17/02/2016
Giovanni Burtone
3-02023

Per sapere – premesso che: 
nel corso degli ultimi anni si è realizzato un processo di continua liberalizzazione degli scambi commerciali con una progressiva riduzione delle protezioni di molti Paesi che interessa anche i prodotti agricoli ed agroalimentari italiani; 
detto processo consente ai prodotti italiani di poter accedere ai mercati internazionali, ma determina impatti negativi importanti quando si producono condizioni di distorsione della concorrenza, anche per mancanza di piena reciprocità; 
il recente caso dell'accordo Unione europea – Marocco ha comportato, come ha sottolineato Confagricoltura, conseguenze negative per gli operatori italiani del comparto agrumicolo, mentre la discussione del possibile aumento del contingente di olio di oliva importato dalla Tunisia, senza applicazione di tariffa doganale, dimostra come non siano stati valutati appieno i possibili effetti sul mercato comunitario e nazionale dell'olio di oliva; 
sotto l'aspetto fitosanitario, l'apertura del mercato europeo a patogeni non presenti nel territorio mina la tenuta di interi comparti, come nel caso della malattia degli agrumi greening, settore che sta attraversando, oltretutto, una crisi di mercato e che vede, a quanto risulta all'interrogante, la sospensione, in Sicilia, di tutte le attività di ritiro di arance da parte dell'industria di trasformazione; 
risulta necessario evitare che alcuni comparti produttivi soffrano a causa degli accordi internazionali anziché trarne beneficio, come sarebbe auspicabile in una logica di mutuo vantaggio –: 
se sia stato valutato il reale impatto della liberalizzazione degli scambi sul sistema agricolo italiano e sulle produzioni dell'olio di oliva e degli agrumi; 
se siano comparabili le regole di produzione e gli standard dei prodotti importati rispetto ai requisiti dei prodotti europei; 
se non si ritenga che alcune modalità applicative degli accordi sugli scambi commerciali rischino di alterare gli effetti delle concessioni di libero scambio; 
se si ritenga di sostenere, nelle sedi comunitarie, la necessità di valutare l'impatto degli accordi bilaterali delle concessioni in corso di definizione, anche in vista di una loro rimodulazione; 
se non si ritenga di assumere iniziative per rafforzare il sistema dei controlli alle frontiere; 
se si stiano predisponendo iniziative di intervento per la crisi di mercato degli agrumi in Italia e se si intendano prevedere misure di compensazione.

Seduta del 21 giugno 2016

Risponde  Giuseppe Castiglione, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, replica Giovanni Burtone

Risposta del governo

Signor Presidente, onorevoli deputati, evidenzio, innanzitutto, che a seguito degli accordi tra l'Unione europea e il Marocco per lo scambio commerciale dei prodotti ortofrutticoli e con la Tunisia per l'olio d'oliva, la Commissione europea, anche su pressione dell'Italia, verifica costantemente il rispetto di tali intese. In ogni caso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali monitora costantemente la situazione dei nostri prodotti agricoli più sensibili, tra cui gli agrumi, con l'intento di portare all'attenzione dell'Esecutivo europeo le problematiche riscontrate e di valutare l'opportunità di intraprendere iniziative mirate, anche eccezionali, nell'ambito delle misure previste nella regolamentazione comunitaria e negli accordi internazionali vigenti. 
In tale contesto un valido strumento per affrontare le problematiche esposte dall'interrogante, che io ringrazio, è rappresentato dall'incentivazione dell'associazionismo nell'ambito delle OCM, attraverso il finanziamento di programmi di attività realizzati da organizzazioni dei produttori ortofrutticoli riconosciute e che prevede un aiuto comunitario, che, come lei conosce molto bene, è normalmente intorno al 50 per cento, per la realizzazione di molteplici interventi a sostegno del comparto, ivi comprese misure specifiche per prevenire ed affrontare eventuali situazioni di crisi. L'efficacia di tali strumenti tuttavia è connessa alla propensione all'aggregazione dei produttori che in alcune regioni, lei conosce benissimo la regione Sicilia, risulta ancora molto bassa. Ricordo, poi, che per contrastare gli effetti negativi sull'esportazione dei prodotti dell'embargo russo del settore ortofrutticolo la Commissione europea, anche su forte indicazione del nostro Paese, l'Italia, ha adottato alcuni regolamenti delegati – (UE) n. 932/2014, n. 1031/2014, n. 1371/2014 e n. 1369/2015 – con i quali sono state introdotte alcune misure di sostegno eccezionale a favore di tutti i produttori ortofrutticoli associati o meno ad organizzazioni di produttori, consentendo il ritiro dal mercato, la mancata raccolta e la raccolta prima della maturazione di alcuni prodotti ortofrutticoli, tra cui gli agrumi, entro determinati volumi di massima assegnati ad ogni singolo Paese e ad ogni singolo Stato membro. A tal riguardo faccio presente che la Commissione europea, sollecitata anche dall'Italia, ora ha predisposto un nuovo regolamento delegato che intende prolungare fino al 30 giugno del 2016, per una ulteriore annualità, il termine di queste misure eccezionali che sono state adottate. Per gli agrumi all'Italia dovrebbe essere assegnato grosso modo un contingente di 1000 tonnellate. Per quanto riguarda l'importazione di olio tunisino, faccio presente che dopo l'approvazione da parte del Parlamento europeo dell'importazione senza dazi di 35.000 tonnellate di olio in più di oliva per il 2016 in tutta Europa e altrettanto per il 2017, in aggiunta alle 56.700 tonnellate previste dall'Accordi di associazione tra l'UE e la Tunisia, siamo fermamente contrari a qualsiasi aumento permanente del contingente di olio tunisino. Peraltro, già a margine del Consiglio dei ministri del 15 febbraio scorso, il Ministro Martina aveva chiesto che questa scelta, nata come una scelta di misura straordinaria, non si trasformasse, cioè non divenisse un'azione di riforma e di intervento di carattere di strutturale.
In tale contesto, poi, è stato evidenziato come eventuali accordi di cooperazione finalizzati alla promozione di soluzioni innovative per sostenere le produzioni agricole e alimentari nei Paesi del Mediterraneo risulterebbero più efficaci delle proposte di aumento delle importazioni di olio nordafricano. In tale direzione abbiamo già rappresentato nella sede competente la necessità che i negoziati di politica economica e commerciale non penalizzino l'agricoltura e che le eventuali concessioni dell'Unione europea nei confronti dei diversi partner commerciali vengano governate dal principio di un approccio equilibrato e proporzionale tra i vari settori dell'economia europea. Anche in sede di comitati di gestione di settore il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali aveva espresso parere contrario alla proposta di regolamento della Commissione finalizzata ad abolire i massimali mensili per i quantitativi di olio d'oliva, ai fini del rilascio dei titoli di importazione, nell'ambito del volume complessivo del contingente che ha origine dalla Tunisia. In ogni caso reputo necessario che le politiche internazionali tengano in debito conto i fabbisogni e le esigenze del settore agricolo e non danneggino i produttori agricoli europei. Riguardo al recente regolamento (UE) 2016/580 del Parlamento europeo e del Consiglio mi preme evidenziare che esso, recependo quanto richiesto dall'Italia in materia di tracciabilità, prevede, per evitare frodi, che le misure commerciali autonome siano subordinate al rispetto delle norme vigenti nell'Unione europea per quanto concerne sia l'origine del prodotto che, anche, le procedure che ne sono correlate. Quindi, grazie all'azione della delegazione italiana è stato, anche, introdotto l'obbligo di un accurato monitoraggio da compiersi entro il 2016 e, quindi, a fine 2016, per valutare le eventuali ripercussioni negative sui mercati interni e procedere, se del caso, anche a delle eventuali misure correttive. Per quanto concerne il sistema dei controlli sulla tracciabilità e sulla corretta indicazione degli alimenti, faccio presente che la normativa europea già prevede il rispetto di alcuni requisiti compresa la corretta indicazione dell'origine. Peraltro, specifiche disposizioni nazionali che si basano su un'analisi del rischio, tenendo conto anche della provenienza del prodotto, contribuiscono ad affrontare eventuali criticità riscontrate sul mercato. 
Ciò posto, evidenzio che l'ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, organo di controllo ufficiale del Ministero. è costantemente impegnato nella prevenzione e repressione degli illeciti nei vari settori del comparto agroalimentare al fine di tutelare sia i produttori che anche i consumatori nazionali. Al fine di rendere più efficaci gli accertamenti di competenza, l'ICQRF collabora da anni con diversi e vari organismi di controllo: comando dei Carabinieri per la tutela dalla salute, i NAS, i Nuclei di polizia tributaria della Guardia di finanza, il Corpo forestale dello Stato, il comando dei carabinieri delle politiche agricole, le capitanerie di porto e l'AGEA. Peraltro, per contrastare in maniera più incisiva l'eventuale illecita importazione di prodotti agroalimentari sul territorio nazionale, l'ICQRF ha intrapreso una collaborazione anche con l'Agenzia delle dogane, al fine di monitorare i flussi d'introduzione delle derrate alimentari provenienti dai Paesi extra Unione europea. Controlli specifici sono seguiti sull'introduzione nel territorio nazionale di prodotti ortofrutticoli freschi provenienti da talune zone del bacino del Mediterraneo le cui produzioni agricole sono simili per tipologia di prodotto e anche per stagionalità a quelle nazionali e, in particolare, a quelle siciliane a cui faceva riferimento l'onorevole Burtone. Occorre poi tener presente che a livello nazionale gli operatori che movimentano gli oli, indipendentemente se di origine estera o nazionale, compresi i semplici commercianti di olio sfuso, privi di stabilimento o deposito, sono obbligati alla tenuta dei registri di carico e scarico ai fini della commercializzazione degli oli stessi. In tal senso in Italia è attivo il registro telematico degli oli che considero un puntuale monitoraggio dei flussi di prodotto movimentati dai singoli operatori. Tale registro che per una tempestiva fruizione dei dati ivi contenuti da parte degli organismi di controllo è tenuto secondo modalità telematiche messe a disposizione sul Sistema informativo agricolo nazionale, SIAN, costituisce un sistema di tracciabilità omogeneo e puntuale della filiera dell'olio d'oliva, in quanto consente di controllare le singole movimentazioni di ogni stabilimento e consente di conoscere i soggetti nazionali ed esteri che sono coinvolti nella movimentazione stessa. Ad ulteriore tutela del nostro prodotto rilevo, poi, che per l'olio d'oliva gli investigatori del Corpo forestale si avvalgono dell'innovativa tecnica, questa è una ulteriore novità di quest'ultimo periodo, del riconoscimento del DNA, la cosiddetta analisi molecolare, quindi il riconoscimento del DNA delle cultivar di olivo presenti nell'olio, quindi anche questa è una ulteriore soluzione innovativa per puntare alla qualità e alla tracciabilità delle nostre produzioni, soprattutto l'olio d'oliva.

Replica

Presidente, esprimo la mia soddisfazione per la risposta del Governo, una risposta puntuale sui punti che ho posto all'attenzione del Governo, ma ringrazio il Governo anche perché, nell'intervento del sottosegretario, c’è un'analisi di quelli che sono i problemi presenti in comparti significativi dell'agricoltura, in modo particolare di quella meridionale. Oltre a sottolineare questi impegni e le iniziative che il Governo ha adottato per evitare che ci potessero essere frodi, inserimenti commerciali impropri, l'impegno che il Governo ha avuto per far rispettare che il quantitativo di importazione sia quello determinato nell'accordo dell'Europa, oltre a questo, però, sento l'esigenza di utilizzare le cose che il Governo ha detto per fare un punto soprattutto sull'agrumicoltura, signor sottosegretario, onorevole Castiglione. 
Infatti, spesso noi parliamo di agrumicultura quando siamo davanti alla crisi: lo abbiamo fatto anche quest'anno, nel momento più cruento, quando i produttori sono stati in gravi difficoltà perché non hanno venduto il prodotto. Allora, io credo, invece, che questo tempo che abbiamo davanti lo si debba utilizzare pienamente, partendo dalle risposte che lei ha dato, per mettere in campo una strategia. È una strategia complessa: lei ha parlato della necessità di aggregare la produzione, di fare delle organizzazioni cooperativistiche, associative, per affrontare meglio il mercato. È un punto di partenza. Però, se noi guardiamo solo alla complessità, senza fare piccoli passi, e ce ne sono alcuni che possiamo fare, il problema sarà sempre davanti, e i produttori, soprattutto i produttori, che sono l'anello più debole della catena legata all'agrumicultura, nel tempo saranno sempre più asfissiati, in difficoltà, non potranno vendere in maniera congrua il proprio prodotto. 
Allora, partiamo intanto da questo dato: il Governo deve continuare a mettere in campo una serie di iniziative per evitare che ci siano importazioni anomale del prodotto da Paesi terzi, limitare tutto all'accordo che è stato fatto, quindi ad una quantità minima di prodotto, per evitare la concorrenza, signor sottosegretario. Lei sa che arrivano prodotti che ammazzano il prezzo di mercato, perché arrivano con dei costi di produzione molto più bassi rispetto a quelli che abbiamo in Italia. Abbiamo, poi, la necessità di portare avanti questi accordi preventivamente sugli eventuali ritiri e gli accordi con la grande distribuzione, perché il prodotto, quello che non può essere collocato nel mercato in maniera seria e con un prezzo congruo, possa essere ritirato; ma i ritiri, purtroppo, signor sottosegretario, lei sa che vengono fatti con estremo ritardo, e vengono fatti con prezzi che, poi, collegati all'industria, non sono congrui rispetto alle esigenze del produttore, che, ripeto, rimane l'anello debole del settore agrumicolo. 
Infine, credo... che si debba guardare – concludo, signor Presidente – a quell'ordine del giorno, che io personalmente ho presentato insieme ad alcuni colleghi siciliani, che riguarda il prezzo del prodotto. Abbiamo detto che non è una cosa semplice, non è una cosa facile da fare, però questo lavoro va fatto, lo deve fare il Governo nazionale, che ha già dato alcuni significativi segnali alla nostra comunità, togliendo l'IMU agricola, riducendo l'IRAP. Bisogna mettere in collegamento il prodotto, il prezzo del prodotto nel campo agricolo, e poi vedere, quando arriva nel mercato, questo innalzamento che ha al momento in cui poi arriva nella distribuzione. Bisogna fare una verifica e vedere là dove c’è l'effetto speculativo perché il produttore è quello che paga il prezzo maggiore.