20/03/2017
Lia Quartapelle Procopio
Monchiero, Locatelli, Beni, Carnevali, Tidei, La Marca, Nicoletti, Fedi, Patriarca, Zampa, Rigoni, Carrozza, Sgambato, Chaouki, Vico, Rostellato, Miotto, Piccione
1-01547

  La Camera, 
   premesso che: 
    secondo quanto riportato dall'UNHCR, il 2016 è stato l'anno record per il numero di vittime nella traversata del Mediterraneo. Dai 3771 morti e dispersi nel 2015, si è passati agli oltre cinquemila del 2016. La situazione risulta ancora più grave se si esamina la rotta del Mediterraneo centrale, ossia quella che mette in comunicazione il Nord Africa con il nostro Paese. In questo caso si passa dai 2913 decessi del 2015 ai 4527 del 2016. Al 9 marzo si contano già 522 vittime per il 2017; 
    si stima che almeno il 60 per cento di coloro che perdono la vita in mare resti senza nome; l'attività di identificazione dei migranti annegati in mare è infatti un'operazione complessa, resa ancora più problematica dall'assenza di un'unica banca dati, nella quale far confluire e confrontare i dati relativi alle persone scomparse e ai corpi ritrovati e privi d'identità; 
   già il 23 settembre 2014, con l'interrogazione a risposta immediata in Assemblea n. 3-01045, la Camera chiedeva al Governo l'istituzione di una banca dati in grado di raccogliere tutte le informazioni disponibili sulle persone decedute o disperse nel Mediterraneo; l'allora Ministro dell'interno Angelino Alfano, pur con tutte le misure di cautela e protezione nella trattazione di informazioni così delicate, mostrava di condividere la proposta; 
    il tragico fenomeno dei naufragi nel Mediterraneo, infatti, assume rilievo anche dal punto di vista giuridico alla luce di numerose norme sancite dal diritto internazionale umanitario e dal diritto internazionale dei diritti umani, che prevedono una serie di obblighi riguardanti la ricerca e il recupero dei corpi delle vittime, il trattamento dei morti, la restituzione dei resti alle famiglie, la sepoltura e la registrazione di tutte le informazioni concernenti le persone scomparse o decedute; da un lato, si tratta di norme finalizzate a garantire un trattamento dignitoso dei corpi delle vittime; dall'altro lato, tali obblighi sono volti a garantire il diritto delle famiglie a conoscere il destino dei propri cari, anche in considerazione del fatto che le famiglie vivono in un limbo psicologico e anche legale molto oneroso; infine, si ritiene che l'identificazione dei corpi rappresenti un fattore essenziale anche nella strategia di difesa e di sicurezza nazionale e internazionale, poiché contribuisce a fare luce sui percorsi migratori, sulle rotte e sulle dinamiche di sfruttamento e di traffico, impedendo, in particolare, l'uso dell'identità e dei documenti di persone annegate da parte di altre persone, magari con finalità criminali o terroristiche; 
    a seguito delle tragedie degli ultimi anni, di cui soltanto alcuni, come i naufragi del 14 marzo 2011, del 3 e 11 ottobre 2013, o del 18 aprile 2015, hanno avuto una certa risonanza sui media italiani, il problema dell'identificazione dei migranti che perdono la vita in mare è divenuto sempre più attuale e rilevante; in Italia, un ruolo di fondamentale importanza in materia è rivestito dal commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, istituito nel 2007 al fine di fronteggiare il drammatico fenomeno delle persone scomparse, che ha promosso alcuni esperimenti pilota per quanto riguarda la raccolta dei dati ante e post mortem dei deceduti in mare, attivando proficue collaborazioni con l'Università degli studi di Milano insieme alla polizia scientifica, alla Marina militare, al gruppo psicologi per i popoli, alla Croce rossa e con gli istituti di medicina legale di numerose università italiane; 
    lo straordinario impegno umanitario dell'Italia nel Golfo di Sicilia per salvare vite umane e per restituire dignità e memoria ai migranti deceduti ha goduto di un ampio apprezzamento internazionale evidenziato anche sui media di tutto il mondo; tuttavia, i risultati raggiunti attraverso la sinergia tra l'amministrazione pubblica e i centri di ricerca italiani non possono far trascurare alcuni problemi di funzionamento e di operatività che sussistono tanto nella struttura organizzativa dell'ufficio del commissario straordinario quanto sul relativo bilancio, che necessitano di essere rafforzati per fare fronte alle crescenti esigenze strutturali e finanziarie; 
    anche le difficili operazioni volte al recupero del relitto del tragico naufragio del 18 aprile 2015 organizzate dal Governo italiano per procedere all'identificazione delle salme che in esso sono state recuperate, rispondevano a un preciso disegno politico volto a salvaguardare la dignità delle vittime e i valori sanciti tanto nella Costituzione italiana, quanto nelle fonti primarie del diritto dell'Unione europea; per sensibilizzare i partner europei verso un approccio più solidale e uno sforzo condiviso nella gestione delle crisi umanitarie in corso, il Governo italiano ha ripetutamente invitato le istituzioni dell'Unione europea ad adottare importanti misure simboliche, quali il posizionamento del relitto recuperato davanti alla nuova sede del Consiglio europeo a Bruxelles, come monumento a testimonianza dei valori di solidarietà, civiltà e accoglienza che l'Europa non deve trascurare, nonché monito perenne affinché tali tragedie simili non si ripetano mai più; anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala si è fatto portatore della proposta di convertire il relitto in un monumento da posizionare a Milano, città crocevia delle migrazioni verso il Nord Europa, nel quadro di un progetto più ampio volto all'istituzione di un polo scientifico e museale per i diritti umani con un percorso sulle tecniche di recupero e d'identificazione e uno dedicato alla memoria; 
    i più recenti dati ufficiali a disposizione, relativi al 30 giugno 2015, parlano di 1.421 corpi ritrovati, ma non ancora identificati nel nostro Paese, tra cui quelli di 760 di migranti annegati in mare a seguito di tragici naufragi di cui abbiamo notizia; 
    un caso emblematico riguarda la scomparsa di 138 cittadini tunisini imbarcatisi tra il marzo e il maggio 2011 su quattro barconi e di cui si sarebbero perse le tracce; alcune testimonianze darebbero i migranti per approdati presso la Sicilia occidentale, ovvero, presso le isole Egadi. Tuttavia, i familiari, non avendo più avuto notizie, hanno deciso di esporre denuncia presso le autorità italiane, rimasta fino ad oggi senza un riscontro definitivo; 
    il fenomeno dei migranti scomparsi assume sempre di più dimensioni di rilievo panaeuropeo e si confronta con gli ostacoli della mancanza di regole comuni agli Stati membri per quanto riguarda le procedure di identificazione e autopsia, nonché con l'assenza di banche dati che consentano la raccolta dei dati ante e post mortem per questa situazione particolare,

impegna il Governo:

1) a promuovere una comunione di sforzi tra gli Stati membri dell'Unione europea e del Consiglio d'Europa al fine di fronteggiare la tragedia umanitaria in corso nel Mediterraneo e la mancata identificazione dei corpi dei migranti deceduti, anche attraverso una rapida definizione di regole comuni per la ricerca, il recupero, l'identificazione e la gestione dei dati dei cadaveri senza nome; 
2) a valutare iniziative di riforma e potenziamento, sia sul piano ordinamentale che finanziario, dell'ufficio del commissario straordinario per le persone scomparse e a sostenere le task-force inter-istituzionali da impegnare per un'ordinata raccolta dei dati post mortem e l'identificazione dei corpi ancora senza nome dei migranti; 
3) a favorire un efficace scambio di informazioni con i Paesi d'origine dei migranti, a partire da quelli, come la Tunisia, che sono caratterizzati da una sufficiente stabilità politico-istituzionale, e con i partner europei, per entrare in contatto con i parenti e con i conoscenti delle persone scomparse, al fine del reperimento dei dati ante mortem e del loro incrocio con i dati post mortem
4) ad adottare le misure necessarie per la riconversione del relitto del naufragio del 18 aprile 2015 in un monumento capace di richiamare la memoria e l'attenzione sui valori della solidarietà e della dignità umana che devono sempre ispirare e guidare le istituzioni nazionali e dell'Unione europea nella gestione dei flussi migratori. 

Seduta del 9 maggio 2017a