18/01/2017
Ettore Rosato
Lupi, Fiano, Carnevali, Beni, Alli, Gelli, Roberta Agostini, Bersani, Carbone, Cuperlo, De Menech, Marco Di Maio, Fabbri, Famiglietti, Ferrari, Gasparini, Giachetti, Giorgis, Lattuca, Lauricella, Marco Meloni, Naccarato, Nardi, Piccione, Pollastrini, Richetti, Francesco Sanna, Burtone, Gadda, Giuseppe Guerini, Moretto, Patriarca, Sgambato, Malisani, Cinzia Maria Fontana, Gebhard, Cinzia Maria Fontana, Miotto, Rubinato
1-01473

La Camera, 
premesso che: 
i Governi italiani, negli ultimi due anni, sono stati, fortemente impegnati sia sul piano interno, sia sotto il profilo del proprio attivo coinvolgimento nelle istituzioni europee, per fronteggiare un consistente numero di sbarchi di migranti sulle coste italiane, con misure di accoglienza idonee a garantire il rispetto della dignità e dei diritti umani, il corretto espletamento delle pratiche di identificazione e di gestione delle richieste di protezione internazionale, nonché la sicurezza del territorio e dei cittadini italiani; 
in particolare, dall'analisi dei dati statistici al 31 dicembre 2016, pervenuti alla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti e sulle risorse pubbliche impiegate – istituita presso questo ramo del Parlamento – risulta che il numero dei migranti sbarcati nel 2016 sia stato pari a 181.436 persone, con un incremento del 6,66 per cento in relazione all'anno 2014, e del 17,94 per cento rispetto all'anno 2015; 
parallelamente all'aumento degli sbarchi nel nostro Paese sono cresciute anche le richieste di protezione internazionale, segnando a settembre 2016 un incremento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente pari al 43,12 per cento; 
rilevante è anche il crescente numero di minori stranieri non accompagnati, tra i soggetti maggiormente vulnerabili all'interno di questi flussi dai 13.026 del 2014, a 12.360 del 2015 fino ai 25.772 del 2016; di questi solo 5.930, però, sempre nell'anno 2016, hanno avanzato richiesta di protezione internazionale, e di queste domande ne risultano attualmente pendenti ancora 3.812; 
appare pertanto sempre più necessaria un'accurata riforma del sistema di valutazione delle domande di asilo, sia attraverso il potenziamento delle commissioni territoriali competenti, anche con personale specializzato da impiegare a titolo continuativo ed esclusivo, sia rafforzando le sedi giudiziarie maggiormente esposte, in modo da realizzare una capacità di risposta più elevata da parte dello Stato, sia in termini quantitativi, sia in termini di qualità ed equità del processo decisionale, allineando così il nostro sistema agli standard europei; 
di grande rilevanza è anche il dato comparato per gli anni dal 2013 al 2016, tratto dalla stessa fonte, relativo al trend sull'accoglienza: se al 31 dicembre del 2013 risultavano presenti nel sistema di accoglienza solo 22.118 persone, queste vengono triplicate, passando a 66.066 persone, al 31 dicembre del 2014, diventano 103.792 al 31 dicembre del 2015 e addirittura 176.554 al 31 dicembre del 2016; 
di fronte all'incremento degli sbarchi avvenuto negli ultimi tre anni, a partire dall'accordo fra Stato e autonomie locali ratificato dalla Conferenza unificata il 10 luglio 2014, il Governo è riuscito ad aumentare la capacità di accoglienza, adottando una nuova strategia fondata sull'ospitalità diffusa di piccoli gruppi distribuiti nel territorio, evitando di concentrare un numero eccessivo di migranti e grandi strutture e in territori circoscritti, per ridurne l'impatto e scongiurare eventuali tensioni sociali, e favorire altresì processi di positiva integrazione; 
altrettanto significativo è il recente accordo fra Ministero dell'interno e Anci per un piano di distribuzione dei migranti proporzionale alla popolazione che si attesta su circa 2,5 posti di accoglienza ogni 1000 residenti con i necessari correttivi per i piccoli comuni e i comuni capoluogo sedi delle città metropolitane e le zone terremotate; 
contestualmente a questi anni i Governi sono stati protagonisti sulle questioni migratorie anche sul fronte delle istituzioni dell'Unione europea, avanzando proposte ambiziose e sorrette da una visione di lungo periodo, come nel caso dei piani d'investimento proposti per l'Africa e la realizzazione del cosiddetto «Migration compact», o dei contributi che hanno condotto al documento «Sullo stato dell'unione» di Junker, o ancora nel caso del determinante impulso dato all'introduzione a livello europeo del principio di responsabilità condivisa nella gestione comune dell'emergenza migratoria, principio alla base della cosiddetta relocation; 
particolare attenzione è stata data anche alle procedure di fotosegnalamento e identificazione dei migranti nelle zone di sbarco che vede attualmente alti livelli di attività, in sintonia con le richieste dell'Unione europea; 
tuttavia, nonostante l'intenso sforzo dispiegato su questo terreno, va segnalato che mancano ancora in Europa i risultati: la riforma del regolamento «Dublino III», in favore di un sistema comune europeo di gestione delle domande di asilo, più volte annunciata, è ferma ai tavoli di un negoziato che stenta a partire, mentre i programmi comunitari già adottati, come la relocation dei rifugiati (dei 160 mila previsti è stato ricollocato appena il 3,5 per cento) sono di fatto parzialmente falliti per la preesistente opposizione dei Paesi del gruppo di Visegrad e di Paesi che progressivamente hanno finito per sospendere l'accordo di libera circolazione di Schengen; la stessa proposta italiana del Migration compact non è ancora stata applicata né sono state stanziate risorse europee atte a far decollare gli accordi con i paesi africani di maggiore flusso e transito; 
anche alla luce di ciò, appaiono significativi: il recente rinnovo dell'accordo stipulato dal Ministro dell'interno con la Tunisia per continuare la cooperazione con l'Italia e il rimpatrio degli irregolari; il negoziato in corso con la Libia, che da sempre rappresenta uno dei principali paesi di transito dell'immigrazione irregolare verso l'Italia e la recentissima missione a Malta, dove l'incontro con il nuovo Presidente del Consiglio europeo ha premesso di fare il punto su accoglienza, ricollocamenti e rimpatri gestiti dall'Unione europea,

impegno al Governo:

1) a proseguire lungo la strada della realizzazione di un sistema di accoglienza diffuso sul territorio, anche prevedendo ulteriori incentivi di natura economica che favoriscano la più ampia partecipazione dei sindaci e delle comunità locali nelle scelte di programmazione riguardanti il proprio territorio, e dando attuazione, in particolare, alla previsione del piano in base alla quale i comuni sono incoraggiati ad aderire alla rete Sprar; 
2) ad adottare ogni iniziativa utile per rendere i rimpatri e le espulsioni davvero effettivi, anche valutando l'efficacia dei sistemi attuali di trattenimento ed esaminando la possibilità di una loro riforma che, nel rispetto delle fondamentali garanzie costituzionali, possa renderli più efficienti ai fini delle procedure di espulsione; 
3) a perseverare nel lavoro in seno alle istituzioni dell'Unione europea per rilanciare una politica condivisa sull'asilo e sulla revisione del regolamento «Dublino III»; 
4) a proseguire sulla strada del rafforzamento e dell'estensione degli accordi bilaterali con i Paesi del Mediterraneo, volti sia ad arginare il più possibile le partenze verso l'Italia sia a favorire la riammissione dei cittadini e irregolarmente presenti in Italia; 
5) ad incrementare la cooperazione internazionale con i Paesi africani di origine e transito dei migranti per creare opportunità di crescita e sviluppo che possano, in futuro, prevenire i flussi migratori verso l'Europa, continuando così negli sforzi per un progressivo allineamento dell'aiuto pubblico allo sviluppo italiano agli standard fissati a livello internazionale e assicurando che l'aumento dell'aiuto pubblico allo sviluppo includa non solo le spese per l'accoglienza dei rifugiati (refagees in donor countries) ma maggiormente il finanziamento degli interventi in favore dei Paesi di origine; 
6) ad adottare, anche in via d'urgenza, misure atte a velocizzare le procedure relative all'esame delle domande di protezione internazionale, anche valutando l'opportunità di un ulteriore potenziamento delle commissioni territoriali ovvero delle sedi giudiziarie maggiormente esposte, nonché ad assumere iniziative per istituire presso alcuni tribunali sezioni specializzate per i procedimenti di protezione internazionale, sulla falsariga di quanto recentemente è stato fatto con la creazione del cosiddetto tribunale dell'impresa; 
7) ad assumere iniziative per una formazione specifica, sia del personale delle commissioni territoriali sia dei magistrati, valutando altresì l'opportunità di introdurre ulteriori fattori di semplificazione dei procedimenti giurisdizionali, con la riduzione a quattro, rispetto agli attuali sei mesi, del termine di durata del procedimento, e l'eliminazione del grado di appello, alla luce del fatto che già il primo grado costituisce, per molti aspetti, una duplicazione del procedimento amministrativo e che in molti ordinamenti europei il controllo giurisdizionale si esaurisce in un unico grado di merito; 
8) ad assumere iniziative volte a modificare le modalità e la tempistica del procedimento di decadenza dalla residenza anagrafica per coloro che non ne hanno più i requisiti; 
9) a porre in essere un'intensa attività di controllo per la verifica degli standard strutturali e gestionali posti nei bandi di gara pubblici, della correttezza dei contratti stipulati agli operatori e delle condizioni igieniche e sanitarie dei luoghi di accoglienza, delle attività dedicate all'informazione e alla formazione dei processi per favorire politiche di inclusione sociale nonché della correttezza e dei pagamenti ai sottoscrittori di appalti pubblici; 
10) ad assicurare la doverosa attenzione verso i minori non accompagnati, le vittime di tratta e le persone in condizione di vulnerabilità sociale sia nella celerità dei processi per il riconoscimento di protezione internazionale, sia per ottemperare alle disposizioni internazionali per i diritti del minore, sia per garantire le prestazioni socio-sanitarie a coloro che sono in condizioni di particolare vulnerabilità e a favorire, per quanto di propria competenza, un rapido iter della proposta di legge, approvata dalla Camera dei deputati e all'esame del Senato della Repubblica, recante modifiche alla normativa vigente in materia di minori stranieri non accompagnati, al fine di definire una disciplina organica che rafforzi gli strumenti di tutela garantiti dall'ordinamento; 
11) ad adottare iniziative, anche normative, per favorire la partecipazione dei richiedenti asilo in attesa di risposta ad iniziative di pubblica utilità, allo scopo di favorire il loro coinvolgimento in attività positive per la comunità che li accoglie e come esperienza propedeutica al loro futuro eventuale processo di integrazione.