07/04/2017
Paolo Cova
Lenzi, Arlotti, Bonomo, Paola Bragantini, Censore, Crimì, Lodolini, Manfredi, Piazzoni, Preziosi, Rostellato, Zanin
1-01578

 La Camera,
   premesso che:
    come già evidenziato nell'interpellanza urgente n. 2-01648 discussa in Aula della Camera il 24 febbraio 2017, la relazione annuale al Pni (Piano nazionale integrato) 2015 indica un livello minimo di controlli/annuo diversificato, a seconda delle strutture interessate, per verificare la tracciabilità del farmaco prima di arrivare all'utilizzatore finale;
    tale livello minimo di controlli annuali sono così riportati: attività commercio ingrosso, una ispezione/annua, farmacie e parafarmacie, controlli/annui pari al 33 per cento, ditte produttrici di medicinali veterinari e attività di vendita al dettaglio e all'ingrosso, una ispezione/annua; inoltre, la relazione indica un livello minimo di controlli/annuo pari al 33 per cento per gli allevamenti di animali da reddito senza detenzione di scorte, mentre deve essere fatto un controllo/annuo per gli allevamenti zootecnici di animali da reddito con scorta di farmaci veterinari;
   nella tabella 1 della «Relazione annuale al Piano nazionale integrato 2015» appare evidente come gli allevamenti «con scorte» risultino in percentuale tra lo 0,5 per cento e il 5 per cento degli allevamenti italiani effettivamente presenti sul territorio, con controlli quasi sempre al di sopra dell'80 per cento degli allevamenti/anno. Mentre gli allevamenti «senza scorte», che risultano il 95-98 per cento degli allevamenti, vengono controllati solo nel 5-20 per cento dei casi. Questo dato indica che i controlli sulla corretta tracciabilità del farmaco veterinario e sull'uso corretto dei farmaci veterinari risultano estremamente deficitari, in quanto vanno ad interessare un numero ridottissimo di allevamenti e di animali da reddito; dalla relazione annuale al Piano nazionale integrato non vengono identificati i criteri di scelta degli allevamenti di animali da reddito senza scorte che vengono controllati annualmente, in quanto è previsto solo il 33 per cento annuo di ispezioni in questi allevamenti;
    infatti, solo il 5 per cento degli allevamenti di bovini da latte e da carne ha fatto richiesta di detenere le scorte; nel campo dei suini, 1.206 allevamenti che corrispondono al 2 per cento degli allevamenti suini. Inoltre, se si analizza la consistenza dei capi, si evidenzia che gli allevamenti bovini che hanno più di 50 capi fino ad oltre 500, e che pertanto sicuramente sono soggetti ad avere una scorta sono 25.000, quelli che ne hanno fatto richiesta sono solo 6.000, quelli che hanno da 20 a 50 capi sono altri 23.000, per cui, su quasi 50.000 aziende potenzialmente soggette a una richiesta di scorte, solo 6.000 hanno fatto richiesta;
    tale dato si può riportare anche nell'allevamento dei suini: solamente 1.200 aziende hanno richiesto scorte su 67.000 e le aziende che hanno una consistenza non familiare in Italia sono circa 30.000;
    a fronte di questo, un altro dato che riporta il Piano nazionale integrato è il numero delle ricette: 6.000 aziende che hanno detenzione di scorte fanno 93.000 ricette all'anno; delle altre restanti – sia di bovini che di suini, per cui quasi 250.000 aziende – quelle che non hanno scorta ne fanno solo 5.000. Considerato che parte di queste 250.000 aziende senza scorte che sono moltissime ha una consistenza di capi che giustifica un consumo di farmaci, appare chiara una netta discrepanza sul numero di ricette veterinarie fatte per acquistare i farmaci e per la tracciabilità;
    la relazione annuale al Piano nazionale integrato indica che il mancato raggiungimento del numero minimo di controlli dipende «da carenze croniche di personale veterinario ed amministrativo e da difficoltà di riorganizzazione territoriale». In Italia, risultano assunti circa 6.500 medici veterinari pubblici dipendenti e altri circa 1.500 medici veterinari assunti come convenzionati dalle regioni con un patrimonio zootecnico composto da circa 5.800.000 capi bovini, 400.000 capi bufalini, 8.600.000 capi suini, 6.700.000 capi ovini. In Francia, con una popolazione identica a quella italiana, risultano assunti circa 900 medici veterinari pubblici dipendenti, con un patrimonio zootecnico composto da circa 19 milioni di capi bovini, 13 milioni capi suini, 7 milioni di capi ovini. In Germania con una popolazione di circa 83 milioni di persone si hanno circa 1.200 veterinari pubblici dipendenti assunti dai singoli Lander che vigilano su un patrimonio zootecnico di 12,6 milioni di capi bovini, 28 milioni di suini e circa 1,6 milioni di capi ovini;
    anche ai fini dell'attuazione delle relative disposizioni del regolamento (UE) 2016/429, va definita la figura del veterinario aziendale di cui al decreto legislativo n. 117 del 2005, i requisiti professionali, i compiti e le responsabilità dello stesso, quale soggetto autorizzato a svolgere funzioni di epidemio sorveglianza a supporto del Servizio sanitario nazionale e a immettere nel sistema informativo per la epidemio-sorveglianza gestito dalle autorità competenti, i dati e le informazioni relative agli stabilimenti presso cui svolge le dovute visite veterinarie;
    nella risposta all'atto di sindacato ispettivo di cui sopra, il Sottosegretario per lo sviluppo economico, Antonio Gentile, nel ribadire che la normativa sui controlli ufficiali in materia di distribuzione e impiego dei medicinali veterinari è disciplinata dal decreto legislativo 6 aprile 2016, n. 193, nonché da linee guida prese in conformità anche del regolamento (CE) n. 882/2004, ha affermato che «per gli allevamenti, sono presi in considerazione i seguenti indicatori di rischio: il management aziendale, la verifica della coerenza per quantità e tipologia dei trattamenti eseguiti e dei medicinali presenti nella scorta alla realtà zootecnica, alla dimensione e alla tipologia dell'allevamento e alla situazione epidemiologica locale, la registrazione dei trattamenti, le segnalazioni di reazioni avverse e di sospetta diminuzione di efficacia, l'uso prudente degli antimicrobici anche attraverso l'acqua di abbeverata dei mangimi, unitamente alle implicazioni di benessere animale legate alla dimensione e alla tipologia dell'allevamento stesso. Ciò permette di classificare ciascuno allevamento in tre classi di rischio: alto, medio e basso. Gli allevamenti autorizzati alla tenuta delle scorte e anche quelli in cui viene dichiarata l'assenza di trattamento sono considerati ad alto rischio e pertanto la frequenza dei controlli è di almeno una volta all'anno. Per quelli, invece, sprovvisti di scorta le ispezioni avvengono in un congruo tempo (tre anni) sulla base del rischio definito “rischio alto”: almeno un controllo annuo, “rischio medio”: almeno un controllo ogni due anni, “rischio basso”: almeno un controllo ogni tre anni. Pertanto la percentuale di attuazione per dette attività dovrebbe essere del 33 per cento annuo. Tra gli allevamenti a basso rischio rientrano anche quelli registrati per autoconsumo che, sebbene certamente caratterizzati da elementi di rischio meno rilevanti rispetto alle attività di allevamento per fini commerciali, non possono comunque prescindere da un'accurata e puntuale valutazione da parte delle autorità competenti»,

impegna il Governo:

1) alla luce dei dati indicati nella relazione annuale al Piano nazionale integrato 2015 e parzialmente soprariportati a modificare le «linee guida per la predisposizione, effettuazione e gestione dei controlli sulla distribuzione e l'impiego dei medicinali veterinari» affinché sia previsto un maggiore controllo della tracciabilità dei farmaci veterinari, a partire dalle aziende senza detenzione di scorta, e affinché come criterio di valutazione di rischio sia indicato almeno un controllo annuale, di tutti gli allevamenti senza scorta ad iniziare da quelli che detengono un numero maggiore di capi di bestiame o che non ci sia congruità tra i capi presenti e le ricette fatte nell'anno;

2) a prevedere l'obbligatorietà della richiesta di scorte di medicinali per quegli allevamenti che abbiano un numero di capi bovini e suini pari o superiore a 50 capi adulti;

3) ad assumere iniziative per regolamentare la tracciabilità di tutti i passaggi del farmaco veterinario per animali destinati alla produzione di alimenti attraverso sistema elettronico nel portale del Ministero della salute, interessando tutta la filiera a partire dall'industria farmaceutica, con grossisti, farmacie e parafarmacie;

4) a promuovere urgentemente l'uso della ricetta elettronica per i farmaci veterinari per animali destinati alla produzione di alimenti.