12/02/2020
Elena Carnevali
Nappi, Rostan, De Filippo, Bologna, Siani, D'Arrando, Muroni, Rizzo Nervo, Ianaro, Pini, Lapia, Schirò, Lorefice, Campana, Mammì, Menga, Nesci, Provenza, Sapia, Sarli, Sportiello, Troiano
1-00329

La Camera,

   premesso che:

    la resistenza agli antimicrobici è il fenomeno per il quale un microrganismo risulta resistente all'attività di un farmaco antimicrobico, originariamente efficace per il trattamento di infezioni da esso causate. Il fenomeno può riguardare tutti i tipi di farmaci antimicrobici: antibatterici (detti anche antibiotici), antifungini, antivirali, antiparassitari. L'attenzione della comunità scientifica oggi si focalizza prevalentemente sulla resistenza agli antibiotici da parte di alcuni batteri, che rappresenta, al momento, un problema di grande impatto a livello mondiale e nel nostro Paese, per il quale sono urgenti azioni di prevenzione e controllo efficaci;

    l'Organizzazione mondiale della sanità, evidenziando i rischi della resistenza antimicrobica e dell'utilizzo di farmaci antimicrobici, ha affermato che tali rischi costituiscono «una delle maggiori minacce per la salute pubblica mondiale, a causa dell'impatto epidemiologico ed economico del fenomeno» e al riguardo ha approvato nel 2015 un piano d'azione globale per contrastare la resistenza antimicrobica, il «WHO global action plan on antimicrobial resistance», che si basa sulle seguenti linee d'azione: migliorare il livello di consapevolezza e di comprensione del fenomeno dell'antimicrobico-resistenza attraverso efficaci programmi di comunicazione, informazione e formazione; rafforzare le attività di sorveglianza sul fenomeno dell'antimicrobico-resistenza; migliorare la prevenzione e il controllo delle infezioni, in tutti gli ambiti; ottimizzare l'uso degli antibiotici sia in medicina umana che veterinaria (antimicrobial stewardship); aumentare e sostenere la ricerca e l'innovazione;

    nel settembre 2018 il Parlamento europeo ha adottato un piano d'azione europeo «One health» contro la resistenza antimicrobica (2017/2254(INI)) e rileva che: l'abuso di antibiotici compromette la loro efficacia, determina la diffusione di microbi estremamente resistenti, che mostrano una particolare resistenza agli antibiotici di ultima linea; secondo i dati forniti dall'Ocse, i decessi che potrebbero essere causati dalla resistenza antimicrobica sono stimati in 700.000 l'anno a livello mondiale; di tali decessi 25.000 hanno luogo nell'Unione europea e i restanti al di fuori dell'Unione; questo indica l'importanza essenziale della cooperazione nella politica di sviluppo e la necessità di coordinamento e monitoraggio della resistenza antimicrobica a livello internazionale; si stima che almeno il 20 per cento delle infezioni associate all'assistenza sanitaria possa essere evitato mediante programmi di prevenzione e di controllo delle infezioni duraturi e multidimensionali;

    la frequenza dell'inefficacia degli antibiotici è correlata all'uso eccessivo e spesso improprio di questi farmaci usati non solo per la cura di infezioni umane, ma anche in ambito veterinario;

    la modalità per contrastare questo fenomeno richiede un utilizzo corretto ossia mirato, razionale e parsimonioso del farmaco antibiotico. La stretta osservanza delle indicazioni del medico è importante sia per assicurare le guarigioni che per evitare fenomeni di resistenza. Appare fondamentale un'informazione dettagliata sui processi dell'infezione e sulla durata della terapia da parte del medico prescrittore;

    è frequente purtroppo la mancanza di compliance, ossia della collaborazione del paziente nel rispettare le prescrizioni del medico, è altresì frequente addirittura l'assunzione arbitraria di farmaci da parte del paziente. Il medico di medicina generale diviene, dunque, punto focale per il monitoraggio del consumo di questa classe di farmaci, nonché il professionista su cui è importante agire per migliorarne l'appropriatezza prescrittiva;

    il Governo italiano, sulla base del «WHO global action plan on antimicrobial resistance», nel 2017 ha adottato il «Piano nazionale di contrasto all'antimicrobico-resistenza (Pncar) 2017-2020», che impegna tutte le regioni e le province autonome italiane alla sua attuazione;

    il Piano nazionale di contrasto all'antimicrobico-resistenza rappresenta lo strumento per tradurre in atto la strategia italiana volta a fronteggiare l'aumento dell'antibiotico-resistenza e della diffusione di microrganismi resistenti agli antibiotici;

    ancora oggi non tutte le regioni hanno recepito il Piano nazionale di controllo dell'antibiotico-resistenza e questo non consente un'azione efficace e il raggiungimento degli obiettivi fissati dal medesimo Piano, così come non sembra attivato un reale coordinamento dei soggetti che dovrebbero lavorare, raccordandosi a tutti i livelli;

    senza una previsione di bilancio che stanzi risorse adeguate e destinate alla problematica della resistenza antimicrobica non si avvieranno mai azioni efficaci anche in relazione alle attività di formazione e comunicazione;

    il Piano nazionale di contrasto all'antimicrobico-resistenza prevede uno sforzo di coordinamento nazionale, obiettivi specifici e azioni programmate, attraverso la sinergia tra i livelli nazionale, regionale e locale, i diversi attori chiave coinvolti e la governance, dove i ruoli delle istituzioni siano definiti chiaramente;

    il Piano nazionale di contrasto all'antimicrobico-resistenza ha l'obiettivo generale di ridurre la frequenza delle infezioni sostenute da microrganismi resistenti agli antibiotici e associate all'assistenza sanitaria ospedaliera e comunitaria; gli ambiti di azione del Piano nazionale di contrasto all'antimicrobico-resistenza sono i seguenti: a) sorveglianza e prevenzione dell'antibiotico-resistenza; b) uso appropriato e sorveglianza del consumo degli antimicrobici; c) sorveglianza, prevenzione e controllo delle infezioni correlate all'assistenza; d) formazione degli operatori sanitari; e) informazione ed educazione della popolazione; f) ricerca e sviluppo;

    la disponibilità del Piano nazionale di contrasto all'antimicrobico-resistenza è estremamente importante, perché evidenzia le dimensioni del problema e indica le modalità di contrasto al fenomeno. Per tale motivo andrebbe puntualmente applicato quanto riportato, su tutto il territorio nazionale, nel rispetto delle scadenze previste;

    osservando nel dettaglio le argomentazioni illustrate nel Piano nazionale di contrasto all'antimicrobico-resistenza si nota, tuttavia, come sia necessario introdurre un'adeguata menzione alle procedure di disinfezione, che, al contrario, dovrebbero configurarsi quale attività di prevenzione di particolare rilievo;

    la disinfezione è parte integrante di qualsiasi attività che comporta un'esposizione, anche se solo potenziale, ad agenti biologici (come, ad esempio, per l'impiego di apparecchiature e dispositivi, di componenti di strumenti ed impianti di varia tipologia, per la decontaminazione ambientale e altro). Al riguardo, una procedura di disinfezione si considera idonea al fine prefissato se è efficace nei confronti degli agenti biologici che costituiscono la sorgente dell'infezione o delle infezioni;

    la rivista The Lancet infectious diseases, nel novembre 2018, ha pubblicato i risultati di uno studio del Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) che sottolinea come nei Paesi dell'Unione europea, anno di riferimento il 2015, si sono verificati oltre 670.000 casi di infezioni antibiotico-resistenti che hanno comportato oltre 33.000 casi di decessi; il citato articolo, inoltre, afferma che le fasce più colpite sono i bambini nei primi mesi di vita e gli anziani e, dato ulteriormente allarmante in Italia, si sarebbero verificati circa un terzo dei decessi nell'Unione europea;

    la resistenza antibiotica è oggi uno tra i più importanti problemi di salute pubblica sia in ambito umano che veterinario e ambientale, in particolare negli allevamenti intensivi, dove l'elevata densità della popolazione animale aumenta il rischio dell'insorgenza, della diffusione delle infezioni e anche un eccessivo e inappropriato utilizzo di antibiotici con l'utilizzo di scarse pratiche di controllo delle infezioni;

    il rischio di resistenza antimicrobica non deriva solo dall'uso non corretto di antibiotici in ambito ospedaliero o residenziale, ma anche dalla trasmissione di batteri resistenti agli antimicrobici attraverso la catena alimentare e dalla trasmissione di tale resistenza dai batteri animali ai batteri umani;

    l'Organizzazione mondiale della sanità, nel maggio 2019, ha invitato gli Stati membri a intensificare gli sforzi contro il fenomeno dell'antibiotico-resistenza attraverso una risoluzione approvata dall'Assemblea mondiale della sanità riunita a Ginevra, testo che, tra l'altro, esorta anche a finanziare adeguatamente i piani d'azione nazionali multisettoriali contro i «superbatteri» oltre a raccomandare l'approccio One health; la risoluzione dell'Organizzazione mondiale della sanità esorta: ad aumentare l'impegno e a rafforzare le misure di prevenzione e controllo delle infezioni, comprese quelle che riguardano l'igiene e la salubrità dell'acqua; a migliorare la partecipazione al sistema di sorveglianza antimicrobica globale; a garantire un uso prudente degli antimicrobici e sostenere l'indagine annuale di autovalutazione multisettoriale;

    il 25 ottobre 2018 a Strasburgo è stato approvato il nuovo regolamento europeo sui farmaci veterinari. I punti salienti del nuovo regolamento sono: il divieto di utilizzo collettivo a scopo preventivo (profilattico) degli antimicrobici negli allevamenti; il ricorso a trattamenti antimicrobici va riservato solo a singoli capi che realmente ne manifestino necessità ed esclusivamente dietro prescrizione medico-veterinaria; l'impiego di alcune tipologie di antibiotici riservato solo al settore umano; il rispetto da parte dei partner commerciali, secondo il principio di reciprocità, degli standard europei circa l'uso degli antibiotici per l'esportazione dei prodotti alimentari verso i Paesi dell'Unione europea; lo stanziamento di incentivi per la ricerca di nuovi antimicrobici; l'uso di antibiotici nei mangimi medicati solo a seguito di prescrizione veterinaria a in esito ai dovuti accertamenti;

    gli antibiotici continuano a essere utilizzati nella zootecnia per la prevenzione delle malattie e in alcuni casi sono utilizzati per compensare le scarse condizioni igieniche, contribuendo alla comparsa di batteri resistenti agli antimicrobici negli animali che possono poi essere trasmessi all'uomo;

    intervenire in tale ambito è dunque fondamentale, tenuto conto di quanto rilevato nell'ultimo Joint report Efsa/Ema/Ecdc che specifica come circa il 70 per cento degli antibiotici venduti in Italia sia destinato al consumo nella zootecnia;

    la frequenza dell'inefficacia degli antibiotici è correlata anche al mondo animale e all'acquacoltura a causa dell'abuso di antimicrobici negli allevamenti intensivi, dove vengono messi in atto programmi sanitari di gruppo al solo scopo di evitare l'insorgenza di infezioni. Solo migliorando lo stato di salute e benessere degli animali e limitando l'uso degli antibiotici esclusivamente ai casi colpiti da infezione, si potranno ridurre queste resistenze che vengono introdotte nella catena alimentare e passano all'uomo;

    è necessario invertire la tendenza del modello industriale di allevamento basato sull'uso degli antibiotici con effetti anabolizzanti che determina una crescita veloce degli animali. Alla fine degli anni ’90 la Danimarca ha vietato la somministrazione di antibiotici a pollami e suini ed oggi l'uso degli antibiotici sugli animali deve essere accompagnato da una rigorosa ricetta e, al contempo, sono stati vietati gli incentivi ai veterinari per la vendita di antibiotici; l'Organizzazione mondiale della sanità ha, dunque, potuto verificare come in Danimarca si sia ridotta drasticamente l'antibiotico-resistenza negli umani;

    procedere in direzione di un uso consapevole degli antibiotici significa assumere decisioni significative quali: il divieto dell'uso non medico di antibiotici, il controllo estremamente rigoroso degli antibiotici nell'uso umano e una significativa riduzione del loro uso negli animali;

    l'esistenza di un nesso tra la resistenza agli antibiotici riscontrata negli animali destinati alla produzione di alimenti e il fatto che un'elevata percentuale delle infezioni batteriche nell'uomo sia dovuta alla manipolazione, alla preparazione e al consumo di alimenti, tra cui la carne proveniente da tali animali, è stata confermata anche dalle agenzie dell'Unione europea;

    la diffusione continua di batteri estremamente resistenti potrebbe, in futuro, rendere impossibile una buona assistenza sanitaria nelle operazioni invasive o nei trattamenti ben consolidati per alcuni gruppi di pazienti che richiedono radioterapia, chemioterapia e trapianti;

    a tal proposito, per quanto riguarda la sanificazione dei locali e le modalità di gestione del paziente ricoverato in ospedale od in strutture a lunga degenza, è estremamente importante seguire procedure di disinfezione e sterilizzazione di tutti i macchinari e apparecchiature e informare il personale sanitario delle tecniche di pulizia di tutto ciò che viene in contatto con il paziente, dalla detersione delle mani all'utilizzo di presidi medici in grado di garantire la non trasmissione, da un ricoverato all'altro, di malattie infettive;

    secondo la Commissione europea, sulla base del «Piano d'azione contro la resistenza antimicrobica», ogni anno, in Europa, oltre quattro milioni di persone vengono colpite da infezioni batteriche ospedaliere, con 25.000 morti stimate per infezioni provenienti da germi resistenti, mentre le infezioni correlate all'assistenza (Ica) colpiscono ogni anno circa 28.000 pazienti, causando circa 4.500-7.000 decessi;

    l'impatto economico del fenomeno in Italia è stimabile in circa un miliardo di euro all'anno, cifra che grava sul bilancio sanitario e che viene quindi sottratta ad azioni di prevenzione e a risorse per il corretto utilizzo dei nuovi antibiotici;

    l'Ecdc stima che ogni anno nell'Unione europea quasi 4 milioni di pazienti contraggono un'infezione associata all'assistenza sanitaria e che circa 37.000 decessi l'anno sono direttamente imputabili a tali infezioni; il dato fornito in precedenza che indicava 25.000 decessi l'anno nell'Unione si è rivelato un dato sottovalutato: quindi, le infezioni nosocomiali rappresentano una grave minaccia alla tutela e alla garanzia dell'assistenza sanitaria di base;

    i programmi di screening attivo che utilizzano strumenti diagnostici rapidi hanno dimostrato di contribuire in maniera significativa alla gestione delle infezioni associate all'assistenza sanitaria e alla riduzione della loro diffusione all'interno degli ospedali e tra i pazienti;

    è necessario attuare interventi efficaci in quanto se l'attuale tendenza dovesse continuare, entro il 2050, la resistenza antimicrobica potrebbe causare più morti dei tumori. Non a caso l'Ecdc e l'Efsa hanno ribadito che la resistenza antimicrobica costituisce una delle maggiori minacce alla salute pubblica: la tubercolosi farmaco-resistente è la causa principale di decessi dovuti alla resistenza antimicrobica; la resistenza antimicrobica non rappresenta solo una grave minaccia per la salute umana, animale e del pianeta ma anche una minaccia diretta al conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile descritti nell'Agenda 2030 e, in particolare, degli obiettivi di sviluppo sostenibile n. 1, 2, 3 e 6;

    l'approccio «One health» mira a garantire che le cure delle infezioni nell'uomo e negli animali continuino ad essere efficaci, al fine di ridurre la comparsa e la diffusione della resistenza antimicrobica e a migliorare lo sviluppo e la disponibilità di nuovi antimicrobici efficaci all'interno e all'esterno dell'Unione europea;

    uno dei pilastri fondamentali di qualsiasi strategia contro la resistenza antimicrobica è rappresentato dalla formazione continua degli operatori sanitari nell'ambito della ricerca e degli ultimi sviluppi e nell'ambito delle migliori pratiche di prevenzione della diffusione della resistenza antimicrobica;

    risulta necessario presentare relazioni accurate e periodiche sul numero di casi accertati di resistenza antimicrobica nell'uomo accompagnate da statistiche corrette e aggiornate sulla mortalità derivata; altre misure necessarie sono rappresentate dal monitoraggio delle pratiche zootecniche per l'agricoltura e l'industria alimentare, dalla prevenzione delle infezioni, dall'educazione sanitaria, dalle misure di biosicurezza, dai programmi di screening attivo e dalle pratiche di controllo, che sono essenziali nella lotta contro tutti i microorganismi infettivi, poiché riducono la necessità di ricorrere agli antimicrobici e, di conseguenza, le possibilità che i microorganismi sviluppino e diffondano la resistenza;

    la stessa contaminazione delle acque e del suolo dovuta alla presenza di residui di antibiotici umani e veterinari rappresenta un problema sempre più grave e l'ambiente stesso è una potenziale fonte di nuovi microorganismi resistenti; i prodotti alimentari rappresentano uno dei possibili veicoli di trasmissione, dagli animali all'uomo, di batteri resistenti;

    questo fenomeno è, altresì, direttamente collegato anche all'utilizzo, in agricoltura, di prodotti fitosanitari, nonché all'inquinamento delle falde acquifere dovuto allo smaltimento degli antibiotici e al loro sversamento dagli impianti produttivi, nonché ad una non sempre corretta e praticata attività di sanificazione e disinfezione nei luoghi di raccolta delle acque reflue;

    si devono promuovere i programmi di informazione e formazione per gli operatori sanitari e per i cittadini, al fine di promuovere un comportamento responsabile verso l'uso degli antimicrobici in relazione alla prescrizione, al dosaggio, all'uso e allo smaltimento degli antimicrobici e dei materiali contaminati da resistenza antimicrobica;

    il rapporto Osmed 2018 ha rilevato un costante consumo di antibiotici negli ultimi tre anni e un'ampia differenza tra regioni nonché all'interno di una stessa regione in ordine alla quantità di prescrizioni effettuate e, conseguentemente, alla spesa. I bambini fino a quattro anni di età sono i maggiori utilizzatori di antibiotici, seguiti dagli ultrasettantacinquenni. Nel 2018 il consumo di antibiotici tra regioni del Nord e del Sud ha fatto registrare differenze assai rilevanti, in certi casi in misura pari al doppio;

    dall'analisi del rapporto dell'Organizzazione mondiale della sanità «Global antimicrobical surveillance system (Glass)» del 2018, relativo ai dati di 22 Paesi, risulta la presenza diffusa di alti livelli di resistenza verso infezioni batteriche e i batteri più resistenti risultano essere: acinetobacter species, escherichia coli, klebsiella pneumoniae, neisseria gonorrhoeae, salmonella spp., shigella spp., staphylococcus aureus e streptococcus pneumonia,

impegna il Governo:

1) a sviluppare e consolidare la fondamentale collaborazione a livello dell'Unione europea in tema di antimicrobico-resistenza;

2) ad adottare le opportune iniziative, di concerto con le regioni, volte a dare piena attuazione a quanto previsto dal «Piano nazionale di contrasto all'antimicrobico-resistenza (Pncar) 2017-2020» in modo omogeneo, su tutto il territorio nazionale, anche attraverso azioni di monitoraggio e di efficace controllo da parte del Ministero della salute e delle proprie agenzie, utilizzando le risorse finanziarie disponibili nell'ambito del finanziamento standard del fondo sanitario nazionale;

3) a prevedere nel prossimo Piano nazionale di contrasto all'antimicrobico-resistenza, quali attività di prevenzione:

   a) con riferimento particolare ai soggetti a rischio, un'ampia campagna vaccinale antinfluenzale e anti-pneumococcica, per evitare l'uso di antibiotici ad ampio spettro;

   b) l'introduzione di un'adeguata menzione alle procedure di disinfezione, secondo le normative vigenti;

4) a prevedere il coinvolgimento attivo delle società scientifiche, di cui all'elenco approvato dal Ministero della salute, che si occupano di stewardship antimicrobica;

5) ad adottare iniziative per garantire, d'intesa con le regioni, un programma nazionale di formazione sistematica e continua per tutto il personale sanitario volto a favorire le buone pratiche assistenziali e le misure di prevenzione necessarie a limitare sensibilmente il rischio di diffusione delle infezioni ospedaliere ed implementando i programmi di formazione degli operatori sanitari, dei medici e dei veterinari, con particolare riguardo ai medici di medicina generale e ai pediatri di famiglia, al fine di migliorare l'appropriatezza prescrittiva di farmaci antibiotici e di consentire l'individuazione delle terapie più idonee e corrette, prevedendo a tale scopo l'utilizzo di kit diagnostici rapidi, previa analisi di Health technology assessment per un'efficace presa in carico del paziente;

6) a valutare, per quanto di competenza, l'efficacia delle pratiche igienico-sanitarie messe in atto nelle strutture ospedaliere, nelle residenze sanitarie assistenziali e negli altri ambienti sanitari, promuovendo, nell'ambito della sicurezza dei pazienti ricoverati, miglioramenti finalizzati al controllo delle infezioni e alla riduzione delle stesse ed implementando le procedure di disinfezione e le pratiche di depurazione selettiva delle acque reflue «nere»;

7) ad adottare iniziative affinché le agenzie competenti mantengano l'aggiornamento costante del prontuario farmaceutico nazionale, con particolare riguardo alle indicazioni d'uso degli antimicrobici a tutela dell'appropriatezza prescrittiva;

8) ad adottare iniziative efficaci a contrastare la resistenza antimicrobica nell'ambito della tutela della salute umana, animale e dell'ambiente, introducendo misure finalizzate all'uso corretto e appropriato degli antimicrobici, con obiettivi misurabili per limitare la comparsa della resistenza antimicrobica, nell'assistenza sanitaria umana, nella zootecnia e nell'acquacoltura;

9) ad adottare le iniziative di competenza affinché la segnalazione obbligatoria alle autorità sanitarie deputate sia svolta su tutto il territorio nazionale, estendendola ai casi di pazienti infetti da batteri multiresistenti o ai pazienti portatori di microbi ad alta resistenza, con indicazione delle procedure eventualmente necessarie per l'isolamento dei portatori stessi, anche promuovendo obbiettivi ed indicatori nella valutazione dell'attività svolta dei direttori generali delle aziende sanitarie ospedaliere e locali;

10) a promuovere campagne di sensibilizzazione in tutti i setting di cura e presso le farmacie miranti alla tutela dei comportamenti corretti, all'aderenza terapeutica per quanto riguarda l'uso degli antimicrobici e all'utilizzo costante delle norme igienico-sanitarie preventive;

11) a valutare la fattibilità di avviare iniziative graduali, volte a favorire la distribuzione degli antibiotici ai pazienti in confezioni sufficienti e non superiori al periodo di terapia, secondo le indicazioni mediche, anche attraverso l'allestimento di confezioni personalizzate;

12) ad adottare iniziative per consolidare le attività di raccolta, registrazione, tracciabilità e analisi dei dati da parte delle strutture socio-sanitarie H-T, delle regioni e dell'Osservatorio sull'impiego dei medicinali (Osmed) presso l'Agenzia italiana del farmaco, coerentemente con il piano d'azione comune dell'Unione europea sulla resistenza antimicrobica e le infezioni correlate (Eu-Jamrai);

13) ad assumere iniziative di competenza, attraverso l'Agenzia italiana del farmaco, per consentire un approccio più rapido alla valutazione delle nuove molecole con l'obiettivo di garantire l'accesso pieno e tempestivo ai pazienti, la sostenibilità della spesa farmaceutica per i nuovi antibiotici e il sostegno economico atto a finanziare la ricerca e lo sviluppo di nuove molecole;

14) ad avviare iniziative, per quanto di competenza, volte a contrastare la vendita illegale di prodotti antimicrobici ovvero la loro vendita senza prescrizione medica o veterinaria, nonché ad impedire l'illegittima vendita on line dei farmaci soggetti a prescrizione medica o veterinaria, informando e sensibilizzando i cittadini, tramite campagne informative, sui rischi connessi a tali acquisti;

15) a valutare la possibilità di adottare iniziative di competenza per consolidare la raccolta, a livello nazionale, di tutte le prescrizioni di antibiotici e la relativa registrazione in una banca dati con il supporto di un team multi-professionale e multidisciplinare;

16) ad incentivare le buone pratiche nella pubblica amministrazione dei cosiddetti «appalti verdi» e garantire iniziative adeguate per un corretto smaltimento dei medicinali, a tutela dell'ambiente e delle acque reflue, quale fattore importante per contrastare la comparsa della resistenza antimicrobica;

17) ad attuare il monitoraggio e il controllo delle pratiche zootecniche e agricole a garanzia dell'applicazione delle normative vigenti e della sicurezza della catena alimentare; a promuovere campagne di sensibilizzazione e di informazione nelle comunità di allevamento e acquacoltura, con particolare attenzione ai problemi che possono essere causati alla sicurezza alimentare e alla salute pubblica dalla selezione di determinati microrganismi resistenti agli antimicrobici;

18) a favorire il monitoraggio sulla raccolta dei dati e l'analisi dell'impatto della resistenza antimicrobica sulle risorse idriche e sull'ecosistema acquatico, nell'ottica di implementare un approccio strategico e integrato in conformità con la direttiva quadro sulle acque;

19) ad attuare il monitoraggio delle pratiche zootecniche per l'agricoltura e l'industria alimentare, la prevenzione delle infezioni, l'educazione sanitaria, le misure di biosicurezza, i programmi di screening attivo e le pratiche di controllo, promuovendo con maggiore forza l'agricoltura biologica e sostenendo le pratiche di agroecologia;

20) a prestare la massima attenzione all'impatto dei medicinali sull'ambiente, sugli animali e sull'uomo, in virtù del continuo e rapido sviluppo dell'industria farmaceutica globale e dell'aumento del consumo di farmaci ad uso umano e veterinario, assumendo un impegno costante nella definizione di strategie di monitoraggio, minimizzazione e prevenzione dell'inquinamento da farmaci, secondo i principi della eco-farmacovigilanza.

Seduta dell'11 febbraio 2020

Seduta del 12 febbraio 2020