25/01/2017
Eleonora Cimbro
Carrozza, Fitzgerald Nissoli, Romanini, Capozzolo, Russo, Campana, Realacci, Venittelli, Garavini, Rostellato, Pinna, Melilla, Mognato
1-01494

La Camera, 
premesso che: 
l'HIV è una malattia che riguarda potenzialmente gran parte della popolazione atteso che, negli anni, si è osservato un cambiamento delle modalità di trasmissione dell'infezione, con un aumento esponenziale dei casi attribuibili a trasmissione sessuale, che rappresentano oggi l'85 per cento del totale; in particolare, tali casi sono aumentati dall'1,7 per cento del 1985 al 43,2 per cento nel 2014 e quelli attribuibili a trasmissione tra MSM (omosessuali) nello stesso periodo sono aumentati dal 6,3 per cento, al 40,9 per cento; 
sono stati segnalati, nel 2014, al Centro operativo AIDS dell'Istituto superiore di sanità (COA), 858 diagnosi di AIDS, pari a un'incidenza di 1,4 nuovi casi per 100.000 residenti; 
la percentuale di stranieri tra le nuove diagnosi di infezione da HIV è stata del 27,1 per cento nel 2014, con un numero assoluto di casi pari a 1.002. In particolare, l'incidenza delle nuove diagnosi di infezione da HIV è stata di 19,2 nuovi casi per 100.000 stranieri residenti rispetto a un'incidenza tra italiani residenti dai 4,7 nuovi casi per 100.000; 
nel 2014, l'emersione dello stato di sieropositività al virus dell'HIV è avvenuto principalmente per cause diverse dall'accesso volontario al test dell'HIV; nello specifico, nel 26,4 per cento dei casi, il test HIV è stato eseguito per la presenza di sintomi HIV-correlati e nel 12,9 per cento dei casi in seguito ad accertamenti per altra patologia o alla diagnosi di un'infezione sessualmente trasmessa; 
il livello di consapevolezza dei rischi di contagio e la conoscenza dei comportamenti per evitare l'infezione sono drammaticamente bassi in tutta la popolazione ed in particolare nelle persone più giovani; 
una recente ricerca condotta a livello nazionale ha evidenziato che adulti e adolescenti sono disinformati o male informati rispetto all'HIV; a titolo di esempio, solo il 5,2 per cento dei ragazzi tra 15 e 19 anni sa che cosa sia l’«intervallo finestra», informazione chiave per poter accedere correttamente al test per l'HIV e, ancora oggi, il 20 per cento delle persone crede che l'AIDS sia la malattia di gay e tossicomani; 
negli ultimi anni, infatti, è aumentato il numero delle persone che arrivano allo stadio di AIDS conclamato ignorando la propria sieropositività per cui diminuiscono sensibilmente le probabilità di risposta positiva alle cure: l'ultimo dato disponibile indica una proporzione del 67,9 per cento; 
anche nel 2015, sono attese in Italia circa 3.800 nuove diagnosi di infezione da HIV, pari a 6,1 nuovi casi per 100.000 residenti; un dato che si è mantenuto costante negli ultimi anni e che pone il nostro Paese al dodicesimo posto tra le nazioni dell'Unione europea; 
questi dati mettono in evidenza che l'HIV non è affatto un problema risolto, come qualche organo di comunicazione ha semplicisticamente riportato e come una lettura superficiale dei dati potrebbe far credere; la malattia, infatti, è ancora presente e fortemente in crescita in alcune specifiche popolazioni; 
sarebbe un grave errore continuare a pensare all'HIV/AIDS come ad una malattia che riguarda solo una parte ristretta della popolazione, come in effetti, in gran parte, è stato in Italia negli anni ’80; 
il nostro Paese eccelle nella cura dell'HIV, ma risulta estremamente carente nella prevenzione, sia per l'assenza di azioni informative rivolte alla popolazione, sia per la mancanza di un serio progetto di formazione in materia sanitaria delle giovani generazioni e, in particolare, in materia di prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili; 
appare ormai improcrastinabile l'esigenza di intervenire affinché siano programmate e sviluppate serie e concrete iniziative per la prevenzione e la cura efficace dell'HIV nel nostro Paese; 
è necessario, in particolare, sviluppare progetti finalizzati ad approfondire il livello di conoscenza della popolazione per evitare che persone non consapevoli di essere positive all'HIV ritardino involontariamente l'accesso alle cure con gravi rischi per la propria salute,

impegna il Governo:

1) a provvedere alla concreta attuazione del nuovo piano nazionale d'intervento contro l'Aids, in via di approvazione da parte del Consiglio superiore di sanità, allo scopo di facilitare l'accesso al test, garantire le cure contro la malattia, anche attraverso i farmaci innovativi, e favorire il mantenimento in terapia dei pazienti; 
2) ad assumere iniziative per finanziare specifici interventi pluriennali relativi a prevenzione, informazione e ricerca sull'AIDS; 
3) ad assumere iniziative per inserire la lotta all'HIV/AIDS e alle malattie sessualmente trasmissibili nei programmi di studio per le nuove generazioni e sostenere l'informazione e il coinvolgimento attivo delle popolazioni più a rischio.