09/07/2019
Antonella Incerti
Gadda, Cenni, Critelli, D'Alessandro, Dal Moro, Portas, Enrico Borghi
1-00219

   La Camera,

   premesso che:

    l'Italia è di gran lunga il primo Paese produttore di grano duro in Europa e, con una produzione che nel decennio 2008-2018 ha oscillato stabilmente tra 4 e 5 milioni di tonnellate, è arrivata a contendersi su base annuale il primato mondiale con il Canada;

    oltre il 65 per cento della produzione e più del 70 per cento delle superfici coltivate a grano duro nel nostro Paese, sono localizzate nelle regioni meridionali e nelle isole;

    il grano duro, in Italia, contribuisce in maniera significativa al miglioramento economico e sociale di vaste aree rurali, con un ruolo importante anche per la difesa, sotto il profilo dell'assetto idrogeologico, del territorio e la valorizzazione del paesaggio;

    da diversi anni si registrano dinamiche di mercato che determinano una crescente instabilità dei prezzi delle commodity agricole, incidendo in maniera rilevante sulla struttura della filiera cerealicola e sulle imprese del comparto;

    le filiere cerealicole sono influenzate nella formazione del prezzo da fattori esogeni, come l'andamento climatico, la variabilità del prezzo del petrolio e dei tassi di cambio;

    le quotazioni del grano duro si attestano spesso al di sotto dei costi di produzione senza portare nessun vantaggio per i consumatori considerato che i prezzi della semola e della pasta restano stabili se non in aumento;

    il settore cerealicolo del grano duro italiano mostra una complessità e una valenza strategica che emerge facilmente quando si valutano: la complessa articolazione della filiera; la primaria importanza nell'alimentazione, qualificandosi come matrice originaria del made in Italy; il ruolo e il peso dell'industria e dell'artigianato a valle del sistema produttivo primario; il ruolo agronomico – paesaggistico derivante dal carattere estensivo delle colture;

    in un contesto di prezzi bassi, determinati a livello globale da «guerre» commerciali tra grandi potenze e concorrenza con metodi produttivi meno costosi, per l'agricoltura italiana è decisivo poter gestire in maniera efficiente anche il post raccolta, cercando di soddisfare il più possibile la domanda per spuntare un prezzo soddisfacente;

    la capacità, la localizzazione e la qualità dei centri di stoccaggio per i cereali e, in particolare, per il grano duro rappresentano un vincolo strategico per l'ottimale valorizzazione del prodotto agricolo e, più in generale, per la razionalizzazione della filiera;

    l'organizzazione della filiera cerealicola, soprattutto per ragioni esterne, non sempre risulta essere in grado di garantire un'equa ripartizione del valore generato in tutte le fasi, comprimendo la redditività soprattutto degli anelli più deboli;

    il settore cerealicolo, considerato uno dei punti di forza dell'agroalimentare nazionale, ha sempre avuto grandi benefici da un forte investimento sia nella ricerca in campo agronomico e genetico per sviluppare sistemi colturali più efficienti e ottenere un costante miglioramento qualitativo delle produzioni, sia per quanto riguarda l'individuazione di procedure e tecniche di monitoraggio che garantiscano qualità e salubrità al prodotto lungo l'intera filiera;

    l'impiego di sementi certificate ha richiamato negli ultimi decenni l'interesse della ricerca pubblica e privata verso il settore cerealicolo, con la costituzione di numerose nuove varietà dotate di caratteristiche di pregio sia sotto gli aspetti qualitativi, per la produzione di pane e pasta, sia sotto gli aspetti quantitativi e produttivi;

    la stessa agricoltura di precisione si sta dimostrando una strada straordinaria e obbligata per ridurre i costi, migliorare l'ambiente, valorizzare la qualità e rendere più competitivo il settore cerealicolo, anche se ad oggi in Italia solo l'1 per cento dei terreni è coltivato con tecniche di agricoltura di precisione;

    il maggior punto di forza della filiera del frumento duro è rappresentato dall'immagine consolidata del prodotto «pasta», attorno al quale negli anni è stata costruita un'elevata cultura della produzione industriale e del consumo;

    nonostante una parte significativa delle materie prime utilizzate per la produzione della pasta sia di provenienza estera, l'immagine a livello mondiale di questo prodotto è legata in maniera indissolubile al made in Italy;

    l'industria italiana della pastificazione è infatti prima nel mondo per produzione, potenzialità produttiva installata, consumo nazionale e consumo pro-capite, esportazione;

    la pasta, per la rilevanza dei numeri che rappresenta, è considerata la portabandiera per eccellenza del «made in Italy», vantando una tradizione produttiva ultrasecolare, che unisce a ricerca tecnologica e sperimentazione, diffusa su tutto il territorio nazionale;

    l'esportazione ha superato il 55 per cento dell'intera produzione nazionale anche perché i valori nutrizionali e gastronomici della pasta sono considerati dagli esperti unici e frutto di una rigorosa politica di qualità;

    la pasta è, infatti, universalmente riconosciuta come il pilastro della dieta mediterranea; dietologi e medici nutrizionisti concordano nell'assegnare alla pasta un elevato contenuto dietetico e salutistico e ulteriori specificità del valore della pasta consistono nella gran quantità di formati diversi, che si prestano a molteplici preparazioni culinarie e che rappresentano il know how artigianale e industriale dei produttori pastai nazionali;

    nonostante i tentativi in alcuni Paesi esteri (ad esempio, Francia, Usa, ma anche alcuni Paesi del Sudamerica) di realizzare un'industria della pasta, l'Italia mantiene una leadership indiscutibile;

    l'industria italiana della pasta ha potuto raggiungere questa leadership mondiale anche per una politica di filiera sempre più disponibile a supportare il settore agricolo italiano e i produttori di grano duro attraverso il perfezionamento di accordi di filiera, che garantiscono l'acquisto di grano duro italiano con un'adeguata remunerazione e meccanismi premiali in presenza di parametri qualitativi prestabiliti;

    permangono diverse criticità all'interno della filiera del frumento duro, comuni a tutte le filiere cerealicole a partire dalla polverizzazione produttiva con la maggior parte delle aziende coltivatrici di frumento duro che non superano le dimensioni minime per garantire un minimo di redditività aziendale, la debolezza produttiva e di coltivazione;

    le strutture di stoccaggio oggi non sono in grado di immagazzinare il frumento duro in strutture separate secondo le caratteristiche qualitative, per questo il prodotto migliore viene spesso miscelato a quello di bassa qualità, provocando una perdita di spazio sul mercato;

    in questi anni è cresciuta, sostenuta dalla spinta della domanda, la produzione di grano biologico e, in alcune regioni italiane stanno tornando ad essere coltivati i cosiddetti «grani antichi» con diverse iniziative di ricerca e sperimentazione orientate a recuperare, conservare e valorizzare questi genotipi locali di frumento;

    negli scorsi anni, va riconosciuto il merito dei Governi di centrosinistra nel corso della XVII legislatura che hanno saputo affrontare una fase di crisi notevole per l'intera filiera cerealicola con il crollo dei prezzi e la perdita di valore della materia prima agricola, ponendo in essere, d'intesa con le organizzazioni di categoria del mondo agricolo e della trasformazione, un piano organico di tutela delle produzioni;

    con il decreto ministeriale 16 novembre 2017, n. 4259, recante criteri e le modalità di ripartizione delle risorse del fondo di cui all'articolo 23-bis del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2016, n. 160, sono state poste le basi per affrontare le questioni attinenti al ribasso del prezzo del grano che non poche difficoltà aveva creato al comparto cerealicolo italiano e, in particolare, a quello meridionale;

    il decreto era il risultato di un impegno, finalizzato a porre un argine strutturale alle speculazioni sul prezzo del grano e assicurare un sostegno ai coltivatori;

    l'obiettivo era quello di sostenere l'aggregazione e l'organizzazione economica dei produttori di grano duro e dell'intera filiera produttiva e favorire le ricadute positive sulle produzioni agricole, valorizzando i contratti di filiera nel comparto cerealicolo, puntando al miglioramento e alla valorizzazione della qualità del grano duro attraverso l'uso di sementi certificate, nonché favorendo investimenti per la tracciabilità e la certificazione della qualità del grano duro;

    gli accordi di filiera, infatti, rappresentano adesso una realtà già funzionante ed efficace proprio perché frutto di una negoziazione tra le parti con la funzione statale di controllo che si traduce in reciproci benefìci di qualità e commerciali in un patto tra produttori di grano duro e industria della trasformazione;

    le risorse del fondo di cui all'articolo 23-bis del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2016, n. 160, da assegnare nel quadro dell'applicazione del citato decreto ammontano a 10 milioni di euro per l'anno 2018 e 10 milioni di euro per l'anno 2019;

    questo tipo di provvedimenti hanno reso possibile puntare alla certificazione e alla etichettatura finale dei prodotti della filiera cerealicola, come elemento di unicità in Europa;

    il conseguimento degli obiettivi prefissati dal piano cerealicolo nazionale, per la loro complessità ed articolazione, necessita di una ulteriore e aggiuntiva dotazione di risorse finanziarie in maniera particolare per quanto concerne le specifiche misure che riguardano il comparto del grano duro,

impegna il Governo:

1) ad intraprendere iniziative volte a tutelare gli agricoltori operanti nel settore dei cereali e a valorizzare il grano duro di origine italiana, anche attraverso iniziative dirette ad aggiornare il piano cerealicolo nazionale secondo le seguenti linee guida:

   a) tutelare attraverso i contratti di filiera gli interessi economici degli agricoltori e fornire con continuità materia prima all'industria molitoria, con caratteristiche certificate, concordate e funzionali ad ottenere un prodotto di qualità;

   b) stimolare l'ottimizzazione delle strutture logistiche per migliorare la distribuzione e i trasporti;

   c) rinnovare e potenziare la rete dei siti di immagazzinamento e promuovere lo stoccaggio differenziato per partite omogenee di prodotto di qualità, attraverso strumenti di sostegno agli investimenti finalizzati all'ammodernamento e all'aumento della capacità di stoccaggio del frumento duro nella fase della produzione;

2) ad individuare, attraverso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e in coordinamento con il Ministero dello sviluppo economico, le azioni utili per affiancare le aziende italiane in un percorso di consolidamento e di rilancio;

3) a sostenere gli investimenti strutturali delle aziende del settore, in particolare nelle regioni del Sud, attraverso l'utilizzo delle risorse del Programma di sviluppo rurale;

4) a sostenere progetti di ricerca che mirano a sviluppare tecniche agronomiche a basso impatto per il controllo delle avversità e la riduzione degli input chimici;

5) a promuovere e finanziare la ricerca scientifica e l'innovazione tecnologica per il miglioramento genetico del frumento duro, sia in termini di produttività sia di qualità e di resistenza alle fitopatie;

6) a favorire la coltivazione e la produzione di varietà di frumenti con elevate caratteristiche nutrizionali e salutistiche;

7) a sostenere l'aumento di competitività delle aziende agricole di montagna e di alta collina attraverso la valorizzazione dell'agro-biodiversità cerialicola e la coltivazione di grano duro biologico;

8) ad adottare iniziative per sviluppare strategie di aggregazione a livello agricolo e sinergie nell'ambito della filiera – come si è già provveduto a fare con la sottoscrizione del protocollo di dicembre 2017 tra parte agricola, cooperazione e industria — per favorire lo sviluppo di un comparto di qualità che ha potenzialità importanti e potrebbe divenire tra i più redditizi della nostra agricoltura;

9) a sviluppare politiche di sistema in grado di favorire processi di innovazione e di adeguamento delle strutture logistiche (agricoltura 4.0) capaci di rendere più competitive le imprese agricole del settore;

10) a perseguire l'obiettivo della massima trasparenza delle borse merci con un ruolo maggiore dei rappresentanti degli agricoltori;

11) a valorizzare i grani antichi e quelli biologici perché dispongono di una nicchia di mercato in continua espansione;

12) a sostenere la competitività dell'intera filiera con l'individuazione di percorsi di concentrazione dell'offerta e di valorizzazione e incentivazione di frumento duro di qualità, nell'ottica di favorire una produzione di materia prima nazionale che tenda a riequilibrare la bilancia commerciale del settore attraverso il soddisfacimento in termini quantitativi e qualitativi della domanda di grano duro da parte dell'industria italiana della pasta;

13) a valutare, d'intesa con le regioni e con gli operatori della filiera cerealicola, l'inserimento nei piani di sviluppo rurale del sostegno a interventi di cooperazione per la diffusione dell'innovazione nella filiera cerealicola;

14) a rafforzare, con il coinvolgimento del Ministero della salute, i controlli nei principali porti italiani al fine di contrastare l'arrivo da Paesi terzi di grano di bassa qualità;

15) ad individuare un percorso condiviso con gli attori della filiera finalizzato ad aumentare la produzione di grano di alta qualità idoneo alla pastificazione, sviluppando modelli di contrattazione premiali, che tengano conto anche delle differenti condizioni di coltivazione sul territorio;

16) a prevedere campagne di promozione e valorizzazione della pasta italiana nel mondo, attraverso l'implementazione di una strategia di sostegno all’export e la costituzione di un tavolo di lavoro dedicato;

17) ad attivarsi presso le sedi europee affinché vengano definite norme comuni che rendano obbligatoria l'indicazione dell'origine del frumento duro sulle confezioni di pasta, anche al fine di contrastare dumping e forme di concorrenza sleale tra i vari Stati europei. 

Seduta dell'8 luglio 2019

Illustrazione di Maria Chiara Gadda

Seduta del 9 luglio 2019

Dichiarazione di voto di Antonella Incerti