08/10/2014
Emanuele Fiano
Roberta Agostini, Cuperlo, D'attorre, Marco Di Maio, Fabbri, Famiglietti, Ferrari, Gasparini,Giorgis, Gullo, Lattuca, Lauricella, Marco Meloni, Naccarato, Piccione, Pollastrini, Richetti,Rosato, Francesco Sanna, Martella e De Maria.
3-01078

Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che: 
l'articolo 4 del decreto legge n. 90 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 114 del 2014, ha introdotto una nuova disciplina della mobilità nella pubblica amministrazione; 
in particolare, si prevede la possibilità di operare trasferimenti tra sedi centrali di ministeri, agenzie ed enti pubblici non economici nazionali, anche in mancanza dell'assenso dell'amministrazione di appartenenza, a condizione che l'amministrazione di destinazione abbia una percentuale di posti vacanti superiore a quella dell'amministrazione di provenienza; che i dipendenti possano essere trasferiti all'interno della stessa amministrazione o, in altra amministrazione, in sedi collocate nel territorio dello stesso comune ovvero a distanza non superiore a 50 chilometri dalla sede cui sono adibiti; 
la stessa norma ha previsto l'istituzione di un fondo destinato al miglioramento dell'allocazione del personale pubblico, volto a favorire i processi di mobilità, con una dotazione di 15 milioni di euro per il 2014 e 30 milioni di euro a decorrere dal 2015; 
la norma ha chiaramente l'intento, nel rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori, di eliminare gli steccati tra i diversi enti della pubblica amministrazione, consentendo di assegnare il personale laddove lo stesso sia indispensabile per fornire un corretto servizio ai cittadini; 
in questo senso, la norma appare fondamentale per sopperire alla cronica carenza di personale degli uffici giudiziari del Paese, che molto incide sull'incredibile numero di processi civili pendenti –: 
a che punto sia l'attuazione della norma in oggetto e, in particolare, se vi siano progetti di allocazione di personale presso i diversi uffici giudiziari presenti nel Paese.

Seduta dell'8 ottobre

Illustrazione di Luigi Famiglietti, risposta del governo di Marianna Madia, Ministro per la semplificazione e la Pubblica Amministrazione, replica di Alan Ferrari.

Illustrazione

 Signor Presidente, signora Ministro, questa interrogazione ha ad oggetto l'applicazione dell'articolo 4 del decreto-legge n. 90 del 2014, convertito nella legge n. 114 del 2014. In particolare, si prevede la possibilità di operare trasferimenti tra le sedi centrali di ministeri, agenzie ed enti pubblici non economici nazionali anche in mancanza dell'assenso dell'amministrazione di appartenenza, a condizione che l'amministrazione di destinazione abbia una percentuale di posti vacanti superiore a quella dell'amministrazione di provenienza, e che i dipendenti possano essere trasferiti all'interno della stessa amministrazione o in altra amministrazione, in sedi collocate nel territorio dello stesso comune, ovvero a distanza non superiore a 50 chilometri dalla sede presso la quale sono adibiti. 
Questa norma ha chiaramente l'intento, nel rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori, di eliminare gli steccati tra i diversi enti della pubblica amministrazione..... consentendo di assegnare il personale laddove lo stesso sia indispensabile per fornire un corretto servizio ai cittadini. Sostanzialmente, questa norma è fondamentale... ... per sopperire anche alla cronica carenza di personale degli uffici giudiziari del Paese. Quindi, ci si chiede a che punto sia l'attuazione della norma in oggetto e, in particolare, se vi siano progetti di allocazione di personale presso i diversi uffici giudiziari presenti nel Paese.

Risposta del governo

Signor Presidente, come osservato dal collega, l'articolo 4 del decreto-legge n. 90 del 2014 vuole superare la tendenza per cui l'amministrazione pubblica è considerata una sommatoria di amministrazioni isolate. Ovviamente, nel rispetto dei diritti dei lavoratori, le persone, i lavoratori pubblici, devono poter stare dove è più utile per i cittadini.

Credo che in un Paese civile non si possa più accettare che, da un lato, abbiamo cancellerie che fanno fatica ad aprire la mattina per mancanza di personale e che, dall'altro lato, invece, vi sono amministrazioni con troppo personale, che non riescono a dare ai loro dipendenti obiettivi e missioni. 
Per quanto riguarda la mobilità volontaria, è ora possibile il trasferimento senza l'assenso dell'amministrazione di appartenenza, ovviamente a condizione che l'amministrazione dove si va abbia una carenza di organico maggiore di quella da cui si viene, con in prospettiva la volontà del Governo, nel disegno di legge che ora è in discussione al Senato, di superare il concetto di pianta organica e di arrivare, invece, al concetto di fabbisogno. Inoltre, come sempre ricordato dal collega, è stato costituito un fondo per agevolare la mobilità tra diversi comparti. 
Per quanto riguarda, invece, la mobilità obbligatoria, è previsto che i dipendenti possano essere trasferiti in una sede diversa da quella di appartenenza collocata o nel territorio dello stesso comune, oppure a una distanza non superiore a 50 chilometri dalla sede di partenza; voglio ricordare con l'esclusione per chi ha figli di meno di tre anni e familiari disabili a carico. 
Il decreto nella parte sulla mobilità richiedeva alcune misure attuative e su queste mi sono immediatamente attivata. In particolare, la tabella di equiparazione tra i livelli d'inquadramento dei diversi comparti, prevista dall'ormai lontano 2009, e mai attuata, è pronta e, d'intesa con Pier Carlo Padoan, sarà sottoposta alla Conferenza unificata e alle organizzazioni sindacali. Io credo che ciò dovrebbe consentire di approvare la tabella secondo la procedura ordinaria, fermo restando però che in caso di mancato accordo c’è la possibilità di ricorrere ad un atto unilaterale d'approvazione. L'intervento del Governo consente, inoltre, di risolvere la questione irrisolta dai precedenti Governi della mancanza di persone che lavorano nelle cancellerie dei tribunali. È una questione che seguo con attenzione fin dall'inizio del mio mandato. Abbiamo previsto per questo che le risorse stanziate per la mobilità volontaria vadano, con priorità, a rinforzare la mobilità verso i tribunali. 
La mobilità deve consentire di utilizzare le persone giuste, per un tempo giusto, nel posto giusto. I lavoratori pubblici sono dipendenti della Repubblica e dei cittadini, non proprietà esclusiva dell'amministrazione di appartenenza. Io credo che queste modifiche introdotte servano, soprattutto, per valorizzare, al meglio, le eccellenti professionalità che ci sono dentro le nostre amministrazioni.

Replica

Signor Presidente, a nome del Partito Democratico dichiaro soddisfazione per la risposta del Ministro, perché mi pare chiara l'interpretazione che si dà alle norme già vigenti rispetto alla mobilità e all'utilizzo della mobilità nella pubblica amministrazione, da cui il nostro invito, che mi pare trovi riscontro nelle parole molto determinate dal Ministro Madia, a proseguire sulla strada impostata e ben dettagliata dal Ministro. Mi pare, altrettanto chiara l'utilità di uno strumento come quello della mobilità, come strumento prioritario per gestire con rapidità le carenze, soprattutto negli uffici giudiziari, e da qui il nostro invito a tutti i soggetti coinvolti, gli enti territoriali e i sindacati ad impegnarsi nell'aiutare il Governo a concretizzare le procedure in atto. Io credo che questa sia anche, però, l'occasione per non perdere di vista il punto politico che viene sollevato anche dal Ministro nella sua chiusura. 
Intanto sulla questione della giustizia, occorre ricordare che la carenza di organico oggi si attesta sulle 8.000 unità e, quindi, è del tutto evidente che per avere un miglioramento in uno di quei servizi più importanti per il Paese, cioè quello degli uffici giudiziari, e per portare questo servizio ad uno standard minimo europeo, occorre colmare questo vuoto di organico così importante. Questo strumento, quello della mobilità, per come è stato impostato nel decreto di questa estate, è uno strumento utile proprio per raggiungere questo obiettivo. 
Io penso che se ad ognuno di noi venisse posta la domanda se vogliamo riformare la P.A., ognuno di noi risponderebbe assolutamente sì e nei tempi più brevi possibile. Allora credo che sia importante che da questa volontà e da queste parole si passi ai fatti concreti, che sono quelli che abbiamo ritrovato nel Ministro e che mi pare vadano anche nella direzione di mettere al centro i cittadini da una parte e i lavoratori della pubblica amministrazione dall'altra, che passando da un'amministrazione all'altra, interpretandosi come soggetti attivi di un tutt'uno, di una amministrazione che sia un tutt'uno, non somma di tante parti, possano anche migliorare le proprie condizioni di lavoro e di vita.