22/04/2020
Patrizia Prestipino
Frailis,
3-01479

Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   in data 15 aprile 2020 è stato avviato un piano di contenimento della presenza di cinghiali nella riserva dell'Insugherata, a Roma, con modalità che suscitano diverse perplessità e preoccupazioni tra le associazioni che si occupano della tutela dell'ambiente e degli animali;

   mediante il «blitz» della polizia locale, della polizia provinciale, dei carabinieri forestali e dall'Asl Roma, attuato attraverso una vera e propria battuta di caccia e nel pieno della stagione della riproduzione, sono stati catturati per telenarcosi dei cinghiali in modo da consentirne il successivo abbattimento;

   l'operazione è diretta conseguenza del protocollo d'intesa (recepito con la delibera di giunta capitolina n. 190 il 27 settembre del 2019 e approvato dalla regione con deliberazione n. 9 il 15 gennaio 2019) tra regione Lazio, Roma Capitale e città metropolitana di Roma Capitale per la gestione del cinghiale nel territorio di Roma;

   se, indubbiamente, la presenza di cinghiali in alcune zone della Capitale può costituire un rischio sia per le persone sia per il mantenimento dell'equilibrio ecologico e della biodiversità, è altrettanto evidente, come riconosciuto dallo stesso protocollo, che «tale criticità è legata all'innaturale incremento numerico e distributivo della specie da imputare in buona parte all'azione dell'uomo e, in particolare, al crescente interesse venatorio che la specie ha destato negli ultimi decenni, unitamente alle non sufficienti misure di controllo attuate all'interno delle aree interdette all'attività venatoria». Appare, dunque, poco etico che a pagare tale spregiudicatezza siano proprio gli animali; nello stesso protocollo si leggono, inoltre, affermazioni, a giudizio degli interroganti, contraddittorie. Roma Capitale intende, infatti, «promuovere metodi di contenimento delle popolazioni animali etici e rispettosi del loro benessere», operando «nel rispetto degli animali quali essere senzienti, riducendo al minimo lo stress e la sofferenza nelle operazioni di cattura e abbattimento» (articolo 2, comma 1, lettera d));

   dunque, non è chiaro perché si sia scelto di operare primariamente con la modalità della telenarcosi quando il protocollo tecnico per il controllo del cinghiale nel territorio di Roma Capitale predisposto da Ispra la inserisce solo dopo la cattura tramite recinti o gabbie-trappola: una metodologia, quest'ultima, fortemente richiesta da Legambiente, Coldiretti, Federparchi e RomaNatura che la utilizzano da oltre un anno nelle proprie riserve;

   il ricorso alla telenarcosi sembrerebbe legato non ai piani di contenimento che ciascun parco dovrebbe elaborare, ma a questioni di ordine pubblico, direttamente collegate alla cattiva gestione operata sinora;

   si ricorda, in tal senso, come il protocollo tecnico di Ispra indichi una serie di interventi di prevenzione e mitigazione sia degli incidenti stradali che della gestione e riduzione delle risorse trofiche, da attuare prima o insieme al controllo diretto degli animali;

   tali previsioni sono state disattese preferendo ricorrere alla via più cruenta, veloce e non risolutiva a lungo termine, ossia la cattura e l'abbattimento dei cinghiali. In tal senso, l'Enpa (Ente nazionale di protezione degli animali) ha segnalato come a Roma manchino «un'efficace raccolta dei rifiuti, l'apposizione di recinzioni meccaniche ed elettriche nelle zone attigue ai parchi, l'utilizzo di dissuasori acustici o luminosi tutte misure obbligatorie e prioritarie previste dalla legge nazionale 157 del 1992 sulla protezione della fauna selvatica»;

   quanto il nostro Paese sta vivendo in questi drammatici mesi dovrebbe avere insegnato la necessità di approcciare con maggiore rispetto all'ambiente e alla biodiversità, danneggiando i quali si è tutti esposti a pericoli imprevedibili –:

   se il Governo, alla luce dei fatti esposti in premessa, non intenda adottare iniziative per verificare, per quanto di competenza, se siano state approntate le corrette modalità di contenimento della presenza di cinghiali nella Capitale, monitorando altresì il rispetto dell'utilizzo di metodi incruenti per il loro controllo diretto.