinamento con la famiglia e, ove necessario, anche con i servizi sociali e l'autorità giudiziaria, la scuola promuove un percorso di recupero educativo che miri all'inclusione, alla responsabilizzazione e al reintegro, ove possibile, nella comunità scolastica.”

In casi come quelli avvenuti, e venuti alla ribalta delle cronache negli ultimi mesi, di aggressioni rivolte al personale docente, sia da parte di allievi, sia da parte dei loro genitori, riveste inoltre particolare importanza la previsione dell'articolo 5-bis del Regolamento n. 249 del 1998, sopra richiamato, relativa al ‘Patto educativo di corresponsabilità', la cui sottoscrizione è richiesta da parte dei genitori e degli studenti, contestualmente all'iscrizione alla singola istruzione scolastica. Il ‘Patto educativo di corresponsabilità' contiene la declinazione in maniera dettagliata e condivisa dei diritti e doveri che si esplicano nel rapporto tra istituzione scolastica autonoma, studenti e famiglie.

Pertanto, la conoscenza e la condivisione dello Statuto delle studentesse e degli studenti, del piano triennale dell'offerta formativa, dei regolamenti di istituto e del Patto educativo di corresponsabilità, assume una fondamentale rilevanza per la vita delle comunità scolastiche. Tali strumenti contribuiscono, difatti, al sostegno e al rafforzamento dell'alleanza educativa tra famiglia e scuola.

Per di più, giova ricordare che, nel caso in cui il dirigente scolastico venga a conoscenza di vere e proprie notizie di reato relative ad aggressioni fisiche o morali verso docenti o altri allievi, in presenza di reati procedibili d'ufficio e in qualità di pubblico ufficiale, è tenuto a riferirne all'autorità giudiziaria o alle forze dell'ordine per le necessarie indagini.

Allo stesso modo, i docenti, in qualità di pubblici ufficiali, sono tenuti a riferire al dirigente scolastico eventuali notizie di reato di cui siano venuti a conoscenza nell'esercizio delle loro funzioni.

Inoltre, strettamente connessi all'aspetto disciplinare e determinanti sotto il profilo educativo sono gli interventi che ciascuna istituzione scolastica autonomamente può prevedere nel proprio piano triennale dell'offerta formativa.

I piani triennali dell'offerta formativa di ciascuna istituzione scolastica prendono a riferimento gli strumenti normativi messi a disposizione dal legislatore in questi ultimi anni, tra i quali vanno ricordati: le “Linee di orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e al cyberbullismo” del 13 aprile 2015, la legge n. 71 del 2017, recante “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”, il “Piano nazionale per l'educazione al rispetto” adottato dal MIUR il 27 ottobre 2017.

Trattasi di strumenti fondamentali, in quanto solo la formazione nei giovani di una cultura fondata sul rispetto, in primo luogo, dell'autorità dei propri insegnanti potrà porre fine agli episodi esecrabili di minaccia, aggressione e violenza nei confronti degli stessi.

Replica

Grazie, Presidente. Tramite lei, grazie al sottosegretario per il quadro normativo che ha descritto, però il punto è che non basta.

Noi ci troviamo di fronte non più a casi isolati, ci troviamo di fronte, neanche, spesso e sempre, a casi che derivano da condizioni di disagio dei ragazzi. Alcune volte, troppo spesso, ci troviamo di fronte a un banale sfoggio di maleducazione aggravata da atteggiamenti violenti, irrisori nei confronti dei docenti, lesivi non solo moralmente ma in alcuni casi anche da un punto di vista fisico.

Il punto è che gli insegnanti si ritengono soli dentro la scuola. Perché poi può accadere che un insegnante - e non lo deve fare - reagisca; può accadere che i genitori ritengano che la causa del comportamento del ragazzo sia imputabile non al ragazzo ma all'insegnante.

Gli insegnanti si trovano in una condizione di doppia difficoltà: quella di dover continuare a guidare la classe secondo le proprie materie e quella di stabilire con la classe un rapporto di straordinaria collaborazione, ma anche improntata all'autorevolezza della funzione che riveste l'insegnante, e allo stesso tempo si trovano spesso, in alcuni casi, di fronte a difficoltà che derivano dal non riconoscimento di quel ruolo e anche da un eccessivo, sottosegretario, giustificazionismo, che poi travalica e pone una questione, la più importante.

Lei ha richiamato i provvedimenti del 2015 e del 2017 del Governo e del Ministro che l'hanno preceduta, però gli stessi casi in Italia vengono trattati in modo diverso, perché si pone un tema dei vari consigli da scuola a scuola. Uno stesso caso può avere, al di là di ciò che accade mediaticamente, lo stesso trattamento da parte dell'istituzione scolastica, perché poi si demanda quasi ad una sorta di autonomia la valutazione del comportamento, orientato chiaramente sempre alla rieducazione dello studente. Però sta di fatto che noi ci troviamo di fronte ad una situazione che ormai è diventata non più sopportabile.

Io speravo - credevo, e per questo sono insoddisfatto - che, partendo proprio dalle misure già adottate, questo Governo, che si definisce appunto del cambiamento e che pure ha fatto della battaglia nei confronti di precedenti provvedimenti sulla scuola i vessilli di un modo di intendere il cambiamento rispetto a chi c'era precedentemente, non parta proprio da dove si deve partire, dalla madre di tutte le riforme eventuali, cioè dagli insegnanti, dalla tutela degli insegnanti, dalla tutela del prestigio degli insegnanti, i quali si sentono soli dentro le classi italiane.

Potremmo dibattere a lungo - e sicuramente non sarà questo l'oggetto, il giorno, la conclusione del dibattito tra di noi riguardo alle riforme della scuola -, ma qui stiamo parlando di altro: qui non stiamo parlando né del reclutamento né nelle modalità di reclutamento né di quello che dite di fare e che ancora non fate, qui stiamo parlando di come lo Stato garantisce la funzione fondamentale degli insegnanti. E se devo stare a ciò che lei ci ha riferito in Aula, purtroppo non c'è nessuna novità, nessun cambiamento: il nuovo anno scolastico inizierà come si è concluso l'anno precedente, cioè con i docenti, gli insegnanti, che si sentono soli rispetto alla loro funzione, soprattutto in scuole di periferia, in scuole complicate nel nostro Paese.