17/07/2014
Mario Tullo
Braga, Terrosi, Carocci, Basso, Incerti, Mura, Brandolin, Amato, Bonaccorsi, Bonomo, Bruno Bossio,Cardinale, Carloni, Castricone, Coppola, Crivellari, Culotta, Ferro, Gandolfi, Pierdomenico Martino, Mauri, Minnucci, Mognato,Pagani, Cimbro, Marantelli, Berlinghieri, Arlotti, Manfredi, Lodolini, Galperti, Zardini, Borghi, Capone, Carrescia, Bossa,Venittelli, Rosato, Rocchi, Dallai, Marchi, Manciulli, Mariani, Martella, Mariastella Bianchi
1-00551

La Camera, 
premesso che: 
il settore dell’«economia blu» rappresenta, in Europa, circa 5,4 milioni di posti di lavoro, con un valore aggiunto poco inferiore a 500 miliardi di euro all'anno; il 75 per cento del commercio esterno dell'Unione europea è basato, infatti, sul trasporto marittimo, così come il 37 per cento del commercio all'interno del mercato unico; 
il  Parlamento europeo ha inserito la strategia della crescita blu all'interno della programmazione economica pluriennale 2014-2020, includendovi gli obiettivi propri dell'agenda Europa 2020 e ha invitato gli Stati membri a implementare la competitività del proprio settore marittimo incoraggiando sinergie e politiche coordinate che permettano di generare valore aggiunto su scala europea; 
l'Unione europea ha già sviluppato oltre 9 politiche di sostegno volte a rafforzare gli sforzi degli Stati membri e delle regioni nella creazione di blocchi comuni per una economia blu di successo. Si valuta che un sostanziale sviluppo della blue economy potrebbe creare 2 milioni di posti di lavoro da oggi al 2030; 
il 2 luglio 2013, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione in merito alla «strategia per la crescita blu», finalizzata al miglioramento della crescita sostenibile nel settore marino, dei trasporti marittimi e del turismo dell'Unione; 
la risoluzione in particolare: 
a) sottolinea l'importanza dell'economia blu per la crescita e lo sviluppo dell'occupazione futura in Europa e la rilevanza delle aree costiere in Europa (89.000 chilometri di coste) e rappresenta una roadmap del Parlamento per un ulteriore avanzamento nella strategia della «crescita blu» e uno strumento per rivitalizzare la politica marittima integrata; 
b) invita gli Stati membri a concentrarsi nella realizzazione di distretti industriali (cluster) che siano centri di eccellenza per l'attività economica e che possano funzionare come attrattori per la ricerca e l'innovazione nel settore dell'economia blu; 
c) rappresenta un fattivo contributo alla crescita della competitività internazionale degli Stati membri dell'Unione europea, sollecitando iniziative per l'utilizzo efficace delle risorse e per la creazione di posti di lavoro, e favorendo lo sviluppo di nuovi elementi di crescita in una cornice dell'economia legata al mare e alla dimensione marittima, nella sua totalità; 
d) offre nuovo stimolo alla politica marittima integrata, avviando un processo di sviluppo economico, raggruppando i programmi di lavoro delle regioni, delle province, dei comuni, dei territori e della società civile italiani; 
e) identifica come aree fondamentali in cui sviluppare la politica europea e l'impegno degli Stati membri i seguenti settori, interdipendenti e basati su competenze comuni e infrastrutture condivise, che richiedono e necessitano di un uso sostenibile del mare: pianificazione dello spazio marittimo e gestione integrata delle zone costiere; competenze marittime e occupazione; ricerca e innovazione; trasporti marittimi; turismo marittimo e costiero; energia blu; pesca e acquacoltura; minerali marini; biotecnologia blu; 
la sostenibilità è la pietra angolare della crescita nel settore marittimo, l'ambiente marino costituisce un patrimonio prezioso che deve essere protetto, salvaguardato e, ove possibile, ripristinato al fine ultimo di mantenere la biodiversità e preservare la diversità e la vitalità di mari ed oceani che siano puliti, sani e produttivi; 
per far fronte a tali esigenze il 17 giugno 2008 il Parlamento europeo ed il Consiglio dell'Unione europea hanno emanato la direttiva quadro 2008/56/CE sulla strategia per l'ambiente marino, successivamente recepita in Italia con il decreto legislativo 13 ottobre 2010, n. 190, che pone come obiettivo agli Stati membri di raggiungere entro il 2020 il buono stato ambientale (GES, «Good Environmental Status») per le proprie acque marine; 
ogni Stato deve, quindi, mettere in atto, per ogni regione o sottoregione marina, una strategia che consta di una «fase di preparazione» e di un «programma di misure»; 
la citata direttiva quadro stabilisce che gli Stati membri elaborino una strategia marina che si basi su una valutazione iniziale, sulla definizione del buono stato ambientale, sull'individuazione dei traguardi ambientali e sull'istituzione di programmi di monitoraggio e che entro il 15 luglio 2014 istituiscano e attuino programmi di monitoraggio per la valutazione continua dello stato ambientale del mare; 
l'Italia ha in totale circa 8.000 chilometri di coste, comprendenti le aree isolane; circa metà della popolazione italiana vive lungo le coste e nelle aree interne limitrofe; una parte significativa dell'economia nazionale deriva dal cluster marittimo nazionale, che per questo può svolgere un ruolo cruciale per affrontare le sfide economiche e di crescita a lungo termine, e anche la ricerca e i progressi tecnologici favorirebbero l'economia marittima contribuendo alla crescita occupazionale del Paese; 
il cluster marittimo italiano si sviluppa in 7 diversi comparti, interconnessi e interdipendenti: trasporti marittimi, armamento, servizi di logistica portuale, porti, cantieristica, nautica, pesca e acquacoltura. In particolare, secondo il «IV Rapporto dell'economia del mare» (fonte Censis, 2011), le attività marittime in Italia producono attualmente beni e servizi per un totale di 40 miliardi di euro, che rappresentavano nel 2011 il 2,6 per cento del prodotto interno lordo nazionale, con 215.000 posti di lavoro diretti e 265.000 derivanti dalle attività dell'indotto. In tale ambito il comparto della pesca e dell'acquacoltura è al primo posto per numero di occupati (circa 60.000); 
seppure in calo, specialmente in seguito alla crisi economia iniziata nel 2008, il settore dell'economia marittima resta competitivo e in grado di rispondere alle sfide che derivano dalla globalizzazione e dai mercati emergenti; 
per quanto riguarda la gestione delle aree costiere e marittime, l'Italia ha manifestato uno specifico interesse a sviluppare attività macro-regionali, volgendo particolare attenzione alla macroregione ionico-adriatica, che include le regioni italiane affacciate sui mari Adriatico e Ionio, oltre ai Paesi balcanici e alla Grecia e che si fonda su 4 pilastri: crescita marina e marittima innovativa; interconnessione tra le sue aree; preservare, proteggere e migliorare la qualità dell'ambiente; migliorare l'attrattività turistica; 
sussiste una specifica esigenza, per il settore marino e marittimo italiano e per le industrie connesse, di usufruire delle opportunità derivanti dal quadro di finanziamento europeo, come ad esempio dalla nuova programmazione 2014-2020 per i fondi ad accesso diretto e in particolare dal programma «Horizon 2020», dedicato alla ricerca e all'innovazione pari a 160 miliardi per l'Europa, di cui alcuni bandi sono specificatamente dedicati al finanziamento di progetti per la competitività dell'economia blu e per il sostegno alla crescita blu, o derivanti dai fondi strutturali POR e dal nuovo Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP); 
settori quali il turismo marittimo e costiero rappresentano cardini fondamentali sui quali ruota l'economia italiana; altri settori, come le biotecnologie blu, la ricerca mineraria marina e le energie rinnovabili in aree marine, presentano un'elevata necessità di investimenti consistenti in ricerca e innovazione, avendo un grande potenziale in termini economici e come motore per lo sviluppo; 
nel nostro Paese questi settori sono sottodimensionati in termini sia di posti di lavoro sia di valore aggiunto lordo, le potenzialità di crescita che li caratterizzano possono dunque avere un positivo effetto in termini di crescita economica complessiva e di creazione di posti di lavoro; 
l'innovazione e la ricerca nell'economia marittima, temi centrali della giornata europea del mare, che si è tenuta a Brema il 19 e 20 maggio 2014, possono contribuire a rilanciare la crescita e l'occupazione in Europa, garantendo nel contempo un futuro sostenibile per i mari e gli oceani europei e per tutti coloro che da essi dipendono per il proprio sostentamento; 
l'Italia, in virtù della propria tradizione, può svolgere un ruolo importante per impostare uno sviluppo sostenibile dell'economia blu, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti di innovazione tecnico-scientifica e di sostegno dell'industria marittima, della pesca e dell'acquacoltura, della cantieristica e del settore crocieristico,

impegna il Governo:

a dare piena attuazione, nell'ambito delle proprie competenze, ai principi e ai contenuti delle direttive e delle comunicazioni europee in materia di gestione delle risorse marine e marittime, assegnando un ruolo centrale al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e curando l'elaborazione della strategia marina prevista dalla direttiva quadro 2008/56/CE con particolare riguardo alla scadenza del 15 luglio 2014 per l'istituzione e l'attuazione dei programmi di monitoraggio per la valutazione continua dello stato ambientale del mare; 
ad assumere le opportune iniziative di natura normativa e amministrativa che possano portare ad una significativa implementazione dei suggerimenti della Commissione europea e del Parlamento europeo nella realizzazione di una strategia per la «crescita blu»; 
a predisporre una concreta strategia nazionale per il coordinamento delle politiche settoriali nei diversi comparti dell'economia marittima italiana, dedicando particolare attenzione alle potenzialità in termini di ricerca e innovazione che tali comparti presentano e che possono tradursi, se debitamente supportate da una politica efficace, in crescita economica e in creazione di posti di lavoro, come stimato sia dalle istituzioni europee sia dalle associazioni di categoria italiane; 
ad inserire nell'agenda politica del semestre europeo di Presidenza italiana e nel progetto Europa così come voluto dal Presidente del Consiglio dei ministri, il tema della blue economy, dato che l'Italia è per l'80 per cento bagnata dal mare e potrebbe rappresentare in Europa un attore essenziale nel dare un contributo strategico alla politica di crescita e di sviluppo nel settore dell'economia blu; 
a realizzare una maggiore cooperazione tra i livelli amministrativi ed il sistema delle competenze tecniche esterne, nonché a favorire un effettivo coordinamento tra politiche settoriali e territoriali, al fine di includere, dove possibile, i soggetti regionali e locali, pubblici ma anche privati, nella programmazione territoriale costiera e di creare un effettivo miglioramento della governance marittima lungo le coste italiane, con particolare attenzione al recepimento, una volta definitivamente approvata a livello europeo, della direttiva in materia di pianificazione dello spazio marittimo e la gestione integrata delle zone costiere, attualmente ancora in fase di proposta (COM 2013/133); 
a sostenere occasioni di scambio di conoscenze e competenze, così come corsi di formazione professionale, rivolti agli operatori del settore marittimo e dei suoi diversi comparti, per favorire una sempre maggiore specializzazione professionale e per incrementare la presenza di operatori altamente specializzati e competenti, creando in tal modo una fucina di risorse umane veicolo per iniziative di ricerca innovazione e tutela dell'ambiente marino: 
a valorizzare il ruolo dell’«economia blù» e delle «crescita blu» all'interno dell'economia italiana, come motore di crescita e occupazione, come riserva di talenti e professionalità, come stimolo costante alla tutela dell'ambiente marino, all'innovazione scientifica e tecnica, soprattutto nei settori chiave individuati nella comunicazione della Commissione sulla crescita blu pianificazione dello spazio marittimo e gestione integrata delle zone costiere, competenze marittime e occupazione, ricerca e innovazione, trasporti marittimi e cantieristica navale, turismo marittimo e costiero, energia blu, pesca e acquacoltura, estrazione di minerali marini, biotecnologia blu; 
a farsi portavoce degli interessi delle regioni, delle aree costiere e dell'economia marittima italiana in seno al Consiglio europeo nell'assumere una posizione riguardo alla strategia europea per la macroregione ionico-adriatica e per tutta la macroregione mediterranea; 
a definire canali di finanziamento dedicati per le attività di collaborazione macroregionali e, in particolare modo, per coordinare la partecipazione italiana alla macroregione ionico-adriatica, ad analoghe iniziative che coinvolgano le regioni costiere tirreniche, nonché a tutta la macroregione mediterranea; 
ad avviare in sede europea un confronto stringente dedicato alla soluzione dei problemi generati dall'applicazione della «direttiva Bolkestein» (direttiva 2006/123/CE) alle imprese turistico-balneari, in linea con quanto espresso dalla commissaria europea agli affari marittimi e alla pesca Maria Damanaki nella conferenza di Atene del marzo 2014, e alla luce della clausola prevista dall'articolo 41 della direttiva stessa, che prevede una revisione triennale con possibilità di proposte di modifica sulla base della valutazione degli effetti prodotti sul mercato interno, il cui termine scade a fine dicembre 2014, proprio durante il semestre europeo di Presidenza italiana; 
ad avviare un tavolo interministeriale che individui strumenti e mezzi idonei volti a sviluppare il potenziale della crescita dei mari italiani, per rafforzare e sostenere in Italia la blue economy, al fine di accompagnare ognuna delle realtà costiere, nelle quali le diverse attività marittime (pianificazione dello spazio marittimo e gestione integrata delle zone costiere, competenze marittime e occupazione, ricerca e innovazione, trasporti marittimi e cantieristica navale, turismo marittimo e costiero, energia blu, pesca e acquacoltura, estrazione di minerali marini, biotecnologia blu) potranno apportare un contributo significativo in termini di occupazione e sviluppo economico, nel quadro delle politiche strategiche europee; 
a dedicare una particolare attenzione, nell'elaborazione e nel sostegno della strategia nazionale per la crescita blu, alle piccole e medie imprese che costituiscono una fondamentale componente produttiva del settore marittimo italiano e che sono determinanti nella creazione di nuovi posti di lavoro per il cluster del mare.